“AS TIME GOES BY…” (HERMAN HUPFELD)- PARTE 2.

Passa il tempo sopra il tempo ma non devi avere paura,

sembra correre come il vento, però il tempo non ha premura”.

(LA STAGIONE DEL TUO AMORE- FABRIZIO DE ANDRE’)

La sequenza del film Notting Hill, quella in cui Hugh Grant attraversa il mercato sulle note di  <Ain’t No Sunshine> di Bill Withers e nel frattempo alle sue spalle  le stagioni cambiano, ci introduce ben presto alla seconda parte dell’articolo https://www.filippogalli.com/2023/06/27/the-times-theyre-a-changin-bob-dylan-i-tempi-stanno-cambiando-parte-1/ che, dopo aver considerato lo SPAZIO, prova ora ad occuparsi del TEMPO.

O meglio, della pluralità di tempi che andiamo attraversando noi in ogni giornata  ed il giocatore durante la partita.

Tempo cronologico, biologico, LINEARE, unidimensionale e unidirezionale, irreversibile, misurabile in ore, minuti, secondi che lo dividono dal termine dell’incontro.

Ma anche tempo mentale, CIRCOLARE, legato alla propria esperienza pregressa, ad una memoria episodica, ai fatti che accadono, alle azioni di gioco che si succedono. Risultano abbastanza comprensibili i meccanismi che ci rendono consapevoli della nostra posizione nello spazio, ma dove ci troviamo,  esattamente, nel tempo?

Le NEUROSCIENZE sostenute da un ormai avvenieristico supporto tecnologico-neuroimaging, elettromiografie, risonanze, tomografie , TMS- ed un frenetico formicaio di scienziati, pedagogisti, filosofi che meticciano dati certi, risultati, considerazioni e pensieri fornendo agli operatori continui INPUT METODOLOGICI, stanno condizionando inevitabilmente il nostro punto di vista sulla vita ed in questo caso sullo sport e sul calcio. Ci inducono ogni giorno a ridefinire la prospettiva, a riflettere sull’esperienza di gioco, ci trascinano verso un continuo confronto.

Abbiamo già individuato nella prima parte le componenti del sistema di navigazione GPS presenti nella zona temporale del nostro cervello, in particolare nella CORTECCIA ENTORINALE e nell’IPPOCAMPO. Tali componenti, le cellule della direzione della testa, le cellule confine le cellule di velocità le cellule griglia, insieme a quelle di posizione e alle cellule di quartiere, sono capaci di fornire al giocatore la CONSAPEVOLEZZA dello SPAZIO DI GIOCO che lo circonda, in quanto contengono informazioni sul CONTESTO SPAZIALE in cui l’azione si è già svolta, si sta svolgendo o ipoteticamente si svolgerà. Azioni che diventeranno un RICORDO CONSOLIDATO.

In futuro il giocatore sarà in grado di RIATTIVARE LE STESSE CELLULE coinvolte  in una nuova azione di gioco che verrà effettuata, grazie a questa esperienza pregressa, in una scala temporale molto più rapida.

Le cellule di posizione in realtà non tengono traccia solo della posizione passata e presente del soggetto e  della posizione mutevole di cose e persone con cui il calciatore si relaziona nella partita. Di più. Esse ipotizzano anche il suo status futuro. I neuroni gps hanno quindi un ruolo determinante nella MEMORIA EPISODICA che risponde alle domande QUANDO E’ SUCCESSO? DOVE E’ SUCCESSO? avendo essi la capacità di ripercorrere il tempo in maniera consciente, di rievocarlo e di avere consapevolezza del proprio vissuto.

COME TUTTO QUESTO PUO’ ACCADERE?  

Nel grande contenitore della MEMORIA A LUNGO TERMINE, accanto alla MEMORIA PROCEDURALE che permette di ricordare schemi di azione, abilità tecniche complesse, sequenze ripetitive imparate in passato da utilizzare successivamente in modo automatico ed implicito ( mi ricordo in che posizione devo schierarmi nel modulo scelto dal Mister per questa partita ) esiste appunto questa  MEMORIA EPISODICA che consente al giocatore di ricordare esperienze di vita vissuta grazie ai dettagli spazio-temporali che hanno ancorato in passato NUOVE INFORMAZIONI ( so che in questa situazione la palla verrà giocata da questa parte, so che se calcio la palla di collo, a giro, da questo punto, la manderò in rete, so che se l’avversario mi spinge verso la linea laterale sono fritto perché l’ho vissuto e mi ricordo). E di conseguenza anche una MEMORIA PROSPETTICA proiettata alla realizzazione di piani d’azione futuri : l’INTENZIONE dell’azione è in grado di recuperare istantaneamente, dai ricordi ancorati,  quel ricordo di quella cosa fatta, proprio quella, con quel tempo di entrata, il timing del suo compimento. Di farlo  hic et nunc, qui ed ora, un’energia travolgente che transita  incontenibile tra lo sterno e la trachea, tra cuore e costole, tra cervello cervelletto sistema limbico e polmoni, tra corpi genicolati cornea e ritorno.

