MIRACOLO A MADRID

Questa storia inizia e finisce il 5 aprile dell’anno del Signore 1989. Inizia e finisce in meno di 15 secondi. Secondi sufficienti a riscrevere il MOMENTO della Storia del gioco del calcio. Una storia in un momento; potrebbe essere (se non lo è stato già) il titolo di una canzonetta da festival di riviera, o che so, il titolo di un libro di quel romanticismo ipercalorico. No, è semplicemente quello che è successo.

L’epifania del noumeno del gioco del calcio. Punto. Un momento in cui si palesa il significato di quella dipendenza psicotropa che affligge milioni di tifosi. Insomma calcio, partita e dunque tabellino. Madrid, nel tempio pagano del Santiago Bernabeu si gioca la semifinale di andata di Coppa Campioni. Quella in cui solo i Campioni giocavano e che non era ancora diventata la coppa costretta a battere sul marciapiede europeo dalla UEFA per fare soldi accoppiandosi ormai con centinaia di squadre l’anno. Una gang-bang calcistica chiamata Champions League. Questa era la Coppa Campioni.

Di fronte il mitico, quasi leggendario Real Madrid e il Milan, che solo quattro anni prima aveva i libri contabili in tribunale pronti ad essere bollati col timbro “fallito” e invece.

Commetterei un autentico sfregio iconoclastico se non spendessi un paio di righe per elencare i 22 contendenti. Vado. Real Madrid: Buyo, Tendillo, Chendo, Sanchis, Gordillo, Gallego, Schuster, Martin Vasquez, Michel, Sanchez, Butragueno. Allenatore: Leo Beenhakker.

Milan: Galli, Tassotti, Maldini, Rijkaard, Colombo Baresi, Donadoni, Ancelotti, van Basten, Gullit, Evani. Allenatore: Arrigo Sacchi.

E per chi ha memoria basterebbe già questo, nomi evocanti una epopea mitica di un calcio da uomini, morto e sepolto oggi da valanghe di soldi. STOP. Torniamo a quei 15 secondi, la scheggia di quella partita. Succede tutto al 74’ quando il Milan è sotto di un gol, nonostante una lezione di calcio impartita ai maestri iberici (e il solito c…. di gol regolare annullato, una costante che in quella edizione della Coppa accompagnò il Milan dall’inizio alla fine, ma potè ben poco..). Il gol lo aveva segnato Hugo Sanchez, formidabile quanto poco armonico attaccante messicano del Real.

Dunque siamo al 74’ quando SUCCEDE. Wow. Franklin Edmundo Rijkaard, eccelso centrocampista con propensione difensiva, offensiva da finalizzatore poco ci manca che sappia anche parare, quella sera è chiamato a fare il difensore centrale. In quel minuto è chiamato dal portiere, Giovannone Galli, a battere una punizione dal limite dell’aria del Milan. Forse per un fuorigioco, per una trattenuta non ricordo. Ricordo Frankie che batte questa punizione da solo, col Milan che si schiera e il Real che ripiega. Batte e STOP. E’ in questo preciso istante, al cospetto di un atto marginale per una partita di pallone, che il Dio del Calcio si palesa.

E’ seduto in tribuna quella sera e in quel preciso istante il settantaquattresimodellaripresa, alita sul campo il suo fiato Creatore. Frankie tra i due terzini smarcatisi per ricevere la palla, fa il primo passo del miracolo, passa la palla a Mauro Tassotti. STOP.

Romano de Roma, milanes de adossiun, il Tasso riceve la palla e la stoppa, alza la testa e guarda la sua fascia destra, immancabile compagna di 20 anni di scorribande, e parte. Da quello stop, toccherà il pallone altre sette volte prima di fare il cross, arrivando incredulo e indisturbato ai 35 metri dalla linea di porta dei mostri. Insomma arriva là e con l’ottavo tocco prepara la palla al cross.

