“Anche un viaggio di mille miglia inizia da un primo passo” 「千里の道も一歩から(proverbio giapponese)
Ogni atleta, ogni calciatore, ogni professionista, sa che ogni giorno deve dare oltre il 100% perché arriverà il momento del confronto con gli avversari, la partita, e sarà proprio lì che andrà a sfidarsi con atleti che sono pronti a fare lo stesso. Ma lo sforzo, di per sé non è sufficiente, bisogna focalizzarsi su sé stessi nella totalità delle proprie skills, consolidando i propri punti di forza, e lavorare con grande impegno sugli aspetti per i quali si ha del margine di crescita e miglioramento. Questo perché si è mossi dall’ambizione e dal sogno di raggiungere traguardi importanti.
Ogni grande obiettivo si può raggiungere, facendo dei piccoli passi. I giapponesi chiamano questo principio «Kaizen».
Il Kaizen
Kaizen: (改善) nasce dall’unione di due termini giapponesi, KAI (che sta ad indicare cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore) e significa cambiare in meglio, infatti, una delle finalità del Kaizen consiste nel miglioramento continuo.
Il Kaizen è stato introdotto ed ampiamente utilizzato in Giappone dopo la Seconda guerra mondiale ed è diventato famoso grazie alla Toyota, al quale ha dato visibilità un po’ in tutto il mondo. Ma esso, ed i suoi benefici, non restano circoscritti al mondo industriale, in quanto i suoi principi e metodi possono trovare applicazione praticamente in qualunque contesto.
Seppure inizialmente i cambiamenti ottenuti grazie al Kaizen possano sembrare minimi e poco percettibili, gradualmente, si iniziano a realizzare; inoltre, si tratta di un processo di miglioramento che non termina mai. È continuo.
La filosofia dei piccoli passi contribuisce a creare una mentalità che ci abitua a non arrenderci e a non gettare la spugna. Ne consegue che senza perseveranza non può esserci miglioramento continuo e non possono essere raggiunti i più alti obiettivi.
Ma come si fanno ad applicare i principi del Kaizen al mondo del Calcio e dello sport?
- Individuare le opportunità di miglioramento.
- Individuare ed analizzare le cause alla radice dei problemi che possono causare inefficienze, anche avvalendosi del diagramma di Ishikawa, una potente tecnica manageriale utilizzata nel settore industriale, chiamato anche diagramma causa-effetto o diagramma a lisca di pesce.
- Determinare il livello richiesto di prestazioni/obiettivi.
- Definire le soluzioni e pianificare le azioni per implementarle.
- Definire un piano d’azione.
- Valutare i risultati ottenuti rispetto alle prestazioni desiderate.
- Aggiustare il tiro migliorando o modificando le soluzioni se i risultati non soddisfano le attese.
- Aggiornare gli insegnamenti raccolti.
Applicazione della filosofia Kaizen nel mondo del calcio:
Non c’è necessità di presentare Cristiano Ronaldo, il calciatore probabilmente più conosciuto al mondo per dedizione al lavoro, perseveranza, cura dei dettagli e ricerca del miglioramento continuo. Tutti, inoltre, sappiamo quanto CR7 abbia da sempre curato in modo maniacale l’allenamento, l’alimentazione, la mentalità. Nel 2020, dopo aver contratto il Coronavirus, tramite un post sul social Instagram intitolato “filosofia Kaizen”, Cristiano aveva lasciato intendere che la sua rapida guarigione fosse dovuta, anche in parte, alla sua filosofia di vita volta all’applicazione dei principi e della metodologia Kaizen.
Anche il difensore del Napoli calcio, Pasquale Mazzocchi, sempre tramite un post su Instagram ha dichiarato che “il Kaizen deve fare parte di te in ogni secondo della giornata. Avere una mentalità vincente non vuole dire “VINCERE”, vuole dire: fare di tutto ogni giorno per essere un giocatore migliore il giorno successivo”. Mazzocchi ne ha fatto a tal punto una questione di stile da tatuarsi la parola Kaizen sul collo.
La stella della nazionale spagnola di calcio a 5 Kike Boned (2 Coppe del Mondo, 4 Coppe d’Europa più molti altri trofei) aveva ad inizio della carriera dei problemi con il tiro in porta, ma era un giocatore dotato di un’intelligenza tattica fuori dal comune. Grazie alla costanza, alla sua volontà di perfezionismo e di migliorarsi ogni giorno, durante l’arco della sua fantastica carriera, si è superato, riuscendo a diventare il giocatore più intelligente e decisivo della Spagna per molti anni.
Chiaramente non mancano all’appello anche gli allenatori. Davide Nicola, allenatore del Cagliari, non ha mai nascosto che la filosofia che contraddistingue il suo lavoro è ispirata al Kaizen. Anche ai tempi del Torino aveva dichiarato: “Il nostro obiettivo è il miglioramento continuo, proprio come insegna la filosofia Kaizen. Dobbiamo concentrarci sulla voglia di progredire, sempre e comunque”.
