SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE (I GIOCATORI PIÙ CATTIVI DELLA PREMIER LEAGUE).

PARTE 1: La mia storia

Era quasi mezzanotte e come ogni santo venerdì mi trovavo al Pub, il solito Pub, quello all’angolo della strada, sempre parlando di football con il mio amico Gary. Una pinta dopo l’altra, un discorso dopo l’altro ed ecco che iniziamo a discutere animatamente.

Nello specifico i toni si alzarono quando iniziammo a discutere su chi tra tutti i difensori inglesi dell’epoca fosse stato realmente migliore di Gary. La risposta era che pochi sono stati migliori di lui, ma si sa come vanno queste cose: spesso è più bello prendersi in giro e stuzzicarsi che ammettere la verità. Nel frattempo arrivarono anche gli altri ragazzi e a quel punto la discussione si fece decisamente più accesa, mentre le pinte terminate diventano sempre di più e gli sfottò non trovano fine fra tante risate e curiosi aneddoti del passato.

Ad un certo punto pronunciai la frase che non avrei mai voluto dire, ma che dissi a tutta voce: “Ok, ok” dico io. “Vediamo di risolvere questa discussione nell’unico modo che conosciamo: sul campo! Domani mattina. Ore 10.00”.

“E dove?” Chiese Gary. “Che domande caro il mio amico Gary. Andiamo al solito campetto, su a Carrington. 5 vs 5”. La sfida era stata lanciata. Aggiunsi: “Però le squadre le decidiamo già adesso, right?”. Risposta: “Right!” (in coro da parte di tutti).

Pensai che sarebbe stato meglio fare subito le squadre per evitare di perdere tempo inutile la mattina seguente.

Ovviamente Gary non si fece troppi problemi a cogliere il mio “invito” e gli altri ragazzi nemmeno. Evidentemente non vedevano l’ora di sfidarsi. E così iniziammo la conta alla vecchia maniera. Un bel giro di ‘morra cinese’ per decidere la composizione delle squadre, come si faceva da bambini. Io e Gary i capitani. Gli altri in cerchio ad aspettare un ineluttabile destino: quello di essere scelti.

‘Rock-paper-scissors’. Vinco io, Gary perde. Mi guardo intorno, non sono molto lucido. Forse scelgo in modo troppo precipitoso, ma scelgo. Scelgo lui forse perché era il più grosso e dunque quello meglio visibile. “Scelgo Duncan! Vieni Big Dunc, sei dei nostri”.

Ora è il turno di Gary. Anche lui poco lucido. “Allora… allora vediamo… io scelgo Jamie!” dice lui. Scelta facile, anche la sua. Stanno insieme tutto l’anno e ormai sono una coppia affiatata.

‘Rock-paper-scissors!’ Vinco di nuovo io.

“Scelgo… Joey! Joey! Joey lo prendo io”. Accidenti come ho fatto a non prenderlo subito. Non puoi rischiare di avere Joey contro. A dire il vero è un problema anche averlo insieme, ma Joey c’è e ce lo prendiamo con noi. Tra l’altro siamo quasi coetanei quindi abbassa la media dell’anzianità. “Vieni Joey, sei con me!”.

Dico io: “Tocca a te Gary. Forza fammi vedere cosa sai fare”.

Gary pensa, evidentemente troppo e risponde: “Allora prendo… prendo… dai prendo Micah! Sarà anche il solito casinista, ma almeno porta muscoli in squadra e ci fa sorridere.” Un altro dei suoi commentatori TV.

‘Rock-paper-scissors!’ Questa volta vince Gary. “Oh come on Gary, non puoi sbagliare adesso” dico io per mettergli pressione. (come se bastasse quello per mettere pressione a uno che ha alzato la Champions)

Gary sceglie: “Va bene allora prendo l’altro Gary!”. Ed io: “Whaaat? Non ci posso credere! Non hai preso Roy? e allora Roy lo prendo io!”. Incredibile. Non puoi non prendere Roy.

