Penso che a un certo punto della sua carriera, Paul Pogba fosse diventato uno dei centrocampisti più forti del mondo: per la precisione, nel periodo in cui passò dalla Juventus (dove era già diventato un top assoluto) al Manchester United (dove era cresciuto dal 2009 e aveva esordito in Premier nel 2011). Aveva solo 23 quando da Torino tornò in Inghilterra, dopo aver vinto in bianconero 4 scudetti, 3 Coppa Italia e 3 Supercoppa italiana.
Un fenomeno: il ManUtd lo paga infatti 105 milioni, 72 alla Juventus e il resto al procuratore Mino Raiola. All’epoca, il più costoso trasferimento della storia e tutt’oggi, probabilmente, la commissione più alta mai pagata. Con Mourinho sulla panchina dei Red Devils, però, le cose non andarono benissimo: screzi per il suo impegno ondivago in allenamento, il suo rendimento altalenante, una crisi depressiva (confesserà più tardi) che ne appannarono la luce facendone sbiadire il talento.
Quindi nel 2022, a soli 29 anni, torna di nuovo alla Juventus come camminando avanti e indietro su una specie di ponte. Da allora un calvario senza fine: infortunio, ricadute, doping, squalifica di 4 anni poi ridotta a 18 mesi dal TAS di Losanna. In totale solo 8 presenze in 2 stagioni perché nel novembre 2024 viene annunciata la risoluzione del contratto.
Adesso Pogba lancia strali al club bianconero, accusato di avergli fatto la guerra nell’anno e mezzo di squalifica (“Non capivo se dovessi difendermi dalla condanna o dalla Juventus”, rivela postumo il giocatore), ma trova un’occasione adesso al Principato perché il Monaco gli offre un contratto.
Di seconde occasioni, di nuove opportunità, come abbiamo visto Paul ne ha avute più di una. Merito senz’altro di chi lo assiste, oltre alla speranza delle società che lo hanno accolto e riaccolto. È il momento però di coglierla, perché si tratta inesorabilmente dell’ultima. I monegaschi sono arrivati terzi nell’ultima Ligue 1 francese, qualche piccola ambizione ce l’hanno da sempre sebbene la competitività del loro campionato e le partecipazioni nelle coppe europee non pongano il club di Montecarlo tra i top continentali.
Di sicuro c’è che nemmeno da quelle parti piace buttare via denari per nulla. La vita qualche volta ti restituisce qualcosa di ciò che ti ha tolto o che hai buttato via incoscientemente. Il calcio in particolare, in molti casi è avvezzo a concedere chance a chi ha sbagliato. Si tratta di fare i conti con il destino e quella parte che non sei tu a decidere: nel caso di Pogba, meriti e colpe sono quasi tutte sue.
A Torino nel suo ultimo passaggio non hanno gradito il fatto che infortuni e ricadute – secondo loro – fossero dovute essenzialmente a una condotta assai poco professionale, o disciplinata, nel privato. Questione propria, coscienza sua. La grande opportunità di sistemare un poco il dato e avuto al pallone, è nei piedi di Pogba. Non solo: anche nella sua testa, anche nel suo modo di affrontare questa nuova, ultima sfida.

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.
Una risposta
Complimenti per l’articolo, ho sempre sostenuto e ribadito più volte nei social e vari canali in rete che il destino di Pogba è tutto nelle sue mani, ha qualità tecniche per riprendersi in mano la scena, se sta bene fisicamente e soprattutto mentalmente, può fare qualsiasi cosa.. adesso tocca a lui..