Si tinge di rosso il cielo del Merseyside, si tinge di rosso il cielo d’Inghilterra, il Liverpool Football Club è il nuovo campione della Premier League. Sono passati 343 giorni da quando Jürgen Klopp emozionatissimo in piedi nel cerchio di centrocampo del prato di Anfield, pronunciò il suo commovente discorso d’addio e, allo stesso tempo, da grande uomo, volle comunque rassicurare il popolo Reds in lacrime, spiegando loro che quel saluto non significava la fine di un ciclo bensì di un nuovo inizio.
Poteva sembrare una frase di circostanza e invece è stata una profezia meravigliosa.
Il 27 aprile 2025 il Liverpool si è laureato campione per la ventesima volta, raggiungendo il Manchester United come squadra di maggior successo nella storia del campionato inglese e l’artefice principale è stato il suo nuovo allenatore, Arne Slot, colui che ha sostituito il grande Klopp. Il suo merito più grande è stato quello di essere riuscito immediatamente ad imboccare la strada più veloce per entrare di diritto nella storia del club. Undicesimo manager a conquistare il titolo, terzo manager nella storia dei Reds a riuscire a vincerlo nella sua stagione d’esordio esattamente come due mostri sacri: Joe Fagan nel 1983-84 e Kenny Dalglish nel 1985-86, il quinto in generale da quando ha avuto inizio la Premier League nel 1992.
Le aspettative erano alte e Slot ne era consapevole ma, con la sua proverbiale calma, è riuscito a sorprendere quell’opinione pubblica che storse il naso quando arrivò ad Anfield, dal Feyenoord di Rotterdam, la scorsa estate.
È vero che il nuovo tecnico ha ereditato una squadra piena di talento, ma sono state la sua gestione del gruppo e le scelte tattiche i suoi veri prodigi. Un grande plauso va anche al direttore sportivo Richard Hughes colui che ha avuto l’intuizione di puntare sul tecnico olandese, intuizione che si è rivelata una scommessa vinta, malgrado l’uscita dalla Champions agli ottavi. Slot con il suo gioco ha dato un’impronta significativa per tutta la stagione, basti pensare che a dicembre il Liverpool era già in fuga.
Le squadre di Slot sono conosciute per giocare con un 1-4-2-3-1, differenziandosi dal precedente 1-4-3-3 cavallo di battaglia di Klopp.
Il cambio di modulo ha significato la crescita esponenziale di Gravenberch, il cui nuovo compito è stato quello di dettare il gioco da centrocampista arretrato. Grazie alla sue doti fisiche, la capacità di eludere il pressing avversario e la facilità di passaggio è riuscito a collegare, magistralmente,la difesa con l’attacco. Il ventiduenne sta ancora imparando il ruolo ed a volte è stato messo in difficoltà quando è stato pressato alto, ma il suo arretramento ha permesso a Slot di schierare Mac Allister al suo fianco con compiti un po’ piu’ offensivi nella fase di possesso. Altro passaggio importante è stato il ritorno a terzino destro di Alexander Arnold, il ruolo a lui più congeniale e naturale.
In avanti Momo Salah e uno tra Luis Díaz o Gakpo hanno provveduto a creare ampiezza in quella porzione di campo per loro ottimale per attaccare gli avversari, uno contro uno il più spesso possibile. In avanti un unico centravanti: Diogo Jota con la sua mobilità oppure Darwin Núñez con la capacità di riempire l’aria e creare spazio per le incursioni dei centrocampisti più offensivi come ad esempio Szoboszlai, cresciuto rispetto all’anno scorso, oppure Jones, quando chiamato in causa.
Ma il segreto di Arne e’ stato rendere intercambiabili tutti gli interpreti della fase offensiva arrivando occasionalmente a trasformarsi in uno spregiudicato 1-4-2-4.
Inutile girarci intorno, in campo un uomo è stato fondamentale: Momo Salah, fantastico sotto porta, 30 reti in campionato, 244 goal totali con il Liverpool, bravo ad ottimizzare il lavoro dei centravanti sia di Jota che di Nunez che con il loro movimento liberavano spazio per l’egiziano libero così di penetrare nelle difese avversarie dove diventava chirurgicamente spietato.
La difesa è stata ottima come detto: con Alexander- Arnold a destra, i due totem fortissimi Van Dijck e Konate’ e lo scozzese Robertson sulla sinistra dove è uno dei più forti terzini a livello mondiale.
E poi ci sono loro, il popolo meraviglioso dei Reds con la Kop, i loro canti, un popolo passato da sofferenze immani. Questa domenica con loro a cantare c’erano anche i 97 angeli dell’Hillsborough, c’erano le anime di Bill Shankly, Bob Paisley, Joe Fagan, Emylin Hughes, capitano intramontabile ed in tribuna c’era lui un monumento vivente Sir Kenny Dalglish.
Mi permetto un pensiero personale a chiusura dell’articolo: questa squadra, un gradino sotto i colori rossoneri, rappresenta un pezzo del mio cuore da oltre 50 anni esattamente dal 1972, quando ancora non era conosciuta in Italia, perchè come per una magia bellissima e inspiegabile sono sempre stato convinto che siano le squadre che ti scelgono come tifoso, Milan e Liverpool hanno più di una similitudine, sono nel gotha del calcio mondiale, sono, nei loro rispettivi paesi, le squadre piu’ blasonate a livello europeo.
Anche ieri, al fischio finale della partita con il Tottenham, ho avuto un attimo di grande commozione per una semplice ragione, vedere quella gente che finalmente poteva liberare la loro gioia senza più restrizioni e celebrare un titolo nella propria casa, ad Anfield, cantando “You’ll Never Walk Alone”, non ha avuto prezzo..ed io mi sentivo con il cuore la insieme a loro, come sempre.
YNWA

BIO: Stefano Salerno nato a Livorno classe 1963, vivo a Firenze dal 1997 lavoro nel campo delle Telecomunicazioni, sono milanista dalla nascita appassionato di calcio inglese dai primissimi anni 70 e sostenitore della squadra dei 3 Leoni .
5 risposte
“You’ll Never Walk Alone”…risuona oggi più forte. Ho avuto la fortuna di vedere e commentare, di sbieco mi verrebbe da dire, Manchester Liverpool. In quella occasione i Reds furono già superiori. Peccato per la Champions, avrebbero potuto fare di più. Bravo Slot, è uno di quei cambi che arrivano al momento giusto e diventano fondamentali per la storia di un club ( tipo l’avvicendamento Sacchi Capello). Bravissimo Stefano, come sempre!
Grazie Vincenzo… il Liverpool e’ una grandissima societa’ da sempre che difficilmente sbagliale scelte degli allenatori lo dice la sua storia…speriamo anche noi di metterci sulla stessa carreggiata
Mi rifaccio al tuo pensiero personale e aggiungo un particolare di quegli anni a mo’ di parallelismo con la storia che hai raccontato. Quando Kevin Keegan nel ’77 ando’ all’Amburgo sembrava lasciasse un vuoto incolmabile. Arrivo’ Kenny Dalglish e scrisse una storia ancora piu’ importante
Nel 77 ero a Roma a vedere la finale contro il Borussia Moenchengladbach e Keegan disputò la sua ultima partita, quando arrivò Dalglish pur nella disperazione perché Kevin era il mio idolo era abbastanza tranquillo conoscevo Dalglish come giocatore quando era nel Celtic ed era già fortissimo Buona serata
Non era conosciuta in Italia lo dici tu che tieni a quelli là, nel 64-65 gioca contro LINTER la semifinale di coppa campioni…..fai tu…..