L’ALLENAMENTO: DISEGNARE SITUAZIONI DI GIOCO.

Da sempre, nel corso delle varie sedute di allenamento, vengono proposti esercizi con lo scopo di mettere in pratica ed affinare determinati concetti di gioco, costruire un’identitá di squadra e “correggere” errori individuali dei singoli giocatori.
In sostanza, le proposte di allenamento mirano ad adeguare le dinamiche individuali e collettive alla complessitá e alla realtá del gioco.

In via estremamente sintetica, per complessitá si intende la quantitá di interazioni che un sistema (in questo caso, una squadra di calcio) ha con il contesto nel quale e col quale interagisce. Piú aumenta il numero di queste interazioni, piú la complessitá é maggiore.
Con realtá, invece, ci si riferisce alla qualitá che tali interazioni hanno, le quali dovranno sempre essere in linea con le norme che regolano il gioco del calcio.

Tali concetti fungono da guida per aiutarci nel disegno delle esercitazioni da proporre, al fine di costruire contesti fatti “su misura” per poter aiutare i giocatori a esprimere il loro potenziale in relazione con i propri compagni.

Tenendo questi aspetti in considerazione, diventa necessaria la conoscenza approfondita dei parametri strutturali, ovvero degli elementi costitutivi che creano e condizionano la realizzazione in campo di una determinata esercitazione, i quali dovranno sempre attenersi a quelle che sono le richieste nella partita.
É importante conoscere nel dettaglio come la scelta di tali parametri strutturali abbia un “effetto costrittivo” (si parla, appunto di task constraints) sull’esercizio proposto, in quanto modifica quelle che saranno le possibilitá d’azione a disposizione di ogni giocatore e la loro conseguente presa di decisione durante l’esercizio, inducendoli pertanto verso alcuni tipi di comportamento piuttosto che altri.

Come conseguenza di tale processo, si provocherá un certo grado di instabilitá nella dinamica di gioco, la quale provocherá la nascita o il rafforzamento di nuove interazioni e sinergie all’interno della squadra.

Prima di addentrarci nello studio dei suddetti parametri, sembra opportuno dover chiarire il concetto di “allenamento”.
A tal proposito, si richiama la definizione data da Paco Seirul-lo (ex direttore della metodologia del FC Barcellona), il quale descrive l’allenamento come una “pratica massiva specifica, eseguita con variabilità e continuità”, laddove:

Per pratica massiva specifica, si intende un’attivitá rivolta alla realtá (e quindi alla complessitá del gioco), volta a conferire al giocatore un adeguato ciclo tra percezione ed azione, opportuno alle richieste del gioco; per variabilitá, si intende la concezione di esercizi aperti che favoriscono l’adattamento costante al cambiamento e all’incertezza;

Col termine continuitá, infine, si fa riferimento alla stabilitá e costanza del processo di allenamento, al fine di favorire l’acquisizione e l’interiorizzazione dei concetti di gioco allenanti, creando adattamenti che verranno poi messi in pratica in altre occasioni.

In questo articolo, ci si soffermerá prevalentemente su come influenzare l’aspetto tecnico-tattico mediante la comprensione e, dove possibile, l’adeguamento e la modifica dei menzionati parametri, tralasciando volontariamente, per il momento, l’aspetto condizionale, il quale, per la sua complessitá, merita un separato approfondimento.

I parametri che quindi influenzano la dinamica di gioco possono classificarsi come:

1) Parametri spaziali;
2) Parametri temporali;
3) Parametri relativi al numero di giocatori e alle loro funzioni;

4) Parametri relativi al pallone;
5) Parametri relativi ad aspetti didattici.

Prima di analizzarli nel dettaglio, é importante evidenziare che la comprensione e la successiva applicazione di tali parametri debba essere necessariamente intesa in maniera interattiva, in quanto ognuno di essi, in sinergia con gli altri, genera contesti e situazioni differenti, contribuendo ad un determinato effetto sulla dinamica di gioco.

