CAPIRE TU NON PUOI, TU CHIAMALE SE VUOI… EMOZIONI. 1^ PARTE.

Siamo nel 1970, gli Stati Uniti d’America ritirano le truppe dal Vietnam. Esplode in Medio Oriente la guerra del Kippur; l’OPEC decide, per protesta contro l’Occidente che appoggia Israele, di alzare i prezzi del petrolio causando una crisi energetica mondiale. Nasce la band australiana degli AC/DC, simbolo della musica rock.

In Italia, precisamente il 15 ottobre 1970, dalla collaborazione tra due incredibili artisti, Lucio Battisti e Giulio Rapetti, in arte “Mogol”, viene resa al pubblico un’opera che resterà come un dono per l’umanità, al pari del David o della Gioconda. Un coppia di poeti , tra i più immensi che abbiano attraversato il cammino terreno, travestiti da cantautori scrissero un testo che rimarrà ad aeternum scolpita in molte anime.
Passano molti anni, davvero tanti, e mi ritrovo seduto ad un banco di una sala video di un campo nella sperduta periferia genovese.
Le emozioni scendono in campo e il destino decide che seduto in quel banco accanto a me, circa venti anni dopo, ritrovi Pasquale Palermo (grande allenatore visionario, uomo di profonda cultura e chef di alto livello), che un tempo fu compagno di Giurisprudenza. Come si suol dire corsi e ricorsi storici.
Dietro la cattedra un uomo apparentemente burbero, dai modi decisi, senza fronzoli.
Un uomo che, senza saperlo, mi avrebbe cambiato il cammino. Quell’uomo si chiama Francesco D’Arrigo, uno dei massimi e più illustri docenti del Settore Tecnico e uno dei più lungimiranti e visionari studiosi del calcio in costante e continuo movimento.

Anzi in costante EVOLUZIONE.
Finito quel cammino del Corso Uefa B inizia, insieme al mio amico Pasquale, una sorta di collaborazione con Mister Francesco. Prendeva il là un nuovo viaggio, un viaggio introspettivo.
Le emozioni saranno le compagne di viaggio.

Giorni di pioggia battente si alterneranno con meravigliose giornate di sole splendente.
Viaggiano sulle ali delle emozioni non mi vergogno di ammettere, prima a me stesso che a voi che avrete l’ardire di leggere quanto sto raccontando, che stavo attraversando a livello umano, a livello personale, una separazione coniugale inattesa, improvvisa che mi ha fatto a pezzi l’anima. Uscivo dal calvario di anni di malattia di mio papà. Alzarsi la mattina era la più grande condanna che il mondo potesse infliggermi.
Il calcio e mio figlio erano il solo rifugio che mi tenesse in vita e mi facesse pensare al futuro. Sentivo di doverci credere al futuro, più che volerci credere.
Dapprima iniziai a scrivere qualche post per il Gruppo Facebook “Allenatori Ispiratori”, iniziavo a vedere il GIOCO con maggiore consapevolezza.
Devo premettere che ho sempre avuto un fortissimo Senso del Gioco (mister Francesco su questo scriverà un meraviglioso libro, vi invito a leggerlo qualora ancora non lo aveste fatto) e da quando ho smesso di giocare ed iniziato ad allenare l’ho fortemente voluto e manifestato nei miei allenamenti.

Nei diciotto anni di futsal avevo capito, molto prima di molti, posso permettermi di dire quasi di tutti, che il gioco in spazi ridotti sarebbe stato determinante nella metodologia.

Era però ancora un sapere caotico, confuso. Michelangelo sosteneva che “Ogni blocco di pietra ha una statua dentro di sé ed è compito dello scultore scoprirla” . Ecco il mio cammino, la mia idea di gioco, i miei perchè erano dentro di me, ma andavano ancora fatti emergere, scolpiti.
Armato di scalpello Francesco D’Arrigo ha messo ordine nel caos e nel mio sapere inconsapevole. Ha però, al contempo, ampliato la mia voglia di sapere, la mia fame di andare in profondità è più corretto di dire.
E così scrivendo sul Gruppo ho iniziato ad avere le prime persone che mi contattavano in posta privata per sapere di più su quanto avessi scritto. Al primo messaggio ero quasi incredulo. Un allenatore da chissà dove stava scrivendo proprio a me. Non sapevo se fosse uno scherzo o cosa. Mano a mano che aumentavano i messaggi aumentava il mio stupore, ma nel contempo, forse inizialmente senza averne chiara la certezza, aumentava la consapevolezza che il mio cammino dovesse essere la metodologia.


