I TIFOSI, I CLUB, LA CURVA: ECCO IL PATRIMONIO DEL MILAN

Sempre più di 70.000 a San Siro, primo club italiano per numero di presenze nelle gare casalinghe. La Curva onnipresente in Italia e in Europa. Club che riempiono pullman, treni, aerei perché per loro è sempre trasferta.

Il patrimonio rossonero è sugli spalti, la passione per il Milan è il patrimonio che resta, il valore sempre da scudetto anche nelle stagioni più cupe come quella che si sta per concludere. Dall’addio di Berlusconi la china è andata scendendo, dividendo tra loro – sui social in particolare – chi ama questi colori, creando fazioni e “carri” sui quali salire e dai quali scendere in un continuo rinfacciarsi di idee e opinioni. Poi Maldini e Massara, Pioli in panchina e Ibra in campo con una squadra che non era la più forte (forse), ma sicuramente la migliore, per qualche tempo hanno ricompattato l’ambiente.

Smantellato quel gruppo e quella rosa, alla quale – come disse lo stesso Maldini – sarebbero bastati 2/3 inserimenti l’anno per restare in alto con continuità, la tifoseria è ripiombata nel buio nonostante le lampadine di luce flebile come i derby di questa stagione, la Supercoppa, un’impresa a Madrid. Niente altro. Il campionato è stato un cammino su un terreno in salita, friabile, un passo in su e due in giù con un finale malinconico. La finale di Coppa Italia non è stata nemmeno giocata, con le consuete bacchettate arbitrali ad inibire i rari sussulti perché il peso politico del club è sceso sotto i livelli di una cantina.

La Curva non è un ricettacolo di malavita e delinquenza. La Curva è composta da migliaia di ragazzi e ragazze, padri e madri di famiglia, appassionati che si distinguono anche nel solidale: gente che spende soldi, viaggia, fa sacrifici per sostenere la passione. Non è giusto e non è corretto verniciarla come il Bronx delle frange. I Club sono un mondo che impegnato sul territorio, nel sociale, nel solidale, nella cultura: non è solo un discorso di tessere e abbonamenti: bisognerebbe conoscerle a fondo e dall’interno queste realtà.

Io non accettavo mai gli inviti per andare ospite nei Club prima del 2022, per svariate ragioni: non sono una figura istituzionale, se dici sì a uno devi dire sì a tutti e diventa un lavoro, non prendo soldi per andarci. Poi ho pubblicato il romanzo della vita del più grande medico della storia argentina, René Favaloro inventore del bypass: “Il cuore di un uomo”, Rizzoli. Oltre a quelle tradizionali (Comuni, assessorati, biblioteche, scuole, università, librerie, circoli, associazioni, ospedali…), ho iniziato a ricevere inviti per andare a presentarlo nei Club. In tutto 129, dei quali direi (occhio e croce) almeno un terzo nei Milan Club, quindi una quarantina: l’ultima lo scorso weekend a Berlino (era la seconda volta all’estero, 2 anni fa al Milan Club Malta), mentre in giugno sarò a Sassari e a San Giuliano (MI) e altri inviti stanno arrivando ancora. 

Dico la verità: quando ho iniziato questo tour in giro per l’Italia 3 anni e mezzo fa, nessuna regione esclusa, pensavo che i Club fossero dei pretesti per stare insieme, vedere le partite, organizzare le trasferte, avere i biglietti. Ho scoperto un mondo straordinario dove la passione è assolutamente al primo posto, la partecipazione e l’amicizia sono sullo stesso piano, l’impegno – come ho detto – in mille risvolti della vita quotidiana sul territorio, abbraccia moltissime branchie. Il calore che mi trasmettono tifosi e tifose, la loro accoglienza, il loro entusiasmo sono coinvolgenti e contagiosi. In ognuno di questi posti mi sono sentito a casa, un privilegiato, uno di loro più che mai. È aberrante che nessuno all’interno della società si occupi di queste realtà da vicino, analizzi i loro problemi, cerchi delle soluzioni. È un bacino che costituisce un serbatoio inesauribile di quel milanismo che, in seno alla dirigenza, latita ormai dal dopo Maldini. 