1.Parametri spaziali
Sono tutti quei parametri che incidono sulle dimensioni, sulla forma e sulle eventuali zone interne allo spazio di gioco dell’esercizio.
In essi sono anche comprese le porte (o eventuali spazi di punteggio) le quali, a seconda delle loro dimensioni, della loro posizione e del loro numero, possono modificare l’orientamento globale di una squadra in una direzione piuttosto che in un’altra.

Per esempio, la sola presenza delle porte, é sufficiente per poter far si che la dinamica di gioco sia molto piú verticale e che quindi, possano emergere tutti quei comportamenti atti a conquistare spazio alla spalle dell’ultima línea, come possono essere gli smarcamenti, i palloni in profonditá, i tiri dalla distanza, etc.
In caso contrario, la loro assenza non provoca tale effetto. Un esempio in merito sono i giochi di posizione, dove, non essendo stimolata la necessitá di far gol, si induce l’organizzazione della squadra verso una maggiore multidirezionalitá.

Pertanto si puó affermare che le porte generano l’effetto di “polarizzare” (o indirizzare) la dinamica di gioco in maniera molto piú accentuata rispetto all’applicazione di altri parametri.

Ritornando alle dimensioni del campo, l’effetto di aumentare lo spazio di gioco (calcolato in m2 per giocatore) offre ai singoli giocatori un maggior tempo a disposizione nel poter prendere decisioni, favorendo di conseguenza una maggior organizzazione collettiva.
Al contrario, spazi molto piú ristretti obbligano i giocatori a dover effettuare scelte in tempi relativamente piú ridotti.

Altro strumento a disposizione é quello relativo all’utilizzo di spazi interni nei quali poter assegnare punteggi o norme specifiche di condotta, anche se molto spesso si finisce per abusare di tale strumento, rischiando spesso un eccessivo allontanamento dalla realtá del gioco.

2. Parametri temporali
Si fa riferimento a tutti quegli elementi che incidono sui tempi di gioco dell’esercizio e sulla disponibilitá di possesso palla da parte di una squadra rispetto all’altra.
In aggiunta, questo parametro consente di organizzare l’esercizio in sequenze e ripetizioni, in funzione degli obiettivi (anche condizionali) proposti nella seduta di allenamento.

Stabilire il numero di serie di un esercizio, la quantitá di ripetizioni di ognuna e i momenti di recupero fra di esse comporterá inevitabilmente un diverso dispendio energetico da parte dei giocatori, causando una variazione dei livelli di fatica accumulata la quale a sua volta inciderá sulle azioni di gioco dei singoli.

Inoltre, in base alle sequenze temporali imposte all’esercizio, le quali influenzano la dinamica di gioco, si definiscono:

Esercitazioni continue: sono quelle che prevedono una continua transizione tra la fase di possesso e quella di non possesso. Esempio sono i giochi di posizione interattivi e le partite a spazio ridotto o grande.

 Esercitazioni discontinue: sono quelle in cui non é presente un cambio continuo tra le due fasi di gioco. Esempio sono i rondos o i giochi di posizione a tempo, dove un gruppo di giocatori continuerá a difendere per un determinato periodo di gioco, anche nel caso in cui si abbia recuperato la palla. Il tempo é senza dubbio il fattore sul quale piú variabili possono incidere, in quanto ogni norma applicata, ogni spazio marcato, ogni elemento in piú (o in meno) presente nell’esercizio, incide inevitabilmente sul tempo a disposizione e quindi anche sulla possibilitá di decisione di ogni giocatore.

3.Parametri relativi al numero di giocatori e alle loro funzioni
La presenza di un determinato numero di giocatori in uno spazio definito di gioco, genera una certa densitá, la quale, assieme ad altri fattori come ad esempio il numero di squadre (o gruppi) che giocano tra di loro, o la presenza in tali gruppi di specifici giocatori rispetto ad altri, aumenterá o diminuirá le probabilitá che determinate interazioni o sinergie tra gli stessi possano emergere. Generalmente si associa ad una maggior presenza di giocatori in campo sia un aumento dell’organizzazione collettiva, dovuta ad un incremento delle connessioni fra gli stessi, ma anche una diminuzione della frequenza delle azioni individuali di ciascun giocatore, ovvero una minor partecipazione nella stessa unitá di tempo.

