Due allenatori, due campagne acquisti, sette giocatori comprati, innumerevoli prestiti in entrata (tutti restituiti) e in uscita (tutti rientrati). Non una mossa azzeccata. Di tutta la costosa confusione prodotta nella stagione ‘24/’25 restano quasi solo macerie. Ora fare di meglio non dovrebbe essere difficile.
Un anno fa di questi tempi il calciomercato languiva in assenza di vere notizie ma con quei movimenti inconsulti tipici di chi ha l’obbligo di riempire pagine di giornali e ore di trasmissioni televisive, motivo per cui – un anno dopo – nello stesso giorno al Milan vengono accostati Vlahovic, Kean, Retegui, Gyokeres, Lucca e pure Aldo Serena.
In quei giorni di un anno fa, sconfortato dall’assenza di notizie, avevo proposto ai lettori di questo blog un gioco: commentare il mercato, sì, ma quello dell’anno prima [link]. Per provare ad analizzarlo con lucidità, senza ansie e senza entusiasmi, e cercare di ricavarne un senso.
Il gioco, a mio modesto avviso, ha una sua validità, perché ci sottrae a un presente nevrotico e ci obbliga a mettere in ordine i fatti e a ragionare: e quindi ve lo ripropongo. Che mercato è stato, quello di un anno fa? E quello di sei mesi fa? Di certo ci ricordiamo il sapore generale: ma i dettagli? Andiamo a vedere insieme.
ESTATE 2024: TUTTO RISOLTO, ANZI NO
Commentando il mercato precedente, cioè quello dell’estate 2023 (mi state seguendo ancora, o vi siete persi nel tempo come in un film di Christopher Nolan?), avevo scritto che quel mercato (2023) si sarebbe potuto giudicare solo sulla base del 2024. Aveva, infatti, messo delle buone basi, ma attendeva di essere completato da tre ruoli: un difensore centrale capace di guidare la difesa; un mediano che fosse un vero mediano; e una prima punta capace di prendere il posto dell’imperatore Oliviero I° Il Girato. È stato fatto?
Nell’estate 2024 la campagna acquisti comprende: l’attaccante Alvaro Morata, per 13 milioni, dall’Atletico Madrid; il mediano Youssouf Fofana, lungamente inseguito, per 20 milioni più due di bonus, dal Monaco; il difensore centrale di piede sinistro Strahinja Pavlovic, per 18 milioni dal Red Bull Salzburg; il terzino destro brasiliano Emerson Royal per 15 milioni più due, dal Tottenham. A questi giocatori si aggiungono il prestito di Tammy Abraham dalla Roma e il “riscatto” del giovane e talentuoso Alex Jimenez dal Real Madrid (che detiene tuttora un diritto di riacquisto).
Siamo soddisfatti? Abbiamo messo i tre tasselli che avrebbero dovuto completare e nobilitare il mercato precedente? Sì e no. I ruoli ci sono: il mediano, il centrale, la punta, anzi due, perché il recupero di Abraham è una scommessa che intriga. Oggi, alla prova dei fatti, sappiamo che Fofana è un ottimo specialista del ruolo, bravo nell’interrompere l’azione, ma anche – sorprendentemente – nel giocare la palla, tanto che concluderà la stagione con sei assist. Che Pavlovic è un difensore fisico, irruente, di grande carattere, che spesso quando si mette male sembra l’unico ad avere a cuore la faccenda mentre i suoi colleghi passeggiano. Poi c’è Alvaro Morata, che arriva con i galloni del saggio ed equilibrato capitano della nazionale spagnola, il fratello maggiore di tutti, e che piano piano si dimostra inadeguato (forse anche per problemi personali) a svolgere il ruolo che ci si aspetta da lui in campo e fuori: finirà in prestito al Galatasaray a gennaio, evidentemente per una manifesta incompatibilità con l’ambiente, con lo stadio, con il management, chi lo sa? Infine il caso inspiegabile di Emerson Royal, inseguito con caparbietà dalla nostra dirigenza malgrado i suoi tifosi gli dedichino un canto che dice “Non sa difendere, non sa attaccare, Emerson Royal è il nostro terzino destro”. Non mi piace fare ironie sul giocatore – che a quanto si può vedere dall’esterno sembra un ragazzo corretto e applicato – ma davvero l’ostinazione con cui viene cercato risulta inspiegabile: le volte in cui gli si spalanca un corridoio sulla fascia destra e tutto lo stadio gli grida “Sali!”, e lui la passa indietro o tutt’al più di lato, non si contano. Mistero.
