GROUNDHOPPING WITH AURELIO.

Nella foto sopra Aurelio Flammia, il protagonista dell’articolo e dell’intervista di Matteo Cigna, con il figlio Diego al Tottenham Hotspur Stadium.

Una sera di marzo, combinazione il giorno in cui si festeggia “San Patrick”, decido di organizzare una chiacchierata davanti a un’ottima birra con un mio amico: Aurelio.

Mi andava di fare quattro chiacchiere per approfondire quella che da molti anni è la sua più grande passione sportiva: il Groundhopping.

Decido così di trasformare la mia chiacchierata in un’intervista, perché Aurelio è uno dei più grandi esponenti di questo pacifico hobby.

Aurelio + Groundhopping sarà la formula vincente di questo articolo dove il nostro protagonista, sottoforma di intervista, ci racconterà meglio di lui e della sua decennale avventura in giro per gli stadi d’Oltremanica (Inghilterra, ma anche Scozia e Irlanda).

Prima di trovarci al Mister Drake di Varazze, ottimo pub nei pressi della stazione gestito dall’amico Enrico Schenone, provo ad approfondire autonomamente l’argomento.

In estrema sintesi il ‘Groundhopping’ è un hobby strettamente correlato al calcio, dove gli appassionati hanno come obiettivo quello di prendere parte al maggior numero di match nel maggior numero di stadi diversi, in ogni angolo del globo, senza necessariamente dover seguire una particolare fede calcistica. Ci sono poi tutte le varie declinazioni del Groundhopping. Possiamo visitare un impianto, un museo, assistere ad un match ufficiale o farci guidare in maniera ufficiosa dal custode dello stadio che quel giorno è in buona.

Il termine “Groundhopping” nasce negli anni 80 e prende forma dall’unione della parola “ground”e dal verbo “to hop”.

Ormai diventato un movimento culturale sportivo (perché dal mio punto di vista si tratta senza dubbio di cultura) nasce in Inghilterra, ma si diffonde rapidamente sia in Germania che in Olanda. Ad oggi è diffuso in tantissimi paesi, agevolato soprattutto dal miglioramento della tecnologia e degli strumenti informatici e di pagamento a livello globale. Per capirci: oggi comprare un biglietto per una partita di Championship o di League One, trovandosi in Italia, risulta fattibile con il minimo sforzo.

Generalmente i “viaggiatori di stadi” non sono gruppi organizzati, ma sono gruppi di amici che si organizzano tra loro per unire l’utile (il viaggio o il tour di una città in particolare) al dilettevole (la partita di football e/o la visita degli stadi).

In sostanza ci si organizza, si parte, si visitano stadi e musei delle squadre e si assiste alle partite per poi rientrare a casa. Durante tutto questo si ride, si scherza, si vivono momenti indimenticabili tra amici, si beve e si mangia alla scoperta di luoghi e persone lontane geograficamente da casa nostra, ma al tempo stesso vicine al nostro mondo quotidiano o quantomeno con le nostre medesime passioni sportive.

Quando arrivo al locale trovo Aurelio già lì che mi aspetta, con la sua felpa marca Admiral del Tottenham, squadra di cui è tifoso in Inghilterra e che segue ogni volta che può. Ci salutiamo. Iniziamo a parlare. Vengo subito travolto da un’onda di entusiasmo e passione per lo sport, un’ondata così grande che mi trasmette subito una voglia incontrollabile di andare a prendere un aereo per recarmi nel Regno Unito, anche subito.