“Roy sei con me, domani mattina andiamo insieme al campo se ti va” e Roy: “Fu*K You!”

ed io: “Ok, grazie amico. Lo prendo come un si”.

Gary capisce di aver sbagliato. Si era dimenticato di Roy e non riusciva a farsene una ragione, ma forse tutta quella birra lo stava rendendo poco lucido e questo si traduceva in un enorme vantaggio per me. Ormai avevamo quasi terminato la selezione, le squadre erano praticamente fatte ed i miei obiettivi, seppur annebbiato dall’alcol e dall’emozione, erano stati quasi tutti raggiunti. Incredibile. Avanti con l’ultimo giro.

‘Rock-paper-scissors!’ Vinco io, di nuovo. A parte che scopro di essere un campione di ‘morra cinese’ mi guardo intorno e vedo che rimangono da scegliere solo Alan e Craig. Uno di classe, molta classe e uno di sostanza, molta sostanza. Ci penso un attimo. Decido di essere coerente con la mia linea di pensiero. Solo picchiatori. E allora: “Dai prendo Craig”.

Il gallese mi verrà utile, mentre l’inglese mi avrebbe sicuramente portato qualche rete in più, ma fa lo stesso. Tanto la verità è che qui c’è da darsi delle botte, non importa mica a nessuno vincere. Chiudo: “E tu Gary ti becchi Alan. Non male dai. Sicuramente lui sa come segnare a differenza tua”.

Terminate le “selezioni” ci incamminiamo verso casa, carichi di alcol e pronti (forse) per il match del mattino successivo. 5 vs 5 al campetto di Carrington. Blu contro Rossi nella più classica tradizione cromatica britannica. Esco dal locale. Scivolo. Mi faccio male alla solita caviglia malandata.

A quel punto riappare, come un angelo, il mio amico Eric che durante i turni di morra cinese si era dileguato. Eric mi soccorre e con fare “amorevole” mi dice: “Mon ami, tu così domani mattina non puoi giocare. Sai cosa facciamo? Ti sostituisco io!”. E sicuramente non vedeva l’ora di prendere parte al match e quella era l’occasione giusta per “farmi fuori” senza offendermi. Come biasimarlo. Un po’ mi girano, perché quando mi capita di nuovo di giocare con dei campioni della Premier League, ma un po’ sono d’accordo e allora rispondo: “Tres bien Eric, mi dispiace non poter giocare, ma in effetti mi sentivo un po’ fuori luogo in mezzo a voi fenomeni del calcio britannico”. Ca**ata. Non vedevo l’ora di giocare con loro.

Quindi per ricapitolare abbiamo da una parte abbiamo gli opinionisti della “BBC”, la Blu e dall’altra parte cinque dei giocatori più “arrabbiati” della storia della Premier League, la Rossa.

Squadra Blu: Gary Neville, Jamie Carragher, Gary Lineker, Micah Richards e Alan Shearer.

Con quei due là davanti sarà dura vincere. Gary Lineker e Alan Shearer saranno anche invecchiati, ma sono per natura due bomber implacabili. Il tempo non avrà sicuramente scalfito il loro fiuto per il gol. Poi abbiamo Carragher e Neville, due tipi tosti, atletici e che non amano perdere, mai. Due bandiere ammainate rispettivamente di Liverpool e Manchester United. Davvero duri da superare. Ed infine Micah Richards, uomo di sostanza e grande esperienza.

  • GARY LINEKER E ALAN SHEARER NELLE VESTI DI OPINIONISTI DELLA BBC (Squadra Blu)

Squadra Rossa: Eric Cantona, Duncan Ferguson, Joey Barton, Roy Kean e Craig Bellamy.

A quel punto mi viene da pensare che tutto sommato quei due là davanti, Alan Shearer e Gary Lineker, sul campetto piccolo, avranno poco da fare i furbi domani. Ma anche gli altri dovranno fare attenzione. A trovarsi quei cinque lì davanti fa tremare i polsi. Roy ed Eric sono stati dei campioni assoluti nei rispettivi ruoli. Craig e Duncan ottimi attaccanti, due di quelli che prima di perdere danno l’anima e versano fino all’ultima goccia di sudore. Joey… Joey è stato in carcere.

