L’È TUTTO SBAGLIATO, L’È TUTTO DA RIFARE

É appena terminata la partita della Nazionale. Piove stasera in Norvegia. Spengo la tv. Resto seduto, al buio, sul divano per qualche minuto. Ripenso alle giocate di Odegaard: un marziano. Haaland ha scartato anche Donnarumma, uno dei più forti portieri del mondo, prima di depositare in rete, per la terza volta, il pallone. Berge ha calciato da fuori un tiro violentissimo e stupendo, nemmeno fosse Toni Kroos, ma per una volta il palo ci ha graziati.

Eppure nella mia testa la Norvegia è solo un’enorme distesa di ghiaccio, a forma di pera, dove i prati verdi, per giocare a pallone, sono rari e solcati da profondi fiordi che si tuffano nelle acque gelide del mare del nord. Un profondo mare blu nel quale galleggiano indisturbati, in silenzio, enormi iceberg dove non solo il Titanic, da stasera, si è schiantato. Mi tornano in mente le parole di un vecchio campione di un altro epico sport Ginettaccio Bartali toscano come Spalletti: l’è tutto sbagliato l’è tutto da rifare. Compreso l’insopportabile, ridondante ed inutile commento tecnico: scarso come la nostra Nazionale.

Da dove ripartire? Filippo Galli nel suo libro “Il mio calcio eretico” racconta che a diciassette anni giocava in prima categoria, nella squadra del suo paese Villasanta, in Brianza. Qualche mese dopo un provino, andato male, con il Milan viene convocato per un torneo a Solbiate. Ai bordi del campo sedevano Italo Galbiati, Faustino Braga e Fabio Capello. L’anno dopo il ragazzo viene incluso nella rosa della Primavera del Milan. Tutti conosciamo poi la carriera di Filippo. Colpisce la semplicità di questa storia. Un ragazzo forte, dirigenti competenti ed in buona fede.

Quarant’anni dopo i servizi della trasmissione Le Iene hanno messo bene in evidenza qual’ è il meccanismo di selezione dei ragazzi. La nostra Nazionale, il nostro calcio, è frutto dei “magheggi” di personaggi come i vari Bagni, Biasin e compagnia briscola. Per soldi è possibile far arrivare ragazzi, neanche visionati, fino alla serie A.

Dipende dal budget dei genitori. La frase, più volte ripetuta, che più colpisce in queste inchieste è: “..per tuo figlio devi investire. Se sei un operaio certo non puoi.. pretendere…”. Da quando il talento dipende dal budget familiare ai mondiali la nostra Nazionale non ci va. Questo è un fatto incontestabile. Non riusciamo più a fare meritocrazia, in nessun settore, nemmeno per il commento tecnico. Eppure nel buio della notte di Oslo una piccola fiammella si è intravista. Diego Coppola classe 2003. Difensore centrale del Hellas Verona. Sfuggito, chissà come, alla selezione dei “Budgettari”, arrivato in Nazionale, ironia della sorte, non per scelta tecnica ma perché non c’era più nessuno tra infortuni e “prime donne”.

Il ragazzo ha dimostrato che il talento, in Italia, c’è ancora. All’esordio ha lottato come un leone. Alto, potente, forte, elegante, con personalità si è elevato tra le macerie della nostra povera (di talento) squadretta. Eppure, da sempre, noi italiani siamo così.

Quando sembra tutto perso, quasi per caso, reagiamo. Montanelli raccontava che, durante la seconda guerra mondiale, Winston Churchill era solito passeggiare, dopo i violenti bombardamenti tedeschi sopra Londra, tra le macerie nelle zone più colpite per rassicurare la popolazione e mostrare la solidarietà del governo. Una mattina si trovò davanti un negozio da barbiere semi distrutto. Restavano in piedi solo la porta ed un pezzo di muro. Il barbiere, con la scopa in mano, stava ripulendo e su quella porta aveva appeso un cartello con la scritta “business as usual” (si lavora come sempre).

Il primo ministro restò colpito dell’atteggiamento dell’uomo e durante molti discorsi, alla Camera dei Lord, lo citò come esempio dell’eroismo e della determinazione del popolo inglese nel fronteggiare le difficoltà della guerra. Nessuno ebbe il coraggio di raccontare al buon Winston che non si trattava di un cittadino inglese ma di Pasquale Esposito un napoletano trasferitosi, a Londra, poco prima dell’inizio della guerra. Abbiamo bisogno di tanti Coppola e di tanti Esposito.

