CAPIRE TU NON PUOI, TU CHIAMALE SE VUOI…EMOZIONI. 2^ PARTE

…Nel mentre, la conoscenza e il confronto con un mister molto competente ed evoluto come Daniele Zini, allora allenatore nel Settore Giovanile del Cagliari Calcio e coordinatore metodologico di diverse leve, portò a me e Pasquale una grande opportunità. Essere ospiti come relatori del Cagliari, una società professionistica di alto livello, un settore giovanile tra i più performanti d’Italia.

Avete presente cosa abbia voluto dire per me? Quale onore sia stato avere questa opportunità? Una serata a cui hanno partecipato tutti i tecnici, l’attuale Responsabile del settore giovanile, gli allenatori delle Academy del Cagliari e il Cagliari Women.

Tu chiamale se vuoi, emozioni. La colonna sonora di un cammino meraviglioso, in cui ci si gode, a pieni polmoni, il panorama dei promontori, con scenari meravigliosi, inattesi.

Ma torniamo, anzi proseguiamo questo “diario di bordo”, il racconto di un viaggio sulle ali delle emozioni parlando del progetto AMC FOOTBALL ACADEMY, un progetto, oggi posso dire unico in Italia e vincente, che mi ha cambiato la vita.
In molti, davvero troppi, quando gliene parlavo mi davano l’impressione di non essere convinti. Direi che praticamente tutti mi dicevano bellissima idea, ma avrai un seguito? Le emozioni diventavano spesso rabbia.

Il non vedere oltre al proprio naso. Il continuare a vivere in quella maledetta caverna. Perchè, in fondo, a parole siamo tutti capaci di parlare di evoluzione, a sposare le più lungimiranti teorie evoluzionistiche, poi, nei fatti, quasi tutti si fermano alle parole, perchè fare davvero presuppone un atto di partenza, quasi fosse un atto di dolore cattolico, destabilizzante. Mettere in dubbio sé stessi e lo status quo delle cose. Rinnegare il modus operandi conosciuto per studiare.

Diciamolo dai, fedeli al dna di “Palla Scoperta”, senza peli sulla lingua e poi amo andare controcorrente: il calcio è lo sport più popolare. E quindi abbraccia, nettamente, il maggior numero di persone. Spesso chi allena nel calcio è poco avvezzo allo studio. Nella propria vita ha studiato poco. Ricorda lo studio come un peso, come una rottura di palle e per lui conta il vissuto. Sono certo sia solo e solo questo il vero, grande, enorme, problema del calcio italiano.

Deciso e convinto diedi vita alla AMC FOOTBALL ACADEMY e dedicai praticamente ventiquattro ore al giorno nel preparare e promuovere il CORSO 1.
Iniziavano ad arrivare le iscrizioni. Un progetto tutto mio. Una mia idea. Un qualcosa in cui io avevo investito la mia anima, prendeva forma. Per la prima volta mi accorgevo che da quella piazzola assolata dinnanzi alla Chiesa dove mi apprestavo a fare la mia prima uscita come “formatore”, passando per le emozioni per il primordiale clinic di campo e aula (mentre nel viaggio per la Valle di Ottavo saliva l’adrenalina ogni chilometro), transitando per la LOCANDA GALLI MAZZARELLO in cui sedevo accanto, nella nostra tavola rotonda, se pur virtuale, ad un invincibile, finendo per lo straordinario successo di “PALLA SCOPERTA” ( ancora più emozionante per aver diviso questo successo con uno dei pochissimi veri amici fraterni e soprattutto con una persona che ammiro e stimo come Pasquale), avevo fatto una marea di strada, In relativo poco tempo e senza accorgermene.

Quando sei mosso dalle emozioni, quando le stesse nutrono la tua anima, non ti accorgi del giorno che diventa sera, e della notte che diventa giorno. Passano in secondo e terzo piano l’ora di pranzo e l’ora di cena.
Arriva la sera del primo incontro del CORSO 1. I giorni prima sono un’alternanza tra stati di quiete apparente e tensione.

Oscar Wilde disse che non esiste una seconda occasione per fare una prima buona impressione.