Saluto tutti. “Bye Roy, See you tomorrow!” e Roy replica: “F*ck you, c**t!” ed io: “Bye Roy”.

Niente da fare Roy era così e così sarà per sempre nella mia immaginazione, specialmente da quando ho visto la serie TV “Ted Lasso” dove l’alter-ego di ‘Roy Keane’ ovvero ‘Roy Kent’ non faceva altro che mandare a quel paese la gente. Ormai non riesco più a scinderli nella mia mente: grazie mille Ted Lasso!

Passa la notte, una notte di luglio, e arriva il mattino seguente. Fa caldo, molto caldo. Suona la sveglia. Apro gli occhi.

Era un sogno. Solo un sogno (ovviamente). Un meraviglioso fo***to sogno di una notte di mezza estate. In attesa della ripresa della mia amata Premier League.

Non mi alzo però. Rimango lì disteso a fissare il soffitto di camera mia, tanto sono in ferie, e provo ad immaginare cosa sarebbe stato affrontare Duncan Ferguson, Joey Barton, Craig Bellamy, Eric Cantona e Roy Kean in una partitella di futsal tra “amici”. Il solo pensiero di fa venire la pelle d’oca.

Ma era solo un sogno. Un meraviglioso sogno di una notte di mezza estate.

PARTE 2: La loro storia

Ora andiamo a vedere il motivo per cui ci ricordiamo questi 5 giocatori come i cinque più “cattivi” tra quelli che hanno militato in Premier League. Giocatori “ruvidi” ne abbiamo sempre visti nella storia del calcio, a qualunque latitudine.

Spesso li identifichiamo nei cosìddetti “gregari”, ma in questo caso parliamo di veri e propri personaggi dal carattere forte, dalle storie complesse che si sono distinti per il loro ‘Ego’ e che si sono elevati a leggende del football per episodi specifici dentro o fuori dal rettangolo verde.

Lo spunto per questa storia me l’ha dato un articolo preso da una storica rivista britannica specializzata in football (FourFourTwo) che a fronte di una lista abbastanza estesa di giocatori di ieri e di oggi, britannici e non, mi ha permesso di selezionare 5 calciatori che hanno militato nel campionato più bello del mondo: la Premier League.

La descrizione dei singoli personaggi e la classificazione per “grado di rabbia” ha reso il gioco molto divertente. Nella lista abbiamo trovato di tutto. Dai calciatori semplicemente “ruvidi e fumantini” a quelli dal grande talento abbinato alla classica “testa matta”.

E se alcuni (vedi Cantona) in un modo o nell’altro li conoscono tutti, anche quelli meno appassionati di football, per altri abbiamo dovuto fare uno sforzo di ricerca (vedi Duncan Ferguson) o prendere quello che la memoria offriva (vedi Joey Barton) per dipingere il personaggio in modo che fosse chiaro anche chi non sa tutto di calcio di chi stessimo parlando.

Dunque abbassate le luci e su il sipario! Si comincia…

Eric Cantona. Grado di Rabbia 9/10. Classe 1966. Lui è sicuramente il più popolare ed anche il più semplice da raccontare. Francese di origine sarde (da parte di padre) e catalane (da parte di madre). Se oggi digitate il suo nome su ‘Wikipedia’ otterrete come definizione “di professione attore”. Un personaggio eclettico ed eccentrico, artista a 360°. Una testa calda in gioventù, un uomo unico e dalla fortissima personalità in età adulta. Per sapere quale numero di scarpe portasse nel 1995 penso che sia sufficiente chiedere ancora oggi a Matthew Simmons, il tifoso del Crystal Palace che lo insultò e che si beccò un doppio colpo di Kung Fu da Eric. Probabilmente il segno della scarpa c’è ancora. Cantona è anche quello che dopo aver colpito il suddetto “pseudo-tifoso” del Palace si presentò, dopo giorni di silenzio assoluto, in conferenza stampa pronunciando una sola ed enigmatica frase apparentemente ai limiti della follia che tradotta recitava letteralmente così: “Quando i gabbiani seguono il peschereccio, è perché pensano che verranno gettate in mare delle sardine. Grazie molte”. Fine conferenza stampa. Un genio.