In campo il mio modo di allenare era in continua evoluzione, una sorta di laboratorio, un misto tra artigiano e alchimista. Senza dimenticare, mai, di essere un visionario. Di sentirsi un pioniere in modo diverso di fare calcio. Un visionario, possiamo dirlo, poco capito, ma sopportato perchè, senza falsa modestia le mie squadre giocavano un calcio meraviglioso, libero, coraggioso, divertente, dove i ragazzi osavano. Sempre.
Arrivò poi il giorno che un nostro compagno di corso, il mitico Jack, chiese a me e Pasquale di fare una “serata di formazione” per la piccola società dove allenava.
Vedete che le emozioni sono le mie compagne di viaggio? E chi lo avrebbe mai pensato che qualcuno mi chiedesse di fare formazione ad altri allenatori. Preparare le prime slide. Ore ed ore di confronti con Pasquale. Ore ed ore di lavoro. Ore di idee che dovevano, per la prima volta, diventare realtà. Ore di emozioni, di quelle vere, di quelle che si toccano, di quelle di cui ci si nutre per vivere. Uno scambio empatico, di livello assoluto, con Pasquale.

Arriva il giorno fatidico. Ci ritroviamo in un pomeriggio caldo e soleggiato nel piazzale di un oratorio. Eh si, non la Masia o la Ciudad Deportiva del Real, la nostra prima volta da “formatori” fu la saletta spoglia e scarna delle sale interne di una sacrestia. Un po’ come i grandi campioni che raccontano i loro inizi in un piccolo oratorio, potremmo dire, ovviamente scherzando, di avere con loro qualcosa in comune, anche se in altra veste. In quella piccola stanza, che per sempre sarà un meraviglioso ricordo, un desueto proiettore e un cavo hdmi. Una decina scarse di persone che decisero di venire ad ascoltare due sconosciuti pieni di idee e, forse, pieni di sogni.

Andò bene, ma se ci ripenso oggi, mi sembra di guardare il paleolitico. Ci sono due parole che mi accompagnano, entrambe iniziano con la lettera E – meriterebbero di diventare due dei miei molti tatuaggi – Emozione ed Evoluzione.

Per evolversi serve avere quel fuoco dentro, quella inquietudine costante, quella eterna insoddisfazione. Quando fai una cosa bene, non godere del risultato ottenuto, ma sapere che avrebbe potuto, comunque, essere fatta meglio. Servono appunto le emozioni.

Formare, o avere l’ardita presunzione di poterlo fare, si basa sul saper comunicare. Sull’emozionare il tuo interlocutore. Uguale identico ad allenare, dove devi catturare l’anima dei tuoi giocatori, devi rapire le loro menti, Li devi in una sola parola…emozionare. Dopo quella prima serata passa qualche mese. Qualche altro post sul blog. Ancora qualche messaggio.

Mister D’Arrigo ci invita poi a Lucca, dove ha organizzato una serata di formazione con Mister Stefano Pioli, decisamente uno degli allenatori più evoluti e in costante evoluzione. Dopo la serata ci invita anche a cena e siccome nel cammino verso il ristorante avevo inziato a parlare di calcio con mister Pioli anche a tavola sediamo vicini.

Sono seduto a cena accanto ad un allenatore che ammiro incredibilmente e sto parlando con lui, seriamente di calcio. Ricordo bene che gli chiesi spiegazioni su un movimento bellissimo che faveva Therau, un qualcosa che liberava uno spazio per occuparne un altro. Usammo i grissini per parlare di questi accorgimenti. Incredibile, davvero incredibile. Un ricordo unico, indelebile.

Passa qualche settimana e un giorno arriva una telefonata da mister Francesco. Una serata di formazione campo e aula in Valle d’Ottavo. Gran Maestro di cerimonia Alioscia, allora mister di quella società, da sempre uno dei protagonisti del percorso di oggi e persona con la quale confrontarsi e un costante arricchimento.

Io e Pasquale ci ritroviamo davanti una nuova emozionante sfida. Nel mentre era nata la nostra pagina P&M COACHING. Il primo tassello di quello che stava per diventare un appuntamento di formazione che ha cambiato le regole del gioco, ma ci arriveremo, godiamoci questo viaggio raccontato in punta d’anima.
Ci ritroviamo per la seconda volta sulla giostra più bella del mondo, quella delle emozioni. Questa volta non una piccola sala con poche persone, ma prima un campo e poi un’aula con molte persone. Un viaggio di diverse centinaia di chilometri, e ogni chilometro da vivere con adrenalina, tensione, voglia di fare non bene, benissimo.

