SINERGIZZARE IL SISTEMA

CONNETTERE IDEE, TALENTO E RISORSE NEL PIANETA CALCIO : URGENZA DI PRENDERSI DELLE RESPONSABILITÀ

Sorvolando per ora la cultura mainstream che riconosce L’ALLENAMENTO COME SISTEMA DINAMICO e quindi tutto un mondo fatto di termini come VINCOLI (se ti eliminassi questa possibilità, cosa faresti?), CHOKING ( di soffocare il talento, anche basta), il RIPETERE SENZA RIPETERE di Bernstein, gli ATTRATTORI, questioni ormai alquanto assodate e metabolizzate, vorrei invece prendere in prestito dal mondo dell’economia il termine SINERGIA per riflettere su un aspetto discusso in una serata organizzata da due agenzie di cultura sportiva molto attive sul territorio nazionale, http://la rete dei mister e http://calcio e principi  dietro le quali si celano professionisti attenti, generosi e all’avanguardia, instancabili nella promozione bottom-up di pedagogie utili alla complessità della scuola calcio e del calcio in genere.

Dalla fase covid seguo questo genere di interazioni che avvengono quasi sempre sull’orlo del caos, grazie alla casualità degli interventi e degli intervenuti alle serate, che spesso si rivelano generative di pensieri e di itinerari imprevedibili.

Senza alcuna giusta ricetta da fornire, rilancio sul piatto alcune suggestioni su cui riflettere insieme. BENE.

 La discussione ruotava intorno ai criteri per INDIVIDUARE IL TALENTO, alle MODALITÀ PREDITTIVE e SELETTIVE, a quelle di lavoro in GRUPPI DIVERSIFICATI e compagnia cantando.

Diffusa appare infatti la prassi italica predittiva di separare le squadre per livello: da una parte i giovani gifted dall’altra i cosiddetti normodotati; nel sondaggio effettuato in diretta, la maggior parte dei Mister si è espressa favorevolmente alla selezione.

Devo ricordare però che il focus sulla METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO già da tempo si è spostata da quella che era una modalità di acquisizione rigida degli apprendimenti ( insegnare le coordinazioni con movimenti parcellizzati, provare gli schemi in maniera meccanica tramite ripetute prescritte e senza avversario, non considerare affatto le influenze dell’ambiente) verso una con l’idea di squadre che interagiscono e si auto-organizzano per provare a risolvere un problema specifico, contingente.

Nel far questo, allenatore e giocatori sviluppano il proprio POTENZIALE DI DIVERSITÀ E IMPREVEDIBILITÀ attraverso PROPRIETÀ che integrano dall’alto verso il basso ma specialmente dal basso verso l’alto tutte le dimensioni ed i livelli di prestazione.

Si, il sistema allenamento ha decisamente intrapreso la strada della SINERGIA tra calciatore, squadra, Mister, staff, che rappresentano molto più dell’ 1+1+1; ha sposato la convinzione che la seduta di allenamento andrà pensata dall’allenatore proprio per quel reparto fatto di quei giocatori lì, con quei vincoli genetici, culturali e di esperienza che possiedono, per creare un proprio unico GAME MODEL.

Per quell’ambiente fisico di gioco e per quell’ambiente fatto di rapporti umani.

 Alcune abitudini però, sono rimaste evidentemente immutate nonostante il fatto che le teorie che le ispiravano siano state disintegrate dalle evidenze scientifiche e dalla prassi.

Quale sarebbe infatti, oggi come oggi, il CERTO, INCONTROVERTIBILE VANTAGGIO per giocatori e allenatori, del lavorare per GRUPPI OMOGENEI, tolte le risposte ovvie?

L’unica ricetta che emerge dai PRINCIPI DEI SISTEMI COMPLESSI è che non esistono ricette fisse.

Metodologie e interventi funzionali in un contesto, potrebbero essere disfunzionali in un altro, perché i set sono sempre irripetibili e inevitabilmente unici.

Ma la presunzione che l’esperienza pratica sia più rilevante delle teorie scientifiche, è questione abbastanza comune nel coaching.

Manca purtroppo il necessario confronto tra questi due mondi. Eccetto quando poi, per mancanza di tempo, le metodologie e le esercitazioni ispirate e proposte da club professionistici e di successo (che ben studiano teorie innovative e progressi scientifici) sono spesso svaligiate. Raramente messe in discussione. Altrochè.

Inoltre(si pensa comunemente), se le metodologie di formazione tradizionali sono collaudate da decenni, perché dovrebbero essere sostituite da altre di efficacia non certa? L’introduzione degli SSG, giochi a campo ridotto o ampliato-LSG, non è già stata abbastanza innovativa?

Certamente un problema complesso come questo non potrà essere risolto con soluzioni semplici. Inoltre questa ricercata DIVERSITÀ, la VARIABILITÀ all’interno di squadre omogenee in allenamento potrebbe scaturire comunque da un APPROCCIO GUIDATO DA VINCOLI, OBBLIGHI CHE TI PERMETTONO DI FARE ALTRO e non DIVIETI.

Sempre che il Mister sia in grado di creare, attraverso questa strategia, adeguato rumore (adeguati stimoli), quello utile per la sua squadra.

E mi domando ancora: QUALI CRITERI VENGONO ADOTTATI PER EFFETTUARE LA SELEZIONE? Non parlatemi di OCCHIOMETRO, per favore.