RIGHT OR LEFT? Per un giocatore saper prendere rapidamente una direzione anziché un’altra si rivela fondamentale al fine del gioco.

La risoluzione del dubbio è legata proprio alla capacità d’immaginare scenari futuri tra loro alternativi e di valutare istantaneamente quale di essi garantirà la migliore chance di vittoria. Questa scoperta, fatta dal professor LOREN FRANK, Università della California a San Francisco tramite un esperimento di registrazione delle OSCILLAZIONI delle cellule di posizione dell’ippocampo di cavie di fronte ad una biforcazione del percorso obbligato, ci svela molto in merito alla perfetta architettura che lega tra loro spazio e tempo.   

Secondo le ricerche di Frank, tali oscillazioni rappresentano la TRACCIA NEURALE del fatto che la cavia si stava rappresentando mentalmente le diverse possibilità di uscita. I segnali oscillatori delle cellule di posizione diventavano sempre più intensi man mano che l’animale si avvicinava al punto di deviazione. L’ipotesi più probabile è che l’ippocampo abbia la funzione di generare una sorta di MENÙ degli eventuali scenari possibili, in base al quale altre parti del cervello hanno il compito di decidere quale opzione poter scegliere, tenendo  sempre conto dei fattori condizionanti la scelta, come ad esempio pericoli, bisogni, emozioni… I neuroni gps tengono anche TRACCIA MNESTICA della direzione in cui il soggetto si sposta.

Quando infatti la cavia si muoveva lungo un tratto del labirinto, si attivavano, alternativamente, sia le cellule di posizione per la direzione intrapresa sia quelle per la direzione opposta, con un’oscillazione ad alta frequenza come se la cavia anticipasse mentalmente le alternative.

Gli scienziati evidenziano quindi che  l’ippocampo non è solo responsabile della registrazione degli eventi del passato e dell’elaborazione del presente, ma anche dell’IMMAGINAZIONE DEL FUTURO.

“Il tempo che passa lo leggo attraverso le rughe del tuo viso”

Avrete la bontà di perdonarmi se ripesco da un vecchio articolo ( MISTERIOSO ANTICIPO, Giacometti, Sassi, Venturi, 2009 ) questo schema rigido ma indicativo e semplificativo di uno dei cicli che interagiscono in modo istantaneo nel processo decisionale del calciatore, noto come LOOP  O.O.D.A. o CICLO BOYD e che indica la genesi del vantaggio del giocatore, specialmente se esperto, sull’avversario

 1. il calciatore OSSERVA la situazione pronto ad agganciare tutte le possibilità che la situazione gli offre nel rispetto dei vincoli

2. prima di scegliere ed agire ( fase 3 e 4 ) è DETERMINANTE il passaggio che ho cerchiato in rosso, cioè quello dell’ORIENTAMENTO : tra tutte le affordancesche la situazione gli sta offrendo, il giocatore SCARTERÀ istantaneamente e istintivamente quelle ritenute MENO ATTINENTI in base alla memoria dell’esperienza pregressa e prenderà in considerazione, nel rispetto dei vincoli,  SOLO QUELLE UTILI: tra queste poi effettuerà, in fase 4, la giocata da lui ritenuta migliore, la più idonea in quella finestra temporale, quella che gli permetterà di arrivare puntuale all’appuntamento.

Questa fase 2  denominata dell’ORIENTAMENTO, è DECISAMENTE condizionata dall’esperienza del giocatore secondo una formula inversamente proporzionale : > ESPERIENZA = < TEMPO.

Se il giocatore possiede nel suo bagaglio una GRANDE ESPERIENZA di gioco tale che in passato gli ha dato l’occasione di vivere situazioni analoghe,  ancorate all’emozione di un dribbling felicemente riuscito, un goal fatto, un 2vs1 risolto con una deliziosa finta…sarà il RICORDO ormai INCARNATO di quel frammento di esperienza che gli permetterà di tagliare i tempi e di guadagnare un netto anticipo sulla giocata.

