Per quanto si possa essere auto efficienti e preparati, la prima domanda da porsi è la seguente:
Siamo tutti in grado di scalare una montagna? Per scalare una montagna occorrono mesi, alcune volte anni di preparazione, fisica e mentale…Anche quando ti senti pronto, ed hai tutti gli strumenti a disposizione, non sempre riesci a raggiungere la vetta, il punto più in alto, l’estremità della montagna, lì, dove osservi tutti dall’alto, una volta raggiunto l’obiettivo, ed il tuo respiro si fa veloce ed il cuore batte più forte….
Raggiungere l’apice, qualunque esso sia, non è da tutti, così come entrare nella rete comunicativa e in quel sistema relazionale non è cosa comune, perché secondo il mio punto di vista tale sistema si può tranquillamente definire l’apice della complessità.
Caratteristiche di vita quotidiana, inserite in un contesto pluri reticolare, dove interagiscono forze cooperative e oppositive.
Fiducia, comunicazione, empatia, crescita personale, ascoltare…
Trovare le giuste distanze per far funzionare il rapporto, i rapporti…
Il CALCIO RELAZIONALE è tutto questo e molto più, esso si basa su un sistema di gioco, di autorganizzazioni dinamiche e contestuali che emergono dal contesto “gioco”, esso valorizza la libertà di movimento e la connessione tra i giocatori, attraverso un calcio fluido, senza ruoli fissi, esaltando così la libertà di movimento e l’interconnessione tra giocatori per riempire gli spazi che solo in quel momento vanno occupati, perché successivamente non saranno più gli stessi. E si è vero, ci saranno sempre posizioni da occupare, ma l’idea di tale sistema, è sviluppare potenziali nuove posizioni partendo dalle relazioni.
Un forte sostenitore di questo nuovo modo di affrontare la gara, è stato Mr.Diniz del Fluminense per fronteggiare il calcio posizionale in forte ascesa in Europa. Uno stile nuovo, dove immergere tutta la creatività del calcio brasiliano.
Qualche anno fa abbiamo visto invece un accenno di calcio relazionale nella cavalcata vincente del Napoli di Mr.Spalletti, che vedeva alcuni giocatori perimetrali “fissare” gli avversari vicini, e altri a muoversi in posti sconosciuti, per aprire nuovi e imprevedibili scenari.
Ad esempio:
Kim che invade palla al piede, qualunque spazio libero si presentava davanti ai suoi occhi.
Anguissa inserirsi una volta a destra, una volta a sinistra, laddove la connessione andava innescata.
Zielinski a legare una volta a destra, una volta a sinistra, una volta sopra, una volta sotto per unire relazioni e intrecciarle fra di loro.
Di Lorenzo occupare il dentro per relazionarsi con Lobotka, occupare fuori per relazionarsi con Politano/Lozano.
Sistemi che si modellano passaggio dopo passaggio, minuto dopo minuto, fino al trionfo dello scudetto.

Più recentemente invece abbiamo visto sistemi mutare ad ogni controllo orientato, ad ogni opposizione avversaria, osservando le squadre di Mr. DeZerbi, le continue relazioni e il movimento costante dei propri calciatori a scaglionarsi tra le maglie nemiche, rende la manovra fluida e imprevedibile, strutture di gioco che si rompono e si ricompongo in pochi istanti, fino a trovare la via di fuga verso la porta avversaria.
Ancor più da vicino, troviamo invece il Como di Mr. Fabregas, che tra tante difficoltà, sta provando a portare un nuovo stile di gioco, dove non esistono posizionamenti assoluti, ma connessioni e relazioni nuove e improvvise, adattate all’avversario di turno.
I suoi 4 uomini offensivi, ad esempio, sono in continuo movimento alla ricerca costante di connessioni, si relazionano a vicenda, in base agli spazi, in base agli avversari, non dando loro punti di riferimento.

Quanto allenamento occorre, quanta fatica occorre? Tanta, tantissima. Raggiungere l’apice della complessità necessità di grande conoscenze cognitive e di scannerizzazione ambiente, immergersi negli spazi di nessuno, senza avere la paura di annegare e restare isolato, occorre per cui un lavoro incessante per conoscersi e riconoscersi, connettersi e relazionarsi.
Ma allora quanto contano le connessioni?
Tanto, tantissimo. Ci sono connessioni in campo che ti risolvono partite. Ci sono quelle naturali che diventano relazioni identificative. Conoscersi e riconoscersi; so chi sei, so dove, come, quando vuoi la palla. Ci sono poi connessioni che vanno create, messe insieme, nel momento giusto, attraverso relazioni, forti, solide, vere.
Quanto contano le relazioni?
Tanto, tantissimo. Ce n’è una che è la madre delle relazioni:
La Leadership relazionale.
La capacità di sviluppare rapporti leali, sinceri, di lunga durata, con il tuo gruppo di lavoro, con i tuoi compagni di squadra, a prescindere dai contesti in cui si opera, e più persone la utilizzano più si rafforza, creando connessioni forti, indissolubili, tali da non essere mai messe in discussione. Se si riesce a creare quest’armonia di relazioni, le persone che avrai accanto saranno sempre pronte a collaborare con te, per il bene del gruppo, pronte ad offrire aiuto incondizionato e motivazioni nei momenti più difficili che inevitabilmente incontreremo lungo il cammino, durante la gara, dentro la gara.
Il CALCIO RELAZIONALE nasce prima fuori e poi in campo, in un mondo che va veloce, dove la tecnologia ha rubato gran parte del nostro tempo, relazionarsi diviene condizione imprescindibile per non restare soli in quel rettangolo verde, in quei 90 minuti.
Tale sistema, complesso di relazioni emotive e socio-affettive, va condiviso, va allenato, va sentito, nel corpo e nella mente, sostenendolo continuamente in modo da alimentarlo con tutte le possibili connessioni e relazioni, che il campo e la gara ci offre in quel preciso istante, sapendo che saranno sempre diverse, sapendo che queste, se attuate con coraggio e in maniera efficace, spesso ti risolvono le partite più della tattica e delle strategie di gioco.

BIO: Flavio Marzullo
Nato a Napoli nel 1983
Muove i suoi primi passi da calciatore professionista nella JUVENTUS sotto la guida tecnica prima di Giancarlo Corradini e successivamente di Giampiero Gasperini.
Il calcio è stata la sua più grande passione.
Dopo diversi anni a calcare i campi di Lega Pro, nel 2017 ancora da calciatore, consegue l’abilitazione al corso UEFA B con il massimo dei voti. La sua tesi sul 1-4-3-1-2 viene scelta dal docente per essere esposta e mostrata ai corsi successivi.
Negli anni ha scritto diversi articoli sul calcio per alcune testate sportive online.
Ha sviluppato allenamenti di perfezionamento tecnico in una scuola calcio di Napoli.
Nella stagione 2023/2024 diventa allenatore in seconda del Gladiator, squadra militante nel campionato di Serie D.
Nell’ultimo periodo mi sono avvicinato all’approccio sistemico perché lo ritengo il più adeguato vista la complessità della prestazione calcistica
“Ho un sogno, sedere un giorno su una panchina di serie A”