Il cross è la sua specialità ma quella sera chiaramente sbaglia. Si, semplicemente sbaglia. Col nono tocco di palla invece di un bel cross che tagli fuori la difesa, bello teso, preciso giusto da spizzare, butta dentro una palla flaccida a mezza altezza. Un cross da esterno basso del Milan attuale insomma. Proprio lui che in queste cose ha sempre rispettato canoni prassitelei, precisioni balistiche di gittata, la giusta tensione amperiana, niente, sbaglia. Comunque in area quel pallone ci arriva, e al di là del portiere lontano, cade equidistante da quattro giocatori, due madridisti, e due del Milan, Angiolino Colombo e Marco van Basten. STOP.

Piccolo excursus. Tra il festante e folto pubblico (onore a Niccolò Carosio) siede un congresso di dèi delle arti figurative: Fidia, Turner, Bernini e Galileo. Ognuno dio nel suo campo, convocati dal loro collega del dicastero del Calcio per la manifestazione del MOMENTO, dove ognuna delle loro arti sarebbe stata condensata in un unicum strutturale talmente perfetto da necessitare una delega ad interim del signor van Basten al ruolo di Supervisore Artistico Figurativo Generale. Al lato opposto della tribuna, di fronte agli dèi, siede invece un uomo, il cui nome non è importante sapere. Si tratta dell’uomo più sfortunato del mondo. Per carità, a casa tutto ok, lavoro a posto, finanze nella media, bel ragazzo e pochi vizi. Anzi due: la presunzione e il fumo. E in quel preciso istante la sua presunzione gli fece battezzare quel cross come una palla persa e gli suggerì digirarsi ancora alle sue spalle dove quel ragazzo gentile gli avrebbe fatto accendere la sigaretta. STOP.

Torniamo al pallone calciato male da Tassotti. Viaggia molle a un metro da terra senza pretese, sognando un bel calcio poderoso che spedisca lui sotto al sette e la folla in paradiso. Invece è rassegnato ad essere stoppato di coscia e rimesso indietro a lato in cerca di migliori fortune. Lui lo sa bene, ha esperienza di queste cose. Intanto, confuso tra pensieri e sogni arriva in area. STOP.

Fermi tutti. Ho detto già chi c’era in area, 4 calciatori e Marco van Basten, il più grande attaccante di tutta la storia. Ora la stima fatta dal pallone sull’evolversi della azione è stata quella di tutti, attori e spettatori. Lui, detto il Cigno di Utrecht, l’Unto del dio del Calcio vide invece il pallone PERFETTO. Perfetto per scrivere nella storia del Calcio un nuovo giorno zero. Lo guardava arrivare e pensava innamorato: è lui, è quello giusto, è quello perfetto.

PERFETTO come l’onda dei surfisti o un tramonto di Turner. Perfetto come una scala reale o come l’Athena Parthenos. Perfetto come il colonnato di San Pietro. PERFETTO, come Lui. Robe de mat.. STOP.

Ci siamo. È arrivato il MOMENTO in cui la storia del calcio cambiò. Tutto il mondo guarda distratto. Il dio del Calcio e i suoi colleghi con gli occhi spalancati trattengono il fiato, l’uomo sfortunato cerca in tasca la sigaretta spalle al campo. Van Basten guarda il pallone e basta. Sorride e gli dice dai, facciamo la storia. Van Basten si tuffa (ATTENZIONE!) col corpo in volo parallelo alla linea di porta del Real, cioè tipo che se colpisce la palla dritto per dritto la spedisce in fallo laterale. Arriva col volto vicino vicino al suolo tanto che quel pallone odora di erba. Sente il pallone che gli sfiora la fronte, torce il collo e colpisce la palla dandole una traiettoria sublime.

Eccolo il MOMENTO: le leggi della gravità e gli studi di Galileo, le idee architettoniche di Bernini, la posa plastica fidiaca, il quadro d’insieme folle e immaginifico come le visioni oniriche di Turner. Tutto racchiuso in quel MOMENTO. Poi che il pallone voli a tutto sesto sulla traversa, sbatta e ricada sulla schiena di Buyo, rimbalzi fuori dalla porta e poi per effetto dell’Effetto inizi a girare vorticosamente finendo in rete e trascinando con se anche il portiere, sembra la logica conseguenza. E invece è solo la coda, ma sempre parte integrante di un miracolo, del MOMENTO in cui la storia del Calcio ha detto STOP. Gol. E’ gol.

