La Seconda guerra mondiale, iniziata il 1º settembre 1939 con l’invasione della Polonia da parte della Germania nazista e conclusa tra l’8 maggio 1945(con la resa della Germania) e il successivo 2 settembre (con la capitolazione dell’Impero giapponese, avvenuta in seguito ai devastanti bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki), lasciò ai posteri devastazione, sofferenza e – secondo le stime di Focus – 70 milioni di morti.
Gli orrori del conflitto, partoriti dalla dottrina nazista di Hitler e dalle brame espansionistiche delle potenze dell’Asse, furono certamente l’aspetto più doloroso del conflitto, ma non l’unico lascito al futuro. L’Europa post-bellica, ridotta a un cumulo di macerie, completò un processo di involuzione iniziato con la Prima guerra mondiale, perdendo il suo primato politico-economico a favore degli Stati Uniti a Ovest e dell’Unione Sovietica a Est.
Non solo: il conflitto ridisegnò le mappe geopolitiche e segnò profondamente il destino dei popoli. L’Italia, ad esempio, perse parte della Venezia Giulia, ceduta alla Jugoslavia, mentre in Asia la liberazione della Corea dal dominio giapponese portò alla divisione della penisola lungo il 38º parallelo, con il Nord posto sotto l’influenza sovietica e il Sud sotto il controllo occidentale, preludio alla nascita di due Stati contrapposti.
Le alterazioni territoriali non risparmiarono nemmeno la Germania. Nel 1949, dopo 4 anni di occupazione alleata a Ovest e di occupazione sovietica a Est, la regione venne divisa in due Stati, divenendo l’ombelico di due blocchi contrapposti (l’Occidente capitalista e l’Oriente socialista) con Berlino, e il suo muro, a fungere da cartina tornasole dell’intera Guerra Fredda.
In quegli anni e in quel contesto, con il vecchio continente alla ricerca di un antico splendore che, tra passati e futuri tumulti, mai più avrebbe ritrovato, il calcio, quel gioco meraviglioso che Eduardo Galeano definì “l’unica religione che non ha atei”, compì un piccolo miracolo: riunire, su di un grande prato verde dove nascono speranze, le due Germanie.
I derby, capaci di oltrepassare la cortina di ferro, furono ben due.
La prima delle due “reunion”, in anticipo di oltre 19 anni sulla caduta del muro di Berlino, si giocò l’8 settembre 1972 alle Olimpiadi di Monaco di Baviera.
Tuttavia, di quel match vinto dai tedeschi orientali con il punteggio di 3-2, nessuno conserva un lieto ricordo, poiché la sfida fu disputata appena tre giorni dopo il tragico attentato orchestrato dall’organizzazione terroristica socialista palestinese ‘Settembre Nero’ che provocò la morte di 11 atleti israeliani e di un poliziotto tedesco.
Ben diversa fu l’emozione che accompagnò la seconda sfida, anch’essa disputata in Germania durante un evento di grande rilievo: il campionato mondiale di calcio del 1974. Alle 19:30 del 22 giugno, sul rettangolo verde del Volksparkstadion di Amburgo, le due Germanie incrociarono i tacchetti nell’ultimo match del Gruppo 1.
Tuttavia, anche su questo match aleggiava una minaccia di stampo terroristico: quella del Rote Armee Fraktion, gruppo terroristico tedesco di matrice marxista-leninista. Ciononostante l’intimidazione non spaventò né gli organizzatori, né i calciatori, né tantomeno i 58.000 supporters wessis e gli 8.500 tifosi ossis (arrivati ad Amburgo grazie a dei visti temporanei), pronti ad incitare i propri beniamini assemblando voci un tempo unite in un unico coro.
Gli occidentali, campioni d’Europa in carica, presero il centro del Ring, ma gli orientali, tignosi come il connazionale Manfred Wolke – il peso welter che 6 anni prima all’Olimpiade di Città del Messico si prese l’Oro – tennero botta.
