ARTHUR VERMEEREN, UN CENTROCAMPISTA PER CICLI VINCENTI

Dopo il fallimento del Belgio nel mondiale del Qatar il primo pensiero era rivolto alla fine di un ciclo le cui aspettative erano state sempre alte e puntualmente disattese. I commenti davano per assodato che la generazione dei De Bruyne, degli Hazard, di Lukaku e via discorrendo fosse stato un unicum della storia calcistica belga appesantendo, quindi, il senso di fallimento di questa generazione.

Ma in realtà la crescita del calcio belga negli ultimi anni è frutto di un lavoro che parte da lontano e che non certo si è esaurito con la generazione dei giocatori sopra citati, bensì stiamo già notando che sotto la cenere sta già covando una nuova nidiata di talenti in rampa di lancio nel calcio dei grandi. Un ciclo che parte con hype minore rispetto a quello precedente ma non meno dotato a livello tecnico.

Il passaggio della gestione tecnica della Nazionale da Roberto Martinez a Domenico Tedesco sta assecondando questo cambio generazionale ed all’interno di questo processo l’ex allenatore dello Schalke e del RB Lipsia ha dato modo a diversi giocatori di bagnare l’esordio con la maglia della nazionale maggiore alternandola alle presenze con le nazionali Under. L’ultimo elemento ad esordire nei Belgian Red Devils, in nome di questa nuova era, è stato Anthony Vermeeren, centrocampista che a 19 anni ha già alle spalle una stagione e mezzo da protagonista con la squadra campione uscente del campionato belga: l’Anversa allenato da Mark van Bommel.

Dopo aver indossato la maglia delle nazionali u17-u18 e u19 nell’ottobre del ’23 Vermeeren ha esordito nella nazionale A contro l’Austria

La prima presenza in una Nazionale in ricostruzione è stata probabilmente la chiusura di un cerchio che ha visto Vermeeren crescere in maniera esponenziale e accumulare un numero di partite di alto livello (tra cui la presenza fissa nella seppur deludente campagna europea del Royal). Un livello di esperienza già visibile nel modo di stare in campo ed interpretare la partita del centrocampista fiammingo.

Le sue prestazioni non sono certo passate sottotraccia, tanto che a gennaio l’Atletico Madrid ha battuto la concorrenza di altre big del calcio europeo e lo ha scelto come uno degli elementi da cui far ripartire un ciclo al Wanda Metropolitano dopo le delusioni della stagione in corso.

UNA CRESCITA RAPIDA

Vermeeren è nativo di Lier, città fiamminga non lontana da Mechelen ed Anversa, le due città più importanti della regione. Ed è proprio in queste tre città si sviluppa la carriera di Vermeeren, che inizia da giovanissimo nel Lierse, la squadra della sua città natale prima di spostarsi verso Mechelen per poi finire nell’occhio degli osservatori dell’Anversa che decidono, nel 2018, di portarlo nel settore giovanile del Royal.

Come per le carriere e le vite di tutti i calciatori le svolte passano da incontri con osservatori ed allenatori che prendono sotto la propria ala protettiva giovani talenti che ritengono adatti a diventare dei professionisti del mondo del calcio. Il primo incontro decisivo è quello con Steven Smet, il responsabile del settore giovanile dell’Anversa, chiamato nel 2017 a costruire un percorso metodologico in grado di riportare in auge il nome della formazione più antica del Belgio, che ai tempi faceva la spola tra prima e seconda divisione belga, il secondo con David Penneman, commissario tecnico nello stesso periodo delle formazioni Under 16 e Under 17 del Belgio.

Il primo ha portato Vermeeren ad Anversa, dove in un contesto giovanile in cui oltre alle qualità tecniche vengono potenziate e valutate le capacità cognitive dei giocatori, è stato spostato dal centro della difesa al cuore del centrocampo, uno spostamento non passato inosservato poi al selezionatore delle nazionali giovanili dei Red Devils che ha ammirato da subito le sue qualità in mezzo al campo e soprattutto la sua capacità di leggere il gioco in qualsiasi fase.

Per cui nel giro di poco tempo l’attuale centrocampista dell’Atletico Madrid diventa perno centrale delle rinnovate giovanili dell’Anversa e punto fermo della nazionale Under 17 e poi dell’Under 20, con cui inizierà a mettersi in luce anche a livello internazionale.

Da lì ci vorrà poco per vederlo con la maglia della prima squadra: complice l’esclusione dalla squadra per motivi disciplinari di Radja Nainggolan, Van Bommel decide di lanciarlo nella mischia ritenendolo già adatto a rispondere ai meccanismi del suo calcio posizionale. Ed i fatti gli danno ragione: dal momento in cui Vermeeren mette piede in campo con la prima squadra non esce più dall’undici titolare dando il via alla marcia che porta l’Anversa alla vittoria del campionato, della coppa nazionale e della supercoppa ed alle prime convocazioni in nazionale maggiore.

Vermeeren con la maglia dell’Anversa, guidata da Mark Van Bommel, vincitore della Jupiler League nella stagione 2022-’23

COSA RENDE SPECIALE VERMEEREN

Nel calcio contemporaneo, il livello di compiti e funzioni richiesti ad un centrocampista sono molteplici e possono cambiare anche di partita in partita. Sono necessarie capacità di gestire il possesso resistendo alla pressione avversaria, così come la capacità di proteggere la linea difensiva o supportare il pressing della squadra.