Ecco quindi che quei primi sette secondi del primo incontro del CORSO 1 AMC FOOTBALL ACADEMY sarebbero stati determinanti per entrare, definitivamente, in una nuova dimensione, ad un livello superiore.

Sono un perfezionista, sono pignolo e meticoloso. Sono il primo, solo ed unico nemico di me stesso. Sono il mio più grande critico e volevo quindi che questa prima volta, fosse il biglietto per un viaggio che non mi interessa minimamente dove porti, perchè non ha una meta, ma del quale mi interessa godermi le tappe respirando a pieni polmoni.
Finito il primo incontro, inaspettatamente, ricevetti alcuni messaggi dei corsisti. Questo dei messaggi diventerà da qui in poi, un leitmotiv che dapprima mi stupirà per la bellezza delle parole che mi scrissero questi corsisti (conservo i messaggi come fossero beni preziosi), ma poi diventeranno fondamentali compagni di viaggio.

La cosa che più mi ha fatto piacere e colpito profondamente è che in questi scritti mi si attribuivano meriti per aver suscitato in loro emozioni. Avergli creato dubbi, aver mosso uno stantio, impolverato e obsoleto status quo metodologico.

Ricordo i primi . Li leggevo più e più volte. Ogni messaggio era una straordinaria vittoria. Poi, dopo poche settimane, dopo i primi incontri del Corso 1, iniziarono ad arrivarmi anche i video degli allenamenti.

I corsisti, entusiasti, provavano in campo quello che suggerivo loro.

Badate bene, io, malgrado attualmente nella vita sia un insegnante, mi reputo e continuerò a ritenermi, uno studente a vita.

D’altronde l’etimologia del verbo insegnare, dal latino è composta da in e da segnare, ossia da lasciare un segno dentro, inteso come dentro alla mente, io aggiungo dentro l’anima.

Lo scopo quindi è creare continui e costanti dubbi, un costruire certezze, momentanee, che siano dopo poco distrutte da nuovi dubbi che costruiscano nuove certezze. Un circolo virtuoso che si autoalimenta. Una spirale verso una conoscenza completa che, in vero, non arriverà mai.

Quindi suggerisco un principio generale, mostro una o più ipotetiche esercitazioni, ma poi il tutto va contestualizzato, adattato all’età che si allena, alle caratteristiche dei giocatori, alla specificità del contesto, all’ambiente. Tutte variabili che rendono unico e irripetibile quello specifico scenario di apprendimento.
Quello che cerco è fornire loro gli strumenti per saper andare nel loro laboratorio e partendo da un prodotto “standard”, personalizzarlo tenendo conto, in modo maniacale, di tutte quelle variabili. Sono i particolari a fare la differenza.
Ricevere quei video è stato, ed è tutt’ora, anzi sempre di più un motivo di crescita. Il confronto, all’interno di un contesto comune, di una idea radicata e condivisa, porta, senza dubbio, un arricchimento.

L’idea iniziale è sempre perfettibile e perfezionabile. Nel mentre la platea di corsisti aumentava e si andava anche oltre confine.
Per me una soddisfazione a dir poco incredibile, che è difficile spiegare a parole per iscritto. Un allenatore a migliaia di chilometri da me che decideva di essere mio compagno in questo cammino.
Ripenso a quelle prime slide all’ oratorio, quanta strada si è fatta. Una strada, spesso in salita a forte pendenza, fatta però con estrema e assoluta convinzione nel progetto, spinto e trascinato nei momenti più duri, dalle emozioni. Si sempre loro, solo loro.


Finito il Corso 1 avevo in programma il Corso 2. Avrebbero dovuto passare circa tre mesi tra la fine del primo e l’inizio del secondo corso. Invece i corsisti mi chiesero a gran voce di anticipare perchè la loro fame di sapere, di andare oltre, di andare avanti era troppa.