Dall’unione di questi elementi, emergeranno possibili superioritá, inferioritá o paritá numeriche le quali incidono direttamente sulle possibilitá che una squadra avrá di mantenere il possesso palla per un certo periodo di tempo.

Il possibile utlizzo di jolly (o comodines in spagnolo) é un altro strumento a disposizione dello staff nel poter incentivare o meno la presenza di determinati comportamenti.
Fattori come il numero dei jolly presenti, la loro zona di gioco, e le fasi in cui partecipano, modificheranno il decorso dell’esercizio.

Ad esempio, se si prendesse in considerazione il classico gioco di posizione 4vs4+3, la sola presenza del jolly centrale, il quale avrá la funzione di occupare lo zona interna dello spazio di gioco, fará si che si diriga principalmente verso di lui la maggior parte del possesso palla, dovuta alla sua “posizione privilegiata”, la quale gli consentirá di avere un angolo di intervento di 360 gradi.

Nel caso in cui tale giocatore non fosse presente, passando quindi a un gioco di posizione 4vs4+2, lo spazio interno vacante dovrá essere occupato obbligatoriamente da uno dei quattro giocatori appartenente alla squadra in disposizione della palla, in modo tale da ottenere cosí diverse opzioni di passaggio.
Rispetto al primo esercizio, questo aspetto modificherá non solo quelle che sono línee di passaggio presenti, aumentando il numero di movimenti verso il centro dello spazio, ma di conseguenza anche le traiettorie di pressione degli avversari.

Ultimo fattore da prendere in considerazione sará la presenza di possibili avversari contrapposti, i quali influenzeranno le scelte e quindi i comportamenti dei giocatori che svolgono l’esercizio.
A seconda del loro grado di intervento si possono distinguere in:

–  Avversari che difendono attivamente: i quali hanno la possibilitá di intervenire per poter togliere la palla o impedire un determinato comportamento;

–  Avversari che difendono passivamente: i quali possono intervenire influenzando fino ad un certo punto l’azione di gioco del giocatore, ma non impedendola del tutto.

4.Parametri relativi alla pallone
Il pallone é l’elemento centrale sul quale si basa tutta l’organizzazione collettiva.
Ha la funzione di “bussola” sulla quale si orientano tutti i comportamenti esistenti, tanto collettivi quanto individuali. Limitare il suo utilizzo, ad esempio attraverso l’obbligo di utlizzare massimo 2 tocchi, inevitabilmente inciderá profondamente sull’intera dinamica dell’esercizio, obbligando i calciatori a prendere decisioni in meno tempo, o adattando di conseguenza il proprio comportamento affinché il primo controllo possa di fatto favorire la successiva azione di gioco, rendendo il passaggio effettuato piú efficace. Pertanto sará necessario un uso cosciente di tale impedimento, magari applicandolo inizialmente in quelle esercitazioni analitiche e di ridotta complessitá (come circuiti o finalizzazioni), o attraverso esercizi in spazi ridotti, i quali indurranno automaticamente i giocatori a non mantenere il possesso della palla per piú tempo del necessario.

L’uso di questa forzatura sul comportamento del giocatore dovrebbe essere necessariamente rivolta verso la correzione di aspetti individuali e tecnici, piuttosto che su concetti di organizzazione collettiva, in quanto quest’ultima ne verrebbe invece fortemente condizionata, rendendola del tutto irreale.

Un ultimo esempio é relativo all’utilizzo di piú palloni, magari con forme, peso e composizioni differenti. Questa variabile potrebbe essere utilizzata in quelle esercitazioni di carattere ludico o propense ad incentivare aspetti cognitivi del tutto separati dalla realtá del gioco. Al contrario, non lo sarebbe invece per quegli esercizi con obiettivi rivolti ad elementi tattici specifici, per gli stessi motivi precedentemente esposti.

5.Parametri relativi ad aspetti didattici
Le regole applicate ad ogni esercizio sostanzialmente gestiscono l’utilizzo dell’insieme di tutti quegli elementi che fin ora sono stati descritti.