Le macerie della Nazionale bombardata (dai tre goal norvegesi) e ormai distrutta da (quasi) tre mancate qualificazioni mondiali sono ancora fumanti e noi dobbiamo reagire, “Business as usual”, tornando alla semplicità: ragazzi forti, dirigenti competenti ed in buona fede. Ma per farlo dobbiamo rimettere ordine in un mondo marcio e corrotto. Solo così potremo tornare nelle prime tre nazioni del ranking mondiale. E non solo nel calcio.

BIO: Alberto Salina. Vive ad Ornavasso in provincia di  Verbania.

Sposato con Laura. Hanno quattro figli: Matteo, Andrea, Gabriele e Marta. Laureato in Scienze Geologiche, lavora nel settore della produzione di materie prime minerarie.

Appassionato di storia e libri gialli ha pubblicato la serie: 

Le indagini del Maresciallo Gatti divise in sette capitoli:

Nell’ottobre del 2013 il suo primo romanzo: I Moschettieri del Duce, nel novembre 2014: Adelaide, nel mese di novembre 2015: L. SS Adolf Hitler, nel settembre del 2016: Il Partigiano Mondo, nel dicembre del 2017: Il Genova, nel dicembre del 2019: Gesù Bambino e nel novembre del 2022: Il Mulino.  

www.albertosalina.it

10 risposte

  1. Buongiorno Alberto e buongiorno a tutti: poche parole, ma esposte in maniera chiara; sono d’accordo su tutto. Complimenti, veramente bravo. Il nostro movimento calcistico è veramente alla frutta….marcia!. E non solo per i risultati in campo.

  2. Grazie Gian Paolo.
    In questi giorni se segue un pò i commenti alla sconfitta della Nazionale si parla di tutto tranne che del problema della selezione .. ma finché non troveremo una soluzione a questo problema.. temo che anche il nostro calcio come il nostro paese sarà destinato… all’obblio…

  3. Buongiorno.
    Tutto molto condivisibile.
    Addirittura, e lo dico tappandomi il naso, quasi quasi la terza esclusione da un mondiale è auspicabile.
    A patto che diventi un PUNTO e si volti pagina ma “per DAVVERO” questa volta.
    Tanti anni, tante chiacchere e, i risultati, sono sotto i nostri occhi…a tutti i livelli!
    Saluti.
    SB

  4. Caro Stefano
    Io onestamente non sono d’accordo e spero che l’Italia non solo vada ai mondiali ma che li vinca.. Purtroppo temo sia un’eventualità molto remota.. anche se spero di essere smentito… ma temo che per voltare pagina non sia sufficiente non andare ai mondiali o inserire nuove regole o inasprire le pene per rati di norme che già esistono.. è necessario un cambio di mentalità prima di tutto da parte dei genitori che accettano o creano il terreno fertile perché queste cose accadano…. se nessuno tentasse scorciatoie non ci sarebbe chi le propone…

  5. Buonasera Alberto, complimenti per l’articolo, lo saprà già visto i libri che ha scritto (prenderò nota) ma “business as usual” è uno slogan che risale alla prima guerra mondiale , evidentemente è stato ripreso per la seconda, comunque non sapevo del barbiere e di Churchill, grazie per l’aneddoto!

  6. Buona sera Ambrogio. Grazie per il suo commento.
    Ma io questo aneddoto l’ho sentito raccontare da Montanelli durante una sua conferenza a Milano, in un pensionato universitario, tanti e tanti anni fa .. eh..eh.. mi aveva colpito molto… ma non sapevo fosse uno slogan della prima guerra mondiale.. andrò a cercare grazie per la segnalazione..
    Cordiali saluti
    Alberto

    1. Buonasera Alberto, e bè Montanelli! Sono anch’io appassionato di storia ma non sono ai suoi livelli, lo avevo letto su libro di ajp taylor, sottolineava lo spirito britannico, a maggior ragione non avendo la leva obbligatoria (fino al 1916), lo aveva esposto un commerciante davanti al suo negozio! 👋

  7. Bellissimo articolo Alberto Chapeau!! Concordo al 100%100!!
    E poi la chicca conclusiva del grande Churchill al cospetto del nostro coiffeur Esposito. Il Premier anglosassone non è nuovo a queste sue giaculatorie, resta celeberrima e logora per l’uso quella rivolta alla nostra nazione :”Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come fossero partite di calcio!”
    Mai una simile profezia risulto’ più coerente ed azzeccata!
    Un caro saluto.

    Massimo 48

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *