STAGIONE 2009-10: LE PRIME LINEE GUIDA METODOLOGICHE-1^ PARTE

PREMESSA

Senza seguire una linearità temporale di seguito una copia del primo documento consegnato agli staff, dopo essere stato nominato responsabile del settore giovanile dell’A.C. Milan nella stagione 2009-10. Nel documento, definito LINEE GUIDA (2009), redatto grazie all’aiuto, tra gli altri, di Mister Stroppa, allora alla guida della nostra Primavera, e di Maurizio Gilardi,  tecnico del Settore Giovanile del Real Leno società dilettantistica in orbita Milan, sono presenti alcune indicazioni metodologiche.

Non si parla di esercitazioni sul campo, di allenamenti se non con degli accenni, ma di aspetti comportamentali e di di stile di gioco che, nel tempo, abbiamo considerato sempre piu’ uno strumento per la formazione del giovane calciatore e non solo.

Vi sono alcuni spunti in cui ancor oggi mi ritrovo. Alcune affermazioni, indicazioni  e termini che invece mi fanno arrossire. Ne cito solo alcuni : istruttore – addestrare –  le fasi sensibili – l’attivita’ motoria propedeutica al gioco del calcio – il saper fare e il saper far fare. Aggiungerei gran parte di cio’ che troverete rispetto alle caratteristiche degli allenatori e alle caratteristiche e funzioni del capitano.

Ho voluto pubblicare la versione originale per, diciamo così, onestà intellettuale ma anche per testimoniare come, con il passar del tempo ed il vissuto, si possano osservare le cose con sguardo differente e, pertanto, cambiare il proprio pensiero (allora ancora “riduzionista”) e il proprio approccio.

LINEE GUIDA SETTORE GIOVANILEA.C. MILAN

STAG. 2009-’10

QUALI GIOCATORI? QUALI UOMINI? QUALI VALORI?

“IN 23 ANNI DI MILAN NON HO MAI VISTO DIVENTARE GRANDISSIMO GIOCATORE SUL CAMPO UN UOMO CHE NON FOSSE ANCHE MATURO SUL PIANO DEL GARBO, DELL’EDUCAZIONE E DELLA CULTURA. CONTINUATE A CRESCERE COME PERSONE, È LA COSA FONDAMENTALE”

Con queste parole Adriano Galliani, ha dettato la linea da seguire ai ragazzi che entrano a far parte del settore Giovanile di A.c. Milan.

Pertanto tutti coloro che sono parte del Settore Giovanile dell’A.C.Milan dovranno operare affinche’:

  • I nostri ragazzi abbiano una formazione scolastica.
  • I nostri ragazzi siano formati e crescano tenendo alti i seguenti valori :

–  Rispetto degli altri in campo (FAIR-PLAY) e fuori.

–  Rispetto delle regole in campo (FAIR-PLAY) e fuori.

–  Rispetto delle strutture sportive e delle cose in generale.

– Cooperazione e solidarieta’.

– Aspirazione al meglio.

– Attaccamento al Club.

OBIETTIVI

  • FORMARE IL GIOCATORE PER LA PRIMA SQUADRA

          – medio / lungo termine

  • VINCERE NELLE VARIE CATEGORIE

         – breve / medio termine

     COME? CON QUALE STRATEGIA DI GIOCO?

  • attraverso un gioco propositivo che coinvolga tutti i giocatori:

PORTIERE:

  • è il primo costruttore di gioco.

DIFENSORI:

  • costruiscono il gioco con i compagni di reparto.

CENTROCAMPISTI:

  • si propongono per ricevere palla dai difensori e dagli attaccanti per sviluppare la strategia di gioco.

ATTACCANTI:

  • attaccano la linea difensiva avversaria per andare al tiro o rifinire per i compagni oppure si propongono in appoggio per fare giocare la squadra.

SELEZIONE

CRITERI GENERICI DI SELEZIONE

  • la scelta privilegia i giocatori di prospettiva.

CRITERI TECNICI DI SELEZIONE

  • creatività e dominio della palla

CRITERI TATTICI DI SELEZIONE

  • capacità di trovarsi al posto giusto nel momento giusto.
  • CRITERI FISICO/ATLETICI DI SELEZIONE
  • si pone grande attenzione alle capacità coordinative.
  • si privilegia una buona velocità di base.
  • la struttura fisica è ritenuta importante soprattutto nei ruoli della difesa.
  • CRITERI DI “PERSONALITÀ’
  • attitudine a proporsi con continuità per ricevere e giocare la palla.
  • coraggio.

FILOSOFIA DI GIOCO E CONSIDERAZIONI TECNICO TATTICHE

1. ATTIVITÀ AGONISTICA (14-20 ANNI)

La filosofia di gioco a cui si ispira un settore giovanile non può prescindere da ciò che viene espresso dalla prima squadra.

Le due realtà dovrebbero vivere in simbiosi, l’una traendo linfa vitale dall’altra.