In questo paragrafo ci si soffermerá piú sull’aspetto quantitativo delle stesse, relativo al numero di norme proposte contemporaneamente all’interno di un esercizio.
L’applicazione di tali regole “stimola” il compimento di determinati comportamenti rispetto ad altri, indirizzando l’attenzione dei giocatori piú su alcuni elementi del gioco invece di altri.

Per tale ragione sarebbe importante non inserire troppe norme o regole durante una esercitazione, allo scopo di non “sovraccaricare” il livello di attenzione dei giocatori stessi, ma lasciando loro un certo grado di interpretazione e di scelta.
Solo cosí verranno commessi eventuali errori, i fattori che determinano piú di tutti l’apprendimento e l’autoconsapevolezza su come le proprie azioni possano influire nella dinamica di gioco collettiva.

La loro funzione, pertanto, diventerá quella di attori principali del processo di allenamento e non meri esecutori dello stesso.

Un altro importante fattore, non di minore importanza, é il sistema di punteggio applicato e quindi la presenza dell’aspetto competitivo all’interno di un esercizio.
Ad esempio, se dovessimo proporre due circuiti identici eseguiti contemporaneamente da due gruppi, in cui in uno si conteranno i gol fatti in un certo periodo di tempo, allo scopo di raggiungere un obiettivo predefinito, mentre nell’altro non vi sará presente alcuno scopo specifico, tali esercizi presenteranno una dinamica e una richiesta psico-fisica totalmente differente, per il solo fatto di aver applicato o meno un aspetto competitivo alla stessa tipologia di esercizio.

Come effetto generale, l’aspetto competitivo provocherá sempre un aumento del numero di errori tecnici commessi dal gruppo di giocatori, causati prevalentemente da un aumento della velocitá d’esecuzione, nell’intento di provare a fare piú gol possibili per raggiungere l’obiettivo.
Questo strumento é utilissimo anche per poter aumentare il carico interno del giocatore, tanto cognitivo quanto fisico, in quanto la presenza di un maggior stato di tensione, provocherá inevitabilmente un aumento del dispendio di energie e quindi maggior fatica.

Il valore dell’elemento piú importante: l’informazione
Si é lasciato per ultimo quello che penso possa essere il fattore piú importante e che maggiormente possa incidere sull’apprendimento dei giocatori: l’informazione.

Diversi sono i campi di ricerca affrontati sul tema, di cui i principali sono:
– L’utilizzo e l’efficacia della comunicazione non verbale;
– La scelta di strumenti didattici appropriati, come la scoperta guidata, il problem solving, etc;
– Utilizzo del video e dell’analisi come strumenti rafforzativi e migliorativi sia del singolo che del collettivo (feedback);
– Il miglioramento dell’aspetto relazionale dell’allenatore con i membri della squadra (leadership), in quanto, instaurare un rapporto di fiducia tra lo staff e i giocatori, sará un fattore determinante affinché quest’ultimi possano credere nel lavoro fatto durante l’allenamento, migliorandone l’approccio.

Questi sono tutti elementi che arrichiscono l’informazione, contribuendo pertanto all’effettiva comprensione della stessa da parte del giocatore.

Da tener conto, peró, é soprattutto l’aspetto qualitativo delle informazioni stesse.
Come regola generale si dovrebbe sempre comunicare nel modo piú chiaro e semplice possibile, facendo particolare attenzione a sottolineare gli aspetti specifici dell’informazione, i quali tengono in considerazione l’intero processo decisionale che porta al compimento di una determinata azione da parte del giocatore, ovvero:

 Il “come”, relativo alle azioni precedenti che favoriscono l’esecuzione del successivo comportamento;

 e il “perché”, ovvero la conoscenza delle eventuali conseguenze di una azione rispetto ad un’altra. La conoscenza delle cause e degli effetti di un’azione di gioco, e quindi la sua possibile applicazione nella partita, ne favorirá maggiormente la comprensione. Il livello di esperienza di un giocatore é un ulteriore fattore che inciderá sul modo in cui certi concetti gli verranno trasmessi da parte dell’allenatore e dai suoi collaboratori.

