ROBY…L’ULTIMO IMPERATORE.

In questi ultimi anni ci hanno purtroppo lasciato diversi protagonisti di quel grande Milan che mi fece innamorare dei colori rossoneri.

Non ricordo il momento preciso in cui decisi di amare questi colori però ho perfettamente in mente un’immagine: Credo fossimo all’incirca nel 1966 e una sera mio padre rientrò a casa dal lavoro portandomi una maglietta rossonera con il numero 9, in quel periodo indossata, prevalentemente, da Angelo Benedicto Sormani ed un pallone giallo.

Ovviamente la maglietta non era originale anche perché presumo che le originali non venissero neanche messe in vendita.

Era in lanetta e quando pioveva pesava un paio di chili in più, le maniche si allungavano di mezzo metro ed io, mingherlino com’ero, ci ballavo dentro! Nonostante ciò la indossavo ogni volta che scendevo a giocare nel campetto davanti a casa.

Ero già simpatizzante milanista ma questo regalo rafforzò la mia “fede”. Insomma il mio “milanismo” nasce quando avevo 6-7 anni e si amplifica grazie a quegli immensi campioni: Cudicini, Anquilletti, Schnellinger, Trapattoni, Rosato, Malatrasi, Hamrin, Lodetti, Sormani, (Combin), Rivera, Prati e l’allenatore, il Paron Nereo Rocco. Una poesia imparata a memoria che ancora oggi non ho dimenticato.

I miei eroi erano questi, altro che Batman e Nembo Kid!

Le epiche serate davanti alla Tv in bianco e nero, per assistere alle partite contro Celtic, Manchester United, la finale con l’Ajax e poi l’incredibile nottata della finale Intercontinentale in cui gli argentini dell’Estudiantes si esibirono in una folle caccia all’uomo.

Ricordo lo sgomento nel vedere Pierino (Prati) colpito con un calcio nel fianco mentre era già a terra infortunato ed il viso di Nestor Combin, “La Foudre”, ridotto ad una maschera di sangue.

Ringrazio ancora papà per avermi concesso di stare sveglio fino a tardi.

Aspettavo con ansia l’uscita del mensile “Forza Milan” di cui conservo ancora i numeri che raccontano quelle vittorie e, naturalmente, non poteva mancare l’album “Panini” della raccolta dei calciatori.

Il mio idolo era Pierino Prati, capelli lunghi, calzettoni abbassati, e maglietta fuori dai pantaloncini così, quando cominciai a giocare, decisi che il mio ruolo doveva essere ala sinistra con il nr.11.

Un giorno, un cliente del bar dei miei genitori che lo conosceva mi fece la sorpresa: Lo portò da noi. Non ci potevo credere! Peccato non avere una fotografia di quel momento, mi sarebbe piaciuto rivedere la mia faccia imbambolata. Conservo il suo autografo come una reliquia.

Per quanto riguarda il Golden Boy, Gianni Rivera, il discorso è diverso.

Lui era talmente oltre i comuni mortali che non riuscivo nemmeno a considerarlo un idolo, per me era un extraterrestre.

Ricordo quando mi appostavo sotto la sua agenzia di assicurazioni, poco distante da casa mia, per poterlo incontrare.

Arrivò anche il più grande, enorme, dispiacere: la sconfitta a Verona per 5-3 che ci costò la stella. Avevo 15 anni e per quella partita si mosse tutta la famiglia. mamma, papà e la sorellina che stravedeva per Schnellinger.

Versai fiumi di lacrime e, a quel dolore, pochi mesi dopo si aggiunse quello per la vendita di Pierino. Fu un duro colpo, non ci potevo credere ma negli anni successivi, ahimè, ci furono tanti altri addii e tradimenti.

Un paio di anni prima, il 20 ottobre 1971, in occasione della partita di coppa Uefa, Milan-Hertha Berlino 4-2, accadde ciò che cambiò la mia vita da tifoso, e non solo: Mio papà era impossibilitato a venire a San Siro, così ci andai da solo e ne approfittai per salire ai popolari proprio dietro lo striscione della Fossa dei Leoni.

Era già un po’ di tempo che volevo farlo e spesso, durante le partite, il mio sguardo si volgeva verso l’alto, rapito dalle bandiere sventolate da quei ragazzi e dai loro cori.