La mia parte era quella più pratica, quella che parlava del perchè delle esercitazioni e del come arrivare a realizzarle. Era un chiaro segnale, ancora non messo a fuoco, del mio futuro da artigiano della metodologia.
Due ore di campo e due ore di aula che ricordo essere state meravigliose, volate via. Si percepiva l’entusiasmo dei partecipanti. Eh si, tu chiamale se vuoi …emozioni.

Nel viaggio di rientro ti godi quello che è stato, lo rivedi nei tuoi occhi, analizzi i dettagli e inizi a cercare quello che avresti potuto fare meglio. Torni in laboratorio al lavoro per andare sempre oltre.
Accade poi qualcosa di unico. Per mesi e mesi parlai di Robero De Zerbi a mister Francesco D’Arrigo. Lo stavo studiando, mi ero innamorato delle sue idee ai tempi del Foggia.

Bene, il mister organizzò un nuovo incontro di formazione nei pressi di Lucca proprio con De Zerbi e dal palco non mancò di dire al preziso ospite che ero stato io a “rompere talmente le palle” da convincerlo a questo incontro. A fine serata mi fermai a chiacchierare con De Zerbi, insieme a mio figlio Filippo.

Possono sembrare piccole cose, ma per chi, come me, viene da nulla, dalla polverosa favelas dei dilettanti, da quel mondo inviso alla casta, e l’approdo in certi ambienti te lo sudi, anche solo poter scambiare qualche opinione con uno dei dieci allenatori che ammiro di più al mondo (lui è tra i primi tre in assoluto), sono cose che ti smuovono qualcosa dentro, che ti rendono felice. Si viaggia sempre e solo sulle ali delle emozioni. Ancora non lo sappiamo, ma il mondo tra poco si fermerà e conoscerà il significato della parola pandemia.

Nel mentre però da Responsabile Tecnico proseguo il lavoro nel mio laboratorio. Sperimento sul campo, con i miei allenatori, una metodologia basata ESCLUSIVAMENTE sulla realtà del gioco.

Rispetto a quando fino alla stagione prima allenavo, ho capito, grazie ad un incontro con una psicologa, l’importanza dell’uso dei video per riprendere, anche con un banale smartphone, le esercitazioni (cosa molto più importante delle partite) per poi lavorare post allenamento questi video con una doppia fondamentale funzione; permettere all’allenatore di guardare ciò che non era possibile vedere (gli occhi

sono due e quasi sempre ci si concentrano in zona palla, ma diventa determinante ciò che è lontano dalla palla) e soprattutto preparare delle brevi clip da far vedere a bimbi e ragazzi per instaurare in loro una autoanalisi. Eh si, senza che il mister dica nulla se non piccole cose qualora – ma non accadrà – ci sia un blocco nei ragazzi che, al contrario, sapranno bene, eccome, cosa dire. Un lavoro su quei mini video permetterà di migliorare in modo esponenziale l’apprendimento.

La comunicazione con le nuove generazioni è diametralmente opposta e distante da quella che veniva utilizzata con chi oggi ha superato i trentanni. Sembra passato poco tempo, e in effetti è vero, ma è come se fossero trascorse ere geologiche.
Il calcio, come tutte le aree che si rifanno all’apprendimento e alla correzione dell’errore, basano spesso il loro “credo” su studi che definire obsoleti è essere gentili. Studi fatti su metodi comportamentali che non esistono più. La tecnologia, esasperata se vogliamo, ha cambiato tutto. Soprattutto ha cambiato tutti. Tranne chi allena mi verrebbe da dire che, in modo assurdo, resta ancorato al vissuto.

Amo sempre dire che se chi ci ha preceduto non avesse deciso di evolversi vivremmo ancora nelle caverne vestiti con le pelli e mangiando cibi di animali cadaveri con le mani. Oggi esiste Dubai.
I video, soprattutto, aprono tra i ragazzi un aspetto relazionale, un coinvolgimento emotivo empatico, in poche parole viaggiamo ancora sulla lunghezza d’onda delle emozioni.

Tra le cose essenziali del mio LAB come Responsabile Tecnico c’era la formazione. Con cadenza mensile o anche inferiore, preparavo mini corsi per il mio staff.
Non lo sapevo ancora, ma il germoglio AMC FOOTBALL ACADEMY era dentro di me.
Poi, all’improvviso, un giorno il mondo si fermò. Qualcuno ci disse che si doveva stare a casa.

