MILAN LEGENDS: SEBASTIANO ROSSI, L’ASCENSORE UMANO

È una tradizionale domenica in famiglia, una di quelle che si spende nell’ascolto di Tutto il Calcio Minuto per Minuto a seguito del classico banchetto fatto di pasta al sugo di ragù e braciole. Il popolo rossonero è in fermento, potrebbe cadere un record ventennale, l’imbattibilità del grande Dino Zoff.

Sebastiano Rossi è a quaranta minuti dal mito.

Anch’io, giovane tifoso, scalpito, controllo l’orologio e sobbalzo ogni qualvolta un boato interrompe la cronaca dei radiocronisti per segnalare un gol o un calcio di rigore. Per fortuna da Milano non arriva la temuta rete del Foggia, che spezzi l’incantesimo e rovini tutto.

Sapete, già era successo all’andata.

Il russo Kolyvanov aveva rovinato la festa fermando l’imbattibilità del portierone di Zesena, con la porta che era rimasta inviolata per 690 minuti.

Uno striscione pugliese sugli spalti predice un sinistro sortilegio del moscovita al 39’.

Sono ben accetti gesti apotropaici.

La squadra milanista, arcigna Linea Maginot degli anni 90, riesce a tenere lontano le scorribande del manipolo di satanelli capitanati da Zeman. Quando la porta di Rossi supera indenne il minuto 40 della partita, il record di Zoff è ormai un ricordo e tutto San Siro tributa all’Ascensore Umano una standing ovation degna degli immortali della Scala del Calcio.

Sebastiano Rossi è nella storia del Milan, nella storia del calcio italiano.

Il portierone romagnolo muove i suoi primi passi al Cesena, la sua città natale e vince il campionato primavera sotto la guida di Arrigo Sacchi, colui che ha inculcato nel giovane Seba la professione calcistica, come ha detto quest’ultimo in una recente intervista.

Il Profeta di Fusignano è fondamentale anche per la maturazione umana del ragazzo.

Entrambi i protagonisti raccontano un aneddoto curioso, Sacchi lo fa in un suo libro, ma noi ci affidiamo alla viva voce di Rossi: «Avevo quindici anni e mi ero innamorato. Che dico innamorato? Avevo preso una cotta per una ragazzina. Ero mezzo fuso. “Mister”, gli dissi, “io non ce la faccio più”. “E perché?” mi chiese Sacchi. “ Sono innamorato”. “Non fare lo scemo” fu la risposta, “non puoi andare avanti facendo le due cose?” Scoppiai a piangere, ero disperato come si può essere per un amore a quindici anni. Gli allenamenti mi impedivano di vederla. Poi è passata quasi subito.»

Dopo una parentesi a Forlì e alcuni prestiti, esordisce con la squadra della sua città tra i cadetti il 19/10/1986 contro il Messina, subentrando a Dadina al minuto 46. Il Cesena arriva a giocarsi un play-off a tre contro Lecce e Cremonese. Il 2 a 1 di San Benedetto del Tronto contro il quotato Lecce di Carletto Mazzone significa per i bianconeri Serie A. Per Sebastiano Rossi, nato a Cesena e cresciuto nelle giovanili della sua città, rappresenta una delle più grandi emozioni della sua carriera.

Il 13 settembre 1987 Rossi esordisce in Serie A nella sfida casalinga persa contro il Napoli campione d’Italia per 1 a 0 (Bagni al 16’). A fine stagione arriva una salvezza agevole per i romagnoli che si piazzano al nono posto.

Il Cesena si riconferma nella stagione successiva a metà classifica sorprendendo addirittura il Milan per 1-0 nella sfida dell’8 gennaio 1989. Le parate di Rossi, su tutte una su Ruud Gullit, un pizzico di fortuna e il gol di Holmqvist regalano un successo storico ai romagnoli di Bigon nella nebbia del Manuzzi.

Più sofferta la salvezza nella stagione 1989/1990 che arriva grazie al dodicesimo posto in classifica, ma con un solo punto di vantaggio sull’Udinese, quart’ultimo. Ad allenare i romagnoli è un tecnico emergente: Marcello Lippi. «Una persona straordinaria, un uomo che quando c’era da confrontarsi lo faceva per farci crescere, per renderci forti» così ricorda Rossi l’esperienza vissuta con il tecnico viareggino.