Fino alla fine della stagione alternai la presenza nei distinti, con papà, a quella nei popolari, nella Fossa dei Leoni. Dalla stagione successiva passai definitivamente in Fossa e con papà facevo solo qualche trasferta.

Dopo i primi anni di semplice appartenenza al club, entrai nel consiglio direttivo e di lì a poco mi fu affidata la cassa (motivo di grande orgoglio da parte mia!). Nel corso degli anni ho svolto un po’ tutti gli incarichi, da addetto alle trasferte al compito di stare in transenna a far cantare tutti, mi sono occupato della corrispondenza e ho fatto il responsabile della vendita del materiale.

In curva troverò anche la compagna della mia vita che poi diventerà mia moglie con cerimonia e successivo viaggio di nozze a Tokyo in occasione della vittoria della terza Coppa Intercontinentale (Milan-Olimpia Asunción 3-0).

La Fossa nella mia vita ha lasciato un segno molto profondo. Prima di tutto il senso dell’amicizia, in termini di quantità e, soprattutto, per il valore di queste amicizie che a distanza di cinquant’anni durano ancora. L’esperienza mi ha dato vantaggi anche nella vita di tutti giorni: ero un ragazzino introverso e col tempo ho imparato a gestire riunioni, dibattere con giornalisti e dirigenti, organizzare viaggi a volte davvero complicati!

Del mondo ultras si è scritto e parlato molto ma solo coloro che ne hanno fatto parte possono comprenderlo.

Il leit-motiv dominante per tutti è la violenza. La violenza è indiscutibilmente presente ma vi è molto, molto altro. Vi sono valori importanti come lealtà, fedeltà, disinteresse ma non è questo il luogo dove fare un’analisi sociologica del fenomeno ultras.

Quando mi chiedono quale sia il mio ricordo più bello rispondo sempre che è impossibile limitarsi ad uno solo e che sono almeno tre quelli che ricordo con più piacere:

  • La finale di Coppa Campioni del 1989 a Barcellona sia dal punto di vista sportivo che organizzativo: tra Fossa e Brigate Rossonere portammo nella capitale catalana più di 10.000 persone con 2 treni, 40 bus e auto private. Quel giorno uno sciopero delle ferrovie catalane ci costrinse, in emergenza, a trovare 40 bus che ci aspettarono al confine francese per condurci fino al Camp Nou. Fu un evento epocale e assolutamente irripetibile grazie ad una serie di condizioni favorevoli: Lo stadio molto grande e relativamente vicino, totale assenza dei tifosi avversari e quindi tutti i biglietti a nostra disposizione e per ultimo ma certamente il più importante, il risultato finale!
  • Il secondo ricordo è la finale di Champions’ League di Manchester del 2003 contro la Juventus. Vincere la coppa eliminando in semifinale l’Inter e battendo i bianconeri in finale, a livello di adrenalina è qualcosa di pazzesco. Lo sguardo di Sheva pochi attimi prima di calciare il rigore decisivo è qualcosa di indimenticabile.
  • Il terzo ricordo non è legato ad una vittoria ma alla mia prima partita in Coppa Campioni, Milan-Celtic nel febbraio del 1969, quando ci penso mi assale la nostalgia per quei tempi, la nostra gioventù, i sogni, gli amori, le amicizie. Poi arrivano le immagini del campo, il freddo micidiale, nevicava e le righe del campo e il pallone erano di colore rosso.

Gli scozzesi con la loro mitica maglia a righe bianche e verdi orizzontali contribuirono a dare a quella serata un fascino ancor più particolare. Tra gli scozzesi ricordo Johnston, l’ala sinistra, che fece impazzire Anquilletti.

Volevo chiudere qui ma il fiume dei ricordi mi travolge: il derby vinto con il goal di Hateley e quello vinto 6-0, la vittoria 2-3 a Napoli del 1988, le Intercontinentali vinte a Tokyo, la finale di Atene vinta 4-0 con il Barcellona e poi ancora il 20 ottobre 1971, LA PRIMA VOLTA IN FOSSA.

YOU’LL NEVER WALK ALONE!

Un abbraccio a tutti coloro che hanno vissuto queste emozioni.

