Sull’album delle figurine Panini della stagione 1974/1975 nella pagina dedicata alla Juventus Football Club 1897 si trova l’istantanea di Giuseppe Damiani, che di primo acchito, ai meno noti, non potrebbe dir nulla, ma che in realtà è quel celeberrimo Oscar, ala destra cresciuta nelle giovanili dell’Inter, con la quale non ha mai esordito in Serie A, che ha vestito le maglie di Vicenza, Juventus per l’appunto, Genoa, Napoli e Milan, terminando la sua lunga carriera con la Lazio nella stagione 1985/1986.
Resta Giuseppe all’anagrafe della nota casa editrice modenese fino alla stagione 1983/1984 allorquando lo si ritrova in Serie A con il Milan come Giuseppe Oscar Damiani. Sarà stata anche per la contemporaneità dello sponsor dei rossoneri, che quell’anno era per l’appunto “Oscar”, fatto sta che la Panini ci mette un po’ per piegarsi al nome con il quale viene solitamente chiamato il Damiani, al secolo Oscar. A dire il vero, ad imporre Giuseppe, non solo alle popolari figurine, ma alla stessa famiglia, fu il prete che lo battezzò, perché per la Chiesa cattolica non sono ammessi nomi nel registro dei battesimi che non siano presenti nel martirologio, l’elenco di tutti i santi venerabili, per capirci.
Situazione complessa, anche perché un sant’Oscar o Anscario, episcopo teutonico, esiste. In un’intervista del 1974, Damiani racconta meglio di noi la faccenda: «I miei genitori avevano stabilito che se fosse nato un maschio l’avrebbero chiamato col nome di Oscar; quando venni alla luce, circa 24 primavere fa, questo fu appunto il nome che volevano apporre nel registro della Chiesa; ma il sacerdote non lo accettò, appunto per il fatto che ho spiegato prima; per cui fu giocoforza ripiegare su di un altro, forse il più semplice e comune, Giuseppe. Tutto questo però rimase soltanto sulla carta, in quanto sin dai primi giorni di vita sono sempre stato chiamato Oscar; e pochi mesi fa, quando ho avuto (pardon, mia moglie ha avuto) il primo figlio, sono riuscito a chiamarlo con questo benedetto nome; probabilmente le leggi cattoliche col tempo hanno subito qualche modifica, fatto sta che è stato accettato. Cioè l’Oscar del 1950 è… uscito nel 1974.»
Assodato che per tutti sia noto come Oscar piuttosto che come Giuseppe, pare che il soprannome che lo contraddistingue, Flipper, gli sia stato attribuito da Gianni Invernizzi e non da Gianni Brera: «Il soprannome me lo diede Gianni Invernizzi quando giocavo nei ragazzi dell’Inter per due motivi: uno perché giocavo sempre a flipper […]; l’altro perché passavo la palla da un piede all’altro. Quindi questo è stato il soprannome che mi sono portato dietro per tutta la carriera.»
Uomo di querelle Oscar, a cui piacciono le automobili ma soprattutto si distingue come un cultore dell’arte. Con il suo primo stipendio al Vicenza acquista per un milione un Sironi, Interno del 1932, una tempera su cartone, dura e un po’ cupa, in contrasto con la luminosità del suo sorriso e con la sua inconfondibile classe.
Dopo gli anni vicentini arriva alla Juventus dove conquista il suo primo e unico scudetto nella stagione 1974/1975.
A Torino però non resta molto.
Va al Genoa dove colleziona 87 presenze condite da 35 reti, entrando a far parte della Hall of Fame del club, fa ritorno al Napoli dove resta fino alla stagione 1981/1982 prima di accettare l’offerta del Milan che non versa in buone condizioni. La squadra è retrocessa nuovamente, “a gratis”, come ebbe a dire ironicamente l’Avvocato Prisco, dopo appena un anno di permanenza nel massimo campionato e vuole costruire una squadra per ritornare subito e definitivamente in Serie A. Damiani lascia il segno nella sua prima stagione al Milan disputando 27 partite e segnando 10 gol. Tra le reti più importanti, va ricordata la doppietta contro la Lazio nel 2 a 2 della quindicesima giornata.
A fine stagione l’obiettivo viene raggiunto: il Milan sotto la guida di Castagner chiude il campionato di B al primo posto.
La stagione 1983/1984 si apre nei peggiori dei modi con il clamoroso tracollo esterno di Avellino (0-4) ma il Milan riesce a raddrizzare subito la stagione e a considerarsi in lotta per lo scudetto, classifica alla mano, dopo la dodicesima giornata. Il Milan sbanca il Del Duca grazie alla tripletta di Oscar Damiani che non può nascondere tutta la sua felicità:«Una tripletta a 33 anni e mezzo non è di tutti i giorni. Sono davvero contento. Questa vittoria in trasferta ci voleva proprio per il Milan. A chi la dedico? A nessuno. Anzi, ai miei compagni di squadra così potranno sopportarmi ancora per un po’».
