QUANDO IL DS DEL COMO GIOCAVA A CALCIO: LA STORIA DI CARLALBERTO LUDI

Il Como è una delle più belle realtà del calcio italiano. Nato nel 1907, quest’anno disputa la sua quindicesima stagione in Serie A ed è una squadra ambiziosa, molto ambiziosa. Il merito è dovuto a tre parole: programmare-investire-spendere. Tre parole molto usate nel calcio ma che non sempre portano a risultati positivi. Da quando i fratelli indonesiani Robert e Michael Hartomo sono alla guida del club lariano, il Como passa dall’essere una cenerentola ad una seria candidata a cercare il suo posto al sole nel nostro calcio, magari arrivando nel breve periodo a qualificarsi per l’Europa. I risultati sono sulla bocca di tutti grazie ad un tecnico giovane e con le idee molto chiare (Cesc Fabregas), all’acquisto di ottimi giocatori (Nico Paz su tutti) ed un “Sinigaglia” che è un piccolo gioiellino.

Ovviamente tra la presidenza (munifica) e la squadra c’è quella figura “di mezzo” che ha il compito di costruire la squadra stessa e ha la linea telefonica privilegiata con i vertici: il direttore sportivo. Nel Como il ds è un signore che compirà 43 anni la prossima vigilia di Natale e che, in pochi anni, si è costruito un nome ed è molto rispettato nell’ambiente: Carlalberto Ludi, l’artefice del “miracolo Como”.

Il ds Ludi è uno che vive e ha vissuto di calcio. È stato un buon difensore centrale che ha fatto la gavetta dalla Serie C1 fino alla Serie A. Serie A che conquista con la maglia del Novara di cui è stato una bandiera, inserito di diritto nella “hall of fame” del club piemontese.

Ludi arriva a Novara nel 2006 chiamato dall’allora ds Sergio Borgo, lombardo come lui (il primo dalla mantovana Viadana, il secondo dalla cremonese Soncino). Borgo, uomo burbero e molto sui generis (va in panchina in inverno in maniche di camicia arrotolate), è uno che conosce il calcio di provincia e decide di portare l’allora 23enne Ludi dal Montevarchi (che ha perso i play out di Serie C2 contro il Prato) in Piemonte. È una scommessa, come tutto quel Novara che si apprestava a disputare il suo quarto campionato consecutivo di Serie C1. Qualcuno tra i tifosi azzurri storce il naso, visto che Ludi prima della squadra toscana (in rapporti di amicizia con la Curva Nord del “Piola”) ha militato nella Pro Vercelli, acerrima rivale della torcida novarese.

Ludi debutta con la maglia azzurra il 24 settembre 2006 al “Fortunati” di Pavia e la sua ultima partita con il Novara la gioca il 20 maggio 2015 al “Piola” contro il Modena: debutto in Serie C1, ritiro in Serie B per un totale di 195 presenze, cinque reti, la vittoria di due Supercoppe di Lega Pro e dei play off di Serie B del 12 giugno 2011 che valgono al Novara il ritorno in Serie A dopo 55 anni dopo aver giocato in Serie B dopo trentatrè anni dall’ultimo campionato cadetto giocato.

Ludi è capitano di quella finale play off vinta contro il Padova e l’11 settembre 2011, ha l’onore di essere il primo capitano del Novara Calcio in Serie A a distanza dall’ultimo, Ambrogio Baira, in Serie A. Non male per un ragazzo che tra il 2001 ed il 2010 aveva giocato tra Serie C1 e Serie C2 con Pisa, Reggiana, Brescello, Prato, Vercelli, Montevarchi e Novara, dopo aver iniziato la carriera nelle giovanili del Parma.

Ludi è il capitano di mille battaglie, di vittorie, sconfitte e lacrime, come quelle al termine della sconfitta di Empoli del 26 maggio 2013 nella semifinale play off di ritorno quando, intervistato dalla radio ufficiale del club, ha pianto in diretta dispiaciuto per l’esito di quella partita dopo una seconda parte di campionato da rullo compressore contro le avversarie, una cosa non da tutti in questo calcio ed è proprio quel gesto così umano che lo fa entrare ancora di più nel cuore di tutti i tifosi novaresi.

“Charly” Ludi si ritira al termine della stagione 2015/2016 a trentatre anni per colpa di un tremendo infortunio patito a Modena 10 maggio 2014 dopo appena due minuti di gioco e che lo tiene lontano dai campi per le ultime sei partite della stagione (chiusa con la sconfitta play out contro il Varese) e fino al 6 settembre 2015 quando, in Novara-Latina mister Baroni decide di farlo partire dall’inizio dopo sedici mesi e con la fascia di capitano sul braccio: 84 minuti per riassaporare l’ebbrezza del campo. La sua ultima partita in azzurro sono stati i quattro minuti giocati in casa proprio contro il Modena. Triplice fischio, Novara qualificato ai play off e Ludi che, ancora in lacrime, fa il giro di campo con lo stadio che scandisce il suo nome. Ed è emozionante che contro gli emiliani (lui nato in una città che confina con l’Emilia) i suoi ultimi quattro minuti di carriera li fa con la fascia di capitano datagli da Felice Evacuo che gliel’ha consegnata molto volentieri.

Una volta lasciato il Novara, il club non ha ritirato la maglia numero 5 come segno di rispetto e gratitudine nei suoi confronti, continuando così la mistica novarese riguardo quella maglia, una maglia indossata da giocatori che hanno fatto la storia del calcio a Novara come Mornese, Baira, Venturini, Paladin, Tacca, Casabianca, Cioffi e, soprattutto, Udovicich. Sotto l’ala di Ludi sono cresciuti, e hanno debuttato in prima squadra, tanti giovani della cantera novarese come Paolo Faragò, Francesco Vicari, Lorenzo Montipò e Bruno Fernandes, diventando per loro un vero punto di riferimento. 