Quando la parola passa a me faccio un piccolo gioco. Menziono i nomi di alcuni stadi, a caso, chiedendo ad Aurelio se c’è stato o meno. Rimango a bocca aperta. In tutti quelli che menziono lui c’è stato, quanto meno vi si è recato per fare una visita dell’impianto. Inizio con i più famosi e noti del Regno Unito. Wembley, Old Trafford, Etihad, Anfield, Goodison Park, Stamford Bridge, Emirates, Molineux, Selhurst Park, Craven Cottage, Turf Moore, St. James’ Park ed i “vecchi” Boleyn Ground, White Hart Lane e Highbury. Non solo. Continuo con molti stadi londinesi e non dove giocano squadre di Championship e League One. The Den, Stadium of Light, Vicarage Road, i due di Sheffield, i due di Nottingham e Stoke-On-Trent. Lo Stoke City penserete voi e invece no parliamo anche di Port Vale. Robbie Williams sarebbe felice di ascoltare l’entusiasmo di Aurelio per questa squadra. Li ha visitati praticamente tutti. A quel punto Aurelio prende la parola e inizia raccontare le sue visite a stadi improbabili di serie minori non tanto dell’Inghilterra, ma di Scozia, Galles e Irlanda del Nord. The Oval, Windsor Park, Pittodrie, Dundalk e molti altri ancora. Dundee FC e Dundee United. Hearts e Hibs. Linfield e Glentoran.

E continuiamo a parlare… nel frattempo arrivano birretta media e ravioli al sugo di carne.

Brindiamo a San Patrizio, patrono dell’Isola di Smeraldo e continuiamo a parlare.

Faccio un’altra precisazione.

Aurelio ormai lo conosco da anni, anche se a dire il vero non ci siamo mai frequentati. Questo perché se cresci in posti come Varazze, ridente località turistica della riviera ligure di ponente, dove Aurelio vive e lavora, tutti si conoscono, anche solo di vista. Ad ogni modo Aurelio a inizio anni 2000 aveva un negozio di abbigliamento sportivo ed è lì che ci siamo conosciuti la prima volta ed è lì che per la prima volta mi ha detto che tifa Tottenham. Ricordo che da lui acquistai per diletto una maglietta del Real Madrid (la classica indossata da Raùl e Roberto Carlos con la scritta TEKA sul petto) e per una scommessa persa una maglietta del Genoa, con la quale poi mi presentai alla maturità, pur essendo io sampdoriano. Altri tempi.

Prima di incontrarlo mi sono anche documentato sull’etimologia del nome Aurelio, un nome molto importante che viene ricondotto al termine latino “aurum” che in Italiano significa oro.

Un nome che porta alla mente la nostra via Aurelia e di conseguenza anche il celebre imperatore romano Marco Aurelio. Un nome che ho scoperto essere affine all’omonimo Zlatan, come Ibrahimovic. Un nome che se lo collego al calcio giocato mi porta subito alla mente un “numero” pazzesco del 2006 eseguito da Rodrigo Taddei in Champions League contro l’Olympiakos: l’Aurelio appunto.

Devo ammettere che mai un nome fu più azzeccato in questo caso dato che l’esperienza del mio amico Aurelio è stata per me e sarà per chi è appassionato di calcio britannico come me una miniera di ORO puro.

Iniziamo quindi con le domande:

Da dove nasce la tua passione per il calcio d’oltre manica?

Dalla TV.  Negli ’80 c’era la storica TMC che trasmetteva le partite del calcio inglese con la telecronaca del mitico Luigi Colombo. Il più delle volte si trattava di partite di F.A. Cup disputate a Wembley e fu proprio in una di queste occasioni che mi innamorai del Tottenham Hotspurs FC. Inoltre non potendo disporre dei mezzi attualmente disponibili, mi mantenevo aggiornato tramite riviste specializzata quali “Match” e “Shoot” e chiaramente con il settimanale “Guerin Sportivo”.

Ma cos’è davvero il Groundhopping?

È una passione. Passione per gli stadi indipendentemente dalla fama, dalle dimensioni o dal blasone delle squadre che ospitano e che porta ad un irrefrenabile desiderio di visitarli tutti. Lo stadio diventa il fulcro dei tuoi viaggi ancor prima della città o del luogo che decidi di vedere.

Cosa rappresenta per te?

La mia più grande passione! Nulla mi da più soddisfazione che viaggiare per scoprire gli stadi che ho sempre sognato fin da bambino, immaginato e visto solo sulle foto dei giornali ed in TV. Penso sia una passione paragonabile a quella di esploratori ed archeologi in fondo.

A quanti anni hai iniziato e perché l’hai fatto?