Il Milan poi perde il ritmo e si ritrova a lottare per un posto UEFA. Per il big match contro la Juventus si chiede un miracolo per fermare la Vecchia Signora lanciatissima verso il ventunesimo scudetto. Galeazzi sollecita Oscar a pochi istanti dall’inizio della partita:«Il fascino indiscreto della Juventus si sente più contro o a favore?» Sornione, con quel sorriso che lo contraddistingue, replica facendo risuonare sibillinamente quella sua erre moscia:«Contro io dico perché giocare contro la Juventus è sempre una grande partita, le squadre che giocano contro cercano di dare il meglio.»
Più che uno stop alla Juventus, si tratta di un autentico knock out a Cabrini che subisce un colpo da Damiani. Cartellino rosso e partita finita dopo appena tre minuti. Ma sappiamo, errare humanum est e la carriera di Giuseppe Oscar Damiani non ha conosciuto la reiterazione di altri colpi di testa.
Il carissimo Filippo, anfitrione di questo illustrissimo blog, potrebbe dirci qualcosa in più riguardo l’esperienza rossonera di Damiani: «Oscar è stato un riferimento per noi giovani anche se, a dire il vero, nel ritiro di Arcidosso, in Toscana, nel percorso montano, lo scoprimmo, insieme a Vinicio Verza, saltare qualche giro di quelli assegnati da Mister Castagner e dal preparatore Aristide Facchini! Un altro episodio divertente che ricorderò per sempre avvenne durante una classica partita d’allenamento a ranghi ridotti: commisi un fallo su di lui, si alzò da terra di scatto, prese il pallone sottobraccio e cominciò con ampie falcate a contare i passi che distanziavano il punto in cui era avvenuto il mio intervento dalla porta – arrivato sulla linea decretò: sono meno di 16 metri – rigore! Ci guardammo tutti increduli ma lui, imperterrito, piazzò il pallone sull’ipotetico dischetto e calciò battendo l’incredulo Nuciari! »
A fine stagione il Milan e Damiani decidono di dirsi addio.
Prima però di andare a Parma e a Roma, volete che il calciatore bresciano non prenda in considerazione gli inviti di Big Giorgio Chinaglia e non faccia delle capatine al MOMA?
Farina fa lo schizzinoso e Oscar si pronuncia in una sorta di appello pubblico ricordando quanto abbia dato alla causa rossonera.
Alla fine Oscar raggiunge Chinaglia e va in America, seppur giocando solo due partite nei leggendari New York Cosmos.
Ma New York è New York, ne vale comunque la pena.
Torna quindi in Italia a Parma e poi a Roma, sponda Lazio, dove chiude la carriera nel 1986.
Da procuratore, sua occupazione successiva al calcio giocato, ha curato gli interessi di ben quattro palloni d’oro, tre dei quali passati dal Milan: Jean-Pierre Papin, George Weah, Zinedine Zidane e Andrij Ševčenko.
Anche in questa mansione ha saputo essere utile alla causa rossonera, considerando che è stato procuratore anche di Marco Simone, Christian Panucci e in tempi più recenti di Kevin Constant.
Può considerarsi giocatore simbolo di anni difficili e il suo apporto e l’esperienza sono stati decisivi per conseguire l’obiettivo del ritorno in Serie A.
Con il Milan Giuseppe Oscar Damiani ha giocato 55 partite con all’attivo 17 marcature.
Ha vinto il campionato di Serie B 1982/1983.

BIO: Vincenzo Pastore
Pugliese di nascita, belgradese d’adozione, mi sento cittadino di un’Europa senza confini e senza trattati.
Ho due grandi passioni: il Milan, da quando ero bambino, e la scrittura, che ho scoperto da pochi anni.
Seguire lo sport in generale mi ha insegnato tante cose e ho sperimentato ciò che Nick Hornby riferisce in Febbre a 90°: ”Ho imparato alcune cose dal calcio. Buona parte delle mie conoscenze dei luoghi in Gran Bretagna e in Europa non deriva dalla scuola, ma dalle partite fuori casa o dalle pagine sportive[…]”
Insegno nella scuola primaria, nel tempo libero leggo e scrivo.
2 risposte
Grazie per questo articolo che mi ha riportato agli anni della mia giovinezza. Ai tempi della militanza nel Parma una volta la squadra allora allenata da Perani (vado a memoria) venne ad allenarsi in provincia sui campi dove ci stavamo allenando noi ragazzi della squadra locale. Durante la partitella Damiani venne richiamato dal mister per lo scarso impegno e lui si giustifico’ rispondendo allo stesso (con una espressione molto colorita) che il suo marcatore gli aveva toccato nel contrasto una parte che si trova al centro del corpo.
Se mi posso permettere “Oscar M.” fu lo sponsor del Milan non della stagione 1983-84 ma di quella successiva. Lo sponsor di quell’ anno era una nota marca di Olio alimentare.
Grazie e complimenti per gli articoli di questo blog
Ottimo giocatore che aveva come caratteristica principale, l’essere schietto e, per questo un pochino scomodo. Lo ricordo molto bene al Genoa, ma soprattutto al Milan, dove l’ho apprezzato dal vivo. Ottime prestazioni in un “piccolo diavolo” a fare ds chioccia a tanti giovani. Peccato per quel pugno a Cabrini(ma cosa mai gli avrà detto Cabrini?).