PS: A distanza di sessant’anni il calcio e il Milan mi appassionano ancora seppure trovi questo mondo sempre più disumanizzato e la distanza tra i suoi protagonisti e i tifosi sempre più ampia. Ormai mi è difficile riconoscermi in qualcuno di loro ma, molto probabilmente, questo è anche (purtroppo) dovuto all’età e a non riuscire più a guardare questo mondo con gli occhi del ragazzino che ero.

BIO: Roberto Bertoglio.

  • Nato a Milano il 27 luglio 1957, sposato un figlio e una nipote.
  • Innamorato da sempre dei colori rossoneri (passione trasmessa dal padre) e del calcio in generale.
  • Ho fatto parte della Fossa dei Leoni dall’ ottobre 1971 al novembre 2005.
  • Ho vissuto il calcio non solo da spettatore ma anche calcando spelacchiati campi milanesi disputando campionati nel torneo UISP Eccellenza con la maglia della Fossa e della Curva e riuscendo a vincere tre campionati milanesi e due provinciali il tutto naturalmente da ….ala sinistra..Pierino Prati.

40 Responses

  1. Stupendo Roby! ❤️

    Molti di questi ricordi sono anche i miei, non solo rispetto agli avvenimenti sportivi in se ma anche alle sensazioni, alle emozioni, alle atmosfere, ai lunghi viaggi, alle riunioni ecc ecc una condivisione sportiva, di tifo e di socialità. Un grande grandissimo abbraccio fraterno!

  2. Ciao Roby un’ onore averti conosciuto al raduno Superpartes a Como,tra le mie icone del calcio prima dei giocatori ci sei sempre stato tu!

  3. Che dire…ha detto tutto Lui. Solo chi ha vissuto quei momenti passionali insieme può ricordare cosa è stata la vita in FOSSA e BRIGATE. Io posso dire…C’ERO e tutt’ora la portiamo avanti anche fuori dallo stadio con una Grande Amicizia che ci lega e ci legherà per sempre!

  4. Quanta verità nel indicare che il mondo ultras nn può essere classificato esclusivamente nella violenza. È stato spesso definito dentro uno spazio così limitato per linguaggi giornalistici… ed istituzionali. Nel racconto emerge amore e passione per la propria squadra. Quello che ha reso emozionante il vivere la gradinata o la curva. L’amore verso i colori. I valori abbiamo imparato nel mondo ultras sono indiscutibilmente il rispetto e l’amicizia. Che non vengono mai considerati, l’aggressione giovanile che ha segnato intere generazioni è forse la cosa più bella delle gradinate Italiane.

  5. Grande Roby. Quanto simili sono state le nostre strade. E ancora ci unisce u a immensa amicizia. Ti avrò sempre nel cuore. Stefania

  6. Brividi, racconto meraviglioso, mi sembra di rivivere il mio passato ❤🖤❤🖤❤🖤 FIN DA QUANDO DA BAMBINO LO GUARDAVI CON PAPA’ 🍀🍀🍀

  7. Roberto,o meglio L’imperatore una persona meravigliosa.Io l’ho conosciuto ad inizio anni 80 chiaramente in curva Sud,in lui ho trovato oltre ad un vero Ultras un amico una persona di cui fidarsi ad occhi chiusi.Onesto Generoso,Duro quando serviva,per me è stato un simbolo….mi è servito a diventare uomo con principi che vado fiero.
    Non smetterò mai di essergli riconoscente per quello che mi ha trasmesso.
    Grazie Roby grazie di esistere.
    Lunga vita all’imperatore.

  8. Grande Roberto, abbiamo 12 anni di differenza, ero un ragazzino quando venivo da solo allo stadio ero sempre in Fossa, ricordo a distanza di anni quando ricevetti la prima tessera, abbiamo parlato spesso e mi hai lasciato dei bellissimi ricordi sia come persona sia come tifoso del Milan, è stato un onore quegli anni in curva con te. Poi causa lavoro nei weekend nel 1996 dovetti rinunciare alla curva. Un caro abbraccio anche se probabilmente non ti ricorderai ero uno dei tanti della Fossa ♥️🖤♥️Hic Sunt Leones 🦁

  9. Racconto impeccabile ed emozionante di ricordi unici e indelebili.
    Appartengo a un’altra generazione, ma hai perfettamente illustrato le sensazioni e, purtroppo, la “distanza” e la “disumanizzazione” odierne. Un caro saluto.