Personalmente, ho avuto anche l’onore di poter ricevere l’opinione riguardo il miglioramento continuo di uno dei più grandi e vincenti allenatori della storia del Futsal: Javier Lozano. Javier è stato 2 volte campione del Mondo, 1 volta vicecampione del Mondo e 3 volte campione d’Europa, alla guida dalla Spagna. Quest’ultima, considerata da molti la nazionale di Futsal più forte della storia di questo sport. Javier sostiene che la forza trainante del miglioramento continuo è l’anticonformismo. Quella forza che ti fa lottare quotidianamente contro i tuoi limiti piuttosto che battere gli altri. Un atleta (o un uomo di affari, un manager o un semplice cittadino) che ogni giorno si propone di essere migliore del giorno precedente, è sulla strada della crescita continua. “Se ci impegniamo a raggiungere l’orizzonte, non lo raggiungeremo mai perché è infinito, ma il giorno in cui ci voltiamo indietro ci renderemo conto di quanta strada abbiamo fatto da quando abbiamo iniziato il processo. Lo stesso vale per lo sviluppo ed il continuo miglioramento”.
Invertire i paradigmi ed essere pronti a rompere gli schemi:
Grazie a questa filosofia ci si rende conto che si può anche andare a scardinare approcci consolidati nel tempo e considerati sino a quel momento dei veri dogmi. Ogni situazione è a sé stante e va gestita in modo differente in funzione delle proprie peculiarità, non si può di certo generalizzare, ma alcune delle società calcistiche che hanno abbracciato questo approccio hanno raggiunto dei risultati. Giusto per citare alcuni esempi (differenti) raccolti:
- Sono state introdotte delle sessioni di allenamento non per categoria, ma per obiettivo che si voleva raggiungere;
- Sono stati fissati obiettivi di dettaglio non solo per la singola sessione di allenamento ma per la singola proposta;
- Sono stati coinvolti gli atleti nel concordare la data e l’orario dell’allenamento che più si conciliasse anche con i loro impegni extra sportivi;
- E’ stato chiesto al giocatore più rappresentativo della categoria superiore di allenarsi una volta a settimana con gli allievi della categoria inferiore (quando per prassi avviene il contrario), per stimolare l’apprendimento dei ragazzi delle categorie inferiori e allo stesso tempo responsabilizzasse l’atleta della categoria superiore.
Un semplicissimo esempio pratico derivante dalla mia esperienza personale:
Durante i miei primi anni da allenatore delle giovanili mi sono accorto che, benché programmassi minuziosamente le sessioni di allenamento, i bambini risultavano talvolta un po’ distratti. Questo costituiva certamente un’opportunità di miglioramento. Non sono giunto subito alle conclusioni, ma mi sono focalizzato anzitutto sulle potenziali cause alle radici di tale atteggiamento, mettendo in primis in discussione il mio operato.
Ho successivamente identificato delle possibili soluzioni ed implementato un piano di azione: osservando attentamente, mi sono accorto che le proposte di allenamento erano certamente valide ma, considerato l’elevato numero di allievi e la giovane età, si creavano numerosi momenti di attesa durante i quali i bambini si distraevano. Dovevo assolutamente trovare un modo per tenerli costantemente impegnati; ho rivisto la programmazione delle sessioni ed il layout del campo di gioco, sfruttando ogni piccolo fazzoletto di terra.
Mi sono inoltre accorto che, da allenatore, dovevo anche coinvolgere maggiormente gli altri componenti dello staff affinché potessero avere un focus migliore sui gruppi che si stavano allenando. In questo modo i bambini lavoravano quasi tutti simultaneamente, senza tempi di attesa, erano supervisionati meglio, e la problematica relativa alla distrazione (e forse noia alcune volte) è scomparsa definitivamente. La produttività degli allenamenti è nettamente migliorata.

Bio: Luca Innocenti
Ex giocatore di Calcio a 5 in campionati nazionali. Da ragazzo, nella stagione 2002/2003, ha vinto insieme al Seregno calcio a 5 uno storico scudetto Juniores, laureandosi Campione d’Italia. Ha collezionato alcune presenze con la Nazionale Italiana di calcio a 5 (Under 18 ed Under 21).
Istruttore qualificato di scuola calcio, da diversi anni allena e coordina progetti calcistici (aventi un taglio “Futsal”) giovanili, anche collaborando con professionisti provenienti da altre nazioni europee. É allenatore e Responsabile dell’attività di base dei Saints Milano.
Ha scritto il libro “L’allenatore di Futsal nelle categorie giovanili” ed è autore nel blog: betterfutsalcoaching.wordpress.com.
Da decenni è sostenitore e promotore dell’insegnamento del Futsal anche nei settori giovanili di calcio.
Detesta l’esasperazione della competizione in ambito giovanile e crede fortemente che il vero successo di un allenatore (e di una società sportiva) consista nel creare in primis un clima di armonia, dove tutti si sentano partecipi, e che la valorizzazione, la passione e l’entusiasmo dei propri atleti valgano molto di più della vittoria di un trofeo.