WAYNE HARRISON: YOU’LL NEVER WALK ALONE.

Il mondo del Calcio e’ narrato in migliaia e migliaia di storie dove i suoi  protagonisti hanno contribuito con le loro esperienze personali dentro e fuori dal rettangolo di gioco ad accrescerne il fascino e la curiosità di milioni di appassionati. 

Questa che racconterò è la  toccante vicenda di una giovane promessa del calcio inglese di metà anni ‘80 che, purtroppo, non ebbe un lieto fine e si concluse tragicamente il giorno di natale del 2013.

Siamo nel 1984: Wayne Harrison nato a Stockport il 15 novembre del 1967  era allora un promettente ragazzino diciasettenne che giocava nelle riserve  dell’Oldham City, squadra che militava a quel tempo nella seconda divisione inglese.

Attaccante non altissimo ma veloce, ambidestro, dotato di una tecnica sopraffina.

Attirò su di se l’attenzione del manager del Manchester United, Ron Atkinson, che provò in tutti i modi a portarlo tra le file dei Red Devils grazie anche ai buoni rapporti che aveva con il suo corrispettivo Joe Royle.

Il destino però volle che durante una partita  della FA Youth Cup del 1984 ad Anfield vinta 4-3 dall’Oldham contro il Liverpool, il leggendario responsabile dello sviluppo giovanile del Liverpool Tom Saunders rimase incantato dalle doti di questo ragazzino.

Lo segnalò immediatamente al manager dei Reds, Joe Fagan, grande allenatore succeduto al mitico Bob Paisley.

In seguito Royle racconterà: “Lo staff del Liverpool non ci lasciò lasciare lo spogliatoio quel giorno. Volevano solo parlare di lui “.  

Ricordò inoltre che già a quell’eta’ Wayne aveva la testa giusta “come suol dirsi”, sempre applicato negli allenamenti, in partita sapeva quando doveva osare o attendere il momento piu propizio per una giocata che non era mai banale. 

Così nella primavera del 1985 arrivo’ una telefonata dal Liverpool che offri ben 250.000 sterline per il ragazzo, facendolo diventare il giovane più pagato al mondo.

Gia’ il Liverpool ….Wayne ne era tifosissimo, il suo sogno era diventare il nuovo ” Re della Kop” ed emulare le gesta dei suoi idoli assoluti Kevin Keegan e Kenny Dalglish.

Inizialmente il Liverpool decise di lasciarlo un po’ in prestito: prima sempre all’Oldham e poi al Crewe Alexandra, tanto per farsi un po’ le ossa, e per poi  lanciarlo in prima squadra sicuri dello suo sconfinato talento.

Il destino degli esseri umani pero’  a volte  prende strade drammatiche in un susseguirsi di eventi tragici senza fine, ed è proprio quello che accadde al povero Wayne.

Sin dal primo anno nelle riserve del Liverpool: una sera scherzando con alcuni amici scivolò e cadendo rovinosamente su una serra si recise un’arteria perdendo una quantita’ infinita di sangue, proprio quel giorno c’era lo sciopero del servizio locale delle ambulanze, per cui la giovane vita di Wayne fu fortunatamente salvata dai medici di riserva dell’esercito che riuscirono a soccorrerlo in tempo.

Passarono i mesi e si ristabilì ma appena tornato in forma ebbe un problema di pubalgia  e andò sotto i ferri ben due volte per delle ernie.

Inoltre subì il distacco del muscolo inguinale ed  iniziòad avere  problemi di cartilagine ad un ginocchio.

Ma Wayne non si arrese e tutte le volte che escì dalla sala operatoria la sua determinazione fu ancora più forte nel volere ribaltare quel destino che si stava accanendo sulla sua giovane vita.

Il carattere e l’ottimismo erano due frecce sempre presenti nella sua faretra, per cui ripartì ancora per mettersi in sesto e coronorare il suo sogno che aveva un solo ed unico nome  “DEBUTTO”.

