PULISIC NON È BRASILIANO, PERÒ…

È il titolo giusto. Christian Pulisic non è un calciatore americano, dove il livello lo alzano ancora i vecchi europei e le femmine sono più seguite dei maschi. Non è nemmeno sudamericano, perché non ha i loro atteggiamenti allegorici o colpi di estro da giocoliere brasiliano. 

Pulisic è semplicemente un giocatore moderno, geneticamente europeo con discendenze croate e italiane, cresciuto tra gli States e l’Inghilterra da bambino, ma svezzato a Dortmund e poi ancora in Gran Bretagna, a Londra. 

Però. Però quella rapina del pallone a centrocampo contro il Napoli, quella sua corsa e il cross per il gol di Saelemakers, quella stoccata su assist di Fofana, la sua costante crescita come goleador e assist man, le sue giocate nello stretto, il suo modo di segnare con entrambi i piedi, lo rendono universale anche anagraficamente. Pulisic è il più brasiliano, europeo, italiano dei giocatori americani della storia, fermi alla stella Landon Donovan e a poche ingiallite icone come Bruce Arena, Paul Caligiuri, l’astro mai del tutto splendente Damarcus Beasley. 

Il Chelsea negli ultimi anni, dopo l’addio tumultuoso di Abramovich, non ha più ritrovato lo smalto di quella epopea blues. Adesso con il nostro Enzo Maresca in panchina ha ritrovato l’ebbrezza di alzare trofei, Conference League e Mondiale per club nel 2025, ma nel frattempo ha perso di vista i piani alti della Premier e – soprattutto – lasciato andare talenti assoluti preferendo loro controfigure un po’ sbiadite. Pulisic è l’esempio più eclatante. 

Pacato, riflessivo, equilibrato nelle dichiarazioni pubbliche, molto riservato come uomo, Christian sta scalando le classifiche riguardo gol e assist che certificano la sua duttile qualità, oltre a quelle dell’affezione dei tifosi. Contro il Napoli ha subìto in silenzio, solo con qualche smorfia accennata, il trattamento degli avversari che hanno iniziato a temerlo senza riuscire a contenerlo. Persino la varietà nella sua posizione in campo disorienta chi gli gioca contro, esaltando la fantasia dei suoi allenatori: sulla fascia destra, su quella sinistra, dietro le punte, ma spietato in area come un attaccante puro. Di razza. 

Il talento lo inebria a prescindere. La fidanzata Alexa Melton è una campioncina di golf, furono calciatori anche padre e cugino del capitano della Nazionale americana, unico del suo continente ad aver giocato e vinto una Champions. 

Christian Pulisic non è brasiliano, però… Il Milan se lo gode, anzi ne ha fatta una delle sue bandiere con più stelle che strisce. 

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

2 risposte

  1. Pulisic per comportamento e serietà, ma ricorda Roberto Donadoni, altro calciatore che prendeva botte e stava in silenzio (tra una sera in Coppa Campioni). È un grande calciatore, senz’altro il migliore degli ultimi due anni, che ha vestito la maglia del Milan. Unico difetto…la dirigenza. Riusciremo a farcelo scappare?. Tra poco tempo lo vedremo.

    1. Titolo azzeccatissimo Luca per il nostro Cristian Pulisic. È proprio un Brasiliano sul Naviglio oramai!
      A me personalmente ricorda tanto Kaka’ avendo la stessa umiltà e caparbietà anche se uno stile diverso. Ma il loro comune denominatore è quello di aver conquistato, grazie alla loro indiscussa classe, ed in un battibaleno il totale feeling con la tifoseria. Ora, da Capitan America, già primo tra gol ed assist, ci si attende il felice proseguo, assieme a tutta la rivitanimizzata squadra, verso la conquista della nostra seconda agognata Stella!
      Buona serata.

      Massimo 48 ❤️🖤

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