Albert Einstein, non proprio uno stupido direi, disse che “in mezzo alle difficoltà nascono opportunità” e fu proprio così.
Decisi, però, di non arrendermi agli eventi, allo sconforto, alla incazzatura potremmo dire e di non fermare la mia formazione con gli allenatori, ma di spostarla on line. Decisi inoltre di chiedere a Filippo (Filippo Galli n.d.r.), con il quale, grazie ad un mio articolo sul Gruppo Allenatori Ispiratori, era nata una sinergia, un confronto e per me un arricchimento costante e continuo, di partecipare. Decidemmo inoltre di allargare l’incontro ad altri allenatori.

Ecco che quell’incontro fu così interessante, così di eccelsa qualità, che decidemmo di organizzarne più di uno a settimana. Era nata la “LOCANDA GALLI MAZZARELLO”, così

chiamammo quell’appuntamento di formazione. Una tavola rotonda in cui liberamente ci si poteva confrontare avendo ogni volta come ospite un relatore di qualità indiscussa, indiscutibile e assoluta . Ad ogni incontro con il passa parola erano sempre di più gli allenatori che chiedevano di potersi unire.

Allora, a Pasquale, il mio socio della P&M Coaching mi propose di non fare più questi incontri in modo riservato, ma di farli sulla nostra pagina Facebook. Decidemmo di chiamare quella nuova rubrica “PALLA SCOPERTA”. Non per il significato tattico del termine, bensì perchè avremmo sempre detto il nostro pensiero, anche fosse stato scomodo e controcorrente.

Una palla vera, senza veli o censure. Un modo di vedere la vita che sento profondamente mio che da sempre dico che vivo in direzione ostinata e contraria. Un modo di non omologarsi al pensiero comune, di combattere, con tutte le forze, il “si è sempre fatto così” , di uscire da quelle noiose “zone di comfort” che diventano nel breve delle gabbie più o meno dorate, che ti danno mille certezze e zero dubbi. Quando, al contrario, i dubbi sono il solo propulsore che alimenta l’evoluzione. Non dimentichiamoci le caverne, erano la zona di comfort rispetto al dormire sugli alberi, ma oggi esiste Dubai.

Decidemmo di coinvolgere anche il mio maestro, il deus ex machina del mio approdo nel mondo della formazione, Francesco D’Arrigo.

Un quartetto offensivo di qualità per un format, “PALLA SCOPERTA” appunto, che è stato in quei mesi un punto di riferimento assoluto. Trenta incontri e più con circa duecentomila visualizzazioni. Numeri che, se me li avessero detti prima, non ci avrei mai creduto e avrei dato, senza mezzi termini, del folle a chi me lo stesse dicendo. Invece la passione che mettemmo nell’organizzare quegli incontri, lo studio approfondito degli argomenti, le ore di telefonate, di call con gli ospiti relatori e con noi moderatori, fece nascere un prodotto di assoluta qualità, possiamo dire, senza falsa ipocrisia e modestia, di assoluta eccellenza.

Nel preparare quegli incontri, ancora una volta, si viaggiava sulle emozioni.
Avete presente cosa volesse dire, ormai da qualche mese, avere un rapporto di collaborazione stretta con persone del calibro di D’Arrigo, uno dei massimo studiosi del calcio italiano, e di Filippo Galli, uno degli invincibili, uno che ammiravo allo stadio o in televisione, uno al quale vedevo alzare Champions League una volta si e l’altra anche? Uno diventato poi una icona nell’essere Responsabile del Settore Giovanile dell’AC MILAN, un assoluto visionario e innovatore, ma soprattutto l’esempio di chi è uscito dalla caverna per andare a Dubai.

Non è errato credere, ritenere, che in quella caverna avesse delle certezze assolute, malgrado questo e soprattutto per quanto avesse un cervello e quindi un intelletto ancora limitato, ha capito e compreso che era una gabbia e che il calcio era una evoluzione costante e continua.
Ebbene, per me, avere con loro una stretta relazione collaborativa mi permetteva di viaggiare con la mente trasportato dalle emozioni. In fondo mi sentivo di dover dimostrare di essere bravo, di essere con loro perchè me lo meritavo. Anzi erano loro partecipi di un mio progetto e questo era orgoglio cristallino, allo stato puro.