 “Charly” Ludi è da sempre vicino non solo ai tifosi novaresi ma anche alle cause civili in quanto collabora con l’Istituto storico della Resistenza di Novara in occasione dell’affissione della targa in memoria dell’ex allenatore del Novara negli anni Trenta, Árpád Weisz, morto ad Auschwitz, al “Piola” il 28 ottobre 2013, oltre all’essere un grande appassionato dei Pearl Jam e degli AC/DC, del basket NBA del cinema, dei romanzi thriller e di quelli di Patricia Cornwell.

Una volta ritiratosi, Carlalberto Ludi è rimasto nell’ambiente passando dal rettangolo verde alla scrivania e non poteva non iniziare dalla sua Novara: da responsabile tecnico della Primavera a direttore sportivo della prima squadra dopo aver conseguito con il massimo dei voti il patentino da direttore sportivo a Coverciano. Ricopre la carica di ds a Novara in un periodo di transizione, la stagione 2018/2019, quella successiva all’amara retrocessione diretta del club in Serie C. Per una prima squadra che retrocede, ecco la Primavera che vince il campionato di Primavera 2 e Ludi di quel gruppo è il direttore sportivo.

L’esperienza in prima squadra è difficile perché anche se porta sotto la Cupola l’esperienza di Cacia, Eusepi, Bianchi e a dicembre gli ex compagni (ed amici) Buzzegoli e Gonzalez, la squadra non gira e dopo la sconfitta casalinga contro il Cuneo di (guarda i casi della vita!) Sergio Borgo, il 18 marzo 2019 rassegna le dimissioni, sostituito da Mauro Borghetti. Ma il ruolo di addetto ai lavori, come la vita, è una ruota che gira e nel maggio 2019 Ludi riceve una chiamata da parte del Como, squadra allora in Serie C appena promossa tra i professionisti dopo due anni di Serie D, che gli dice, in soldoni: “vuoi venire a Como a fare il ds e magari toglierti delle soddisfazioni?” “Charly” il 23 maggio 2019 accetta l’incarico e da allora è tra gli artefici del “miracolo Como” grazie anche all’arrivo in riva al Lago dei fratelli Hartomo che hanno reso la proprietà lariana la più ricca di tutta la Serie A. “Miracolo” che inizia con la vittoria, nel 2021, del girone A di Serie C (sconfiggendo all’ultima giornata il Novara che poi il 26 luglio verrà estromesso dal professionismo). Ogni anno che finisce con “1” è l’anno di Ludi: nel 2001 debutta tra i professionisti, nel 2011 debutta in Serie A, nel 2021 ottiene la sua prima vittoria da dirigente sportivo tra i professionisti. Dopo due stagioni tranquille in cadetteria, il Como arriva secondo (con quattro allenatori diversi) ed è promosso, dopo 21 anni, in Serie A.

Il resto è storia recente. Se il Como farà il salto di qualità il merito sarà senza dubbio di mister Fabregas e dei suoi ragazzi, ma una parte di merito l’avrà, senza dubbio, “Charly” Ludi, anche il ragazzo partito da Viadana che, facendo tanta gavetta, è arrivato a ritagliarsi il suo spazio nel mondo del calcio con due maglia azzurre, quella del Novara e quella del Como. Per la gioia dei tifosi delle due squadre.

BIO Simone Balocco: Novarese del 1981, Simone è laureato in scienze politiche con una tesi sullo sport e le colonie elioterapiche nel Novarese durante il Ventennio. Da oltre dieci anni scrive per siti di carattere sportivo, storico e “varie ed eventuali”. Tifoso del Novara Calcio prima e del Novara Football Club dopo, adora la sua città e non la cambierebbe con nessun altro posto al Mondo. Collabora da tempo con la redazione sportiva di una radio privata locale e ha scritto tre libri, di cui due sul calcio. I suoi fari sono Indro Montanelli e Gianni Brera, ma a lui interessa raccontare storie che possano suscitare interesse (e stupore) tra i lettori. Non invitatelo a teatro ma portatelo in qualunque stadio del Mondo e lo farete felice.

6 risposte

  1. Ce lo ricordiamo bene il caro ludi..
    Poi come sempre un po di bravura e un po di fortuna l hanno portato a Como..e sono contento per lui.
    Forza Novara nel cuore
    E il destino ha voluto che andassi ad allenare la Pro Femminile under 17, anche se per solo un anno o piu(speriamo) ….

  2. Io mi soffermo su Charlie uomo di grande spessore, sempre gentile e disponibile con tutti. Sempre con un profilo basso ( vincente) mai sopra le righe . Spero rimanga tanto tempo a Como .

  3. Ludi DS di esperienza vedere il settore giovanile partendo dalla difesa fino all’attacco buone promesse stanno crescendo vedremo tra un paio di anni gli daremo ragione uno capace

    1. Caro Vincenzo, articolo ineccepibile su Ludi ma cortesemente corregga la citazione Manzoniana, il ramo descritto ne “I Promessi Sposi” è quello di Lecco, non Como.

    2. Caro Filippo, articolo ineccepibile su Ludi ma cortesemente corregga la citazione Manzoniana, il ramo descritto ne “I Promessi Sposi” è quello di Lecco, non Como.

      Chiedo scusa per il aver confuso il nome di un commentatore con la firma dell’articolo!

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