Iniziamo da un apparente semplice quesito: “Esiste una sanzione ritenuta giusta/ adatta nei confronti di chi entra/attraversa il complesso fenomeno del calcioscomesse?”.
Le “vittime” nella “tela del ragno”, qualora metaforicamente ne esistesse una, non sono esclusivamente i club coinvolti, i giocatori (indipendentemente dal livello), bensì ogni tifoso e il medesimo sport “macchiato” dalle ombre di un fenomeno difficile da definire.
Prima di addentrarmi maggiormente nella questione/domanda sopramenzionata è fondamentale comprendere il concetto di corruzione.
Nel 2005 secondo l’illustre Mishra: ” la corruzione è il comportamento che devia dai doveri formali a causa di guadagni privati” tuttavia i doveri formali non sono gli unici presenti anzi vi sono molteplici atti illeciti, che sono, più in generale, deviazioni da norme comportamentali esplicite o implicite” (Mishra, 2005, p.27).
Durante, ad esempio, il caso Calciopoli i ricercatori identificarono alcuni principi messi altamente in discussione: il valore dell” imparzialità, la concorrenza leale sul campo ed infine la lealtà tra società di pari livello.
Il potere dei legami relazionali, le forze finanziarie e ” la legge del più forte” in passato e oggigiorno governano un intero apparato sportivo, conferendo metaforicamente alla corruzione il ruolo di primo protagonista durante la messa in scena di uno spettacolo.
L’efficacia del sistema sanzionatorio, secondo Amenta e Di Betta, è un fattore vitale per gli organi sportivi in quanto le loro conseguenze andrebbero valutate accuratamente poichè detengono un impatto culturale ed economico non indifferente. Dunque, la ricerca realizzata nel 2021 da Amenta e collaboratori promuove e favorisce uno sguardo innovativo rispetto alle narrazioni antecedenti poichè afferma che l’utilizzo delle sanzioni monetarie (attuate dai colpevoli) nei confronti dei club ipoteticamente danneggiati potrebbe essere ritenuta una sanzione adeguata nel sistema sportivo.
Il deterrente monetario sulla società, per i ricercatori, può essere maggiormente efficace della sanzione sportiva sulla squadra come invece si verificò nel 2006 con la storica retrocessione della società Juventus.
Tale conclusione potrebbe ambire a denunciare primariamente i fatti e in tal modo si potrebbe ipoteticamente attivare un processo di prevenzione nel Match Fixing emergente.
Nonostante questo, la ricerca presentata da Amenta et al., presenta dei principali limiti: in primo luogo lo studio empirico è estremamente specifico per ogni caso e misura i danni dopo il compimento dei fatti, secondariamente, qualora non vi fosse stata alcuna retrocessione della società bianconera la misurazione dell’esperimento naturale non sarebbe stata possibile presentarla nelle seguente modalità.
In conclusione, desidero utilizzare un concetto amletico: “Sanzioni o ammende: questo è il vero dilemma?!”; “sono solo queste (appena menzionate) le possibili strade percorribili verso un tragitto arido e con poche reali certezze?; ” ritengo che si debba prestare estrema attenzione perché nel frattempo, come si evince dalle recenti testate giornalistiche, il fenomeno è apparentemente silente poichè “ama” il caos e fa insorgere nuove storie di calciatori coinvolti.
Come fornire supporto ai medesimi e all’intricato sistema organizzativo non è semplice, anzi, penso che, metaforicamente, sia una battaglia contro i mulini a vento. Ma non posizionarsi in una dinamica riflessiva e relazionale oltre che distaccata dal sentire comune, sarebbe un ennesimo errore.

Bio: Nicole Bettoni
Appassionata di musica, scrittura, lettura e alla costante ricerca di nuovi contesti da osservare e persone da poter incontrare. Amante della cucina e del buon vino.
Laureata in psicologia degli interventi clinici: gruppi, organizzazioni e comunità.
Vive lo sport da tifosa; eppure, entra metaforicamente in campo quando vuole documentarsi e scoprire il mondo degli sport.