“PIACERE, IVAN MAGNANI. VITA DA ARBITRO”

Piacere, Ivan Magnani potrebbe apparire come l’esaltazione di una figura, quella dell’Arbitro, l’oggetto misterioso sempre al centro delle critiche ma in fondo mai conosciuta veramente.

 Invece è un invito a scoprire cosa si nasconde dietro la persona e non dietro il personaggio, come vive un arbitro, quali sogni nel cassetto ha ognuno di loro, quanto dura sia la settimana di un Arbitro.

In “Piacere, Ivan Magnani. Vita da Arbitro” l’autore ha aperto lo scrigno della sua vita e raccontato tutti i passaggi che lo hanno portato a dirigere gare fino alla Lega Pro, per poi diventare un formatore di giovani arbitri.

Ebbene si, l’autore non traccia la rotta per diventare uno sportivo di successo, non svela segreti, non racconta di strane macchinazioni, ma parlando di sé mostra la fragilità di essere adolescente in un paese di provincia con un sogno, quello di diventare un arbitro di serie A.

 Un libro che parla delle tante cadute e di quante volte si sia rialzato grazie alla determinazione di essere arbitro, le tante volte che la vita l’ha messo dinanzi a scelte difficili ma che con la determinazione ha sempre scelto per il suo bene e per il suo sogno.

L’idea di aprire i suoi ricordi è nata durante il lockdown, vedeva gli adolescenti lentamente sparire e ritirarsi e non voleva assistere passivamente a questo processo e ha voluto provare a fare qualcosa.

 E quel qualcosa è stato scrivere questa storia, la sua storia, fatta di tanti sacrifici che lo hanno portato ad avere tante soddisfazioni. Provare a ridare quello slancio ai giovani che man mano si stava affievolendo raccontando di una vita normale fatta di sogni, di progetti, di avventure e tanto altro.

Il percorso inizia da un paese dove la campagna domina incontrastata, Ferentino in provincia di Frosinone, con ritmi mai frenetici e con il pallone sempre tra i piedi con quegli amici con cui si è accompagnato fino alle soglie della maggiore età.

 I ritmi della campagna sono diversi dalla città, basta un campo ed un pallone per sognare di essere a San Siro, da quelle porte che il tempo non ha cancellato dai resti del suo piccolo tempio calcistico poi trasformato in orto.

Quelle porte sono rimaste lì, tenaci, coriacee, come la volontà di Ivan. Prodromi di ciò che costruirà. Alfa e omega di quella lunga ed entusiasmante partita che vive da protagonista, quando i cellulari non esistevano e ci si dava appuntamento giorni prima per poi giocare fino all’imbrunire.

 Si passa poi alle scuole superiori, quell’ITIS di Ferentino con quasi tutti calciatori e lui unico arbitro, gli anni delle grandi opposizioni verso i propri genitori dove un adolescente è alla ricerca del proprio posto nel mondo.

Dalle scuole superiori alla divisa, quella da militare prima e da poliziotto poi, sempre con un unico obiettivo, quello di arbitrare in serie A.

 Le difficoltà inevitabilmente aumentano ma le gare del weekend sono una tappa fissa anche se i risultati non arrivano.

 Ecco però che compare una persona che con una sola frase stravolge completamente il declino che era iniziato inesorabilmente, “fammi vedere quello che sai fare” la frase pronunciata dall’allora presidente regionale Carlo Pacifici, che cambia tutto. In quella stagione i km macinati con la macchina furono davvero tanti, in settimana a Vibo Valentia per il corso da agente della Polizia di Stato ed i weekend sui campi laziali per continuare ad inseguire il sogno che a fine stagione coronerà nella promozione a livello nazionale.

In mezzo due missioni all’estero della durata di circa 1 anno, in Albania e Bosnia Herzegovina, che un po’ cambiano l’approccio al mondo dell’autore. La vicinanza ai drammi della guerra lo portano a riflettere su quanto sia stato fortunato a nascere e crescere nel lato del mondo che in fondo è giusto (citando gli Articolo 31) e che il suo opporsi andava rivisto e rivalutato.

Gli anni della serie D riflettono a pieno il suo essere arbitro, quel calcio dilettante da nord a sud dove da il meglio di sè e che in tre anni lo portano alla promozione in serie C. Tanti gli episodi di quegli anni, curiosi ed anche divertenti con giocatori e dirigenti.

BIO: Ivan Magnani, nato a Ferentino il 21.10.1980, Assistente Capo della Polizia di Stato ma Arbitro sin da quando aveva 15 anni. La sua carriera è terminata calcando campi della vecchia Serie C (ora Lega Pro), ma ha continuato a coltivare la sua passione formando i giovani che si affacciano a questo hobby. Abilitato alla professione dello Psicologo (albo B) con un master in Psicologia dello Sport ed in Psicologia Organizzativa, attualmente ricopre l’incarico di vice presidente della Sezione AIA di Frosinone dopo aver contribuito alla formazione di Arbitri a livello nazionale e regionale.
 
“Piacere, Ivan Magnani, Vita da Arbitro.” edito nel 2022 da Europa Edizioni
 

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