MAURIZIO MOSCA: “LA VITA È ROTONDA COME UN PALLONE DA CALCIO”.

Un personaggio pubblico è percepito, valutato e giudicato per come appare, non importa se nel privato sia profondamente diverso.

Cito sempre Aldo Biscardi per esemplificare il concetto: era direttore con un senso giornalistico fuori dal comune, un uomo mite e scherzoso, niente affatto incline a sensazionalismi o tensioni di qualsiasi natura e specie, quasi distaccato.

Quando si accendeva la luce rossa della telecamera, invece, si trasformava in un vulcano in eruzione, sguazzando tra urla, battibecchi, scontri verbali che fingeva di sedare, crogiolandosene beatamente. Ricordo uno scambio si comicità più o meno involontaria tra lui e Maurizio Mosca, in diretta al “Processo” che aveva traslocato su Tele+2 (oggi Sky). Biscardi intervenne durante una discussione in cui si sovrapponevano grida e voci: “Per favore! Per favore! Non parlate più di due alla volta, se no a casa la gente non capisce”, e già faceva sorridere così. Mosca lo incalzò: “Guarda Aldo che il giorno che la gente capisce, non ci guarda più…”.

Al “Processo”, Maurizio era ospite. Quando invece i programmi se li costruiva e li conduceva lui, privilegiava l’aspetto tecnico e umano del calcio e dello sport.

Aveva al suo tavolo giocatori, allenatori, direttori sportivi, giornalisti oppure, in quell’adorabile helzapoppin che era “Casa Mosca” (in cui non a caso la storica valletta, Roberta Cerrati, era stata soprannominata “Diavolina” non solo per un marchio pubblicitario…), atleti e personaggi di ogni estrazione.

Il Maurizio pubblico era identico a quello privato: amava stare in mezzo alla gente, fare battute dissacranti, prendere e prendersi in giro, stuzzicare reazioni, provocare – più o meno bonariamente -, accendere la miccia.

Era un gestibilissimo ingestibile: bisognava solo schiacciare i tasti giusti e muovere i fili adeguati per riportarlo dal galoppo al trotto. Non inseguiva lo share, gli ascolti (che nel tempo diventarono invece fondamentali per supportarne gli sforzi e la visibilità sui canali privati), ma era comunque tormentato dal gradimento e soffriva tremendamente quando definivano “trash”, o spazzatura, le sue cose. Le nostre cose.

Riuscì a vivere un connubio agli antipodi con lo storico direttore di SportMediaset, Ettore Rognoni, come due calamite annodate per 30 anni che si attraevano e si respingevano tra loro con picchi melensi o furiosi, ma legati profondamente dall’amore per il lavoro e dal rispetto reciproco. Direi da un affetto profondo, fraterno infine, nato ancor prima dall’amicizia di Maurizio con il padre di Ettore, il leggendario conte Alberto fondatore del Cesena Calcio (il cui centro sportivo è oggi intitolato a lui) e del “Guerin Sportivo”. 

Nel 2001, dopo due anni di lavoro, pubblicammo la biografia di Maurizio Mosca per “Rizzoli”. Si intitolava: “La vita è rotonda come un pallone da calcio”, sottotitolo: “Confessioni indiscrete”.

In realtà, di autobiografico ci sono solo le prime dieci-dodici pagine, poi è tutta una pagella, un graffio, un confronto, una classifica…Le donne più belle, le coppie più forti, gli allenatori più bravi, i più grandi di sempre… Un gioco, insomma, come le sue trasmissioni.

Come il “gioco della torre”: chi buttereste giù tra questi due? Lo faceva ad ogni occasione possibile. Moratti o Berlusconi? Senna o Schumacher? Scotti o Bonolis? La Carrà o la Marcuzzi? Disse, in quel libro che curai interamente nella trascrizione: “E’ un fatto che l’eccessiva discrezionalità concessa agli arbitri, la difformità di interpretazione del regolamento, le luci della ribalta che hanno finito inevitabilmente per coinvolgere anche loro, li ha resi quasi onnipotenti, in preda a una delirante sindrome di giudici supremi assoluti”.

C’era un incorniciato con questa tabella:

“A chi si può telefonare di notte”, seguivano i nomi di Berlusconi, Moratti, Massaro, Sensi, Mazzola, Cragnotti, Moggi.

“Si stizziscono”: Cechi Gori, Prisco. “All’alba”. Gianni Agnelli.

“Solo fino alle 21”: Signori, Ganz, Rivera, Sacchi, Liedholm, Galliani.

E poi i titoli di alcuni capitoli: “Tutte le colpe della stampa”, “Hanno aiutato Maradona a sbagliare”, “Il Pallone d’oro non conta più niente”, “Sesso e sport” fino a “Scommesse e doping”…

Il libro fu pubblicato nel 2001. Posso testimoniare la sua confessione nella prefazione: non ha mai tifato per nessuna squadra. Innamorato dei grandi giocatori, ebbe una simpatia giovanile per la Juventus di Sivori (“Ma anche per quelle divise bianche e nere, uno spettacolo”), poi però Rivera e Liedholm gli fecero amare il Milan, era legatissimo ad Angelo Moratti e Sandro Mazzola, al Napoli, al Sud in generale. Grazie alla passione del presidente Giovanni Vender e all’intuizione amorevole di Francesco e Giancarlo Capriglia, dal 2011 una delle società storiche del calcio dilettantistico italiano e milanese, l’AC Macallesi dove è cresciuto Walter Zenga e dove si vede spesso Luciano Spalletti (la nipotina è reclutata nella sezione femminile), ha creato il trofeo giovanile “Maurizio Mosca” giunto nel 2023 all’undicesima edizione.

Tra gli ospiti d’onore, negli anni, Alessandro Del Piero, Giovanni Trapattoni, Giovanni Lodetti, Luis Suarez e molti altri personaggi del giornalismo, dello sport e dello spettacolo. La dedica più bella gliela scrisse un amico d’infanzia: “Grazie Maurizio per avermi fatto divertire”.

Quello è stato sempre lo scopo della vita di Maurizio Mosca: divertire il prossimo. Divertendosi, così, anche lui. Continuo a chiedermi cosa possa c’entrare adesso, con la quiete del paradiso.  

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

5 Responses

  1. Anche la seconda parte una descrizione perfetta della persona e del personaggio Maurizio Msca .
    Grazie ancora Luca !!!!!Sei un grande!!!

  2. Maurizio Mosca era un ottimo giornalista che aveva capito come sdrammatizzare un argomento che veniva – e viene – preso, troppo spesso, troppo seriamente.
    Ha pagato il suo approccio giocoso e la sua verve (che negli ultimi anni, talvolta finiva sopra le righe) con le critiche di buona parte dei suoi colleghi, che forse vedevano screditato il “sacro mondo” che dava loro da mangiare.
    Da persone che lo hanno conosciuto personalmente, ho appreso anche del suo lato privato contraddistinto da un’enorme umanità e generosità.
    E’ stato un giornalista, è stato un uomo di spettacolo, e ha lasciato un segno nel mondo del giornalismo sportivo. Ma è stato soprattutto un uomo che quelli che lo hanno conosciuto – più o meno da vicino – non dimenticheranno.

  3. Che bello ricordare il grande Maurizio, è stato un innovatore che ha messo a disposizione di tutti il suo talento che secondo me era veramente tanto. Ha combinato come tutti noi qualche casino ma era talmente simpatico e candido che alla fine gliele perdonavi tutte. Quanto ci siamo divertiti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Leggi anche