Il carattere forte di Eric si è palesato fin dalle sue prime esperienze. Nel 1989 insultò il commissario tecnico della nazionale francese durante uno show televisivo e venne sospeso dalle convocazioni internazionali. Nel 1990 durante un prestito al Montpellier fu coinvolto in una rissa con un compagno di squadra (Lemoult) che si prese un bel calcio in faccia da Cantona. Nel 1991 quando militava tra le fila del Nimes, durante una partita di campionato, colpì l’arbitro con una pallonata e venne così squalificato per un mese dalla Federcalcio transalpina. Non contento Eric Cantona definì i membri della commissione che lo aveva squalificato come degli ‘idioti’ e per questo la squalifica venne estesa a 3 mesi. A quel punto della sua carriera decise di ritirarsi, ma fu Michel Platini a convincere Eric a ripensare la sua decisione e fu Gerard Houllier a convincerlo a trasferirsi in Inghilterra. Sull’Isola militerà con il Leeds United e con il Manchester United sollevando trofei con entrambe le compagini. Detto questo risulta evidente che Eric sarà stato anche una testa matta, ma il suo talento all’epoca era uno dei più cristallini e potenzialmente devastanti al mondo. Oggi recita, fa l’attore. L’ho visto in un film interpretare sé stesso, l’ho visto interpretare un detective in una serie Crime, ma è anche un appassionato di lettura e di vini. In poche parole è un Artista.

Roy Kean. Grado di Rabbia 9/10. Classe 1971.

Come i draghi di Game of Thrones, nato dalla tempesta, ma a differenza dei draghi plasmato da Brian Clough prima e da Sir. Alex Ferguson dopo. Salito sul tetto d’Europa (saltando la finale per squalifica) con la sua squadra di club storica, il Manchester United, si è spesso reso protagonista di episodi discutibili come quando ha abbandonato il ritiro della sua nazionale (la Repubblica d’Irlanda) durante il mondiale del 2002 a causa di un litigio avvenuto con il CT irlandese Mick McCarthy, dopo essersi lamentato delle condizioni poco professionali su come fosse stata organizzata la spedizione dei verdi in Asia.

Ruvido per antonomasia, ma anche un grandissimo giocatore. Abile negli inserimenti durante la prima parte della sua carriera al Nottingham Forrest, ha poi saputo rivedere il proprio ruolo ricoprendo la posizione di centrocampista “box-to-box” nella seconda parte della sua carriera, al Manchester United. Gli episodi che ne hanno costruito il mito sono svariati, ma quello che mi ha sempre colpito è stato quando ha decretato il termine della carriera di Alfie Halaand, ironia della sorte il papà dell’oggi goleador del Manchester City: Erling Halaand. I fatti sono semplici da raccontare, ma leggendo la biografia dell’amico Roy non sono stati per nulla semplici da risolvere in tribunale e fuori. Tutto inizia nell’anno in cui Cantona si ritira e Roy diventa il capitano dello United. Era il 1997. Durante un match di campionato tra Leeds United e Manchester United il giocatore norvegese del Leeds, Halaand, atterra con un fallaccio Roy Keane che rompendosi il legamento crociato del ginocchio rimane a terra. In quel momento Alfie Halaand va ad urlare in faccia a Roy: “Get Up! Stop faking it” in poche parole “Alzati! Smettila di fingere”. Figuriamoci, apriti cielo. Roy Kean dovrà abbandonare il campo e veder terminare così la propria stagione. Dopo mesi di dura riabilitazione il nostro Roy rientra giusto in tempo per iniziare la stagione perfetta dello United, quella del 1998/99 conclusa con lo storico Treble (Premier League, FA Cup e Champions League). La storia con Alfie Halaand non andò mai giù a Roy Keane, non tanto per l’infortunio in sé, ma piuttosto per il fatto essere stato accusato di fingere. Ed ecco che quattro anni dopo (quattro per l’esattezza) durante un derby di Manchester del 21 aprile 2001, Alfie si presenta a Old Trafford, il piatto è servito. A circa cinque minuti dal termine del match (conclusosi per 1-1) Roy decide che doveva porre fine a tutto, ma proprio a tutto, ed entra sul norvegese rompendogli un ginocchio e allontanandosi dal campo senza nemmeno controllare il colore del cartellino. Fine carriera per Alfie Halaand. Per quel fatto Roy Keane passò grossi guai giudiziari e non solo, ma fu quello l’episodio che lo elevò a leggenda in termini di “ruvidezza”.