A fine anno Rossi e il Cesena si separano. Arrigo Sacchi lo vuole a Milano e così a partire dalla stagione 1990/1991 è alla corte del Diavolo con il quale vince subito la Supercoppa Europea contro la Sampdoria e la Coppa Intercontinentale contro l’Olimpia Asuncion. La sua esperienza in rossonero inizia da sostituto di Andrea Pazzagli, ma riesce a collezionare diciotto presenze, tra le quali la sfortunata sfida contro l’Olympique Marsiglia.

Arrigo Sacchi lascia i rossoneri per la Nazionale e sulla panchina siede Fabio Capello.

Approccio diverso, ma sempre mentalità vincente, a partire dagli allenamenti dove si respira la stessa atmosfera del dì della partita. Sebastiano sa che dietro di lui scalpita il giovane Francesco Antonioli, che giocherà qualche partita al suo posto, ma il numero uno rossonero si fa sempre trovare pronto, para un rigore a Bianchesi in Atalanta-Milan e a fine stagione vince il suo primo scudetto. Una cavalcata inarrestabile, quella del Diavolo, con 56 punti, nessuna sconfitta è una macchina da gol micidiale andata a segno per ben 74 volte.

Sebastiano Rossi parte dietro nelle gerarchie nella stagione 1992/1993.

Antonioli è il titolare che si comporta bene fino al derby di andata. In vantaggio con uno strepitoso gol di Lentini, l’Inter riagguanta i cugini grazie a un tiro non proprio irresistibile di De Agostini, sul quale c’è l’errore evidente del giovane portiere rossonero. La domenica successiva a Torino contro la Juventus Antonioli è ancora titolare, ma al 19’ esce per infortunio. Entra Rossi e, dopo il vantaggio di Simone, para a tempo scaduto il rigore di Gianluca Vialli e consente al Milan di espugnare il Delle Alpi. A fine partita, un po’ piccato, risponde così ai giornalisti: «Ero teso prima del rigore di Vialli. È andata bene. Mi sono buttato a sinistra, mentre in genere scelgo la destra. Ma Torino mi porta bene; al Comunale parai un rigore a Magrin. È vero, volevo andare via. Mi sono sfogato due mesi fa perché il Milan non era stato ai patti. Nella scorsa stagione ho disputato trenta ottime partite e mi hanno sbattuto in panchina. Quest’anno ne ho giocate sette altrettanto bene e di nuovo sono stato messo da parte. Ora non so. Capello è stato sempre onesto con me, ma io non accetto a priori il ruolo di dodicesimo »(FONTE LA STAMPA). Dopo la sfogo, Rossi si riprende la porta del Milan e le sue prestazioni risultano fondamentali per la vittoria del tredicesimo scudetto. Divenuto l’Ascensore Umano, copyright da attribuire al celebre prosaista delle vicende rossonere Carlo Pellegatti, Rossi para due rigori decisivi, a Di Biagio in Foggia-Milan 2-2 e a Rambaudi nell’1-1 di Bergamo. Il Milan vince il titolo italiano con merito ma perde a Monaco di Baviera contro l’Olympique la Champions League, sconfitta mal digerita da tutto l’ambiente.

Il calcio sa ricompensare a mani piene e il 1994 diventa per tutto il mondo rossonero un annus mirabilis. Sebastiano Rossi è l’estremo difensore di una difesa invalicabile che quando si fa cogliere di sorpresa trova nel portiere di Cesena un baluardo inaccessibile. Il Milan vince il suo terzo scudetto consecutivo, quello più pragmatico, quello di un attacco sterile che segna giusto un gol in più dell’avversario ma di una difesa che si lascia perforare solo quindici volte. Inevitabile, allora, il record di imbattibilità di Rossi di 926 minuti, circoscritto dalle reti del cagliaritano Villa alla sedicesima e di Kolyvanov in Milan-Foggia 2-1 del 27 febbraio.

Archiviato lo scudetto, il Milan affronta ad Atene il Barcellona.

Rossi risulta inoperoso perché i suoi compagni portano a casa la Coppa dei Campioni con un perentorio 4 a 0, eludendo le dichiarazioni altezzose di Cruijff e soci.