GENNAIO 2025, TUTTO DA RIFARE (MALE)
Il mercato estivo, lo abbiamo detto, è sostanzialmente fallito: ci lascia Fofana e Pavlovic, due buoni giocatori, e nient’altro. Talmente fallito che a gennaio si rifà tutto, a partire dall’allenatore: via Fonseca (esonerato dai giornalisti mentre parla nel dopo-partita, uno dei punti più bassi della storia rossonera, che basterebbe per pretendere le dimissioni di chi sta in alto, se non fosse che ci sono motivi più gravi), e via Morata, il pezzo più pregiato della campagna acquisti. Ma in uscita ci sono anche diversi giocatori in prestito: Noah Okafor (va al Napoli dove arriva sovrappeso (ma si può?) e giocherà una manciata di minuti), Ismaël Bennacer (Marsiglia), Davide Calabria (Bologna) e Kevin Zeroli (Monza). Sono tutti casi molto diversi: Okafor è un ex-sostituto di lusso che sembra essersi completamente smarrito; Bennacer un ex-titolarissimo, forse martoriato dagli infortuni; Calabria è addirittura l’ex-capitano ed è a fine contratto: in pratica alla fine del prestito sarà libero; resta Zeroli, pezzo pregiato del vivaio, ex-capitano di Primavera e Milan Futuro, che (si spera) va a cercare minutaggio dopo i disastri organizzativi della nostra seconda squadra.
Entrano, in compenso, lo spagnolo Santiago Jimenez, prima punta mancina, proveniente dal Feyenoord, dove segna a grappoli (16 gol in 19 partite nella prima metà di stagione) per la bella cifretta di 32 milioni, e Warren Bondo, giovane centrocampista francese del Monza già seguito in passato e oggi acquistato per dieci milioni più bonus. Con loro arriva un’infornata di prestiti che, una volta di più, dà l’idea che si proceda un po’ a casaccio: Riccardo Sottil, esterno offensivo di piede destro; Kyle Walker, ex terzino destro del City, nel suo prime uno dei giocatori più veloci del mondo, a 35 anni in chiara parabola discendente e noto soprattutto per le due famiglie parallele che mantiene con sprezzo del pericolo; e il caso più surreale di tutti, l’ex-fenomeno Joao Felix, fantasista dai piedi buoni e dall’espressione beata di uno che ancora non si è spiegato perché lo paghino così tanto per non giocare. Quest’ultimo, sia detto anche qui con rispetto e quasi con simpatia, sembra più un favore fatto a qualcuno (magari un procuratore portoghese?) che un inserimento dettato da una logica calcistica. Tanto che un giorno dopo la fine del campionato nessuno dei prestiti viene confermato: restano quindi in rosa Jimenez, arrivato con le stimmate del concreto killer d’area, e l’oggetto misterioso Bondo, che, chissà, magari è forte davvero ma nessuno l’ha mai visto giocare.
UN ANNO VISSUTO PERICOLOSAMENTE
Alla fine di questa stagione divertentissima (per gli altri), il Milan ha avuto due allenatori, ha fatto due mercati (a occhio ha speso 70 milioni al primo giro e 42 al secondo di soli cartellini, senza contare stipendi e prestiti), ha restituito al mittente TUTTI i giocatori avuti in prestito (segno che neanche per sbaglio nel mazzo ne era finito uno funzionale agli scopi del club), si è visto restituire al mittente TUTTI i giocatori mandati in prestito (segno che è riuscito a svalorizzare il capitale come meglio non si poteva). È arrivato ottavo in campionato, ha vinto la Supercoppa Italiana (evviva) e ha perso – male – la finale di Coppa Italia. Meglio dell’Inter, potremmo dire, che non ha vinto niente. Ma il vero disastro (dato per acquisito quello sportivo) è economico: non partecipando alle coppe europee, la società rossonera parte con un buco di parecchie decine di milioni rispetto alle dirette contendenti. Niente di meglio, quindi, che vendere il giocatore più forte della rosa, Tijjiani Rejinders.
A proposito del quale, giusto un anno fa nel nostro pezzo di “non-mercato”, scrivevamo: “Tijjani Rejinders è un giocatore che sembra fatto per giocare nel Milan. È olandese, elegante, ha un fisico slanciato (1,85 per 73 kg), tecnica raffinata e visione di gioco. Ha sufficiente intelligenza calcistica per adattarsi a tutti i ruoli del centrocampo: nel Milan ha quasi sempre giocato nei due centrali, anche se curiosamente in questi giorni nell’Olanda lo vediamo impiegato da trequartista. Ha fatto quello che ci aspettavamo un anno fa di questi tempi? Con quattro gol e quattro assist, ma soprattutto con il record assoluto di presenze e tantissimi palloni toccati, la sua stagione è stata certamente molto positiva. La sensazione è che non abbiamo ancora visto tutto e che un giocatore così dotato possa e debba fare ancora di più. Promosso, comunque”.
Ecco, adesso abbiamo visto tutto. Purtroppo.

BIO: Luca Villani è nato a Milano il 31 gennaio 1965. Giornalista professionista, oggi si occupa di comunicazione aziendale e insegna all’Università del Piemonte Orientale. Tifoso milanista da sempre, ha sviluppato negli anni una inspiegabile passione per il calcio giovanile e in particolare per la Primavera rossonera. Una volta Kakà lo ha citato in un suo post su Instagram e da quel momento non è più lo stesso.