CONCLUSIONE
La profonda comprensione del gioco nella sua complessitá é necessaria al fine di creare sedute di allenamento che abbiano come obiettivo quello di incentivare l’emergere di sinergie ed interazioni efficaci tra i giocatori, in modo tale da favorire lo sviluppo individuale e collettivo della squadra. Credo che l’arte di allenare sia proprio quella di saper modulare tali strumenti di lavoro e saperli poi applicare sul campo a seconda delle necessitá di cui una squadra ha bisogno per poter crescere.

  • BIO – ALBERTO ANGELASTRI
  • –  Nato a Bari il 3 luglio del 1991
  • –  Laureato con lode in Scienze e Tecniche dello Sport presso l’Universitá di Scienze Motorie di Bari
  • –  Varie esperienze come allenatore nella Fortis Altamura e nei settori giovanili del Centre D’Esports Sabadell F.C. y Can Vidalet
  • –  Ha preso parte al Máster profesional de fútbol de alto rendimiento organizzato dal FC Barcellona in collaborazione con l’Universitá di Barcellona (INEFC)
  • –  Da 5 anni assistente e Match Analyst nella prima squadra femminile del FC Barcellona (fra i diversi Titoli ottenuti quello di campione d’Europa nella stagione 2020-2021)
  • –  Docente e relatore dei corsi organizzati da Barça Innovation HUB, nonché collaboratore del dipartimento di metodologia del club
  • –  In possesso del patentino d’allenatore UEFA A

5 Responses

  1. Molto interessante il contenuto, lungi da me criticare, e’ bello parlare di calcio e a volte si puo’ non essere d’accordo come in questo caso.

    Dal mio modestissimo punto di vista un 4C4 + 3 o un 4c4 +2 ecc… non hanno alcun realismo nel calcio giocato perche’ manca la direzionalita’, forse alleni le transizioni perdita/recupero palla e la sfera decisionale ma senza alcun realismo del gioco vero. Magari se aggiungi delle porticine dove si puo’ segnare l’esercitazione puo’ anche andar benino.

    I rondo o possessi palla cosi’ fatti non hanno alcun realismo se non c’e’ direzionalita’, transizioni reali e porte. Un esercitazione dove hai un (diciamo) 8C4 +2 portieri e’ molto piu’ allenante e piu’ vicina al calcio giocato – gli 8 giocatori giocano da portiere a portiere (direzionalita’) se ci riescono acquisiscono un punto, i portieri giocano con gli 8 quindi in fase di possesso si ha un 10C4, i 4 giocatori devono intercettare la palla, se lo fanno possono segnare in qualsiasi porta (incoraggi pressing e c’e’ direzionalita’), se il grupo di 4 segna acquisiscono 3 punti. Con una esercitazione simile si puo’ lavorare su tante cose, gioco da dietro, scanning, passa e ricevi con postura aperta ecc…

    Ripeto non e’ una critica ma semplicemente un confronto sano. I jolly nel calcio giocato non esistono. Il Calcio e’ direzionale ed ha transizioni di cui non possiamo prescindere. Il realismo e le ripetizioni reali di una fase di gioco e’ piu’ allenante se l’esercitazione si avvicina il piu’ possibile alla partita.

    1. Ciao Roberto, in attesa della risposta di Alberto, porto il mio pensiero rispetto a quanto hai descritto. Innanzitutto mi complimento per la visione metodologica. Concordo sull’importanza delle presenza di direzionalità nelle esercitazioni. Come forse avrai letto in alcuni articoli nel contenitore “metodologia” di questo blog, lo spazio di gioco e la direzionalità sono uno dei quattro elementi essenziali delle esercitazioni (palla,compagni e avversari gli altri) per creare un set di apprendimento.
      E’ vero anche che i jolly non esistano nel calcio, il loro utilizzo, a volte, si rende necessario per aiutare loro e/o i compagni nell’avere più tempo senza allontanarli “troppo” dalla realtà delgioco. A volte, mettere le porte può determinare un’eccessiva attrazione verso la verticalizzazione.Osservare e conoscere i giocatori condizionerà le scelte rispetto al mettere o no le porticine.
      Ti ringrazio per la tua critica che trovo costruttiva e va esattamente nella direzione dell’approccio metodologico che in questo blog viene sostenuto: mi alleno per giocare a calcio, giocando a calcio…in estrema sintesi!
      Ti invito a portare un tuo contributo da condividere con i nostri lettori. A presto.