Al 76′, con il punteggio ancora inchiodato allo 0-0 iniziale, il capitano della Germania Est, Bernd Bransch, lanciò in contropiede Jürgen Sparwasser che controllò il pallone con la faccia, aggirò un paio di difensori avversari (tra cui nientepopodimeno che Franz Beckenbauer!) e infilò “il gatto di Anzing” Sepp Maier.
Günter Grass, scrittore poeta e drammaturgo tedesco che nel 1999 vinse il premio Nobel per la letteratura, raccontò così il gol della DDR: “Sparwasser accalappiò il pallone con la sua testa, se lo portò sui suoi piedi, corse di fronte al tenace Vogts e, lasciandosi persino Höttges dietro, lo piantò alle spalle di Maier in rete”.
Fu così che Sparwasser, una laurea in ingegneria meccanica, una Coppa delle Coppe appena vinta con il Magdeburgo (dopo aver superato in finale il Milan di Rivera) e un ingombrante numero 14 sulla schiena, che spinse i supporters più temerari ad azzardare un folle paragone con Johann “Gesù Cristo” Cruijff, entrò nella storia del gioco più bello del mondo.
L’importanza sportiva e simbolica del gol di Sparwasser fu ribadita il 9 novembre del 1989, quando il muro di Berlino fu abbattuto e le due Germanie, dopo 28 anni, poterono riabbracciarsi per sempre e non solo per 90 minuti. Quel giorno, tra un boccale di birra e un piatto di Sauerbraten, una delle prime domande che i figliocci dell’Est porsero ai ritrovati fratelli dell’Ovest fu: “… e tu dov’eri quando Sparwasser segnò?”

BIO: Davide Pollastri nasce a Monza il 26 marzo 1977.
Fin da giovanissimo manifesta un forte interesse per la lettura e talento per la scrittura.
Tra il 2000 e il 2004 alcuni suoi scritti vengono pubblicati da alcuni importanti quotidiani nazionali.
Nello stesso periodo inizia a fare musica e a farsi chiamare Seven, riuscendo a farsi apprezzare all’interno della scena Hip Hop Underground grazie allo stile scanzonato e all’originalità dei testi.
Nel 2014 scrive e stampa il suo primo romanzo dal titolo “L’Albero della Vanagloria”.
Nel 2016 con il racconto “L’Amore Assente” è tra i vincitori del concorso letterario Stampa Libri realizzato in collaborazione con Historica Edizioni.
Nel 2019 è tra i semifinalisti del “Cantatalento”-Festival di Arese. Sempre nel 2019 realizza alcuni video sulla storia della Juventus e apre su Facebook il Blog “Seven Racconta”; i racconti del Blog, dedicati a tutti quei calciatori capaci di farlo innamorare del “gioco più bello del mondo”, fanno breccia nel cuore di molti appassionati e riscuotono interesse. Alcuni degli ex calciatori protagonisti dei suoi racconti ringraziano pubblicamente Pollastri per le storie scritte su di loro.
Dal 2020 è ospite di importanti trasmissioni web-televisive tra cui ‘Signora Mia’, ‘Che Calcio Che Fa’ e ‘LeoTALK’, condotto dalla nota giornalista Valeria Ciardiello.
Nel 2021 è l’ideatore del programma web ‘Derby d’Italia-Una trasmissione pensata da chi ama il calcio per voi che amate il calcio’.
Sempre nel 2021 esce il suo secondo libro dal titolo “C’era una volta la Danimarca Campione d’Europa”.
Il 20 ottobre del 2021 appare in una puntata di ‘Guess My Age-indovina l’età’, il quiz show trasmesso da TV8 e condotto da Max Giusti.
Nel 2022 esce il suo terzo libro dal titolo “Maccheroni alla Trapattoni”. Dal 2023 collabora con ‘Monza Cuore Biancorosso’ e ‘Fatti Nostri’, un giornale indipendente online dedicato a tutti gli italiani che vivono nelle diverse parti del mondo.
Dal 2024, dopo aver frequentato la scuola di alta formazione per il calcio ‘Elite Football Center’, scrive anche per Sporteconomy.it, market leader nell’informazione applicata all’economia dello sport.