Joey Barton. Grado di Rabbia 8/10. Classe 1982.

Definito da molti come il giocatore di calcio più odiato sul pianeta, oggi allenatore, ieri galeotto. Le sue espulsioni dirette (6 in carriera e non sono poche credetemi) sono sempre arrivate a seguito di interventi davvero finalizzati “all’assassinio dell’avversario” e mai per interventi “genuini” sul pallone. Uno che è riuscito a farsi definire da Massimo Marianella (uno dei miei giornalisti sportivi preferiti) “un criminale” (e altri epiteti) dopo aver atterrato Tevez con un pugno in faccia durante un QPR – Manchester City in cui fondamentalmente si assegnava il titolo per i ‘light blues’ guidati da Roberto Mancini. Un personaggio irrequieto, arrabbiato e socialmente disagiato. Uno che ha avuto il fratello condannato per omicidio a sfondo razziale. Brutte cose. E lo sanno bene due ragazzi di nome Jamie Tandy e Ousmane Dabo. Il primo, Jamie, era un giocatore delle giovanili del Manchester City a cui Barton durante la festa di Natale del club gli ha fisicamente spendo una sigaretta sulla palpebra dell’occhio sinistro. Il secondo, Dabo, lo ricordiamo anche in Italia come calciatore di Lazio ed Inter, si è preso un pugno in faccia da dietro subendo il distacco della retina ed il tutto durante un allenamento a seguito di un diverbio. Joey Barton. Sicuramente dietro al suo personaggio di calciatore violento e problematico c’è una storia che andrebbe capita ed interpretata, ma qui noi stiamo parlando di picchiatori sul campo e Joey è sicuramente quello che mai avrei voluto avere contro. D’altra parte lui stesso, nato nella peggiore periferia di Liverpool, a Huyton, lo dice apertamente da sempre che la sua vita avrebbe potuto prendere tre strade: fare l’artigiano, fare il calciatore o fare il delinquente. E grazie a sua nonna, che lo ha cresciuto insieme al padre divorziato, direi che quello che abbiamo visto è stata la soluzione migliore per tutti.

Duncan Ferguson. Grado di Rabbia 10/10. Classe 1971.