Seppur risulti difficile individuare un anno preciso in cui ho smesso di essere solo tifoso e mi sono convertito al Groundhopping ricordo che i primi viaggi “dedicati” a questo hobby risalgono ad inizio anni ’90. Prima mi muovevo e calcavo gli stadi di calcio in base al tifo. Piccola parentesi storica. La Prima volta che mi recai in Inghilterra per assistere ad una partita di calcio fu nel 1992 per Liverpool – Genoa (1-2) con la conquista di Anfield da parte del mio grifone. Doppietta di Aguilera.

Come si prepara un viaggio e quanto tempo ci vuole per pianificare?

La preparazione è sicuramente la parte più difficile e stressante. Gli elementi da individuare sono: periodo, partita, volo e hotel. Se vuoi organizzare un viaggio davvero “redditizio” devi tenere conto di molte variabili e per me che sono un po’ ansioso non è il massimo della vita, specialmente non disponendo di troppo tempo.

Per prima cosa bisogna scegliere il periodo in cui organizzare il viaggio. Secondo si rende necessario l’utilizzo di un’automobile perché è l’unico mezzo che ti permette spostamenti rapidi e mirati in poco tempo. Detto questo è necessario almeno un membro del gruppo in grado di guidare con la guida a destra. Altra cosa impegnativa è reperire i biglietti delle partite.

Per quanto riguarda le partite di Premier League l’unico modo è sottoscrivere una member card del club, cosa che io faccio regolarmente per i biglietti del Tottenham, altrimenti diventa estremante complesso trovare un posto libero. Fortunatamente, a mio avviso, è molto meglio assistere a partite di categorie inferiori.

Quindi altro punto è farsi un elenco di partite “papabili” che si svolgono nel week end messo nel mirino e iniziare a cercare. Ovvio che su Londra e sull’area di “Greater Manchester” c’è sicuramente una scelta più ampia e più varia. Ultimo punto, ma non meno importante, è il volo aereo.

Purtroppo tra scioperi, intemperie o altri potenziali imprevisti individuare un volo e mantenerlo non è semplicissimo. L’albergo alla fine è la cosa più semplice. Varia in base alle disponibilità economiche e alla voglia che uno ha di muoversi più o meno rispetto alla location dello stadio, ma tutto sommato si trova di tutto, quindi basta saper scegliere.

Quanti stadi hai visitato durante questa tua esperienza?

Un numero esatto ad oggi non ce l’ho. Purtroppo avevo un conteggio molto dettagliato e realistico su un bellissimo sito che qualche anno fa è stato chiuso e ad oggi, un po’ per pigrizia, non ho cercato nulla che mi possa aiutare a catalogare le mie esperienze. Ad ogni modo direi che siamo sui 400 stadi in totale, tra italiani, britannici ed esteri in generale. Considerando Italia, Spagna, Svizzera, Germania e Francia il numero sale, ma se mettiamo tutto il Regno Unito e la Repubblica d’Irlanda allo schizza alle stelle.

Quali sono state le esperienze più belle vissute nel tuo girovagare stadi?

Ce ne sono a mazzi. Quando visiti uno stadio possono capitarti episodi o aneddoti davvero divertenti, particolari ed emozionanti e per questo memorabili. Ce ne sono un paio che vorrei menzionare.

Il primo ambientato ad Elland Road, lo stadio del Leeds United. Assieme al mio amico Andrea Coscia, durante il viaggio verso Ewood Park per assistere al match tra Blackburn e Spurs decidemmo di fare una tappa veloce a Leeds che era di strada. Alla reception dello stadio ci rimbalzarono e non ci permisero di accedere al campo per fare qualche foto veloce. Così non ci arrendemmo e dopo aver circumnavigato l’impianto trovammo un cancello aperto. Decidemmo di entrare per poter accedere alle tribune, ma nel momento in cui varcammo il portone suonò un allarme fortissimo che mobilitò l’intero corpo di sicurezza. Giusto il tempo di darsela a gambe che vedemmo da lontano l’intera squadra della security intenta a cercare di capire cosa fosse successo.