Nelle stagioni successive è il titolare indiscusso tra i pali rossoneri e aggiunge alla sua bacheca un’altra Supercoppa Europea e lo scudetto del 1995/1996. Durante la festa contro la Fiorentina a San Siro para un rigore a Rui Costa, suggellando una stagione memorabile.

Seguono due anni difficili per il Milan che arranca in campionato, viene eliminato in Champions League nella stagione 1996/1997 dal Rosenborg e perde nel 1998 la Coppa Italia contro la Lazio. Sulla panchina si succedono Tabarez, Sacchi e Capello ma la squadra sembra essere svuotata, bisognosa di un cambiamento, anche tattico.

Nell’estate del 1998 arriva Alberto Zaccheroni che adotta il 3-4-3 e che tra i pali schiera il portiere tedesco Jens Lehmann. La pesante sconfitta in casa con la Fiorentina segna il destino di Lehmann, la cui prestazione è duramente criticata. Espulso a Cagliari con il Milan sotto di un gol, il tedesco viene sostituito da Sebastiano Rossi che para un rigore a Muzzi. Il Milan perde ma ritrova Rossi tra i pali che in casa contro la Roma neutralizza il penalty di Francesco Totti e consente al Milan di ottenere tre punti preziosissimi. Sembra essere l’inizio di una lunga presenza tra i pali, di una seconda giovinezza, ma all’ultima partita del girone d’andata una reazione spropositata nei confronti di Bucchi gli costa l’espulsione e la squalifica di cinque turni. In porta fa il suo esordio Christian Abbiati che finirà la stagione da titolare.

Il Milan è ancora campione d’Italia e per Rossi si tratta del quinto titolo.

Nelle stagioni successive gioca meno e diventa il secondo nella gerarchia dei portieri di squadra, tuttavia nella stagione 2000/2001 gioca quattordici partite tra le quali lo storico 6 a 0 nel derby di ritorno.

Nel 2001/2002 scende in campo solo sei partite, nessuna in campionato, e l’anno successivo finisce a Perugia, dove termina la sua carriera.

Oggi si dedica alla sua grande passione, la pesca, presso quei laghetti che frequentava da giovane, dove sorgeva il circolo a lui tanto caro, laddove si sente libero e probabilmente soddisfatto per tutto ciò che ha vinto nella sua carriera calcistica.

Nella storia del Milan resterà indelebile il record di imbattibilità che è stato migliorato da Gianluigi Buffon nel 2016.

Solo due convocazioni per Sebastiano Rossi in Nazionale, senza mai esordire. Sacchi non lo chiama per USA 94 e Seba non ha mai nascosto il suo disappunto: «Mi sarebbe piaciuto giocare anche il Mondiale nel 1994. Avevo vinto lo Scudetto e la Coppa dei Campioni con il magico Milan di Atene. Ma il CT Sacchi ha fatto altre scelte. Ha convocato la difesa del Milan, il centrocampo del Milan, ma non il portiere del Milan. Non ci sono rimasto bene, ma me ne sono fatto una ragione.».

Sebastiano Rossi ha vinto con il Milan 5 scudetti (1991/1992; 1992/1993; 1993/1994; 1995/1996; 1998/1999); 3 Supercoppe Italiane (1992; 1993; 1994) 1 Champions League (1993/1994); 2 Supercoppe Europee (1990;1994); 1 Coppa Intercontinentale (1990).

BIO: VINCENZO PASTORE

Pugliese di nascita, belgradese d’adozione, mi sento cittadino di un’Europa senza confini e senza trattati.

Ho due grandi passioni: il Milan, da quando ero bambino, e la scrittura, che ho scoperto da pochi anni.

Seguire lo sport in generale mi ha insegnato tante cose e ho sperimentato ciò che Nick Hornby riferisce in Febbre a 90°: ”Ho imparato alcune cose dal calcio. Buona parte delle mie conoscenze dei luoghi in Gran Bretagna e in Europa non deriva dalla scuola, ma dalle partite fuori casa o dalle pagine sportive[…]”

Insegno nella scuola primaria, nel tempo libero leggo e scrivo.

Una risposta

  1. Buongiorno.Articolo bellissimo che mi ha fatto tornare indietro col tempo rivivendo tutti quei momenti magici di un Grande Portiere.Complimenti.

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