Siamo al 5 maggio 1990 e sono passati ben 5 anni da quella storica firma con il Liverpool  che aveva cambiato la sua vita ed ancora non aveva esordito in First Division con la sua amata squadra in un match ufficiale.

Wayne è, per l’ennesima volta, il capocannoniere della squadra riserve dei Reds e finalmente sembra essersi messo alle spalle gli anni terribili appena trascorsi ma mentre sta per segnare l’ennesimo gol ed ha gli occhi sulla palla il portiere del Barnsley, in uscita a valanga, lo travolge frantumandogli un ginocchio.

La diagnosi dei medici sara’ spietata: rottura completa dei legamenti crociati anteriore e posteriore del ginocchio, un infortuniio che non da scampo al povero ragazzo.

Seguirono altre nove operazioni e sette settimane di gesso  per arrivare al giorno in cui provò ad allenarsi ma si rese conto che era finita.

Racconterà:  “la prima volta che ho fatto un cambio di direzione l’arto ha ceduto completamente”.

A soli 22 anni questo povero ragazzo dallo sguardo maliconico sara’ costretto a lasciare per sempre il calcio giocato  senza mai aver mai indossato quella maglia che così tanto aveva sognato.

Il Liverpool non si  scordo’ di lui, e nel 1992 organizzò una partita con la sua prima squadra, l’Oldham, per poterlo omaggiare; ma Wayne è malfermo sulle gambe e non può nemmeno scendere in campo per pochi minuti, le ginocchia devastate non gli consentirono nemmeno quei pochi minuti di gloria e lo tormenteranno ancora per qualche anno.

Tornato nella sua Stockport riprese la sua vita umile e semplice dalla quale era partito, con un sussidio di invalidità, ed in seguito trovò  lavoro come corriere in un birrificio locale.

La sua umiltà, il suo grande carattere e il suo modo di vedere la vita lo accompagnarono per il resto dei suoi anni tanto da dire all’amata sorella Adele, che gli stette vicino per tutta la vita: “forse dovevo rimanere ancora all’Oldham per allenarmi , crescere ed affinarmi ancora di più, ma il Liverpool mi voleva .. la mia squadra…e  non ho potuto dire di no…., non mi sento amareggiato per come e’ andata…. ho fatto 23 operazioni, vado di nuovo avanti con la mia vita adesso  e non provo nessuna invidia quando vedo Steve Mc Manamam che era mio grande amico giocare  nel Real Madrid”.

Il destino avverso che si era accanito su questo povero ragazzo sferro’ l’ultimo e definitivo colpo nel 2013 quando gli venne diagnosticato un cancro al pancreas. Wayne morirà qualche mese dopo a soli 46 anni, esattamente  il giorno di Natale.

Al suo funerale, in una giornata grigia come solo il cielo di Inghilterra sa essere, tra la folla con gli occhi lucidi c’è anche il suo grande idolo di sempre con il quale aveva sognato di giocare anche per un solo minuto  KENNY DALGLISH.

KENNY DALGLISH PRESENTE AL FUNERALE DI WAYNE HARRISON.

Conoscendo da oltre 50 anni la storia di questo club i suoi valori e l’amore viscerale della sua tifoseria, posso tranquillamente affermare che quando tutto Anfield Road canta il coro per eccellenza del gioco del calcio  anche solo per un attimo il  pensiero di ogni singolo tifoso dei Reds va anche a WAYNE HARRISON …..YOU’LL NEVER WALK ALONE….

BIO: Stefano Salerno nato a Livorno classe 1963, vivo a Firenze dal 1997  lavoro nel campo delle Telecomunicazioni, sono milanista dalla nascita appassionato di calcio inglese dai primissimi anni 70  e sostenitore della squadra dei 3 Leoni .   

5 Responses

  1. Storia che ammetto di non conoscere e di averla appresa qui.
    Spesso ci si concentra su storie di successo e talenti che hanno butta via un dono grandissimo ma esistano purtroppo anche chi non ha potuto far vedere il suo valore per colpa della sfortuna.
    Complimenti a Stefano Salerno per il soggetto scelto e com’è scritta la storia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Leggi anche