Un mese dopo eravamo di nuovo in aula. Ricordo le notti fatte al pc, malgrado poi la mattina dovessi essere a scuola per il mio “altro” lavoro, per riuscire ad esaudire questa richiesta di accorciare i tempi. Sentire la loro felicità, toccare con mano la loro soddisfazione, rendere tangibile quello che nella realtà non lo è, mi ha spinto ad andare sempre oltre.

Mi viene in mente una frase che lessi in una intervista ai tempi del Trapani a Mister Italiano , allenatore che apprezzo e ammiro moltissimo, che disse: “dove gli altri vedono confini noi dobbiamo vedere orizzonti”.

E’ proprio questo che sta alla base del Progetto di Studio e Formazione AMC FOOTBALL ACADEMY. Far comprendere e capire che non si può andare oltre, si deve.
Allenare la realtà del gioco non è affatto semplice. Anzi è decisamente complesso, perchè lo è il gioco stesso. Allora diventa necessario muoversi all’interno di quella complessità.

Per parlare di metodologia bisogna però avere chiaro un metodo, perchè la metodologia è fluida, è in costante evoluzione. I grandi pensatori del calcio, gli allenatori la cui influenza va ben oltre il campo e i suoi risultati, si evolvono costantemente anche se, gli addetti ai lavori, o presunti tali, conoscendo pochissimo il gioco, non se ne accorgono.

Ecco, il mio primario compito è proprio questo. Capire subito le evoluzioni, studiarle e su quelle creare nuovi apporti e accorgimenti alla metodologia.

Il metodo è invece la fondamenta su cui si basa la metodologia. Anche lui si può, meglio dire potrebbe, evolvere, però basandosi su scienze è decisamente un processo non certo e più lento, qualora avvenisse.
I tre pilastri del mio metodo sono le Neuroscienze, l’apprendimento tramite le emozioni (psicologia emotiva) e l’apprendimento ecologico.

Vedete, uno dei mali assoluti di molti che operano nel calcio è non conoscere o disconoscere queste tre branche che non sono opinioni, sono scienze e in quanto tali non opinabili.

Sono semplici da studiare? Assolutamente no. Anche per chi, come me, ha una laurea, quindi si presuppone una buona cultura e una capacità allo studio, molti testi sono assolutamente complessi e complicati. Sono però fondamentali, essenziali. Il sapere come il cervello apprende, il conoscere l’importanza delle emozioni per apprendere, l’avere contezza di quanto gli ambienti, diretti o meno diretti, influiscano sull’apprendimento, sono conoscenze indispensabili per ampliare in modo esponenziale le competenze.
Arriva così il Corso 2, che volerà via senza che nemmeno ce ne fossimo accorti. Travolti dalle emozioni, sia il Corso 1 che il Corso 2 hanno avuto degli extra, ossia degli incontri aggiuntivi nati proprio da riflessioni dei corsisti.

Sono le interazioni la scala con tappeto rosso che conduce al miglioramento.
La fine dei due corsi non poteva che essere un clinic campo e aula. Il mio primo clinic! Decido di farlo a Levane, presso la società Atletico Levane Leona, dove allenano due miei corsisti, tra i più attivi, Claudio e Gianni. Uno dei due, Gianni, messosi in luce con l’uso della Metodologia AMC FOOTBALL ACADEMY, è nel mentre diventato Responsabile Attività di Base e così la stessa società decide di aderire ad un mio nuovo progetto, AMC LAB METHODOLOGY, ossia adottare la metodologia per tutte le leve, avendo me come consulente, con un rapporto quotidiano con il Responsabile Tecnico, incontri periodici con tutti gli allenatori e analisi costante dei video di allenamenti e partite.
Il clinic è dal punto di vista umano, prima ancora che calcistico, una emozione incredibile. Preparato nei dettagli, vado alla due giorni con mio figlio Filippo. Sono orgoglioso e onorato che viva con me questo che per me è un enorme successo personale. La realizzazione di un piccolo, grande sogno.
Arriviamo la sera prima per incontrare il Presidente dell’Atletico Levane Leona e firmare il contratto che li legherà a me per la stagione successiva. Incontro Gianni ed ecco la prima grande emozione, inizio così a capire la vera magia della AMC FOOTABALL ACADEMY.

