Al giorno d’oggi sempre di più e a ogni livello argomentativo, che si tratti dei discorsi al bar fra amici, dei consessi nei programmi televisivi o, anche, di congressi e seminari del settore, ovvero su quotidiani e riviste tecniche, si sente e si legge che il sistema di gioco non conti, perché ciò che conta davvero sono i principi di gioco.
Premesso che sia condivisibile l’opinione per cui la fisiologica evoluzione calcistica ha fatto venire meno il canonico binomio sistema di gioco/ruoli, trasformandolo in un meccanismo nel quale al sistema i calciatori si connettono per mezzo di compiti e funzioni, non è altrettanto condivisibile concludere che tale evoluzione abbia sminuito, fino quasi ad annullarla, l’importanza del sistema di gioco, che non può ridursi al puro formalismo della striscia numerica utile ad indicarli (1-4-4-2, 1-3-5-2, 1-4-3-3, etc.).
Innanzitutto va sottolineato come ormai quasi tutti gli allenatori, anche i più integralisti, leghino la scelta del sistema di gioco alle caratteristiche dei propri calciatori e già ciò basterebbe a dimostrarne un’importanza per nulla marginale, ma naturalmente v’è di più.
Tutti i principi di gioco, per essere allenati e attuati, necessitano di un impianto dal quale iniziare, ciò che in filosofia si definisce aristotelicamente come “causa prima”. Infatti, in assenza di questo riferimento, a partire dal quale muoversi e azionarsi, qualsiasi concetto e qualsiasi idea non troverebbero il presupposto concreto sul quale implementarsi, rimanendo lettera astratta. Bene, tale punto di partenza non può che essere proprio il sistema di gioco; da esso, i calciatori con i loro movimenti e le loro scelte determinano i flussi di gioco in relazione alle richieste dell’allenatore, applicando – appunto – compiti e funzioni sia in fase di possesso che in fase di non possesso, conferendogli dinamismo. Tutto ciò accade fisiologicamente e quale logica conseguenza connaturata alle caratteristiche del giuoco del calcio.
Appare opportuno, a corollario di quanto appena significato, rappresentare un paio di esempi che dimostrano plasticamente il tema; per farlo, sono stati presi in considerazione Guardiola e Klopp, rispettivamente per la fase di possesso (nella fattispecie quella di uscita palla/costruzione) e per la fase di non possesso (nella fattispecie in caso di pressing ultraoffensivo).

In questa immagine è possibile notare la disposizione del City, stagione 21/22, in un momento di uscita palla e costruzione del gioco. Dall’iniziale 4-3-3, si struttura una piramide rovesciata in base alle richieste e alle disposizioni del tecnico catalano: le ali Mahrez e Sterling prendono la massima ampiezza, De Bruyne e Gundogan dalla posizione di interni si alzano a occupare gli interspazi di centro-dx e centro-sx mentre il “falso9” Bernardo Silva permane come riferimento centrale; in mediana, Fernandinho funge da regista e viene affiancato dai due terzini Cancelo e Zinchenko che, con dei movimenti a stringere entrano e si posizionano da mezz’ali pronti a sfruttare le loro qualità tecniche in manovra; i due difensori centrali Dias e Laporte formano la base di detta piramide rovesciata. Dunque il fascio di movimenti elencati che dà vita al dispositivo indicato, è evidente come origini proprio dal sistema di gioco e a partire da quel riferimento ha trovato poi estrinsecazione.

Passiamo a osservare il Liverpool di Klopp e i comportamenti difensivi a partire sempre dal sistema, anche in questo caso un riconoscibilissimo 4-3-3, come si evince dall’immagine che fotografa lo schieramento al momento del calcio d’inizio.

Con gli avversari in Salida Lavolpiana, i Reds vanno in pressing ultraoffensivo secondo la seguente codicistica: ali in uscita sui difensori centrali, infatti l’esterno sx va forte sul centrale di destra in possesso mentre l’esterno dx è in posizione di attesa pronto a comportarsi analogamente in caso di giropalla; la mezzala sul lato forte si alza a chiudere la traccia sul primo mediano, mentre il centravanti opera alla stessa maniera posizionandosi sulla linea di passaggio, ma nei confronti del secondo mediano.

Sulla palla giocata in modo forzato in avanti al primo mediano che si abbassa a ricevere, la mezz’ala di parte ha il compito di continuare la corsa e così facendo sradica la sfera dai piedi dell’avversario promuovendo una letale transizione offensiva.
Anche questa seconda disamina conferma in modo lapalissiano la centralità del concetto di sistema di gioco nello sviluppo delle idee e delle istanze nello specificatamente attuate, dal momento che il 4-3-3 iniziale è la base per azionare questo tipo di pressing.
Concludendo, va da sé che sminuire in modo quasi snob il concetto di sistema di gioco risulta – quantomeno – superficiale. Come dimostrato nelle due analisi, infatti, nessun principio di gioco sarebbe possibile se non ci fossero due terzini da difesa a 4 o tre attaccanti da 4-3-3 ai quali formulare richieste, affidare compiti e assegnare funzioni in relazione al loro ruolo dentro il sistema: se si chiede ai due terzini di entrare in posizione intermedia accanto al play in uscita palla, è perché si è optato per un 4-3-3 che, quindi, prevede tali ruoli; allo stesso modo se si chiedesse ai due “quinti” di un 3-5-2 di andare in ampiezza sulla linea degli attaccanti in fase di possesso, oppure ai medesimi di abbassarsi sulla linea dei 3 difensori senza palla, ciò sarebbe possibile sempre e soltanto perché esiste il sistema di gioco quale riferimento indefettibile da cui prendere le mosse.
Pertanto, i principi e le idee con cui si attua il sistema sono certamente fondamentali e caratterizzanti nella proposta di gioco, ma è assolutamente impossibile scindere i concetti che, semmai, si compenetrano. Infatti le prime necessitano del secondo affinché vengano poste in essere, contrariamente non si avrebbe la ricerca di governare il caos, che è l’aspetto a cui si lega la strategia in una partita di calcio, ma semplicemente il caos.

BIO: Giuseppe Vigneri, reggino di nascita e palermitano d’adozione, è allenatore UEFA B.
Papà di Antonio Andrea, docente di scienze giuridico-economiche, appassionato di poesia.
Dopo una carriera da calciatore in ambito giovanile, inizia ad allenare a soli 20 anni.
Vanta esperienze in vari settori giovanili, anche professionistici, nonché in prime squadre nei campionati di Promozione ed Eccellenza. Sacchiano convinto, crede in un calcio equilibrato, intenso e propositivo.