Le radici delle Eagles
Il Crystal Palace nasce ufficialmente nel 1905, ma le sue origini affondano nel cuore pulsante della Londra vittoriana. Il nome del club deriva dall’omonimo palazzo di cristallo costruito per la Grande Esposizione del 1851 a Hyde Park, poi trasferito nell’omonima zona a sud di Londra. Proprio lì, vicino alla struttura che avrebbe dato il nome anche al quartiere, sorse un club destinato a diventare un punto di riferimento del calcio inglese.
Il legame con il palazzo di vetro non è solo nominale: il club porta dentro di sé un’identità unica, quella di una squadra di quartiere fiera della sua storia operaia, ma capace di reinventarsi e affermarsi, con stile, nel panorama competitivo della Premier League.
Una forte identità
Negli anni, il Crystal Palace ha attraversato momenti difficili, tra retrocessioni e crisi finanziarie, ma ha sempre mantenuto salda una filosofia chiara: lavorare con pazienza, puntare sui giovani, valorizzare il talento. Con l’arrivo in panchina dell’austriaco Oliver Glasner, il Palace ha compiuto un ulteriore salto di qualità: gioco propositivo, esterni offensivi, pressing organizzato e identità tattica forte, ispirata ai modelli vincenti del calcio europeo moderno, come il Manchester City e l’Arsenal. La squadra allenata da Glasner, si trova attualmente al dodicesimo posto in Premier League a 45 punti, nella classica posizione dove “non può ne scendere ne salire”, almeno per questa stagione.
I protagonisti di Glasner
La stagione in corso, ha visto affermarsi alcuni giocatori fondamentali. Su tutti, Jean-Philippe Mateta, il centravanti francese autore di 14 gol e 2 assist in Premier League: un attaccante fisico, mobile, che ama attaccare la profondità e si è dimostrato determinante anche in coppa. Il classe 1997 aveva già colpito nella scorsa stagione, concludendo la Premier League con 16 reti e 5 assist. Accanto a lui, Ismaïla Sarr si è ritagliato un ruolo da protagonista: 10 gol e 5 assist stagionali, spesso decisivi, come nella semifinale di FA Cup.
Il vero regista offensivo della squadra è Eberechi Eze, elegante e imprevedibile, dotato di una tecnica sopraffina: i suoi 8 gol e 9 assist stagionali parlano chiaro, ma sono le sue giocate, spesso geniali, a illuminare la manovra del Palace. Da non dimenticare Daniel Muñoz, laterale tuttofare che ha messo a referto 6 gol e 4 assist in stagione, incarnando lo spirito offensivo degli esterni voluto da Glasner.
In difesa, infine, spicca Marc Guéhi, centrale moderno e pulito, punto di riferimento sia per la retroguardia che per lo spogliatoio. Giovane ma già leader, è il simbolo di un club che crede nella crescita interna. Già nel giro della nazionale inglese da qualche anno,
Una finale da sogno
Come volano le Eagles! Volano davvero, spinte dal vento del sogno, dalla magia del loro gioco e dall’entusiasmo contagioso dei tifosi. Il Crystal Palace approda alla finale di FA Cup con una prestazione sontuosa, dominando l’Aston Villa per 3-0 sotto il cielo di Wembley. È la terza finale della storia per i rossoblù, dopo quelle sfortunate del 1990 e del 2016, entrambe perse contro il Manchester United. Questa volta, però, il destino potrebbe essere diverso. La semifinale è stata una vera celebrazione del calcio offensivo predicato da Glasner. Al 31’, Eberechi Eze ha sbloccato il match con un capolavoro balistico da fuori area. Dopo l’intervallo, nonostante un rigore fallito da Mateta, il Palace ha continuato a dominare: al 58’ è arrivato il raddoppio di Sarr, che poi, al 94’, ha chiuso i conti in contropiede con il suo secondo gol personale. Oltre 82mila spettatori hanno assistito a uno spettacolo entusiasmante, in cui il Crystal Palace ha mostrato solidità, idee chiare e un’identità tattica da grande squadra. L’Aston Villa, pure favorita dai pronostici, non è mai riuscita a contenere le folate offensive delle Eagles, punite anche da un paio di interventi decisivi del portiere Dean Henderson.
I tifosi del Palace, armati di palloncini rossi e blu, hanno trasformato Wembley in una festa. Per loro, questa finale vale più di una semplice coppa: è la possibilità di iscrivere per la prima volta il nome del club nell’albo d’oro della competizione più antica del mondo e, perché no, di conquistare un posto in Europa League.
Un’ “intrusa” che merita
Il Crystal Palace era l’unica tra le semifinaliste a non aver mai vinto il trofeo, l’unica che non stava lottando per l’Europa in campionato, e l’unica considerata “outsider”. Ma proprio per questo, la sua presenza in finale è ancora più significativa: è il simbolo di come, nel calcio, il coraggio, la visione e la passione possano portare una squadra considerata “minore” a sedersi tra le grandi.
Con Glasner in panchina e una rosa giovane e ambiziosa, il Crystal Palace sogna ora di scrivere la pagina più bella della sua storia. Il 17 maggio, a Wembley, non sarà solo una finale: sarà il giorno in cui le Eagles proveranno davvero a spiccare il volo verso la leggenda.

BIO: Federico Locarno, 20 anni, è uno studente di Management dello Sport con una grande passione per il calcio. Scrive articoli circa da due mesi e si dedica con entusiasmo e curiosità ad esplorare e analizzare il mondo del calcio, sia quello attuale che quello passato. Condividendo quotidianamente i suoi pensieri e approfondimenti sul calcio tramite Instagram e LinkedIn.
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