Negli ultimi 25 anni, da quando la proprietà del club è stata rilevata dalla famiglia Berlusconi e la conduzione è stata affidata all’ AD Adriano Galliani, l’indicazione è stata pressochè perentoria, categorica:

VINCERE, RAGGIUNGERE IL RISULTATO ATTRAVERSO LA PROPOSTA DI UN GIOCO- SPETTACOLO.

Proviamo ad entrare nei dettagli tecnico-tattici per capire cosa significhi il termine gioco-spettacolo.

Proporre un gioco-spettacolo significa esaltare la fase di possesso palla i cui obiettivi specifici possono essere così riassunti:

a) Allargare e allungare gli spazi nella disposizione difensiva degli avversari.

b) Creare e conquistare spazio in avanzamento.

c) Creare, attraverso l’inserimento di uno o più giocatori, la superiorità numerica finalizzata alla rifinitura o alla conclusione in porta.

Il raggiungimento degli obiettivi sopraelencati ha come presupposto le seguenti considerazioni:

  • Il possesso palla dei quattro difensori, con la partecipazione eventuale del portiere, crea ampiezza di gioco, aprendo gli spazi tra gli avversari, permette di trovare il momento per una più sicura verticalizzazione a favore dei centrocampisti e degli attaccanti.

Considerando il fatto che molte squadre portano, con i loro attaccanti e centrocampisti, una pressione molto alta sui nostri difensori, il possesso palla attira e quindi allunga lo schieramento avversario, determinando la creazione di spazi tra i reparti.

Se invece gli avversari portano pressione in una zona laterale del campo, il “cambio gioco” con il lancio lungo o con una serie veloce di passaggi, per arrivare nella zona opposta del campo consentirà di avere, con più possibilità situazioni di 1vs1 o 2vs1 a nostro vantaggio in una posizione di campo più favorevole.

Nella gestione del possesso palla la squadra non deve altresì dimenticare che l’obiettivo è quello di un passaggio verticale per conquistare spazio in avanti al fine di arrivare al tiro in porta nel più breve tempo possibile, evitando così che il possesso palla sia sterile e fine a sè stesso.

In particolare, un prolungato possesso palla nella nostra metà campo, rischia di sviluppare un’azione di appiattimento stabile o di arretramento, tanto più pericolosa quanto più gli avversari sono in grado di attuare una pressione organizzata (pressing).

In questo caso è importante educare il giocatore in possesso palla ad una corretta valutazione della situazione di gioco decidendo se proseguire il possesso palla od optare per il rilancio lungo sull’attaccante più avanzato ed organizzare, nel contempo, l’accorciamento in avanti dei reparti a sostegno del compagno o alla riconquista della palla.

Lo sviluppo in avanzamento del possesso palla, rende vani i primi tentativi di pressione degli avversari, induce gli avversari ad arretrare nella propria metà campo e a restringere gli spazi tra i reparti rendendo difficile l’inserimento dei nostri giocatori soprattutto tra le linee di difesa e centrocampo.

Pertanto il nostro possesso palla dovrà trovare sbocco sulle fasce o corsie laterali dove, con gli inserimenti dei centrocampisti e dei difensori laterali, dovremo creare situazioni di superiorità numerica finalizzata alla penetrazione verso la porta avversaria per rifinire o concludere a rete, oppure al raggiungimento del fondo campo per il conseguente cross.

Anche la fase di non possesso palla o fase difensiva si basa sul concetto di partecipazione attiva da parte di tutti i giocatori.

Nel momento in cui perdiamo il possesso palla, il giocatore più vicino all’avversario che ne entra in possesso deve esercitare una pressione volta alla riconquista immediata del possesso.

Tuttavia, il comportamento che ne consegue deve rispettare tutti i principi di tattica individuale e di tattica collettiva in fase di non possesso palla affinchè l’azione individuale non risulti controproducente per la squadra.

In altre parole la fase di non possesso non può prescindere da un’accurata organizzazione.

Una squadra è tanto più organizzata quanti più giocatori che la compongono sono in grado di interpretare allo stesso modo le innumerevoli situazioni di gioco e di reagire all’unisono, nel più breve tempo possibile, mettendo in atto comportamenti, azioni volti a determinare una situazione favorevole alla squadra o, almeno, crearne i presupposti.

La squadra, i reparti, ogni singolo giocatore dovrà saper attuare i concetti sopraesposti applicandoli ai sistemi di gioco e alle loro possibili interpretazioni.

Quanto finora espsto, sia nella fase di possesso palla, che nella fase di non possesso palla, si raggiunge attraverso la costante e metodica applicazione durante gli allenamenti.

Gli allenamenti si differenziano per intensità, durata e complessità in base alla fascia d’età dei giocatori.

Per quanto riguarda la disposizione in campo dei giocatori ed il conseguente sistema di gioco adottato, è d’obbligo l’uso della difesa a 4 e, qualora non si adotti il tridente offensivo (1-4-3-3), si preferisce l’uso di un sistema che preveda il trequartista (1-4-3-1-2 oppure 1-4-2-3-1)…CONTINUA.

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