C’è un’attesa crescente attorno alla sfida tra Inter e River Plate, decisiva per il passaggio del turno nel Girone E del Mondiale per Club. Stanotte, alle 3, ora italiana, i nerazzurri guidati da Cristian Chivu si giocheranno la qualificazione contro una delle squadre più iconiche della storia del calcio sudamericano. In palio non c’è solo l’accesso alla fase a eliminazione diretta, ma l’orgoglio di due mondi calcistici che si fronteggiano su scala globale. All’Inter basterebbe un pareggio per avanzare, ma il River non è una squadra da calcoli: il River gioca sempre per vincere.
Un tuffo nel passato
Fondata il 25 maggio 1901 nel quartiere della Boca, la società prende il nome da una traduzione anglo-ispanica un po’ fantasiosa del Río de la Plata: “River Plate”. Poco dopo la nascita, il club si trasferisce nella zona nord di Buenos Aires, dove costruirà negli anni la propria leggenda. Oggi il River rappresenta l’orgoglio del calcio argentino: una squadra amata, odiata, rispettata e temuta. I suoi tifosi lo chiamano “el más grande”, il più grande, e a ben vedere i numeri sono dalla loro parte.
Il River Plate ha vinto più titoli nazionali di qualsiasi altro club argentino: 38 campionati e 16 coppe, per un totale di 54 trofei in patria. A livello internazionale il bilancio è altrettanto imponente, con 18 titoli ufficiali, tra cui 4 Coppe Libertadores, una Coppa Intercontinentale e 3 Recopa Sudamericana. La bacheca racconta una storia di dominio e continuità. Ma la vera identità del River affonda nelle sue epoche leggendarie: la famosa “Máquina” degli anni ’40, la tripletta del 1986 con campionato, Libertadores e Intercontinentale.
Giovani promesse al Monumental
Il cuore pulsante del River Plate è il Monumental, ufficialmente intitolato ad Antonio Vespucio Liberti. È lo stadio più grande dell’Argentina, la casa anche della Selección e teatro di trionfi storici. È il luogo dove il calcio si trasforma in fede. E proprio in questo stadio ha cominciato a brillare la stella più luminosa del momento: Franco Mastantuono. Classe 2007, mancino raffinato, trequartista o esterno offensivo, specialista nei calci piazzati, Mastantuono è il volto del futuro. A soli 17 anni è già il più giovane ad aver segnato un gol con la maglia del River, il più giovane MVP di una gara al Mondiale per Club e, da poche settimane, la cessione più redditizia della storia del club: 63 milioni di euro versati dal Real Madrid per assicurarselo. Ma prima di volare in Spagna, Mastantuono vuole lasciare il segno al Mondiale per Club. E c’è un dettaglio non banale: il ragazzo ha origini italiane, lucane per la precisione. Il bisnonno paterno partì da Ripacandida, un piccolo comune della provincia di Potenza, adagiato sulle pendici del Monte Vulture. Una connessione emotiva che rende ancora più speciale la sua imminente sfida contro l’Inter, la squadra della terra dei suoi avi.
I possibili incastri
Fino a questo momento, il River ha disputato un buon torneo: vittoria per 3-1 contro gli Urawa Red Diamonds e pareggio 0-0 contro il Monterrey. Con quattro punti in classifica, si giocherà la qualificazione proprio contro i nerazzurri. Un eventuale pareggio con almeno due gol per parte garantirebbe il passaggio del turno a entrambe, eliminando il Monterrey. Ma le motivazioni vanno oltre i calcoli: il River punta in alto, come sempre.
I protagonisti
A sostenere Mastantuono c’è una squadra ben strutturata, che combina gioventù e esperienza. Facundo Colidio è uno degli attaccanti più attesi del River Plate. Cresciuto calcisticamente tra Argentina e Italia, con un passaggio nelle giovanili proprio dell’Inter, è un centravanti moderno: rapido, intelligente nei movimenti e capace di dialogare bene con i compagni. In questa stagione si è ritagliato un ruolo importante, soprattutto nelle rotazioni offensive. Infine, tra i pali c’è Franco Armani, una garanzia assoluta: portiere esperto, campione del mondo con l’Argentina nel 2022, è il leader silenzioso del gruppo, sempre decisivo nei momenti chiave. La sua esperienza internazionale sarà fondamentale contro un avversario come l’Inter.
La rivalità col Boca Juniors
Dietro questa rosa c’è un club che è molto più di una squadra: è un’istituzione culturale e sociale. Il River conta 65 sezioni sportive, ma il calcio resta il suo simbolo universale. Insieme a Boca Juniors, Independiente, Racing e San Lorenzo, fa parte delle “cinque grandi” dell’Argentina, ma la rivalità col Boca è di un altro livello. Il Superclásico è uno dei derby più sentiti e violenti del mondo. Divide il Paese, paralizza le città, accende passioni viscerali. Ogni edizione è una guerra di nervi, cuore e talento. Ogni vittoria è una consacrazione, ogni sconfitta una ferita profonda.
La sfida contro l’Inter, in questo contesto, non è solo una partita: è una dichiarazione d’intenti. È il desiderio del River di tornare a dominare la scena internazionale. Di riaffermarsi contro una delle squadre più solide ed esperte d’Europa. È anche un’occasione per dimostrare che, pur avendo già venduto la sua gemma più preziosa al Real Madrid, il presente è ancora qui, vivo, combattivo e affamato.
L’Inter si gioca la qualificazione con due risultati su tre, ma sa che il River non regala nulla. Il calcio argentino ha una memoria lunga e un orgoglio feroce. E il River Plate, come sempre, scenderà in campo per vincere. Per scrivere un’altra pagina di una storia già leggendaria.

BIO: Federico Locarno, 20 anni, è uno studente di Management dello Sport con una grande passione per il calcio. Scrive articoli circa da due mesi e si dedica con entusiasmo e curiosità ad esplorare e analizzare il mondo del calcio, sia quello attuale che quello passato. Condividendo quotidianamente i suoi pensieri e approfondimenti sul calcio tramite Instagram e LinkedIn.
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Una risposta
Buonasera Federico, complimenti per l’articolo, finalmente qualcuno mi ha spiegato perché allInter basta un pareggio (2 a 2 in su), non riuscivo a capire guardando la classifica! Un pò di storia del calcio argentino è sempre bello leggerla!