Si leggono commenti ironici e in qualche caso sprezzanti, in questi giorni, sulle prime scelte di mercato (in ordine temporale) che Napoli e Milan hanno fatto subito dopo la fine della stagione: Kevin De Bruyne, 34 anni il prossimo 28 giugno, e Luka Modric, 40 il prossimo 9 settembre. Entrambi in perfette condizioni fisiche (salvo sorprese alle prossime visite mediche), c’è immediatamente un sostanziale distinguo da fare: il belga – che ha comunque 6 anni meno del croato – raggiunge una squadra campione d’Italia, dove l’inserimento di una figura iconica appare più funzionale anche al progetto tecnico al di là della leadership. Un usato sicuro che può giocare in qualsiasi ruolo tra la difesa e l’attacco. Il croato è un metodista davanti alla difesa (in Sudamerica un giocatore delle sue caratteristiche viene definito “volante” come lo sterzo delle auto, non a caso) o trequartista alle spalle degli attaccanti e arriva in contemporanea alla cessione del giocatore più forte della serie A in quel ruolo, Tijani Reijnders, 27 anni il prossimo 20 luglio. Una bella differenza, quindi, tra le scelte.
L’età di fine carriera nel calcio è stata procrastinata di molto, ormai da qualche lustro: fino agli anni ’80, superati i 30 un calciatore era considerato già pensionabile ed erano pochi a raggiungere i 35, per dare un’idea. In Italia cito a caso i quarantenni Vierchowod (uno dei primi grandi vecchi del nostro calcio), Totti, Maldini, Costacurta, Buffon, Del Piero dopo i casi datati di due immensi portieri, Dino Zoff e Enrico Albertosi che chiuse addirittura a 45 anni all’Elpidiense. Il fenomeno odierno è CR7 che continua ad essere decisivo, anche nel suo Portogallo.
Il tutto sempre a condizione che l’atleta non abbia subìto infortuni particolarmente gravi, che conduca una vita da atleta irreprensibile, che abbia motivazioni forti. Sono requisiti fondamentali per avere ancora un futuro professionistico di alto livello, dopo un passato stellare. Quello che possono dare a livello tecnico è condizionato a una gestione oculata, in sintonia con preparatori e allenatore, rispetto a ciò che loro stessi sentono dal proprio fisico che conoscono più e meglio di chiunque altro. Il grande valore della loro presenza in rosa è dato però dal carisma, dalla mentalità, dalla leadership, dal magnetismo che possono trasmettere al resto della squadra.
Il Milan, per esempio. Già Rino Gattuso in veste di allenatore rossonero, lamentava la mancanza di bucanieri con un senso di appartenenza, una disciplina e una forza caratteriale superiori. Paolo Maldini e Riky Massara convinsero la proprietà Elliott a mescolare esperti a giovani, verso i quali aveva decisamente virato il progetto: quindi ecco Ibrahimovic, innanzitutto, e poi Kjaer, Florenzi, Giroud. Oggi in panchina c’è Massimiliano Allegri che è sempre stato propenso ad affidarsi ai lupi di mare, molto più che ai giovani. In questa direzione Modric assume una valenza densa di significati e la sua integrità può contribuire concretamente a dare una mano. Stesso discorso, ribadendo nuovamente i 6 anni di differenza con il rossonero, per De Bruyne. Entrambi capitani di lungo corso delle rispettive Nazionali. Sono atleti carismatici che, al termine del lavoro quotidiano sul campo, hanno la possibilità di proseguire quello dell’allenatore all’interno dello spogliatoio.
Tra le molte opinioni tranchant che ho letto e sentito in questi giorni, quella più banale di tutte resta: “Una volta giocatori come questi arrivavano nel fiore della carriera, oggi ci arrivano in età pensionabile…”. I budget sono assai diversi tra la serie A e i competitor, dalla Premier alla Bundes fino alla Liga, lo sappiamo molto bene. E però in Conference, Europa League e Champions negli ultimi anni abbiamo mandato in finale a ripetizione le nostre squadre: i soldi non sono tutto. Non sempre. Diteglielo, ricordateglielo, agli scopritori dell’acqua bollente.
Quello che è molto chiaro a tifosi e opinionisti (ma anche a Conte e ad Allegri…) è che da soli non bastano, che servono rinforzi adeguati per difendere lo scudetto e tornare competitivi in Champions, a Napoli, e per risalire una china dopo un crollo verticale in Italia e in Europa, a Milano. Con Modric e De Bruyne si è iniziato dalla ciliegina, adesso va preparata la torta.

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.
3 risposte
Una volta il Milan era il punto d’arrivo per un calciatore: con Reijnders abbiamo visto invece che è il punto di partenza. Diciamocelo chiaramente: all’AZ Alkmaar non sarebbe mai emerso fino al punto di essere notato dal City. Non a caso lo voleva anche Sarri alla Lazio, ma scelse il Milan perché giocava la Champions, aveva bisogno di visibilità. Lo ringrazio per aver rinnovato e aver permesso una plusvalenza cospicua, cosa che ad esempio Donnarumma non fece, però per lui non provo alcun rimpianto: ha fatto una scelta, amen, vedremo se davvero vale quella cifra, che intanto ci teniamo e, speriamo, venga spesa adeguatamente.
Questo ampio preambolo per dire, e confermare ciò che ha scritto il maestro Serafini: oggi siamo diventati una Udinese qualsiasi, un Bologna dove i giocatori vengono per mettersi in vetrina. Non a caso Gattuso , un vero cuore rossonero, parlava di mancanza di identità. Ora senza coppe europee non siamo più nemmeno quello: quindi ben venga Modric, che ho sognato per anni, ma facciamo una squadra che torni a competere sui palcoscenici a lei consoni. Io spero sempre nel ritorno di Maldini con i petrodollari in tasca, che ci riporti al rispetto dovuto: permettere di giocare Milan Como in Australia per la concomitanza dell’apertura dei giochi di Milano Cortina è uno schiaffo in faccia agli abbonati. Non credo che non esista uno stadio in Italia che potesse ospitare la partita: uno su tutti, quello di Brescia che, ahimè, sappiamo che sarà chiuso.
Forza Milan sempre!!! ♥️🖤
Buongiorno Luca e buongiorno a tutti. Modric (se arriverà), sarà un buon acquisto, a patto che sia realmente integro. Il campione, nonché professionista, non è assolutamente in discussione. Ciò che è in discussione è la professionalità della società, per come si è comportata in questi anni.
La presenza di Modric potrebbe essere uno dtimolo per tutti i compagni, soprattutto per quelli che hanno “fame”, Pulisic su tutti, giocatore immenso, che non ha fatto ancora vedere tutto il suo potenziale. Ma basta Modric, a fronte delle cessioni?(soprattutto quella di Reijnders). E bastano Tare ed Allegri, che, fino a prova contraria, non vanno in campo?. Basterà Modric a convertire Leao e a fargli capire che il tempo è “scaduto”?. E se poi, Modric dovesse rinunciare?. La mia sensazione è che la società abbia cercato di calmare i tifosi con DS, Mister e un campione.