Altro episodio curioso riguarda la visita allo stadio degli scozzesi del Forfar Athletic. Un’esperienza che rimarrà scolpita nella memoria. Arrivati allo Station Park il custode del campo ci accolse e seppur non fosse periodo di visite ci fece da cicerone per tutto l’impianto, gratuitamente e non solo. Il groundman ci permise anche di calciare una serie di rigori sul campo. Questo aneddoto fa parte di un indimenticabile viaggio in Scozia vissuto con gli amici Davide Provvidoni, Paolo Schenone e Vincenzo Craviotto. I compagni di viaggio che auguro ad ogni Groundhopper.

Nello stadio del Inverness CT con Paolo, Davide e Vincenzo durante uno dei viaggi più belli

La cosa più strana e più inaspettata che hai visto/vissuto?

Cose strane ne capitano parecchie. La cosa più strana che ho visto è forse stato l’impianto scozzese di “Central Park” dove ha casa il Cowdenbeath. Un impianto citato da Irvine Welsh. La particolarità di questo stadio è che al posto della classica pista d’atletica, intorno al campo c’è una pista per le corse automobilistiche.

Sulla pista automobilistica del Central Park di Cowdenbeath

Quali emozioni andare con tuo figlio e perché?

Mio figlio Diego ora è abbastanza grande per venire con me e ti posso garantire che ho atteso con impazienza questo momento. Diego ha 13 anni e ti garantisco che per la sua età ha già visto molti stadi oltre ad essere davvero preparato in materia. Conosce squadre, loghi, colori, stadi e giocatori di tantissime squadre britanniche (e non solo). L’ho fatto crescere proponendogli maglie e felpe delle squadre più svariate. Sono contento di avergli trasmesso questa passione e spero di poter viaggiare ancora tanto con lui anche se non sarà semplice per via del mio lavoro stagionale. Peccato che lui simpatizzi per il Watford piuttosto che per il Tottenham.

La tua ultima visita?

Il mio ultimo viaggio fatto in ordine cronologico è stato lo scorso ottobre (2022) a Londra dove mio figlio Diego ha fatto il suo esordio in Inghilterra. Da venerdì a martedì. Un week end davvero ricco e intenso che ci ha portati a visitare 12 stadi, prendere parte a 2 tour organizzati e assistere a ben due partite. (Spurs – Toffees e Charlton-Pompeys). Purtroppo dovendogli far vedere anche qualcosa di turistico non siamo riusciti a dedicarci ulteriormente agli stadi, ma abbiamo integrato con qualche monumento tipico di Londra.

La tua prossima visita?

Ancora non ci ho pensato. Tuttavia direi che per ottobre/novembre vorrei fare un doppio giretto. Uno con mio figlio e l’altro con i miei amici come facevo una volta. Sicuramente tornerò a Londra per l’ennesima volta, anche se Monaco di Baviera potrebbe essere un’ottima variante sul tema considerando il volo diretto dall’aeroporto di Genova.

Sul tabellone segnapunti dello stadio dei Quick Boys in Olanda con Andrea e Davide,quando eravamo i primi 3 groundhoppers italiani secondo il sito footballfans.eu

Quale stadio nel mondo vorresti visitare?

A questa domanda non posso rispondere. Esiste una lista infinita di stadi che vorrei ancora visitare, ma senza buttarmi su qualcosa di troppo esotico e troppo lontano (i classici Bombonera e Monumental ad esempio) potrei dire che quelli inglesi che ancora mi mancano sono Carrow Road di Norwich, Portman Road di Ipswich, Fratton Park di Portsmouth e Home Park di Plymouth.

Grazie Aurelio! Sei stato davvero gentile e disponibile. Inoltre ti ringrazio perché mi hai davvero investito con il tuo entusiasmo ed i tuoi racconti che tutti in un solo articolo non potevano stare.

A questo punto non mi rimane che fare una cosa: aggregarmi al gruppo di Groundhoppers “varazzini” e vedere di fare qualche bel viaggetto con voi. Che ne dici ?

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