Nel 2009 tutto questo ci sembrava plausibile e invitavamo gli allenatori delle scuole calcio a infarcire i propri allenamenti di OCCASIONI il più possibile simili al MODELLO PRESTATIVO o GAME MODEL ( espressione ormai vagamente demodè ). Quello che ORA, luglio 2023, ci induce a rafforzare felicemente quanto precedentemente ipotizzato è il RISCONTRO DELLE EVIDENZE NEUROSCIENTIFICHE. Vediamo quali.

Sei così altrove che non riesci neanche più a tornare“ (NEGRAMARO, Ti è mai successo)

Nell’agosto del 2018 è apparso sulla rivista NATURE uno studio di ALBERT TSAO  sempre del Kavli Institute of Neurosciences di Trondheim, Norvegia fondato dai MOSER: “COME LA CORTECCIA ENTORINALE INTEGRA L’ESPERIENZA TEMPORALE”. Questo studio basilare ha dato poi il via ad ulteriori lavori volti alla comprensione dei meccanismi con cui il nostro cervello percepisce il passare del tempo, connettendolo con lo spazio: se il cervello deve costantemente ORIENTARSI NELLO SPAZIO, deve anche essere in grado di LOCALIZZARSI NEL TEMPO per poter COMPRENDERE IL SUO AMBIENTE, PRODURRE E AGIRE efficacemente sulla realtà che lo circonda.

Il passare del tempo è una misura oggettiva. Un minuto è 60 secondi, un’ora è 60 minuti.

Ma il cervello elabora il tempo nel regno dei ricordi e delle esperienze, quindi non è sempre così esatto e scandito in minuti e secondi.

IN UNA PARTITA IL GIOCATORE NON AVVERTE TANTO IL TEMPO OGGETTIVO QUANTO QUELLO SOGGETTIVO. Nella ZONA ENTORINALE dell’IPPOCAMPO esiste una specie di contachilometri munito di cronometro che consente di calcolare la posizione semplicemente tenendo conto della DISTANZA PERCORSA e DEL TEMPO DI VIAGGIO, collegando la memoria e la capacità di orientamento. L’ippocampo crea quindi, come detto, una sorta di MENÙ dei possibili scenari in base al quale il cervello deciderà quale opzione scegliere, come un bibliotecario che indica in quale scaffale andare a prendere il libro ma che non conosce il contenuto di questo tragitto, appannaggio della CORTECCIA CEREBRALE.

I NEURONI GPS in conclusione CODIFICANO quindi SIA IL TEMPO CHE LA DISTANZA. Esiste allora una RETE SPECIFICA DI CELLULE NEL CERVELLO che esprime il nostro senso del tempo e LO RIPIEGA IN RICORDI ED ESPERIENZE.

 “Spazio e tempo sono dimensioni sempre presenti nella nostra mente: grazie a esse, gli eventi possono essere organizzati nella memoria. Il flusso dell’esperienza viene elaborato dal nostro cervello, creando un SENSO SOGGETTIVO DEL TEMPO” H.Eichenbaum.

I neuroni GPS consentono l’orientamento e la navigazione come visto nel precedente articolo, ma si ritiene che tale sistema permetta ANCHE di ORDINARE I PENSIERI : ci permette cioè di essere datati, riconoscibili su una determinata TIMELINE, quella del TEMPO.

Questo dispositivo neurale che tiene la contezza del tempo degli eventi che viviamo nel corso della giornata, ne registra l’orario e conserva traccia dell’ordine cronologico con cui si sono succeduti nella nostra esperienza:  è una sorta di orologio biologico che permette l’effettiva PERCEZIONE SOGGETTIVA DEL TEMPO.

Esso consiste in  una RETE DI NEURONI che ci consentono di disporre i nostri ricordi su una scala temporale e che SI ATTIVANO CON UN RITMO FORTEMENTE SINCRONIZZATO QUANDO IL RICORDO VIENE RICHIAMATO. Di fronte ad una nuova esperienza, il cervello individua la somiglianza tra una nuova situazione e quella già immagazzinata, riuscendo così a decidere per la migliore delle opzioni e ad agire.