Durante il percoso di un intero anno, dei due corsi, gli infiniti messagi e le interminabili telefonate, hanno creato un legame mentale che, anche se era nella realtà la prima volta che ci vedevamo, era come ci fossimo visti da sempre.
La stessa cosa avverrà arrivati al campo la mattina seguente, quando incontrerò i corsisti. Mi sembrava di incontrare i miei compagni di squadra con i quali da venti, venticinque anni, mantengo rapporti costanti e con i quali gioco ancora oggi una volta alla settimana dalla primavera all’autunno. Non è questa una cosa fantastica ? Tu chiamale se vuoi, emozioni.
Sono le interazioni, il sapere entrare in contatto, il trovare con ciascuno, che è diverso e differente da ogni altro, la chiave di accesso.

La stessa cosa che dovrebbe fare un allenatore con i suoi giocatori. Ognuno viaggia su una frequenza diversa e se pretendi e hai la presunzione di parlare a tutti con la tua frequenza arrivi, se sei fortunato, alla metà. L’autoritario impone la frequenza, l’autorevole la modula su ognuno, ma poi quell’ognuno per lui si butterà nel fuoco, mentre l’autoritario nel fuoco ce lo vorrebbero buttare. Devi arrivare all’anima delle persone.
Il clinic è stata una esperienza straordinaria. Due giorni intensi. Due giorni meravogliosi. Far vedere loro come lavoro sul campo, confrontarmi, vedere in aula i video dell’allenamento svolto poco prima.

Ancora adesso, mentre scrivo, provo una felicità immensa.
Terminato il clinic, sulla via del ritorno, pieno di regali dei corsisti, in particolare per il vino toscano docg dovrò sempre dire un grazie speciale a Roberto, il corsista che si collega da un meravigliosa grotta (ma questa è una storia che scoprirà solo chi deciderà di venire sull’Isola che non c’è, ossia il nome che ho dato al gruppo dei corsisti, prendendo a prestito il titolo del libro di Mister Ezio Glerean) che non manca occasione per deliziarmi con cantine pregiate, ripensavo a tutto il viaggio fino ad allora percorso. Che meraviglia, che immensa soddisfazione.
L’estate ormai alle porte è stata usata per preparare il Corso 3. Nel mentre i corsisti continuavano ad aumentare, grazie al fatto che i corsi, comunque, fossero tutti in modalità on demand.
Arrivato finalmente settembre, mi mancava il lavoro con i corsisti, ha preso il via il Corso 3, che, a differenza dei primi due è stato ancora più metodologico, andando a vedere per quelli che io chiamo principi universali assoluti, una progressione didattica.
Come andare, nel concreto, mettendo a terra (Zanoli, collega di Galli, docet) uno sviluppo del principio. Questa volta ho deciso di lasciare due settimana tra un incontro e il successivo, proprio per dare tempo, a chi lo volesse, di provare sul campo e mandarmi i video sui quali poi lavorare insieme per vedere cosa correggere, come farlo. Un lavoro pedissequo e puntiglioso, volto alla ricerca di quella perfezione che, per fortuna, non troveremo mai.
Il Corso 3, terminato da poche settimane, attualmente è in svoglimento il Corso 4 che smonta il Corso 2 creando una progressione didattica e metodologica, è stato ancora più esaltante e performante dei precedenti due. Le conoscenze già acquisite nel percorso dagli allenatori hanno fatto si che andando sempre più sulla pratica di campo i risultati ottenuti da loro fossero incredibili, di molto sopra le già elevate aspettative.
Ah dimenticavo di dire che i corsisti continuano ad aumentare e questo per me è motivo di spingermi a fare sempre meglio, a sentirmi costantemente in discussione per dare loro sempre di più. Per essere ogni giorno per loro un confronto ed un supporto costante e continuo, come con mister Simone, un allenatore arrivato dopo sulla nostra Isola ma che, attualmente, è un punto di riferimento nel mettere a terra la metodologia che suggerisco.

