MILAN LEGENDS – EGIDIO CALLONI: PER NOI UNA LEGGENDA ROSSONERA

Come tutti i tifosi rossoneri ricorderanno, a partire dalla metà negli anni settanta, la nostra società affrontò stagioni molto dure, gli strascichi del drammatico finale della stagione 72/73, culminato nella fatal Verona, aveva lasciato ferite ancora aperte. Tanti campioni di quel Milan ci lasciarono nei due anni successivi: Prati, Rosato, Schnellinger, Vecchi, Zignoli e, soprattutto, il Paron Rocco. In società serpeggiava lo spettro sempre più concreto della guerra interna tra Gianni Rivera e il presidente Buticchi in evidente ed insanabile rotta di collisione. Anni duri, con poche soddisfazioni per noi tifosi, con il nostro capitano impegnato più fuori dal campo che dentro, una squadra da rifondare, bisognosa di volti nuovi.  

Nell’estate del 1974 il Milan decise di acquistare Egidio Calloni, attaccante del Varese che, nella stagione 73/74, con 16 gol,  fu capocannoniere in Serie B e protagonista assoluto della promozione dei varesini nella massima serie.

Un inciso doveroso: Mi ritengo un milanista al 1000 per 1000 e come tutti i milanisti veri abbiamo nel nostro DNA una cosa che dovrebbe essere scontata ma che invece nel calcio spesso non lo è: difendere sempre e comunque chi veste i nostri colori, magari fischiando, borbottando ma mai denigrando.

Egidio Calloni alla sua prima stagione mise a segno 13 gol dopo 3 mesi difficili, che nel calcio prettamente difensivo che si giocava a quel tempo era un ottimo bottino che, forse, possiamo paragonare ai 15/17 gol del campionato di oggi. Era un buon attaccante, piede mancino, gran rigorista, coraggioso, umile che dava tutto se stesso in campo conscio dei propri limiti, un ragazzo semplice e buono con lo sguardo triste e dolce, con un unico difetto, la troppa foga che lo portava sovente a divorarsi i gol più semplici. Egidio con il tempo fu facile bersaglio della stampa. Ricordo nitidamente il mio dispiacere di giovane ragazzino che già al tempo poco sopportava i soprusi verso le persone più deboli e si chiedeva: Egidio è il centravanti del mio Milan, è una brava persona, perché quella cattiveria? Si, vero, talvolta mi faceva ”incazzare”, ma gli volevo bene.

E proprio da questi errori sottoporta che Gianni Brera, uno dei giornalisti più importanti ed influenti dell’epoca, inventore di larga parte del vocabolario adottato quando si scrive di calcio (catenaccio, centrocampista, incornata, melina, goleador), decise di coniare uno dei suoi tanti soprannomi, talvolta tutt’altro che magnanimi, proprio per Calloni.

Nacque così il famigerato “Sciagurato Egidio” prendendo spunto dal nome dell’amante della monaca di Monza (Gertrude) presente in un capitolo importante dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, personaggio realmente esistito, tale Gian Paolo Osio, rampollo di una famiglia molto potente il quale ebbe una relazione con suor Virginia Maria de Leyva. L’importanza di Brera, grande giornalista e scrittore, la sua fortissima influenza sull’opinione pubblica e sui colleghi della stampa, fece si che una persona d’animo buono come Calloni ne venisse, in un certo senso, travolto. La stessa cosa accadde nei confronti del Capitano, Gianni Rivera, soprannominato da Brera, l’ “Abatino”. Rivera, che aveva una forte personalità e tutt’altro peso specifico nel calcio italiano rispose sempre per le rime e, malgrado la reciproca stima, tra i due ci furono forti scontri verbali. Egidio invece risentì di quel macigno che iniziava a gravare sulle sue spalle, i suoi goal negli anni successivi non furono quelli della prima stagione complice anche un Milan ulteriormente ridimensionato dalle cessioni di Benetti e Chiarugi. Gli errori talvolta clamorosi iniziarono a prendere il sopravvento, San Siro rumoreggiava e lui, in silenzio, soffriva, con quello sguardo malinconico che piano piano iniziava a spegnersi e a perdere anche quel furore che all’inizio rappresentò la sua vera forza.

Malgrado il tunnel senza ritorno nel quale Calloni fu inesorabilmente risucchiato, il suo cammino rossonero ebbe un felice epilogo con la conquista della Coppa Italia nella finale contro l’Inter nel 1977 di cui, insieme al compagno Braglia, con 6 reti fu il capocannoniere della competizione.

Nei quattro anni con la nostra maglia siglò 31 reti in 101 partite per poi essere ceduto al Verona. La carriera di Egidio proseguì dignitosamente e, con quell’odioso fardello del soprannome sulle spalle, la sua storia calcistica si incrociò di nuovo con quella del Milan facendoci prendere due grandi spaventi. Il primo fu nell’anno della Stella con il Milan lanciatissimo verso il decimo scudetto. Egidio segna al suo amico Albertosi il gol del momentaneamente vantaggio del Verona a San Siro, mettendo a rischio le coronarie di tutti noi rossoneri, il Milan per fortuna torna in vantaggio e vince 2-1, avviandosi così qualche settimana dopo verso il tanto sospirato 10° scudetto. Il secondo episodio ancora più eclatante accade nel 1981, quando il Milan sceso nell’inferno della B, per la nota vicenda del calcio scommesse, gioca a Palermo, Egidio in maglia rosanero si supera siglando una tripletta che ci annichilisce.

Concluderà di lì a poco la sua onesta carriera di calciatore. Di lui, nel mondo del calcio, è rimasto soprattutto quell’odioso soprannome affibbiatogli da Gianni Brera ma, nel mio cuore e sono sicuro nel cuore di moltissimi tifosi rossoneri, a distanza di quasi cinquant’anni, ci sarà sempre un posto per lui, per EGIDIO CALLONI, simbolo di un Milan disgraziato, strambo ma meravigliosamente romantico al quale tutti noi abbiamo voluto un gran bene.

BIO: Stefano Salerno

nato a Livorno classe 1963, vivo a Firenze dal 1997  lavoro nel campo delle Telecomunicazioni, sono milanista dalla nascita appassionato di calcio inglese dai primissimi anni 70  e sostenitore della squadra dei 3 Leoni .   

4 risposte

  1. Egidio merita di essere annoverato tra le figure storiche del nostro Milan, lui che ha giocato in uno dei periodi più travagliati della nostra storia. Trentuno gol non sono pochi, ci si dimentica che si giocava anche meno di oggi, ma alle volte la parola di una persona autorevole può condizionare il giudizio degli altri.
    Grandissimo articolo, carissimo Stefano!

  2. Come giocatore, non ho avuto modo di conoscerlo dal vivo, ma ne ho sentito tanto parlare da mio padre e non solo.
    Non solo per i suoi errori sottoporta, ma venivano sottolineati soprattutto i suoi goal molto difficili e vedendo le immagini da Internet, sinceramente i miei occhi in quarant’anni hanno visto molto, molto peggio.
    Ho avuto modo di incontrarlo a Como in una gelateria, perché aveva intrapreso questa strada.

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