  10. Credo abbia più o meno la mia stessa età. La trafila anni settanta- primi ottanta e’ analoga. Poi dopo il 5-0 al Madrid mi disamorai : non era più il mio Milan, ma uno strumento di propaganda politica. Peccato non abbia descritto il cambiamento socio- politico in quella fase della Fossa.

  11. Grazie del tuo racconto Roby, è un po’ la storia, con sfaccettature ed aspetti diversi per ognuno, della nostra generazione. Ho letto momenti ed emozioni vissute anche da me nel corso di decenni e poi…..Prati era anche il mio idolo, anche io avevo la maglietta con il n. 11 e volevo crescere di un altro cm. per diventare alto 1.81 come lui…….. Un abbraccio
    Flavio

  12. Io andavo alle riunioni della Fossa in p.zza Ovidio con la Rachele Bianchi, abitavo al Vigentino.
    Mi ricordo di Daniele 🙏, e nelle foto che ci sono sul libro anche degli altri, il barone è arrivato dopo, lui era dei Commandos
    Ma di te nn mi ricordo ero nella Fossa sempre con la Rachele
    FV❤️❤️🖤 7
    PS fatelo avere a Roberto grazie

  13. Le lacrime mi scendono copiose nel rivivere con Roby queste emozioni … è stato bellissimo ed averle condivise è stata la gioia delle mia vita.
    Roby è una persona straordinaria, una leggenda come i grandi giocatori del nostro Milan e lo spirito della nostra Fossa si racchiude in questa frase:
    “Dal gioco nasce l’ amicizia e quando il gioco finisce resta l’amicizia.” Hic sunt leones
    Fossa dei Leoni 🦁❤️🖤

  14. Caro Roby
    Abbiamo quasi la stessa età e leggendo quello che hai scritto mi sono emozionato
    Forse perché tutti i tuoi ricordi sono anche i miei
    Da Cudicini a Prati fino a Manchester passando per Barcellona e magari ci metto anche le sconfitte Verona in casa con la Cavese oppure l’illusione di Cesena
    Forza vecchio Cuore Rossonero

  15. Le riunioni del giovedì il Via bligny, le “segnate” per le trasferte in transenna solo con il soprannome e 10.000 lire di caparra al Cresta, il bomber con la toppa della Fossa sul lato sinistro, lo striscione bucato ovunque con il leone dipinto e le lettere cucite, gli stendardi , l’odore delle torce e le coreografie di Pedro, le plastiche, i cartoncini e l’attesa di vedere se era “riuscita”, i tamburi in transenna, l’impianto voce che saltava sempre e i vari vocalist da Licianone a EnzoMatteo, la gente accovacciata in transenna spalle alla porta a fine primo tempo, le fanzine ad offerta libera e le fototifo da Max, il materiale, la sciarpa al collo, le sezioni, i bandieroni, le trasferte con i treni speciali con il biglietto ferroviario dedicato, gli scioperi del tifo, le contestazioni, l’entrata a 3 ore prima della partita per prendere i posti e ai gol che ti ritrovavi 4 file più giù…
    L’inno: “Leoni armati stiam marciando siam la fossa dei leon..”
    Mai scesi a compromessi, la coerenza, la lealtà del più grande e anziano gruppo ultras d’Italia.
    E poi lo scioglimento dove hanno aleggiato per anni tanti e vari “motivi” …
    La fossa, in fossa…così si diceva, e Bertoglio ne è sempre stato il leader.
    Un orgoglio averne fatto parte ma come si suol dire “ogni cosa ha suo tempo…”
    Ciao Fil, un abbraccio, Mariano.