      1. Grazie Filippo, mi preme sottolineare che mi piace il fatto che parli di ‘critica costruttiva’, unico modo di migliorarci e’ il confronto e parlare di calcio – non ti nascondo che in passato avevo una fissazione assurda con i rondo e i possessi palla ma col l’andare del tempo e guardando altri allenatori di livello, le partite e i corsi formativi mi sono accorto che ero troppo lontano dal gioco reale – la cosa bella e rendersi conto che possiamo sbagliare e migliorarci.

        Quoto: “E’ vero anche che i jolly non esistano nel calcio, il loro utilizzo, a volte, si rende necessario per aiutare loro e/o i compagni nell’avere più tempo senza allontanarli “troppo” dalla realtà delgioco. A volte, mettere le porte può determinare un’eccessiva attrazione verso la verticalizzazione.Osservare e conoscere i giocatori condizionerà le scelte rispetto al mettere o no le porticine.”

        Risposta: concordo, a secondo gli obbiettivi, a volte, si deve perdere un po’ di realismo – assolutamente bisogna conoscere i giocatori bene prima di decidere le condizioni dell’esercitazione.

        Quoto: Ti invito a portare un tuo contributo da condividere con i nostri lettori.

        Risposta: cosa intendi esattamente Filippo, di inviarti un articolo di una seduta, per esempio, una seduta che allena la difesa, l’attaco, il centrocampo ecc…

        Buona giornata

    2. Ciao Roberto, buon pomeriggio. Innanzitutto grazie per il tuo commento.

      Ho avuto modo di rispondere a questo tipo di riflessione molte volte, sempre partendo da un concetto molto semplice: se parliamo di realtá, l’unica esercitazione completamente reale che si possa disegnare é 11c11 a campo completo, in quanto ripropone tutte le caratteristiche della partita. Ovviamente, per motivi che ben conosci, é impossibile poter allenarsi solo attraverso questo genere di esercitazione ed é per questo che é importante capire come in ogni esercizio che proponiamo, ci siano elementi che ci allontanano dalla realtá completa del gioco.
      Anche l’esercitazione che tu proponi, ovvero un 8c4+2 ha degli elementi che sono irreali (superioritá numerica costante, campo ridotto, la possibilitá di segnare in qualsiasi porta, etc). Detto questo ció che la rende piú o meno utile é L’INTENZIONE (OBIETTIVO) che tu vuoi praticare. Hai parlato di direzionalitá, concetto molto interessante, la quale puó essere allenata attraverso esercizi che permettano un gran numero di tiri, cross, smarcamenti, etc. ed é per questo che é importante la presenza delle porte (c’é un esempio in merito anche nell’articolo).

      Ora, attraverso i rondos o i giochi di posizione senza la presenza delle porte, L’INTENZIONE non puó essere quella di allenare tali concetti di gioco, ma praticare invece quegli elementi individuali come la postura del corpo, il controllo della palla, il passaggio sul piede dominante, la relazione tra giocatori vicini e le traettorie di pressing etc., i quali proprio grazie alla multidirezionalitá da te “criticata” vengono riproposti nell’unitá di tempo dell’esercizio in maniera molto piú continua e frequente. Poi sta a noi allenatori introdurre altri elementi strutturali come ad esempio le porte piccole, e capire come la dinamica dell’esercizio possa successivamente cambiare, ma sempre in funzione degli obiettivi che vogliamo raggiungere.

      Per concludere, lo scopo del mio articolo é quello di incentivare lo studio di quelli che sono gli elementi che vengono utilizzati per disegnare situazioni di gioco favorevoli agli obiettivi che ci proponiamo, facendo attenzione a introdurre elementi che aumentino (o diminuiscano) le probabilitá che certe dinamiche possano emergere, creando esercizi ADEGUATI agli obiettivi che scegliamo.

      Spero di dato una risposta chiara.
      Aspetto una tua opinione in merito
      Saluti cordiali

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