Per lui 9 espulsioni dirette in carriera (il livello sale). Fino al 4 giugno 2023 è stato allenatore del Forest Green Rovers, anche se l’esperienza sulla panchina “eco-sostenibile” non è stata delle migliori. Record man di cartellini rossi, ben nove e portatore sano di “tre mesi di prigionia” per un’aggressione avvenuta sul campo nel 1994 quando militava in Scozia. Il mal capitato era un giocatore del Raith Rovers tale John McStay. In realtà quello era il quarto episodio negli ultimi mesi che lo vedeva protagonista e con tre denunce alle spalle la federazione si vide costretta a comminare il carcere al nostro “Big Dunc”. Dopo quell’esperienza passò all’Everton dove ha trascorso fondamentalmente tutta la carriera. Ferguson è stato una punta di quelle vecchio stampo, tutta forza, gioco aereo e gomiti rigorosamente alti ed ancora oggi detiene il record di miglior marcatore scozzese nel massimo campionato inglese: la Premier League. L’aneddoto più divertente su questo personaggio risale al 2001 e non riguarda il campo da gioco, ma la cronaca locale. La casa di Ferguson viene presa di mira da due topi d’appartamento che decidono di irrompere nell’abitazione e svaligiare tutto il possibile prima del rientro a casa di Duncan, moglie e figlie. Il problema è che “Big Dunc” rincasa quando ancora i ladri si trovavano nell’abitazione intenti a sgraffignare beni di vario genere e tipo. Benissimo. Duncan Ferguson entrando nella villetta se li trova davanti ed inizia a colpirli con calci, pugni e testate. Uno dei due ladri scappa, non si sa come, il secondo invece prima di essere arrestato si farà 3 giorni di ospedale a causa dei traumi e delle ferite riportate. La cosa più bella di questa storia (potenzialmente tragica) è che Ferguson dichiarerà di essersi trattenuto per non impressionare eccessivamente le figlie che (ahimè) dovettero assistere a tutta la scena. E meno male che non c’era l’arbitro altrimenti i cartellini rossi sarebbero saliti a 10!

Craig Bellamy. Grado di Rabbia 7/10. Classe 1979.

Il gallese oggi allena e probabilmente è stato il più mite dei quattro ragazzacci appena raccontati, ma il ricordo di un gladiatore furente sul campo da gioco alla conquista di ogni pallone e sempre pronto a dare tutto per la maglia è ancora vivo e lo sarà per sempre. Cresciuto tra le fila del Norwich e dopo aver passato un solo anno al Coventry in massima serie, Craig Bellamy ha sicuramente raggiunto l’apice della propria carriera tra Newcastle e Liverpool dove ha partecipato da protagonista alla Champions League e con le cui maglie (specialmente con i Reds) ha sollevato un paio di trofei nazionali. Se andiamo a verificare il suo “pedrigree da delinquente” scopriamo che non ha mai ricevuto squalifiche davvero pesanti (a parte 4 giornate ai tempi del Newcastle dopo un match di Champions a Milano contro l’Inter) tuttavia gli episodi controversi del gallese sono parecchi. Partiamo dal 2002 quando ha preso a pugni uno studente e passiamo per il 2006 quando è stato processato, ma poi assolto, per una presunta violenza su due donne. Successivamente nel 2009, dopo un derby di Manchester, quando militava nel City, ha tirato un pugno in faccia ad un tifoso dello United che aveva fatto invasione di campo ed infine nel 2011 è stato arrestato dalla polizia gallese, tre giorni dopo aver partecipato ad una rissa nei pressi di Cardiff procurando alcune lesioni a due ragazzi. Insomma uno tranquillo, tutto sommato. Meglio avere in squadra anche lui, non si sa mai nella vita. Oggi Bellamy vive un momento difficilissimo a livello economico dopo aver sperperato risparmi e sbagliato una serie di investimenti che l’hanno portato sul lastrico.

Ah mi sono dimenticato di dirvi che nel sogno un tale si era offerto di arbitrare l’incontro: Vinnie Jones

(e questo lo lascio per la prossima storia).

  • BIO: Matteo Cigna è nato a Genova, città nella quale ancora oggi vive, occupandosi quotidianamente di spedizioni marittime.
  • Le sue più grandi passioni sono il calcio e la scrittura, due mondi che lo portano a leggere e documentarsi costantemente su questo meraviglioso sport e sui personaggi che lo popolano. Tra il 2020 e il 2021 con grande umiltà ed entusiasmo ha fondato, con l’aiuto di un paio di amici, il blog e la relativa pagina Instagram ‘Sport-stories’, ma il progetto è poi “naufragato”. 
  • Da buon marinaio non si è dato per vinto e dopo mesi di riflessioni e attese ha deciso di rimettersi in viaggio nell’immenso oceano del football. 
  • “Scrivere per ‘La complessità del calcio’ sarà un piacere e un onore” [cit. Matteo Cigna]

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