Lui e qualche altro allenatore, svelo in anteprima un progetto futuro che nascerà nel 2024, saranno protagonisti di un Corso (con ogni probabilità sarà il 6) che vedrà loro come relatori insieme a me. Questo perchè AMC FOOTBALLA ACADEMY deve crescere e deve avere uno staff che possa sviluppare ulteriormente il percorso.

Credo tantissimo nel concetto di team e soprattutto credo ancora di più nella meritocrazia, concetto assolutamente sconosciuto in Italia, e nel contornarmi dei più bravi, che possano a loro volta migliorare anche me.

Non è forse emozionanante vedere che qualcuno che non conoscevi è entrato talmente dentro al mio pensiero metodologico, portandolo così bene sul suo campo, che oggi lo voglio accanto a me?
In questi ultimi mesi sono poi accadute, non per caso ovviamente (il caso nella vita non esite, così come non esiste la fortuna. Condivido Seneca che sostenne che la fortuna non è altro che la bravura che incontra l’opportunità), due cose che hanno dato ulteriore valore al percorso.

La prima riguarda l’essere entrato in contatto con Manuele Cacicia, storico first coach di Mister Davide Nicola (si quelli del miracolo 7%, ma precedentemente del miracolo Crotone, e se i miracoli si ripetono vuol dire che sono parecchio bravi, non trovate?) nelle esperienze di Crotone, Udinese, Genoa, Torino e Salernitana.

Con lui dapprima uno confronto, fino a quando mi propose di fare per lui, come relatore, una serata di formazione a Lucca (Manuele gestisce anche una Academy della Attività di Base della Lucchese). Avrebbe dovuto essere una serata di formazione per i suoi allenatori, ma il passa parola ha fatto si che la serata fosse sold out. Una sala gremita.

Ecco che la mente torna sempre e ancora una volta a quella prima volta, in quell’oratorio di Celle Ligure.
Avevo preparato quella serata nei minimi dettagli, su un argomento richiesto da Manuele e a me increbilmente a cuore, le rotazioni .

Un termine che quasi nessuno sa, realmente, cosa voglia dire, ma di cui tanti si riempiono la bocca. La mia provenienza dal futsal oggi, nella evoluzione del calcio, è un arma in più che mi pone, su molti aspetti, una galassia avanti in molti concetti.

Ancora una volta al mio fianco chi se non mio figlio, al quale voglio far arrivare le mie emozioni, quasi fossero una eredità in anticipo. Il vero bene prezioso che mi preme davvero lasciargli, ossia fargli capire quanto sia fondamentale credere in quello che fai, studiare a fondo, impegnarsi allo sfinimento e andare contro tutto e contro tutti quando cercano di dissuaderti dal tuo progetto. La volpe che non arriva all’uva è una storia sempre attuale, anzi sempre più attuale.
La serata non è andata bene, è andata benissimo. Mentre scrivo mi sembra ancora di sentire l’empatia con la sala.
Con Manuele abbiamo messo insieme alcuni progetti. Sarà con me al secondo clinic di Levane a metà giugno e io sarò con lui in un camp a luglio con tutti allenatori professionisti.
Sottolineo ancora una volta che io non vengo da quel mondo e che non so quanti dei sessantamila allenatori iscritti all’albo hanno la possibilità di collaborare con un allenatore che da una quindicina di anni allena in serie A.

Sono certo che nessuno mi stia regalando nulla. Questo ovviamente, ancora una volta, non è e non sarà un punto di arrivo, ma un piccolissimo punto di partenza. L’asticella della AMC FOOTBALL ACADEMY dovrà essere sempre più alta.
La seconda meravigliosa cosa è aver avuto la possibilità di conoscere e interagire con Mister Massimiliano Alvini, uno che appartiene a quei famosi allenatori di cui parlavo prima.
Parlare di calcio con lui e fare con lui un incontro privatissimo con i miei allenatori è stato emozionante, anzi qualcosa di più. Sembrava di parlare con un bimbo che ti raccontava Euro Disney da quanto a lui emozioni parlare di calcio.
Le sue idee sono stra innovative in continue evoluzione. Questi confronti per me sono una fonte preziosa di arricchimento. Una continua fonte di conoscenze che devo trasformare in studi prima e competenze poi per gli allenatori che continuano, sempre di più, a dare fiducia al progetto AMC FOOTBALL ACADEMY.
Il nostro viaggio è sempre all’inizio, perchè non avendo una meta non si fermerà mai. Si godrà ogni panorama. Affronterà con il piglio giusto ogni salita e si divertirà nelle lunghe discese.
Come dico sempre e qui concludo, la via della conoscenza è lastricata da infiniti dubbi.

