Di tutti i managers inglesi è stato quello che ho amato più. Un grande uomo, un gentleman, un allenatore preparato, ed il suo nome ancora oggi, mi dà un grande brivido. Sir Bobby Robson, e’ così che lo voglio chiamare, in segno di rispetto assoluto, con quel titolo che gli spetta e che merita.
Sir Bobby fu un calciatore importante ed in seguito allenatore indimenticabile, tra i più amati d’oltremanica. Nato nella Contea di Durham, figlio della “working class”, apprendista elettricista, da ragazzo si dedicava al calcio senza perdere il contatto con la realtà, come dimostra il fatto che, pur avendo già sottoscritto il suo primo vero contratto, per qualche tempo continuò a lavorare come elettricista, allenandosi alla sera.
Il suo primo contratto importante lo firmerà con il Fulham, con la cui maglia esordì nel 1950 e con la quale avrebbe chiuso più tardi la sua carriera, con una parentesi di sei stagioni con il West Bromwich Albion. Sempre nel suo ruolo di centrocampista centrale. Grande tecnica e capacità di creare gioco, Sir Bobby con 20 presenze fu protagonista anche con la nazionale inglese.
La sua grande carriera sulla panchina iniziò proprio al Fulham nel 1968, ma la sua consacrazione da tecnico iniziò con l’approdo all’Ipswich Town nel 1969. Sir Bobby guiderà la squadra fino ai vertici della classifica della First Division ma soprattutto vincerà la FA Cup del 1978 e la Coppa Uefa del 1981. Proprio nella stagione 1977/78, dopo un campionato non esaltante, sempre in lotta per la salvezza, il cammino in Coppa d’Inghilterra fu da favola, arrivando a giocarsi il trofeo nel tempio di Wembley contro l’Arsenal.
Dopo un secolo esatto dalla sua fondazione l’Ipswich arrivò così alla sua prima finale di FA Cup. L’epilogo fu la classica favola romantica che tanto bene fa a chi ama questo gioco: i ragazzi in maglia blu, a sorpresa, battono i più quotati Gunners con un gol di Osborne e, finalmente, salgono i celebri 39 gradini che conducono al palco reale del tempio del calcio, guidati dal loro grande capitano Mick Mills.
Per Bobby Robson è il primo trofeo da allenatore, per l’Ipswich Town è la prima FA Cup vinta, il secondo trofeo nella bacheca della società dopo la vittoria in First Division del 1962, con i Tractor guidati da Sir Alf Ramsey, allenatore dell’Inghilterra campione del Mondo nel 1966.
Ma fu nella stagione 1980/81, che Sir Bobby ed i suoi ragazzi fecero l’impresa più grande trionfando in Coppa Uefa, battendo nella doppia finale il sorprendente AZ Alkmaar, al termine di una stagione pazzesca, coronata dal prestigioso secondo posto in campionato dietro l’Aston Villa. Di quella squadra meravigliosa che seguii con grande entusiasmo mi piace ancora ricordare; Captain Mills, Osman, gli olandesi Mühren e Thijssen, il giovane Terry Butcher, il grande Paul Mariner, John Wark e l’estroso Alan Brazil. Molti calciatori di quella rosa parteciparono come protagonisti al Kolossal “Fuga per la vittoria”. I Tractor Boys erano squadra che giocava un calcio moderno, un mix di fantasia e fisicità e che in quell’edizione della Coppa Uefa, di cui ho un ricordo nitido, mi entusiasmò moltissimo.

PORTMAN ROAD – THANKS BOBBY
Arriviamo cosi al 1982 quando Sir Bobby lascia l’amata contea di Suffolck e comincia la sua avventura come ct dell’Inghilterra. Lunghe serie di risultati positivi si alternano a momenti difficili come quello della mancata qualificazione agli Europei del 1984. In seguito a questo fallimento Sir Robson rassegnerà le dimissioni, respinte dalla Football Association. La sua nazionale costruita con sapienza e saggezza aveva tutto per arrivare fino in fondo a qualsiasi competizione, tanto in Messico nel 1986 quanto e soprattutto, al Mondiale italiano del 1990. Nell’edizione messicana fu fermata da un colpo di mano e da uno storico goal di Maradona.
A Italia ’90, in semifinale, l’Inghilterra giocò nettamente meglio dei tedeschi e avrebbe meritato di giocarsi la finale contro l’Argentina per vendicarsi, in termini sportivi, della sconfitta subita quattro anni prima. La squadra inglese era fortissima, Shilton in porta in difesa Des Walker, Terry Butcher, Stuart Pearce, a centrocampo David Platt, Chris Waddle, Bryan Robson e ”Gazza” Gascoigne tirato a lucido come non mai, in avanti “Pedro” Beardsley, e il grande Gary Lineker. Sir Bobby come un padre con i propri figli, compattò il gruppo estraniandolo dai tabloid inglesi sempre velenosi nei momenti meno opportuni, e riuscì a portarli ad un passo dalla gloria, che mai come quella volta fu così vicina e sarebbe stata meritata.
Dopo la nazionale Sir Robson allenò in altri club prestigiosi come PSV e Barcellona, dove insegnò moltissimo della sua scienza calcistica e gestionale ad un giovane Josè Mourinho e a Pep Guardiola, e dove aiutò, nella loro crescita, talenti assoluti come Ronaldo “il fenomeno” e Van Nistelrooy. Tornò in Inghilterra, al Newcastle, contribuendo in maniera determinante, con il bomber Alan Shearer, al ritorno ai vertici dei Magpies.
Manca tanto questo grande allenatore, manca quel suo sorriso sornione e bonario che rassicurava le sue squadre, i suoi ragazzi (come amava chiamarli) ogni volta che si trovavamo in mezzo al mare in tempesta, in balia delle onde.
La statua SIR BOBBY ROBSON, eretta in memoria delle sue grandi imprese e della sua straordinaria umanità, adesso ci guarda alla Curva Cobbold del mitico stadio dell’Ipswich Town, Portman Road.

STATUA DEDICATA A SIR BOBBY ROBSON A PORTMAN ROAD

BIO: Stefano Salerno nato a Livorno classe 1963, vivo a Firenze dal 1997 lavoro nel campo delle Telecomunicazioni, sono milanista dalla nascita appassionato di calcio inglese dai primissimi anni 70 e sostenitore della squadra dei 3 Leoni .
2 risposte
È uno degli allenatori che hanno segnato la mia infanzia. Avevo otto anni quando vidi la sua Inghilterra sfiorare la finale di Italia 90, sconfitta soltanto ai rigori dai futuri campioni del mondo della Germania. Lo ricordo alla guida del Barcellona, squadra con la quale vinse la Coppa delle Coppe. Come sempre gran bel ritratto, Stefano!
Grazie di cuore Vincenzo