Tale RETE è localizzata  nell’emisfero destro, nella regione dell’ippocampo posizionata bilateralmente nelle superfici mediali dei lobi temporali vicino all’area che regola la nostra esperienza dello spazio la CORTECCIA ENTORINALE MEDIALE e, differentemente da quest’ultima, prende il nome di CORTECCIA ENTORINALE LATERALE ( L.E.C.).

Utilizzando strumenti di intelligenza artificiale, i ricercatori sono stati in grado di dimostrare che la velocità di attivazione dei neuroni in questa regione FLUTTUA con il passare del tempo. Lo studio di Tsao, Moser e Sugar, ha individuato chiaramente tale  rete di neuroni così abili e specializzati da RIUSCIRE AD ASSEGNARE UN SENSO TEMPORALE A UN EVENTO NEL MOMENTO IN CUI VIENE VISSUTO.

Facendo degli esperimenti di laboratorio sui ratti, gli scienziati che all’inizio non riuscivano a capire perché il segnale che inviavano le cellule di quest’area FLUTTUAVA continuamente senza seguire uno schema, ebbero poi  l’intuizione del fatto che il segnale mutava perché SEGUIVA LO SCORRERE DEL TEMPO. Cambiando le attività in cui il giocatore è impegnato durante l’incontro, in sostanza, cambia anche il corso del segnale-tempo nella sua CORTECCIA ENTORINALE LATERALE  ( L.E.C. ) e di conseguenza il modo in cui lo percepisce, QUEL tempo.

Tsao, Sugar e i Moser pensano che il SISTEMA DI CODIFICA TEMPORALE DEL L.E.C. possa essere alla base della nostra PERCEZIONE SOGGETTIVA DEL TEMPO . Quando ad esempio la nostra squadra è sotto di un goal nella seconda metà del secondo tempo,  le lancette sembrano scorrere veloci, rallentare quando siamo immersi nel FLOW proprio nell’attimo che precede lo sferrare di un goal o l’intuito di una parata, il tempo appare infinito quando siamo in vantaggio di un goal quasi allo scadere dell’incontro. Le stesse CELLULE DELLE ZONE ENTORINALI MEDIALE E LATERALE DIALOGANO QUINDI TRA LORO e forniscono informazioni sia sullo spazio che sul tempo; una volta che i due input sono mescolati insieme un RICORDO acquisisce precisi punti di riferimento spazio-temporali: IL DOVE E IL QUANDO.

L’ ESPERIMENTO eseguito in tre fasi da Albert Tsao, Jørgen Sugar ed i Moser per testare l’ipotesi che la rete di neuroni individuata nella corteccia entorinale laterale servisse a RIORGANIZZARE TEMPORALMENTE RICORDI ED EVENTI, prevedeva l’utilizzo di una cavia con minuscoli elettrodi impiantati nella sua L.E.C. ed il seguente protocollo:

1.La cavia corre in una scatola le cui pareti cambiano colore. Questo per 12 volte così che potesse percepire più contesti temporali successivi. Il team ha esaminato l’attività neuronale nel LEC, distinguendo tra l’attività cerebrale che registra i cambiamenti nel colore delle pareti da quella che registra la progressione del tempo.

2.Nella seconda fase la cavia è libera di vagare attraverso spazi aperti, scegliendo quali azioni intraprendere e quali spazi esplorare alla ricerca di pezzetti di cioccolato. Questo scenario è ripetuto quattro volte L’unicità del segnale orario neuronale durante questo esperimento suggerisce che il ratto ha effettuato un’ottima registrazione del tempo e della sequenza temporale degli eventi. Gli scienziati grazie a tali dettagli sono stati in grado di utilizzare il segnale della rete di codifica temporale per tracciare esattamente quando nell’esperimento si sono verificati vari eventi.

3.Nella terza fase la cavia è obbligata a seguire un percorso strutturato a ciclo continuo con opzioni limitate e scarse esperienze : doveva girare a sinistra o a destra in un labirinto a forma di 8, cercando il cioccolato. Con questa attività, il segnale di codifica temporale cambia carattere, da sequenze uniche nel tempo a uno schema ripetitivo e in parte sovrapposto : il segnale orario è  più preciso e prevedibile durante il compito ripetitivo.

All’interno di ogni singola prova del primo esperimento i neuroni sembravano segnare il progresso dell’animale in diversi punti lungo il ciclo, creando “TIMBRI DEL TEMPO“, che registravano l’ordine degli eventi in corso, separati tra di loro. La L.E.C. non stava misurando il tempo come un orologio quindi,  ma CODIFICAVA distintamente l’esperienza in corso. (ES: l’esecuzione inaspettata di un takle ben riuscito, di una parata vincente, di un goal ). Al contrario, i giri attorno alla traccia a otto erano estremamente simili tanto che risultava impossibile separare queste sequenze l’una dall’altra.

