QUANDO IL FISCO TI FISCHIA IL FUORIGIOCO

Puoi segnare 30 gol a stagione. Puoi essere il difensore più forte del campionato. Puoi mandare in porta il tuo compagno come nessuno. Ma, se il fisco ti chiama in fuorigioco, il fischio non è più dell’arbitro. È quello dell’Agenzia delle Entrate, e anche con tanto di sanzione.

Nel calcio, il fuorigioco è questione di millimetri (siamo in epoca VAR, eh). Mentre, nella vita è frutto di dettagli infinitesimali. E quando si parla di fisco, business e protezione del patrimonio, i margini d’errore diventano pericolosamente sottili.

Oggi ogni calciatore è, a tutti gli effetti, una struttura complessa. Società, compensi, collaborazioni internazionali, flussi economici diversificati: non si tratta solo di gestire, ma di saper governare tutto con visione strategica.

Il fisco non dimentica. E gioca su tutto il campo.

Negli ultimi anni, i controlli su sportivi e artisti sono diventati sempre più mirati e sofisticati. Ormai nulla è più lasciato al caso: dai contratti di ingaggio agli accordi con gli sponsor, dai benefit ai premi, dalla gestione dei diritti all’uso dell’immagine.

Eppure, molti continuano a sottovalutare il rischio fiscale e patrimoniale. Non solo quando sono nel pieno della loro carriera, ma anche quando hanno appeso le scarpette al chiodo.

Una sponsorizzazione non documentata. Un’operazione di business gestita in modo artigianale. Un passatempo pericoloso. Un tenore di vita smisurato. Bastano pochi errori per trasformare un’ottima stagione in una partita persa. O, ancora peggio, in una vertenza da centinaia di migliaia di euro. Così come bastano gli errori evidenziati in altri contributi per disperdere il valore creato in tanti anni di carriera.

Il punto è semplice: il fisco gioca a tutto campo e i rischi sono spesso nascosti. Se non hai una strategia, non ti resta che rincorrere.

Chi tiene insieme tutti i pezzi?

Oggi, attorno a un calciatore di successo ruotano molte figure: agente, assicuratore, consulente finanziario. Per carità, tutti necessari e tutti competenti nel proprio settore. Ma… chi tiene insieme tutti i pezzi? Chi si occupa di creare una regia unitaria? Chi coordina i professionisti coinvolti? Chi assicura che ogni scelta – anche la più piccola – sia coerente con un disegno più grande?

Nel mondo del patrimonio – soprattutto quando è importante – non servono solo risposte. Servono connessioni. Un disegno creativo. Una visione strategica.

Ecco perché la differenza la fa chi si dota di un sistema capace di monitorare in modo continuativo gli aspetti fiscali e legali, prevenire criticità e contenziosi, e far dialogare le varie competenze, evitando sovrapposizioni, rischi e falle nella gestione.

Basti pensare che i più lungimiranti lo hanno già fatto da tantissimi anni (uno su tutti, il campione Alessandro Del Piero).

Il fuorigioco più pericoloso è quello che non vedi.

Nel calcio puoi chiedere il VAR. Nella vita, quando arriva una verifica fiscale, non puoi tornare indietro. Quando non monitori costantemente il patrimonio, finisci per non sapere più cosa hai. Quando non proteggi i tuoi valori, la tua famiglia, non dai continuità.

L’unico modo per essere davvero sereno è sapere che ogni dettaglio è sotto controllo. Non perché lo hai delegato a qualcuno alla cieca, ma perché esiste una guida professionale che tiene il timone, valuta, pianifica, collega. E lavora con l’unico obiettivo di proteggere il tuo patrimonio, oggi e domani.

E tu? Hai un gioco organizzato… o ti stai affidando al caso? Nel dubbio, il fisco fischia. Ma tu puoi scegliere di non restare mai in fuorigioco.

Bio Angelo Ginex

Svolge la professione di avvocato ed è dottore di ricerca in diritto tributario. Vanta significative expertise in materia di pianificazione e protezione patrimoniale, diritto tributario e diritto d’impresa. Ha conseguito la certificazione TEP Full member of STEP e Qualified Family Officer, venendo nominato Presidente Puglia di ANCP – Associazione Nazionale Consulenti Patrimoniali.

Oltre alla laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, ha nel suo background, tra gli altri, il corso di alta formazione in “Protezione, gestione e trasmissione dei patrimoni familiari” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con STEP, il master in “Family Office” di AIFO, il master in “Diritto tributario” de Il Sole 24 Ore e il master in “Diritto d’impresa” dell’Università Luiss Guido Carli.

Da tempo affianca all’attività professionale un impegno costante in ambito accademico e formativo, partecipando in qualità di docente a master e seminari organizzati dalle principali scuole di formazione presenti in Italia. È autore di opere monografiche e abituale contributor di quotidiani e riviste giuridiche sui temi della fiscalità, della protezione patrimoniale e del diritto dei trust. Aiuta le famiglie italiane e internazionali a gestire, controllare e proteggere i patrimoni rilevanti e complessi, coniugando asset reali, finanziari e intangibili in un modello integrato e sostenibile

Una risposta

  1. Ovviamente concordo su tutto quanto hai scritto. Nel 1976 Visentini ministro delle finanze, presentò una relazione nella quale affermava che in Italia non c’era lotta all’evasione fiscale. Magari non in modo crudo come lo sto dicendo io.

    Poi, man mano, il fisco ha preso piede e ad iniziato ad allargare sempre più la sua sfera di controllo e denunce, operando soprattutto, con legislazioni più agevolative del controllo, verso i grandi redditi e nelle zone “border line”. Esempio classico quello di Valentina Rossi, il cui commercialista pensava potesse avere residenza estera, ma il fisco dimostrò che non l’aveva nei termini previsti dalla legge.

    Oggi il mondo sportivo, diversamente dagli anni cinquanta e sessanta, genera guadagni incredibili per i campioni. Questo genera due tipi di problemi: a) come gestisco questi guadagni; b) come vivrò dopo l’esperienza sportiva.
    Negli anni cinquanta-sessanta ricordo molti calciatori si fidanzavano, si sposavano in età pre trent’anni, finivano la carriera in quel comune e lì avviavano un’attività commerciale.

    Voglio dire che era difficile pensare di gestire un patrimonio immenso, che raramente qualcuno aveva.

    Oggi, hai ragione tu, se fai operazioni economiche tracciabili e non hai i conti in ordine, se non gestisci in modo intelligente e pro-attivo i tuoi guadagni, rischi seriamente di trovarti addosso prima il fisco e poi i creditori non pagati.

    Personalmente (non guadagno cifre rilevanti per cui mi basta un c/c per gestire la pensione) mi affiderei ad un manager o società di gestione, che mi offra tutti i servizi di cui sopra.
    Ma contemporaneamente imparerei a monitorare, magari aiutato da un professionista, i miei conti e l’attività del gestore rispetto al mio patrimonio.

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