DALLA RAI ALLA PAYTV: TELECRONISTI NEW GENERATION.

In principio era Nando Martellini in Rai, poi Bruno Pizzul. In principio erano Luigi Colombo e Bruno Longhi, tra TeleMonteCarlo e Capodistria. Nel 1990 nacque Tele+ splittata in Tele+1 (cinema) e Tele+2 (sport), prima televisione italiana “criptata”, cioè a pagamento: oggi è Sky. Aveva l’obiettivo di acquistare i diritti di una partita di serie A, che giocava tutte le gare al pomeriggio della domenica, e trasmetterla alle 20.30 in posticipo. Cosa che avvenne nel 1993. 

Nel frattempo Tele+2 aveva comunque già iniziato la sua programmazione, mandando in onda “in chiaro”, cioè visibile a tutti, il wrestling, qualche rubrica di basket, tennis, Formula 1, golf, atletica leggera e sci, il Tg all’ora di pranzo e appena prima di cena. Gli eventi “criptati” erano invece un paio di partite della Premier, della Bundes e della Liga si cui si occupavano Massimo Marianella, Fabio Caressa e Massimo Tecca, ai quali si aggiunse Maurizio Compagnoni quando arrivarono i primi diritti “random” di gare internazionali: in esclusiva le finali della Coppa Intercontinentale dal 1992 al 1996, alcune gare di Coppa delle Coppe e di Coppa UEFA tra il 1991 e il 1995, altre di Coppa dei Campioni 1996-97,(nel frattempo trasformata, dal 1992, in Champions League) grazie alla presenza contemporanea di 2 squadre italiane. Più tardi Tele+2 acquisì anche i diritti per alcune partite dei campionati sudamericani, portoghese, scozzese e olandese.

Caressa, Compagnoni, Marianella e Tecca – con stili e cadenze differenti – avevano e hanno una caratteristica in comune che li ha distinti nel tempo: una cura meticolosa nella preparazione del loro lavoro. Era incredibile la mole di informazioni che raccoglievano in archivio, non solo su statistiche, società, allenatori e giocatori, ma sulle storie di ogni protagonista. Era un modo nuovo la “digressione” nel bel mezzo del racconto in diretta, che portava a raccontare curiosità, aneddoti, dettagli inediti. Ma loro 4 portarono anche una carica, un ritmo, un’enfasi assai diversi dai tempi e dai modi compassati dei loro predecessori. La partita del resto era diventata un prodotto da vendere, dunque esaltare l’evento anche quando non fosse esattamente godibile, diventò una norma. Non era proprio un diktat aziendale, ma un indirizzo fortemente caldeggiato che trovava terreno fertile tra di loro, perché erano davvero entusiasti anche se si trattava di commentare una partita decisamente poco importante e magari anche bruttina in diretta.

Nel frattempo era cresciuta anche Mediaset nella trasmissione di partite di calcio, iniziata con il leggendario “Mundialito” dei primi anni Ottanta, e con essa anche Sandro Piccinini sdoppiato nel ruolo di conduttore e narratore. Stile unico, garbato e pungente nella prima veste, abilissimo in picchi e dizioni nel secondo, con sottolineature vocali e lessicali personalissimi e molto apprezzate dal pubblico. Il numero dei telecronisti è sbocciato e fiorito all’improvviso, inondando le redazioni, solo all’inizio degli anni Duemila, con Sky che sostituisce Tele+ e poco dopo con Mediaset Premium. E’ iniziata l’era di tutte le partite in tv, degli spezzatini, degli highlights: una rivoluzione lenta per un decennio, fulminea in pochi mesi. Un provino, un minimo di attenzione a preparazione e dizione, poi contratto, cuffia, microfono e buon lavoro.

Mi raccontò un giorno Sandro Piccinini che era stato nel suo ufficio a SportMediaset un ragazzo poco più che ventenne, con in mano una “cassetta Beta”. Con gentilezza, gli aveva detto: “Signor Piccinini, mi scusi, io collaboro con voi già da qualche settimana. Faccio telecronache di serie A, anche di partite importanti: vengo qui nei weekend, vado in saletta, mi arriva il segnale della diretta, commento, finisco, mi alzo e me ne vado. Nessuno mi ha mai detto se sono bravo, se sono un cane, dove e come posso migliorare. Le ho portato la registrazione di una mia telecronaca, gliela lascio: potrebbe darmi la sua opinione e un suo consiglio?”

E’ questo quello che manca adesso, non solo in questa specialità del mestiere: la guida, l’insegnante. E’ l’epoca del fai da te, anche quando inizi a fare per gli altri. Per questo è purtroppo difficili che, nel tempo, la qualità migliori almeno rispetto a chi ha preceduto la nidiata. Non sarebbe necessaria una scuola (specie se effimera come molte di quelle esistenti), ma semplicemente che qualcuno desse retta ai giovani e gli tendesse la mano.

Vorrei concludere citando quello che per me è un fuoriclasse, capace di riassumere ognuna delle caratteristiche migliori dei telecronisti: passione, competenza, ricchezza di vocaboli e proprietà di linguaggio, ritmo, cadenza, lettura, farcitura di curiosità, aneddoti, riferimenti… E’ Flavio Tranquillo, racconta il basket dai tempi di Tele+. 

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

4 Responses

  1. Trovo insopportabili le telecronache attuali: inutilmente gridate, a volte sguaiate o, per lo meno, eccessive e raramente super partes. Meglio il muto, sempre. E. “Tecnici”? Inutili il più delle volte, con i loro “avrebbe dovuto”, “”poteva passare””. Già, non l’ha fatto e l’ho notato. Ah,! Ameri, Carosio, Martellini, Pizzul: dove trovarvi ancora?

  2. Il commento a due voci è molto interessante quando la coppia è affiatata. Ricordo telemontrcarlo quando le partite erano commentate dai vari Colombo l indimenticato Bulgarelli, poi Altafini e Caputi, competenti e bravissimi.

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