“Giocando ho realizzato il mio sogno”.
Il suo sogno lo abbiamo vissuto tutti, vedendolo giocare. In campo, a ricamare la tela del calcio, trame meravigliose e piene di espressione. Funambolo e insieme illusionista, l’uomo che appare e scompare all’interno del sistema, coi suoi movimenti leggiadri e i dribbling illuminanti, sterzate e strappi ad accendere il gioco, embajador de la pelota con un feeling speciale per il gol.
Calcio danzato come visione, una forma di passione e confidenza, naturale gesto e gestualità innata, estro e creatività ad animare lo spettacolo, destro e sinistro a ubriacare gli avversari, centrocampista totale che interpreta Osvaldo Soriano (“il calcio è dubbio costante e decisione rapida”) e gioca a scacchi con Pep Guardiola, tattica proiettata perennemente alla strategia, visione e riproduzione veloce, perno di un nuovo movimento in Spagna e campione del mondo nel 2010 con la Roja, talento cristallino e colonna del Barcellona dei miracoli, sublime interprete del più grande spettacolo dopo il big bang.
Andrés Iniesta dice addio al calcio giocato e lo fa a suo modo, con la classe degli eletti, in punta di piedi, con historica commozione e la voce vibrante, come un tocco sotto porta a scavalcare il portiere e gonfiare la rete, con la sensibilità di chi ha avuto il privilegio di condividere un rapporto paritario col calcio e di assaporare sul prato verde il rumore del silenzio, quello della massima concentrazione a eludere le interferenze esterne e per concentrarsi solo, ed esclusivamente, sul sound della palla.

Nella conferenza d’annuncio, il mago di Fuentealbilla ha dichiarato:
”Avrei giocato fino a 90 anni, ma sono felice di aver realizzato il sogno di essere un calciatore. Finisce una fase, ma il gioco continua…Non posso stare lontano dal calcio, è stato la mia vita e continuerà ad esserlo.
Spero di fare un grande lavoro non correndo dietro al pallone, ma dall’altra parte. Se c’è una parola che può riassumere questa tappa è orgoglio. Orgoglio di aver lottato fino all’ultimo giorno da calciatore. Il resto è storia: titoli, sconfitte, momenti brutti. L’orgoglio e il non aver mai mollato è ciò che mi rende felice.
Permettetemi di commuovermi, ma le lacrime di questi giorni oggi sono di orgoglio, di quel ragazzo di Fuentealbilla che aveva il sogno di essere un calciatore e lo ha realizzato dopo tanti sforzi e senza mai arrendersi.
La cosa importante per me è l’affetto e l’amore della gente. Il Pallone d’Oro è molto bello, ma per me non lo è… la parola orgoglio non è per i titoli, ma per l’essere calciatore e per l’amore della gente. Mi piacerebbe tornare al Barca prima o poi. Quando potrò fare quello che ho fatto da giocatore in un altro ruolo nel club… sarei felicissimo”.
Grazie Don Andrés. Grazie per averci regalato un magnifico show di prestigio, di un calcio che non si prende la copertina ma è centro di gravità e base di tutto, l’astro attorno al quale ruotano tutti i pianeti, il partner in crime di Messi al Barça come fu Neeskens per Cruijff, l’uomo-altruista venuto da La Mancia ed entrato nel Pantheon delle leggende con un palmares colmo di trofei.
Con quel sorriso e il numero 8 sulle spalle, simbolo di un calcio infinito e senza confini, un universo incantato in cui Iniesta brillerà per sempre.

BIO: Andrea Rurali
Brianzolo Doc, classe 1988. Nato lo stesso giorno di Bobby Charlton, cresciuto con il mito di Johan Cruijff e le magie di Alessandro Del Piero. Da sempre appassionato di cinema, tv, calcio, sport e viaggi.
- Lavoro a Mediaset dal 2008 e attualmente mi occupo del palinsesto editoriale di Cine34.
- Sono autore del programma di approfondimento cinematografico “Vi racconto” con Enrico Vanzina e co-regista dei documentari “Noi siamo Cinema” e “Vanzina: una famiglia per il cinema”.
- Dal 2014 dirigo la rivista web CineAvatar.it (http://cineavatar.it/)
- Nell’autunno 2022 ho fondato la community Pagine Mondiali e nell’estate 2023 la piattaforma sportiva Monza Cuore Biancorosso.
- Da agosto 2023 collaboro con la testata giornalistica Monza-News, scrivendo le analisi delle partite dei biancorossi e partecipando alla trasmissione Binario Sport.
- Dal 2019 collaboro con la casa editrice Bietti, in particolare per la realizzazione di saggi sul cinema inseriti nelle monografie di William Lustig, Manetti Bros, Dario Argento e Mike Flanagan.
- Tra le mie pubblicazioni, il saggio “Il mio nome è western italiano” nel volume Quando cantavano le Colt. Enciclopedia cine-musicale del western all’italiana (F. Biella-M. Privitera, Casa Musicale Eco, 2017).
Una risposta