Perchè non sempre i giocatori migliori sono necessariamente i più forti, né i più veloci, né quelli tecnicamente perfetti.

Tantomeno quelli che attirano subito l’attenzione. I MIGLIORI SONO I GIOCATORI PIÙ DIVERSIFICATI.

O almeno così indicherebbero sia la scienza sia millenni di evoluzione. In particolare, in SPORT OPEN come il calcio, dove squadre e giocatori si confrontano continuamente con un ambiente ALTAMENTE INSTABILE, la sopravvivenza (nel torneo, nei campionati), è assicurata da risultati competitivi positivi ottenuti attraverso UN MAGGIORE POTENZIALE DI DIVERSITÀ.

E questo vale sia per il giocatore considerato forte che per quello considerato di scarso interesse societario. Ed in questo senso, dovrebbe essere la squadra, l’entità innovativa e creativa a cui si rivolgono i progetti formativi, non certo il singolo giocatore.

Anche il Mister inoltre potrà accrescere la sua PROFESSIONALITÀ nel momento che proverà ad aumentare il potenziale imponderabile dell’intera squadra attraverso la formazione di NUOVE SINERGIE a tutti i livelli, proponendo situazioni in cui i giocatori impareranno ad essere sensibili alle RECIPROCHE AFFORDANCES, quelle possibilità uniche da offrire e ricevere al e dal proprio compagno, aumentando l’organizzazione interna ( un PIN DI SQUADRA ) sostenendo l’imprevedibilità del proprio team agli occhi di quello avversario.

LE PROPRIETÀ COLLETTIVE EMERGENTI DELLE SQUADRE QUASI MAI DIPENDONO DAL SINGOLO GIOCATORE. E non è detto che Mattia “funzioni” e si diverta allo stesso modo di prima se accanto, nel gioco, non troverà più Nicolò. Questione da non sottovalutare di questi tempi.

Per concludere, l’obiettivo principale del processo sarà dunque: SVILUPPARE IL COMUNE POTENZIALE DI DIVERSITÀ cioè SINERGIZZARE IL SISTEMA non sottovalutando il valore di ciascun componente, inteso anche come umanità e  motivazione intrinseca. Cose considerate VINCOLI anch’esse.

In questo caso parlare di SELEZIONE parrebbe dunque non solo poco opportuno ma per niente vantaggioso.

Sfogliando con malinconia gli album di foto scattate sui campi, foto di giocatori di infiniti campionati, dei bambini delle scuole calcio, delle promesse di tante Primavere rimaste inevitabilmente tali, mi domando se non sia proprio questo il momento sensibile di guardarsi indietro e RI-PENSARE.

SIMONETTA VENTURI

  • BIO:
  • Insegnante di Scienze Motorie.
  • Tecnico condi-coordinativo in diverse scuole calcio e prime squadre del proprio territorio (Marche )
  • Ha collaborato con il periodico AIAC L’Allenatore, con le riviste telematiche Alleniamo.com, ALLFOOTBALL.
  • Tematiche: Neuroscienze, Neurodidattica

4 Responses

  1. Simonetta, perdonami il tu, ma noi pugliesi usiamo il tu nella logica inglese che usa “you”.
    Trovo eccellente il tuo intervento, poichè quando si parla di un team, qualunque sia il campo di azione (sport, economia, teatro, etc.) la parola chiave è: sinergia.

    Certo la sinergia la si crea se si mettono insieme, con predisposizioni e compiti particolari, elementi complementari tra di loro.

    Forse, in modo inconscio, ma gli allenatori innovatori hanno fatto esattamente questo.

    Nel 1986 il Napoli era un oggetto incompleto, nonostante i calciatori di qualità che aveva, i suoi dirigenti andarono i Serie B e dalla Triestina presero Francesco Romano, che con la sua regia rappresentò la rotella che fece funzionare tutti i meccanismi dell’orologio Napoli. Dopo tre anni andò via dal Napoli e tornò nell’anonimato di squadre non di vertice.

    Vedi, questo concetto avanzato da te mette in luce almeno due necessità nelle selezioni (parlo di costituzione di una rosa): da un lato scegliere le diversità e dall’altro associare le diversità in modo tale che i difetti dell’uno sia coperti dai pregi dell’altro.

    Ad esempio e rafforzare quanto tu scivi, quando sento parlare di difensori scarsi, mi viene da sorridere, se considero normalmente che la forza della difesa non è la somma della qualità dei difensore (che certo è importante), ma la risultante della fase difensiva di tutta la squadra. Qui si torna al concetto di sinergia.

    Poi, fai riferimento alla problematica dell’esperienza, che potrebbe influenzare negativamente lo staff preposto all’allestimento e all’allenamento della squadra. L’esperienza sicuramente è una bella cosa, ma non può essere un vincolo. Infatti, l’esperienza è come il paracadute: nella discesa ti aiuta ad atterrare senza danni, ma nella corsa in avanti ti frena.

    Ancora complimenti.

  2. Grazie per il commento che purtroppo leggo solo ora…per quanto riguarda la questione dell’esperienza a cui fa riferimento potrebbe trattarsi di un misunderstanding…non penso che l’esperienza possa rappresentare un vincolo anzi penso proprio che la natura di un approccio guidato da vincoli sia in assoluto contrasto con gli approcci basati sulla prescrizione a cui molti staff ed allenatori sono stati da sempre abituati…buon lavoro e grazie ancora

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