QUALE CENTRAVANTI PER ALLEGRI?

Forse è solo una questione di etimologia: cancellati i terzini, lo stopper, il libero, il mediano, il trequartista, le ali, era destino – prima o poi – che sparisse anche il centravanti. Ed eccoci qua. 

La letteratura moderna ha ridipinto i ruoli del calcio: i quinti, i braccetti, i centrali, le mezze ali, il sottopunta, la seconda punta. La definizione di portiere e centravanti, in teoria, sarebbe dovuta sopravvivere, invece del tradizionale, storico, amato numero 9 si stanno perdendo le tracce. Appunto. 

Si vuole che giochi di più per la squadra, partecipi alla manovra, non resti statico ad aspettare la palla in area, favorisca gli inserimenti, sino al lirico “dia profondità”. Risultato? Mi pare che solo il Napoli abbia risolto la questione, mi pare che solo Conte abbia chiaro come il ruolo del centravanti resti quello storico di fare gol, se poi si spende un po’ anche in giro là davanti meglio, ma intanto pensi a segnare gol prima di tutto: fuori Lukaku, dentro Hojlund, in panchina Lucca. Dissimili fin che volete, ma centravanti. Ciascuno con le sue caratteristiche.

Tudor fa invece la conta ad ogni prepartita: David, Vlahovic, Openda. Quale serve? Cosa serve? La Roma cerca di capire se fidarsi di Dovbyk o di Ferguson, senza aver ancora avuto risposte. Chi non ama l’Inter, sfotte per l’estasi suscitata dal ventenne Pio Esposito, ma con i giovani in Italia gira sempre un po’ così: bastano una manciata di partite e qualche gol per esaltarli, un palo o un colpo di testa fuori per abbatterli. In ogni caso, prima Inzaghi e poi Chivu la questione del centravanti (con Lautaro) non se la sono mai posta. E chissenefrega se non lo siano nemmeno Thuram e Bonny: i gol agli attaccanti nerazzurri non mancano. 

Il primo argomento da approfondire sarebbe quindi come chiamarlo e cosa chiedergli, al numero 9 dei giorni nostri. Gol? Dialogo? Gioco? Pressing? Quando si dice: “Servirebbe uno da 20 gol a stagione”, esattamente cosa si intende? Se si parla di centravanti, sono per l’antico cannoniere, bomber, fromboliere, goleador, cecchino… come vi pare. Uno da 20 gol a stagione, appunto. 

La carestia azzurra, anche in questo ruolo, è più che datata. Mentre Gattuso in Nazionale deve fare con Kean e Retegui (per dire), il caso più eclatante in serie A appare quello del Milan. Non si tratta tanto e solo di qualità degli interpreti, ma di compiti e posizioni. Gimenez, nonostante qualche lacuna di troppo nei fondamentali – dicono vadano ascritte al momento di scarsa fiducia – e i pochissimi gol, gode ultimamente di pareri favorevoli all’esterno. Tare lo aveva giubilato alla 2^ di campionato annunciando un discusso e mai realizzato scambio con la Roma (Dovbyk appunto). Allegri pare fidarsi con prudenza. Leao sarà costretto ad adattarsi, Nkunku è alla ricerca di una condizione ottimale, ma la questione si pone già caldissima: con un Pulisic così, il posto disponibile là davanti rimane uno solo per 3 uomini.

L’applicazione da parte del portoghese è il refrain che divide da sempre su Rafa. Continuità, concentrazione, abnegazione restano ondivaghi optional. Se in questi anni è stata più che sufficiente quella mezza dozzina di strappi a partita che ne hanno fatto il più decisivo dei rossoneri, oggi bisogna conseguire una specializzazione. Un corso (accelerato) da centravanti, perché Gimenez potrebbe non farcela e Nkunku resta in attesa sul binario 9. Un binario che in molti casi non porta più da nessuna parte, o quantomeno dove portava una volta: là, in area. 

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

2 risposte

  1. “Andare a ripetizione per un corso accelerato da centravanti” …e magari serale visto che le giornate sono piene d’impegni!
    È una battuta in più, la mia e per giunta becera, a rinforzo della tua sottilmente capziosa e saggia, carissimo Luca! Nella mia lunga vita da tifoso rossonero (conto ben 77 primavere)non avevo mai assistito ad una lievitazione calcistica lunga oltre 6 anni!
    Speriamo che con Mr. Allegri…il lievito madre sapientemente smalgamato ed usato per Leao non si rapprenda, sarebbe l’impasto più cattivo ed acido mai preparato in quel di Milanello!
    Buona serata .
    Massimo 48