  16. A volte mille parole non bastano per esprimere quello che si prova, tutto quello che hai fatto per tutti noi e anche personalmente per me è stato fantastico. Come non ricordarsi i numerosi panini preparati al bar dei tuoi che ci davano una mano per poi rivenderli il giorno dopo sul pulman della trasferta (altro che treni) per contribuire a fare cassa. E come non ringraziare tua sorella Nadia per le sue innumerevoli tessere e non solo fatte a tutti noi, l’Antonella e i tuoi splendidi genitori. Caro 🦁RAS DELLA FOSSA🦁, siccome non so cosa dirti di piu, uso solo una parola detta col cuore: Grazie.❤️🖤✋🦁

  17. Fine anni 80 – primi anni 90 ero sempre in zona Vecchia Guardia 😄 (quello lì sotto nella foto con gli occhiali neri è Fefè?😄)❤️.. ho un ricordo di Roberto con le braccia ingessate ma non ricordo in quale occasione.. 😬🤣🤣🤣
    ❤️🖤❤️🖤

  18. Ciao Roberto, ho letto con molto piacere e interesse il tuo scritto.
    Anch’io ho iniziato a frequentare la Fossa nel 70.
    Mio padre non voleva e per due anni mi acquisto la tessera della tribuna laterale blu posto 400 B.
    Ma io salivo sempre su. La Fossa era entrata nel mio sangue.
    Anche adesso, anche se ho 67 anni (uno in più di te) segue sempre con orgoglio la Curva.
    Ciao Roberto.

  19. Non c’ e’ molto da aggiungere.Un calcio e una tifoseria di altri tempi, con valori forti e solidali che restano nonostante il tempo trascorso per sempre e senza mitizzazioni.HSL.

  20. Grazie a tutti per le belle parole, mi fa piacere che il mio “ricordo” vi sia piaciuto e che la Fossa sia ancora nel cuore di molti . Grazie anche a Filippo per l’ospitalità e la visibilità.
    Roby FdL

    1. Mio caro “”AMICO”” …..forse non ti ricordi di me….ma io non potrò MAI dimenticare quello che TU hai rappresentato per me….il TUO farmi sentire uno di VOI ….non posso dire di più….troppe lacrime…ho solo un sogno….poterti incontrare di nuovo…per un caffè e una semplice stretta di mano…..non mi vergogno di stare piangendo…..TU….la NADIA… ANTONELLA….TUTTI VOI SEMPRE NEL MIO ❤️

    2. Io ho iniziato a frequentare la Fossa ed esserne parte nel 1983, a 14 anni. Per me rappresentavi un modello non solo per il ruolo di leader della Fossa, ma anche per i valori che hai sempre difeso,ovvero: solidarietà, uguaglianza, contro ogni forma di razzismo e discriminazione. La Fossa è stata uno straordinario esperimento sociale di integrazione tra ragazzi provenienti dalle classi sociali più diverse. E so che i tuoi valori sono sempre gli stessi. Grazie, dal profondo del cuore…E Forza Milan! Sempre!!

    3. Ciao grande,hai descritto perfettamente la nostra passione Rossonera.Dal 1975 al 1994 partivo da Sesto Fiorentino per vedere il nostro Milan ed ho vissuto l’epopea Sacchiana.Ora ho 63 anni e la penso come te,saranno gli anni che passano. Sono un fondatore della Fossa Firenze nata nel 1985. Ti ho sempre ammirato. Mi ricordo il grande Mauro anche lui grande cuore rossonero. Un abbraccione. Piero

  21. Ciao Roberto,
    Come sei stato un esempio in curva in quegli anni, lo sei ancora!!!
    Tra un capopopolo e…. diciamo… un altro tipo di soggetto…. c’è una bella differenza, ricordi? Te l’avevo detto mangiando una pizza con te e tua moglie in corso San Gottardo. A entrambi
    Grazie!!! ❤️🖤🦁⚡️
    HSL

  22. Grazie Roby per le emozioni che fai provare leggendo gli aneddoti della tua vita ultras, io e i tanti ragazzi che sono passati nella Fossa dei leoni ti ringrazieranno per i vari che ci hai insegnato e trasmesso, rispetto e amicizia prima di tutto.
    Grazie a Filippo che mi ha,dato la possibilità di leggerlo.
    LEONI PER SEMPRE

  23. Un saluto a Filippo per le emozioni che ci ha saputo dare, e a Roby per aver in così poche righe, raffigurato almeno una trentina d’anni dove la partita della domenica era “solo” “l’apice” del quotidiano collettivo, prima del “grande cambiamento”.
    Saluta Antonella e Nadia. ❤️🖤

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