Il GOL più bello del mondo. E Lui, quasi a voler testimoniare di essere il Predestinato, di aver sempre saputo, informato da Mercurio che un giorno sarebbe stato destinato a quello, si alza ed esulta composto ed elegante come si addice a un Dio, senza minimamente tradire la vertigine che dà scrivere con un solo proprio gesto la Storia dello Sport. Sugli spalti il Dio del Calcio si gira con uno sguardo innamorato e soddisfatto verso i suoi Colleghi Celesti che si guardano meravigliati. Il posto da Supervisore Generale alle Arti Figurative è Suo. Peccato per le Parche, quelle donnacce con quel destino che gli hanno riservato.

Peccato che Aesculapius non possa mettervi riparo con le sue arti mediche. Finirà presto di scrivere Storie Marco van Basten da Utrecht, ma questa è un’altra storia. STOP.

Giusto per chiudere il racconto va detto che l’uomo più sfortunato del mondo in quel momento ebbe solo la certezza che il Milan aveva pareggiato.

Bestemmiando fumò la sua sigaretta senza sapere che avrebbe capito tutta la sua immane sfortuna solo qualche ora dopo quando in tv si rese conto di aver dato, per una sigaretta, le spalle alla Storia. E tutti gli altri? Beh, in fin dei conti non ci interessa più di tanto. Del resto lì si è scritta la STORIA in un MOMENTO. Di una stirpe di mortali a chi può interessare? STOP.

BIO: Marco Calabrese nasce nel dicembre ’76 ad Avezzano, Abruzzo, dove vive con la moglie Federica e due figli. Laureato in Giurisprudenza e Lettere Classiche, lavora dal 2004 alla gestione dei progetti di cooperazione internazionale e di scambio gestiti dall’Università degli Studi dell’Aquila. Ha collaborato col quotidiano “Il Messaggero” come pubblicista. Ama viaggiare, leggere, la montagna e il Milan. Membro del direttivo del Milan Club Avezzano “M. van Basten”. 

8 risposte

  1. Una ricostruzione commovente per INNAMORATO DEL MILAN, del Calcio con la C maiuscola, DI MARCO VAN BASTEN e di un’epoca da brividi. Grande Marco Calabrese: lo conosco… …è un Van Basten a modo suo!
    Tomas

  2. Buongiorno Marco e buongiorno a tutti. Complimenti per il racconto, veramente interessante. Il ricordo della discesa di Mauro Tassotti è l’avvitamento di Marcel Van Basten, qualsiasi sportivo dell’epoca lo ricorda. È vero il cross non fu uno del migliori; Tassotti aveva una gran tecnica, sviluppata tra il 1984 ed il 1986, sotto la cura del Maestro, ma Van Basten fece qualcosa di eccellente considerando l’avversario appiccicato ed il fatto che era ai 16 metri!. Tra l’altro se non ricordo male, Van Basten gioco’ maluccio ed ebbe diversi problemi “coi piedi” quella sera. Ma il gol straordinario ci fece lanciare a tutti un urlo che parti’ dalle caviglie. Inoltre fummo clamorosamente danneggiati da uno degli arbitri più famosi del mondo. E Pizzul disse:” Ci manca che non ci danno pure questo”…

    1. Grazie mille per i complimenti. Beh quella coppa è piena zeppa di episodi indimenticabili. Sia per le gioie che per i torti subìti. Ma a posteriori si può dire che hanno condito ancora meglio una delle coppe più belle di sempre

  3. Ancora ho i brividi addosso per uno dei Goal più belli in assoluto nella storia del calcio.Quello era il mio Milan.

    1. Scegliere nella galleria van Basten (la chiamo così proprio come fosse una pinacoteca) è difficilissimo tanta la ricchezza di quanto ha prodotto. Ma quello di Madrid è per certi versi inarrivabile

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