  2. Buongiorno, ho letto con interesse questo articolo, la risposta di Massimo, ma anche l’editoriale di questa notte, sempre di Luca Serafini su Milannews.
    Prendo spunto da tutti e tre, per esprimere il mio parere, certamente non qualificante come il vostro: del resto i miei ragionamenti da bar (posto che ho frequentato solo tra gli anni ’70 ed ’80 per giocare a flipper) sono semplici opinioni.
    Parto dalle osservazioni di Massimo, sempre interessanti, simpatiche e a mio avviso, corrette: è vero, il Milan è alla ricerca da diversi anni del centravanti e non è la prima volta.
    A Massimo invidio il fatto che grazie alle sue “primavere” ha potuto vedere i più grandi calciatori italiani del dopoguerra nella loro interezza, mentre io mi sono dovuto accontentare dell’ultimo “quarto”. Oltre al nostro idolo, parlo di Mazzola, Riva, Albertosi e Zoff.
    Già negli anni ’70, mentre Buticchi “smontava” il Milan di Rocco, siamo passati da Prati a Virdis: in mezzo non proprio giocatori di alto livello, anche se riconosco grandissimo impegno (su tutti Egidio Calloni, onesto attaccante, autore tra l’altro di gol belli e pesanti, attaccato da una parte di stampa ingenerosa).
    Con l’ultimo “piccolo Milan” di Berlusconi, siamo passati dal primo al secondo Ibrahimovich (non più del Cavaliere), con in mezzo i Bacca ed i Luiz Adriano e non so chi altri.
    L’editoriale di questa notte parla di diversi argomenti, tra cui Leao ed il titolo invece di questo articolo, parla di centravanti.
    Quale centravanti serve al Milan.
    Per quello che posso vedere io, che non ho certamente la vostra esperienza, il Milan avrebbe avuto bisogno di un attaccante pronto che sapesse fare salire la squadra, spietato in area e che avesse un repertorio tecnico completo: tradotto, 80 milioni di euro, cioè, per questa proprietà, quattro giocatori.
    Noi abbiamo Nkunku, Leao e Gimenez: l’unico centravanti è il “Bebote”, tra i tre il più povero; qual è però il suo vantaggio?: si impegna più degli altri, o quantomeno, più di Leao e questo non può essere messo in discussione. Altro vantaggio è che lui è “un centravanti”: se acquisisse un bagaglio tecnico decente (e qui ci sarebbe voluto Liedholm), sarebbe sempre titolare.
    Pulisic ovviamente non si tocca: miglior giocatore del Milan degli ultimi due anni, per distacco “anni luce”, nonché grande professionista.
    Nkunku, onestamente non saprei: lo conosco poco, anche se per quel poco, sa giocare a calcio; bisogna vedere se gli si da la possibilità di giocare con continuità; con Modric non dovrebbe essere complicato, però la testa fa la differenza.
    Leao non è Balotelli o Cassano e su questo, Luca Serafini ha ragione (da Milannews): c’è però da dire che Leao ha 26 anni, gioca al Milan da più di un lustro e se si eccettuano fiammate in alcune stagioni con Pioli, non mi sembra giustificato lo stipendio da top player; inoltre, il comportamento della scorsa stagione nei confronti di Fonseca, è per una società come il Milan, inaccettabile.
    Allora cosa dovrebbe fare Allegri con Leao?
    Quello che sta facendo, cioè non garantirgli il posto da titolare, ma cercare di fare in modo che Leao “maturi”, visto che il problema pare essere tutto li.
    Eh già, perché può essere vero che venga attaccato continuamente, ma lui non fa nulla per evitare tutto ciò.
    Allegri, che è uomo di mondo, ha capito che con Leao si rischia di giocare in dieci e, sa benissimo che con gente del calibro di Rabiot e soprattutto Modric, certi atteggiamenti, porterebbero questi giocatori ad arrivare ad un bivio molto pericoloso.
    Lo stesso Rabiot, pare si sia espresso in giudizi non del tutto positivi su Leao.
    Insomma, se Leao decidesse oggi (perché oramai non c’è più tempo a 26 anni), di fare il calciatore, e nel caso il centravanti, beh chi potrebbe mai portargli via il posto?.
    A 26 anni, Anquilletti e Rosato sputando sudore in campo e non avendo la tecnica di Leao, avevano già vinto tutto!.
    Il passato è pieno di giocatori di talento, ma non proprio sul pezzo: Gino Cappello, Pietro Pastore per restare al Milan; in tempi più recenti, Edmundo della Fiorentina.
    Ci metterei anche “Zizi” Cevenini per passare ai cugini, ma lui ha fatto veramente una barcata di gol.
    Il Milan con Allegri, Modric e Rabiot, non ha solo alzato il livello tecnico, ma ha alzato la credibilità professionale, che si mette in tasca gente come Kessie, Bennacer, Theo, Chalanoglu, Origi e se volete vado avanti: di questo passo, si metteranno in tasca anche il caro Leao.
    Ora sta solamente a lui non farsi mettere in tasca….

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *