È il 1985.
La British Telecom annuncia il ritiro delle celebri cabine rosse del telefono.
Michael Jackson e la fondazione “USA for Africa” ( letteralmente altri tempi) registrano il singolo We Are the World”. Viene riaperto il confine tra Gibilterra e Spagna dopo la chiusura decisa da Francisco Franco nel 1969.
Dopo la morte di Konstantin Černenko, viene nominato segretario del PCUS Michail Gorbačëv (evento che indirizzerà a posteriori l’epiteto “altri tempi”). Si apre in Argentina il processo contro i membri della Giunta Militare, responsabili del regime dittatoriale instaurato nel Paese dal 1976 al 1983.
Il Verona di Osvaldo Bagnoli è campione d’Italia.
E, a Bradford, l’undici maggio, scoppia un incendio nel Settore G dell’impianto “Valley Parade” durante una gara di Third Division fra i padroni di casa e il Lincoln City: muoiono 56 persone e ne restano ferite altre 265.
È il 29 maggio.
Al terzo tentativo, in una notte tragicamente epocale che segnerà un cambiamento decisivo relativamente alla sicurezza di qualsivoglia evento calcistico, la Juventus si laurea per la prima volta nella sua storia campione d’Europa. La ciliegina su una torta che aveva già confezionato i restanti titoli continentali (la Juventus sarà premiata tre anni più tardi dall’Uefa con una targa quale prima compagine a vincere la totalità dei trofei internazionali e tuttora l’unica ad averlo fatto sotto la stessa gestione tecnica) avviene due anni dopo l’inaspettata sconfitta contro l’Amburgo. La formazione bianconera, di gran lunga considerata la migliore del continente in virtù della presenza di molti fuoriclasse già campioni del mondo nell’ottantadue ed esaltata dalla presenza del miglior giocatore europeo dell’epoca, Michel Platini, nonché da Zibi Boniek, batte il Liverpool, campione in carica, alla fine di un’edizione sin da subito caratterizzata da una evidente supremazia complessiva, eccezion fatta per la semifinale di ritorno a Bordeaux, allorquando, dopo il 3-0 dell’andata, la Juve limitò i danni perdendo per 2-0.
Questa è la cronaca sportiva.
Per il Liverpool, e per tutte le squadre inglesi per i cinque anni successivi, sarà, però, l’ultima apparizione in una competizione europea.
La tragedia si consuma nel settore “Z” dell’Heysel: un’organizzazione vergognosa e fallace pone nella curva consegnata ai temibili hooligans del Liverpool (divisa da reti metalliche in tre settori) i tifosi della Juventus che non fanno parte della frangia più calda, questi ultimi collocati nella curva naturalmente diametralmente opposta. Alle prime schermaglie britanniche e al conseguente tentativo dei mansueti e comuni (non facenti parte del tifo organizzato ma individualmente presenti) cuori bianconeri di allontanarsi dalle zone più prossime ai teppisti inglesi, ha inizio l’incredibile scenario:la fuga è ostacolata dai cancelli incredibilmente non aperti nonostante ciò che stava accadendo (con le forze dell’ordine belghe che addirittura utilizzano il manganello nei confronti del terrorizzato popolo “sabaudo”); il muro cede per l’eccessivo peso e trentanove anime non lasceranno più, calpestate dalla calca, il Re Baldovino di Bruxelles. Molti connazionali tentano di approcciarsi alla tribuna stampa e alla figura di Bruno Pizzul al fin di mettersi in contatto con le rispettive famiglie rassicurandole:in un primo momento il leggendario cronista, collegato in diretta con l’altrettanto mitica figura di Gianfranco De Laurentiis, acconsente. Temendo però che i cari di chi non si fosse presentato potessero temere il peggio si opta per tutto ciò che non destasse disperazione estrema. Le notizie alla vigilia del fischio d’inizio si rincorrono confuse e senza che gli attori protagonisti, i calciatori di entrambe le squadre, abbiano chiaro ciò che realmente sia accaduto. L’Uefa, nonostante la richiesta del club bianconero, decide di far disputare l’incontro per evitare scenari peggiori in caso di annullamento. Platini e compagni sono dunque costretti a disputare la più triste partita della storia delle coppe europee. L’agonismo in campo non manca, la partita è effettivamente calcisticamente valida, l’impegno e l’interpretazione della gara ambo i lati suggeriscono che all’interno del terreno di gioco è stato difficile ma realistico isolarsi da ciò che era accaduto.
Impossibile però festeggiare (Platini condannò duramente sé stesso per la gioia espressa successivamente alla realizzazione del calcio di rigore che decise sportivamente l’evento).
Impossibile dimenticare.
In seguito a questa tragedia, nel 1985 venne elaborata la Convenzione europea sulla violenza e i disordini degli spettatori durante le manifestazioni sportive, segnatamente nelle partite di calcio, attualmente ratificata da 42 Paesi. In seguito a un’altra strage, quella di Hillsborough nel 1989, vennero introdotte norme più severe per migliorare la sicurezza degli stadi, come le telecamere a circuito chiuso.
Nel marzo del 1990 il Milan fu la prima squadra italiana a tornare a giocare all’Heysel, in occasione della sfida di Coppa dei Campioni contro il Malines: il capitano rossonero Franco Baresi depose un mazzo di 39 rose rosse sotto la recinzione del settore Z, ricevendo tuttavia molti fischi da parte dei tifosi locali. Pochi mesi dopo, in occasione del campionato del mondo del 1990 ospitato dall’Italia, l’Inghilterra ottenne di non giocare nel girone che avrebbe contemplato come impianto l’apposita mente neonato stadio “Delle Alpi” di Torino, sede delle gare interne della Juventus, per via dell’ ”ancora fresca ferita” dell’Heysel.
Dopo la recente inaugurazione da parte della Juventus del monumento, una pedana di 65 metri a spirale centrifuga, denominato “Verso altrove”, il Liverpool inaugurerà un nuovo monumento all’esterno di Anfield, in un settore ancora da definire. Il club ha specificato come la struttura sarà ben visibile e accessibile, in modo da creare uno spazio per la riflessione e il ricordo. La statua sarà adornata da due sciarpe, una dei “Reds” e una bianconera, legate fra loro. Come hanno spiegato le fonti del club britannico si tratta di un “simbolo di unità e solidarietà tra le due società e di legame forgiato attraverso il dolore condiviso e il rispetto reciproco”. Sul monumento saranno iscritti anche i nomi delle vittime, oltreché la scritta in italiano “In memoria e amicizia”.
Per non dimenticare mai.

BIO: ANDREA FIORE
Teoreta, assertore della speculazione del pensiero quale sublimazione qualitativa e approdo eminentemente più aulico della rivelazione dell’essenza di sé e dello scibile, oltre qualsivoglia conoscenza, competenza ed erudizione quali esclusive basi preliminari della più pura attuazione di riflessione ed indagine. Calciofilo, per trasposizione critico analitico di ogni sfaccettatura dell’universo calcistico, dall’ambito tecnico-tattico all’apparato storico, dalla valutazione individuale e collettiva ai sapori geografici e culturali di una passione unica. La bellezza suprema del calcio è anche il suo aspetto più controverso: è per antonomasia di tutti e tutti pensano di poterne disquisire.
2 risposte
Buongiorno Andrea e buongiorno a tutti. Articolo molto efficace di un evento tanto tragico quanto toccante. Ero un adolescente e rimasi colpito dalla “povertà di quello stadio”: ancora oggi non capisco come possano aver deciso di far disputare una partita, sapendo tra l’altro dell’aggressivita’ dei “tifosi inglesi “, in uno stadio del genere e soprattutto, come possano aver messo a stretto contatto parte delle tifoserie. Anche io ricordo molto bene la gioia di quel grande campione sportivo che risponde al nome di Platini, ma ho sempre pensato che in cuor suo facesse finta di essere felice. Del resto ricordo le sue interviste da calciatore da gran signore, sempre pronto a riconoscere il valore degli avversari (vero Simone Inzaghi e Gasperini?) e a sdrammatizzare i torti arbitrali subiti(gol annullato in coppa Intercontinentale). Scusate se sono andato oltre, ma forse se i protagonisti stessi si dessero una regolata…grazie.
Grazie Andrea per l’articolo, io all’epoca ero un bambino di 10 anni che con i coetanei stavamo preparando l’esame di 5a elementare, coltivavamo la nostra passione per il calcio, eravamo contenti, felici e gasati per quella finale.. purtroppo però, sappiamo bene come è andata.. in questi anni ho letto ed anche scritto le mie impressioni sull’argomento; l’unica cosa che possiamo fare oggi è pregare per le anime dei defunti e soprattutto sperare che non accadano più sciagure simili.. grazie ancora