O come ancor meglio dice Edgar Morin , straordinario filosofo contemporaneo, “L’evoluzione è deriva, devianza, creazione, ed è interruzioni, perturbazioni, crisi. Dove va il mondo?”.

BIO: Alessandro Mazzarello, è nato a Genova il 3 agosto del 1977.

Laureato in giurisprudenza. Di professione, da quattro anni, Docente Scolastico, dopo aver fatto per venti anni consulenza a privati ed imprese in campo finanziario e di strategie commerciali.

La sua vera e assoluta passione è, da sempre, il calcio. Per diciotto anni ha praticato il futsal a buoni livelli, dove ha avuto anche il doppio ruolo di allenatore – giocatore in serie C/1, perdendo la finale per l’accesso in serie B con una piccola realtà e dove ha anche allenato la Rappresentativa Ligure, portandola, unica volta nella storia, alle semifinali nazionali.

Smette di giocare, a trentacinque anni, in possesso della LICENZA UEFA B e LICENZA ALLENATORE CALCIO A 5, ha iniziato ad allenare nei settori giovanili, togliendosi, da subito, enormi soddisfazioni. Alcuni dei ragazzi che ha avuto la fortuna di allenare sono oggi dei professionisti o protagonisti assoluti nel campionato di serie D. Nei suoi anni da allenatore ha avuto modo di iniziare a sperimentare la sua metodologia, un misto tra artigiano nel suo laboratorio e alchimista. La più bella esperienza quella come Responsabile Tecnico, dove ha affinato quello che poi è diventato il suo presente e, ne è certo, sarà il suo futuro, il percorso di formazione e approfondimento metodologico con la AMC FOOTBALL ACADEMY.

AMC FOOTBALL ACADEMY nasce dopo tanto, molto studio che ha parallelamente portato avanti alla sperimentazione sul campo e grazie anche ad importanti collaborazioni e costanti e continui confronti con importanti esperti del settore. Ha deciso di studiare la realtà del gioco e la sua costante e continua evoluzione, partendo sempre dal perchè di un cosa.

Determinante la creazione della P&M COACHING e PM SOCCER LAB di cui è co-founder insieme al collega mister Pasquale Palermo. Insieme hanno organizzato più di trenta incontri di formazione on line, con, adggi, oltre duecentomila visualizzazioni.

Sono sempre più convinto che possedere una LICENZA UEFA, qualunque essa sia, debba essere un punto di partenza e non di arrivo.

Costanti aggiornamenti e approfondimenti sono la sola ed unica via per poter pensare di condividere delle conoscenze con i propri giocatori e con le proprie giocatrici.

Volersi sempre migliorare arricchendo il bagaglio delle conoscenze sia la sola ed unica strada per elevare il livello del proprio lavoro sul campo.

Una risposta

  1. Ciao Ale. Mi hai trasmesso emozione ,orgoglio, gratitudine e non solo. Non sono abituato a sviolinate , anzi al contrario. Ma far parte dei tuoi corsisti , mi ha aperto un mondo che a 65 anni non avrei mai pensato di cambiare nei miei pensieri , nei modi di allenare.
    L’isola che non c’e’ , esiste eccome. Saremo dei visionari? Non lo so . Ho dei seri dubbi .
    I fatti mi dicono che stiamo percorrendo la strada giusta. Non lo dico per me , visto la mia eta’ ma per coloro che stanno percorrendo con me questo meraviglioso percorso.
    Grazie ancora per quello che stai facendo , grazie a Filippo galli per questo blog .
    Un abbraccio ad entrambe.

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