Di conseguenza, i “TIMBRI DEL TEMPO” apparivano sovrapposti e indistinguibili. ( Es: infinite esercitazioni di tecnica calcistica eseguite in maniera analitica con l’assillo del tempo, esercitazioni a secco spesso simili tra loro, potrebbero confondersi e rimanere indistinguibili nella memoria della mente del giocatore ).

L’orologio neurale della L.E.C.  organizza l’esperienza in una PRECISA SEQUENZA di EVENTI DISTINTI E VARIATI. Ecco anche il perché del dare importanza ad esercitazioni costruite sul RIPETERE SENZA RIPETERE nella compilazione delle sedute di allenamento.

E ancora: secondo gli scienziati, i risultati indicavano chiaramente che CAMBIANDO L’ATTIVITÀ E L’ESPERIENZA, IL SEGNALE TEMPORALE DATO DAI NEURONI LEC SI ALTERA.  LA QUAL COSA,  A SUA VOLTA, CAMBIA IL MODO IN CUI PERCEPIAMO IL TEMPO. Di nuovo torna l’importanza assoluta della scelta rivolta verso alcune attività da privilegiare rispetto ad altre nel training proposto alle squadre.

Infine, i risultati suggeriscono che i RICORDI EPISODICI RILEVANTI si formano INTEGRANDO le INFORMAZIONI SPAZIALI DALLA CORTECCIA ENTORINALE MEDIALE con le INFORMAZIONI DALLA LEC all’interno dell’ ippocampo.

Ciò consente all’ippocampo di MEMORIZZARE UNA RAPPRESENTAZIONE UNIFICATA DI COSA, DOVE e QUANDO, la quale potrà essere riportata alla consapevolezza della memoria da UN GANCIO INASPETTATO come ad esempio una canzone, un profumo, una frase nella vita quotidiana, un viso o dalla necessità impellente di sopravvivenza: la sensazione o la certezza di poter RISOLVERE UNA SITUAZIONE COMPLICATA COME CI E’ RIUSCITO IN PASSATO. Ed  anche nel campo di calcio si potrebbero aprire scenari di sopravvivenza tra vittoria e sconfitta, tra il segnare o prendere goal, tra il restare ed il retrocedere : anche in questo caso  l’esperienza pregressa potrà essere riportata alla mente forse inconsapevolmente dalla MEMORIA EPISODICA sollecitata dell’osservazione di un movimento dell’avversario, di un compagno, da un corridoio che si apre all’improvviso, da un angolo scoperto della porta….Per questo non mi stanco di sottolineare e ribadire l’importanza di generare un’esperienza il più possibile incisiva in allenamento, sia nel periodo di formazione del giocatore che durante tutto il suo percorso sportivo o agonistico.

<…Ancora qui a domandarsi e a far finta di niente come se il tempo per noi non costasse l’uguale,

come se il tempo passato ed il tempo presente, non avessero stessa amarezza di sale…>

Canzone delle domande consuete (Francesco Guccini)

CREDIT: INFOGRAPHIC: KOLBJØRN SKARPNES & RITA ELMKVIST NILSEN / NTNU COMMUNICATION DIVISION & KAVLI INSTITUTE

L’immagine, apparsa in varie riviste specializzate, mostra il tempo catalogato come esperienza nella memoria episodica della LEC dell’ippocampo, STRUTTURA IN CUI LE INFORMAZIONI PROVENIENTI DALLE RETI DEL TEMPO E DELLO SPAZIO SI UNISCONO PER FORMARE MEMORIE EPISODICHE. La catalogazione avviene, nell’esempio, in relazione ad un giro di 4 ore con gli sci su e giù da una montagna ripida, e vengono inclusi gli eventi che alterano la percezione del tempo dello sciatore. Il tempo dell’esperienza è dipendente dagli eventi e può essere percepito come più veloce o più lento rispetto al tempo dell’orologio. Esperienza analoga potrebbe risultare quella del tempo di gioco della partita ( slot di cambi, infortuni, cartellini, nuove regole a parte ).