I Milan Club non hanno solo il problema dei risultati scadenti della squadra. Manca un ricambio generazionale che garantisca il futuro, perché l’attività – anche nei club che contano centinaia di iscritti – la portano avanti 2/3 persone (presidente, segretario, un volontario…). Il caro-biglietti è un deterrente grave. I cambi nominativi, le fumose disposizioni di procure e prefetture, la mancanza di assistenza da parte della società sono altri ostacoli ardui. Un Milan Club deve avere una sede, che sia un bar o un locale, un abbonamento alle pay-per-view, un’organizzazione capillare per ogni sorta di evento. Che ha dei costi. E quando c’è poco da festeggiare, c’è poco da stare allegri, c’è poco stimolo per partecipare, ogni minima iniziativa diventa un’impresa.

Forse qualcuno presto o tardi tornerà a capire che questi cuori pulsanti, questo sangue rossonero che scorre in milioni di vene sul pianeta, non vive solo di biglietti, magliette, sciarpe, cappellini, tazze per il caffelatte, popcorn. Ha bisogno di linfa, e cioè una società presente e una squadra competitiva: obiettivi che purtroppo adesso somigliano più a un sogno, a un’utopia. 

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

9 risposte

  1. A nome del Milan club melzo che rappresento ringrazio Luca e Filippo per la loro disponibilità e per i loro articoli che fanno capire a chi non fa arte di un club che non siamo una biglietteria , i club fanno iniziative sociali , di aggregazione e aiutano il territorio con tantissimi eventi a scopo benefico . GRAZIE DI CUORE

  2. Secondo me confondere e mischiare la Curva Sud con i Milan Club è come fare una macedonia. L’ambiente Curva, per chi lo conosce da dentro, non è fatto da bravi ragazzi e padri di famiglia. Le recenti inchieste sul tifo organizzato hanno scoperto solo la punta di un iceberg e forse è andato a tutti bene così. E anche fra gli abbonati farei dei distinguo, tra chi lo fa per andare il più possibile a vedere il NOSTRO Milan e chi lo fa per investimento, avendo la possibilità di fare il cambio nominativo con cui guadagnare per le partite di punta anche il 200% del valore della singola partita.

  3. Bravissimo e profonda l’analisi di Luca Serafini. Come sempre, mi vien da dire.
    Il Popolo dei club e dei tifosi in generale è da sempre la forza di questa società. Sappiamo bene negli anni della serie B di cosa siamo stati capaci.
    Dissento, però sull’opinione rispetto a quello che è diventata la curva.
    Credo che quella del Milan, come sta succedendo a quasi tutti i grandi club sia diventata qualcosa di diverso e dove purtroppo la delinquenza si è infiltrata in modo ormai evidente.
    E non si tratta di qualche decina di ” tifosi” . No, sono molti di più.
    Il Milan del futuro deve ricominciare dalla bellezza dei club. Piccoli e grandi e tagliare ogni rapporto con questa gente.
    Che tra l’altro, dopo non aver detto nulla per i licenziamento di Maldini e la vendita di Tonali, ha passato l’anno a fare contestazioni assurde e di fatto ostacolando le prestazioni della squadra. Un vero tifoso non contesta la squadra mentre gioca! È la regola fondamentale! Loro l’hanno fatto per tutto il campionato. In tanti ci siamo vergognati di avere una curva così. Quindi ripartiamo dai tifosi, ma da quelli veri, che magari non fanno le scenografie e non pretendono gli inchini a fine partita, ma che hanno più passione per i nostri colori!

  4. Luca..che dire . A noi ultras di vecchia generazione sanguina il cuore. Ma non per i risultati che non arrivano, (abbiano riempito San Siro anche in B) ma perché questi maledetti ci stanno portando via il nostro Milan, vogliono appropriarsi di qualcosa che non è loro. E quando ci tocchi il nostro unico amore, allora diventa pericoloso . Complimenti Luca.

  5. Ciao Filippo, tu la curva l’hai vissuta in anni diversi, quello che scrivi è la verità, al giorno d’oggi si fa fatica ad organizzarsi per una partita casalinga figurati in trasferta, a volte bisogna comprare i biglietti mesi prima, purtroppo lega calcio e società calcistiche se ne fregano di tutto questi problemi.
    Un saluto
    Max foto FDL

  6. Concordo in particolare con Vincenzo Lorusso: abbiamo riempito San Siro anche in serie B. Milan Cavese è l’emblema di quella stagione. Io c’ero, ma eravamo tanti, tanti, tanti…. Poi oggi abbiamo il Boss: ma che ne sa lui cosa vuol dire essere milanisti?.

  7. Questa pseudo presidenza dovrebbe capire che tutto non è loro ma nostro.
    La magliaaaa.
    Via Ibra e il codazzo di manager insulsi.
    Il Milan ai milanisti o diventeremo il nulla.
    Schiacciati anche nei palazzi di potere.

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