Arthur Vermeeren a 19 anni si è già impossessato di tutte le qualità per essere un centrocampista di alto livello. Il fatto che possa essere utilizzato come vertice basso di un centrocampo a tre tanto quanto come mezzala, oppure come uno dei due centrali di centrocampo in caso di schieramento con un doppio mediano, il tutto senza mai abbassare il livello delle prestazioni, la dice tutta sulle sue qualità.

Il calcio posizionale di Van Bommel ha esaltato, inoltre, la sua capacità di riconoscere ed occupare gli spazi giusti sul terreno di gioco. Una cosa che emerge abbastanza facilmente agli occhi è l’abilità di capire il posizionamento dei suoi compagni e degli avversari ed in base ad esso definire il tipo di giocata da fare, sia a livello offensivo che difensivo.

Il gioco di Vermeeren non si basa su un tipo specifico di giocata, bensì sa alternare il gioco corto con il gioco lungo, con una certa preferenza verso la giocata verticale volta a portare il gioco in zone più pericolose del campo. Nell’Anversa è diventato progressivamente un giocatore sempre più importante nella fase di costruzione e di definizione dell’azione, con Van Bommel che inizialmente gli assegna compiti di distribuzione del pallone per poi lasciare spazio alla sua voglia di supportare la fase di sviluppo dell’azione permettendogli di sganciarsi ed avvicinarsi anche alla porta avversaria.

L’habitat preferito da Vermeeren è il mezzo spazio destro, zona dalla quale riesce ad avere una visuale del gioco migliore, soprattutto se legata alla sua velocità di pensiero nel leggere il posizionamento in campo dei suoi compagni e dei suoi avversari. Per questo motivo i suoi compiti sono maggiormente riconducibili a quelli di un numero 8 anziché quelli di un regista classico da posizionare davanti alla difesa.

Essere un numero 8 richiede un bagaglio tecnico molto variegato e Vermeeren possiede tutto questo: è molto preciso nel giocare il pallone pur non avendo uno stile conservativo, sa avanzare palla al piede quando necessario e sa occupare gli spazi in avanti con i movimenti senza palla. Inoltre, in fase di non possesso, pur non essendo ancora strutturato al meglio fisicamente, usa la sua intelligenza nel leggere in anticipo le giocate ed affrontare i duelli con gli avversari evitando di mettere in evidenza tale divario fisico. Non è un caso, infatti, che anche le statistiche inerenti alle giocate difensive lo posizionino tra i migliori centrocampisti in Europa, specie quando andiamo a vedere i dati della scorsa stagione quando, posizionato prevalentemente davanti alla difesa viaggiava sulla media di tre contrasti e due intercetti a partita.

Ma oltre al profilo tecnico, come già evidenziato in precedenza, ciò che rende il centrocampista dell’Atletico Madrid un prospetto dalle potenzialità enormi è la sua personalità: a 18 anni si è perfettamente calato nella realtà della prima squadra e grazie alla sua spiccata conoscenza e visione del gioco riesce sempre a trovare la scelta giusta da fare, una qualità che in genere si può ritrovare in centrocampisti con una maggiore esperienza.

Ed è proprio per questo che nell’ultima parte della sua esperienza ad Anversa abbia avuto l’opportunità non solo di giocare tutti i minuti della sua squadra nel girone di Champions League ma anche di poter indossare la fascia di capitano, probabilmente l’investitura definitiva che Van Bommel ha voluto dare al ragazzo dopo il grande impatto che ha mostrato di avere sulle sorti del centrocampo della sua squadra.

COSA ASPETTARSI ADESSO DA VERMEEREN

Il centrocampista fiammingo era ricercato da tutti i principali club europei che vedevano in lui un erede designato per i rispettivi centrocampisti simbolo: il Barcellona come erede di De Jong, il Real addirittura come erede di Modric, il PSG di Verratti (il profilo probabilmente più vicino alle sue caratteristiche), ma alla fine la scelta è ricaduta sull’Atletico Madrid.

I colchoneros sono in fase di ricostruzione, una fase che necessita la definizione di un nuovo centrocampo che possa raccogliere le redini da Koke e Saul Niguez per far nascere un nuovo ciclo. Abbiamo avuto un assaggio di quello che può essere il futuro di Vermeeren al Wanda Metropolitano nella partita di esordio da titolare (l’unica finora) contro il Rayo Vallecano in cui ha affiancato Pablo Barrios in quella che, con ogni probabilità, sarà la nuova mediana dell’Atleti. I due si completano a vicenda ed insieme possono esprimere al meglio tutte le loro potenzialità.

Anche con la nazionale belga le prospettive sono molto interessanti, Domenico Tedesco può sbizzarrirsi su come inserirlo nella sua squadra vista la duttilità del centrocampista fiammingo che può permettergli di integrarsi con gli altri grandi prospetti di centrocampo del calcio belga come Romeo Lavia (ai box in questa stagione per infortunio) o come Amadou Onana, profili diversi di cui Vermeeren ne rappresenta la sintesi come integrazione di compiti nel cuore del gioco.

Insomma, la carriera di Vermeeren è iniziata con tanti successi e tanti apprezzamenti e si sa che chi ben comincia è a metà dell’opera, ora spetta a lui e a chi ne curerà la crescita il compito di completare l’altra metà.

BIO: NICOLA LOZUPONE

  • Match Analyst diplomato SICS e Longomatch
  • Gestisco il blog di analisi tattiche “La Setta degli Sportivi Intelligenti”
  • Collaboro con le redazioni di Sottoporta a Sportellate

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