Il nostro studio rivela come il cervello riesca a dare un senso al tempo quando viviamo un evento. La rete ippocampale non codifica esplicitamente il tempo. Ciò che misuriamo è piuttosto un tempo

soggettivo derivato dal flusso in corso dell’esperienza. Questa rete fornisce un marchio temporale agli eventi e ne tiene traccia ordinata all’interno di un’esperienza. Modificando le attività svolte, ovvero il contenuto stesso dell’esperienza, è possibile alterare il corso del segnale temporale scandito dall’orologio, modificando di fatto la percezione soggettiva del tempo”.

(ALBERT TSAO)

ALBERT TSAO

“L’orologio neurale per il tempo soggettivo svolge una FUNZIONE CRITICA nella memoria e nell’apprendimento, nella nostra capacità di organizzare le esperienze come una successione di eventi, di formare ricordi, di apprendere, nella formazione di ciò che siamo. IL TEMPO È UN PROCESSO NON EQUILIBRATO. E’ sempre unico e mutevole. L’attività in queste reti neurali ippocampali è così diffusa che il meccanismo stesso risiede probabilmente nella STRUTTURA DELLA CONNETTIVITÀ all’interno delle reti e questo implica un ALTO LIVELLO DI PLASTICITÀ. Modificando le attività in cui ti impegni, il contenuto della tua esperienza, può effettivamente cambiare il corso del segnale temporale nella corteccia entorinale laterale e quindi il modo in cui percepisci il tempo.” (EDVARD INGJALD MOSER)

EDVARD INGJALD MOSER

CRONACA DAI TEMPI PENULTIMI

“Più cresce l’isola della conoscenza , più s’allungano le coste dell’ignoranza” (John Archibald Wheeler – fisico).

Il tempo è un oggetto di studio molto sfuggente.

Tutti i calciatori pensano di avere un proprio senso del tempo, ma di certo non sarà lo stesso senso del tempo sperimentato dagli altri compagni di gioco, sebbene del medesimo reparto. Perché il senso del tempo è un evento della coscienza. Un aspetto di cui non sempre si tiene conto all’interno di un gioco dinamico.

Questione su cui riflettere invece, anche in ottica allenante e di gioco in cui tempi di entrata, sincronia di reparto, ritmica, tempi del passaggio, pressing e contropressing, transizioni, movimenti con e senza palla, se eseguiti in modalità ASINCRONA, potrebbero compromettere l’esito di una giocata o dell’intero incontro.

I dettagli hanno il loro peso nel gioco e la maggior parte degli errori in campo avviene su passaggi effettuati troppo presto o troppo tardi, su tempi di inserimento sballati : muoviti troppo presto e dovrai aspettare la palla dando al difensore tempo per organizzarsi, muoviti al momento giusto e il difensore non avrà alcuna possibilità.

Un’opportuna, sensibile lettura dei tempi sempre legata a percezione e propriocezione risulta imprescindibile nel gioco.

Allenarsi tramite le OCCASIONI DA ESPERIRE proposte dal Mister ad intuire dove evolverà la parte casuale di un’azione partita facilmente da un’organizzazione deterministica ma che poi, nella stragrande maggioranza dei casi, evolverà in modo non predittivo, spesso irregolare disordinato o imprevedibile in spazi più stretti, in tempi fatalmente più brevi. 

Tuttavia allenatori e preparatori si ostinano a tenere in tasca il cronometro, a dargli importanza, MISCONOSCENDO il fatto che in realtà SONO GLI STATI RITMICI INTERNI CHE DETERMINANO IL SUCCESSO IN UN COMPITO CHE COINVOLGE UNA COMPONENTE TEMPORALE CRITICA (Large & Jones, 1999).

MISCONOSCENDO talvolta l’importanza di basare le esercitazioni su ritmi, sincronizzazioni, visualizzazioni, decisioni rapide, time cuts, vincoli di spazio-tempo, tempi di latenza non rivolte ai singoli ma alla squadra. Cose che poi, semplificando, indurranno il giocatore ad occupare quel determinato spazio nell’UNICO, azzeccato felice istante. Perché,  come amava dire un vecchio amatissimo Mister delle mie parti,  il gioco del calcio in fondo è semplice…STAY TUNED.

BIO: SIMONETTA VENTURI

  • Insegnante di Scienze Motorie.
  • Tecnico condi-coordinativo in diverse scuole calcio e prime squadre del proprio territorio (Marche )
  • Ha collaborato con il periodico AIAC L’Allenatore, con le riviste telematiche Alleniamo.com, ALLFOOTBALL.
  • Tematiche: Neuroscienze, Neurodidattica

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