Quegli incontri, che molti chiamano webinar, ma a me quel termine non piace per nulla, mi facevano ricevere decine e decine di messaggi di allenatori che mi chiedevano, in sintesi, un banale, ma allo stesso tempo profondo ed essenziale, come si fa. Eh si, come dice Filippo, con una espressione di una chiarezza illuminante e di una efficacia disarmante, mancava la “messa a terra”, mancava quel collegamento tra una meravigliosa teoria e una pratica avvolta in una coltre fitta di nebbia.

Allora, scarcerati dalle nostre celle forzate e tornati ad una vita normale, quel germoglio di cui avevo parlato molte righe sopra, diventava una pianta. Avvertivo fortissima l’esigenza di dare vita ad una SCUOLA DI FORMAZIONE ED APPROFONDIMENTO DELLA METODOLOGIA.

Un percorso di studio ed una METODOLOGIA basata ESCLUSIVAMENTE sulla realtà del gioco. Nella mia anima era nata la AMC FOOTBALL ACADEMY…….CONTINUA.

BIO: Alessandro Mazzarello, è nato a Genova il 3 agosto del 1977.

Laureato in giurisprudenza. Di professione, da quattro anni, Docente Scolastico, dopo aver fatto per venti anni consulenza a privati ed imprese in campo finanziario e di strategie commerciali.

La sua vera e assoluta passione è, da sempre, il calcio. Per diciotto anni ha praticato il futsal a buoni livelli, dove ha avuto anche il doppio ruolo di allenatore – giocatore in serie C/1, perdendo la finale per l’accesso in serie B con una piccola realtà e dove ha anche allenato la Rappresentativa Ligure, portandola, unica volta nella storia, alle semifinali nazionali.

Smette di giocare, a trentacinque anni, in possesso della LICENZA UEFA B e LICENZA ALLENATORE CALCIO A 5, ha iniziato ad allenare nei settori giovanili, togliendosi, da subito, enormi soddisfazioni. Alcuni dei ragazzi che ha avuto la fortuna di allenare sono oggi dei professionisti o protagonisti assoluti nel campionato di serie D. Nei suoi anni da allenatore ha avuto modo di iniziare a sperimentare la sua metodologia, un misto tra artigiano nel suo laboratorio e alchimista. La più bella esperienza quella come Responsabile Tecnico, dove ha affinato quello che poi è diventato il suo presente e, ne è certo, sarà il suo futuro, il percorso di formazione e approfondimento metodologico con la AMC FOOTBALL ACADEMY.

AMC FOOTBALL ACADEMY nasce dopo tanto, molto studio che ha parallelamente portato avanti alla sperimentazione sul campo e grazie anche ad importanti collaborazioni e costanti e continui confronti con importanti esperti del settore. Ha deciso di studiare la realtà del gioco e la sua costante e continua evoluzione, partendo sempre dal perchè di un cosa.

Determinante la creazione della P&M COACHING e PM SOCCER LAB di cui è co-founder insieme al collega mister Pasquale Palermo. Insieme hanno organizzato più di trenta incontri di formazione on line, con, adggi, oltre duecentomila visualizzazioni.

Sono sempre più convinto che possedere una LICENZA UEFA, qualunque essa sia, debba essere un punto di partenza e non di arrivo.

Costanti aggiornamenti e approfondimenti sono la sola ed unica via per poter pensare di condividere delle conoscenze con i propri giocatori e con le proprie giocatrici.

Volersi sempre migliorare arricchendo il bagaglio delle conoscenze sia la sola ed unica strada per elevare il livello del proprio lavoro sul campo.

3 Responses

  1. Ho letto, con grande interesse e passione, questo articolo trovato quasi per caso durante la visione dei distinti interventi di questo brillante e qualificato sito. Ho da poco completato il corso Uefa C con Mister D’Arrigo, svoltosi a Catania e, leggendo quanto scritto da Mister Mazzarello, ho rinvenuto in larga parte il mio percorso, inizialmente pregno di difficoltà, poi improvvisamente illuminante ed “emozionante “. Sono oggi consapevole che, solo grazie ai Vostri contributi, il nostro Calcio potrà progredire ed entusiasmare, al di là di risultati numerici, fazioni ed antiquate visioni, ancor oggi trasmesse a destinatari ignari ed incolpevoli.

    1. Buongiorno Angelo e Buon Anno. Grazie per il supporto e per una visione che diverge dai canoni tradizionali. Nella sezione METODOLOGIA, troverà molti contributi che vanno in quella direzione. Se per lei non è un problema, diamoci del tu. A presto

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