3-PILLOLE DI METODOLOGIA: LE ESERCITAZIONI SITUAZIONALI

Le esercitazioni situazionali: cosa le caratterizza?

Proviamo a definirlo insieme :

Nelle esercitazioni situazionali i calciatori si allenano dentro al gioco. Cosa definisce il gioco? Cosa lo caratterizza?

Qualsiasi sia lo stile con cui vogliamo giocare e che pensiamo possa aiutarci nella formazione dei nostri giocatori o delle nostre giocatrici, dobbiamo sempre tener presente quelli che sono i principi regolatori del gioco : Spazio e Tempo.

Che si giochi provando a comandare la partita, a dettare i ritmi del gioco, piuttosto che difendendosi e giocando di rimessa, con il lancio lungo in avanti (“kick and run”) e  successivo tentativo di riconquista della “seconda palla”, con il baricentro alto o basso o in qualsiasi altro modo, spazio e tempo regolano il gioco del calcio. Non e’ forse vero che, quando assistiamo ad una partita, i nostri commenti siano : “…poteva arrivarci prima!”, “…, se fosse stato un metro piu’ avanti!” . Non stiamo forse parlando di tempo e di spazio?

Ma quali sono gli elementi del gioco che rendono validi i nostri principi regolatori?

Possiamo dire che siano quattro :

  1. la palla
  2. gli avversari
  3. i compagni
  4. il terreno di gioco con direzionalita’.( NB: i rondos che non hanno direzionalita’ sono considerati esecizi situazionali)

Ogni volta che, uno o piu’ di questi elementi viene meno nelle nostre esercitazioni, significa che ci stiamo allontanando dalla realta’ del gioco.

Non sto dicendo che non lo si possa o non lo si debba fare ma, se lo facciamo, dobbiamo chiederci il perche’, valutare quale sia il motivo, quali i benefici e quanto invece togliamo, dal punto di vista dell’apprendimento, ai nostri ragazzi.

Spesso si e’ portati a togliere qualcuno degli elementi del gioco sostenendo che abbiamo la necessita’ di aiutare i giocatori meno bravi.

Suggerisco di non scomporre ma di semplificare agendo su spazi di gioco e numero di giocatori.

Non e’ vero che chi e’ meno bravo ha necessariamente bisogno di lavoro analitico, ha probabilmente bisogno di essere accompagnato, aspettato, compreso, ha bisogno di piu’ tempo, un tempo che spesso, noi adulti, non vogliamo concedergli.

L’allenatore deve sapere stare dentro la situazione, dentro al gioco, diversamente da quanto ci viene solitamente detto, affinche’ possa davvero migliorare il giocatore.

A questo punto, nei momenti di formazione o negli incontri con gli studenti di Scienze Motorie, quando vengo invitato a lezione dai loro docenti, la domanda che sorge spontanea da parte degli studenti e’ : “ L’1vs1 e’ situazionale?”

Rispondo con una domanda : “ quanti 1vs1 vi sono in una partita”?, le risposte sono : “ tantissimi, pochi, dipende!”

“Nessuno”dico io!

E’ chiaro che, con questa risposta, voglia  “stressare il concetto” (qualcuno mi ha definito negazionista dell’1vs1 :-), ma, dal punto di vista metodologico e’ importante capire che, per quanto si possano isolare nel campo, un attaccante in possesso di palla ed un difendente, il posizionamento e il comportamento (anche solo posturale) dei compagni di entrambi i giocatori, influenzeranno i loro comportamenti.

Maradona, il giocatore che piu’ di tutti era considerato colui che sapeva vincere le partite da solo, lo spiega bene in un’intervista, raccontando il suo secondo goal, definito il goal del secolo, contro l’Inghilterra nei quarti di finale dei mondiali del 1986 in Messico, quando partendo da meta’ campo dribblo’ diversi avversari prima di segnare.

Maradona sottolinea l’importanza della presenza accanto a se’ del suo compagno Valdano che fungeva da distrattore per gli inglesi, i quali, non sapendo le intenzioni del Pibe de Oro (dribblera’ o passera’ al compagno?), gli concedevano attimi e spazi fondamentali per il suo procedere verso la porta difesa dal numero uno inglese, Peter Shilton.

Certamente dovremo considerare che, probabilmente, nessuna esercitazione sara’ l’optimum per tutti i nostri giovani calciatori o calciatrici, perche’, come sappiamo, i canali di apprendimento possono essere differenti.

Ritengo tuttavia fondamentale provare a fare un cambio di paradigma : partire da dentro al gioco ed eventualmente, dopo opportune osservazioni e valutazioni, uscirne (allontanarsi) progressivamente e non viceversa!

18 Responses

  1. Buongiorno e grazie della condivisione Filippo. Condivido con te che il situazionale è da preferire perché sono presenti gli elementi che ritroviamo poi nella partita. Però, parlo per esperienza personale (e sempre secondo me), e quando si parla di settore giovanile, bisogna anche tenere conto del livello tecnico dei ragazzi che si hanno e le differenze esistenti tra loro. Qualche anno fa’ allenavo (mi piacerebbe più utilizzare il termine educavo) i giovanissimi di una squadra con un settore giovanile ‘importante’ quindi con un buon livello, e avevo impostato gli allenamenti con gli ssg. Nella cat. giovanissimi le differenze fisiche, atletiche, psicologiche sono le più marcate e anche per questo abbiamo dovuto integrare poi con esercitazioni differenziate soprattutto per apportare i giusti condizionamenti sotto il profilo fisico-atletico.
    Ci sarebbe molto da scrivere ancora ma credo di essere già stato ‘lungo’.
    Chiudo dicendo che in effetti ciò che manca è il tempo, sia perché manca materialmente sia perché si ha molta fretta di avere risultati, intesi come vittorie la domenica, e questo porta a concentrarsi sul risultato e non sul percorso. Spero di potermi confrontare ancora con te su questi argomenti, perché lo scambio di idee, punti di vista arricchisce più che tanti corsi.

    1. Ciao Giuliano, grazie per il commento. Credo che quando ci siano le differenze di cui parli sia opportuno variare con continuita’ la composizione dei gruppi di lavoro. Mi permetto di dirti che il termine ALLENAVO e’ quello giusto! I giocatori, giovani, meno giovani, adulti, si allenano, le ricadute educative sono una conseguenza del come alleniamo. Buon wend!

  2. Sicuramente le esercitazioni situazionali permettono di aumentare la creatività del calciatore e di “scoprire” autonomamente modi di risoluzione di determinate situazioni.
    Credo che soprattutto a livello giovanile siano d’obbligo.
    Dall’altra faccia della medaglia si rischia (e sottolineo rischia) che il carico di lavoro non sia equiparato e che la tattica del mister vada in secondo piano.

    1. Ciao Federico, grazie per il commento.Cosa intendi per tattica del Mister? La strategia di gioco??
      Per carico di lavoro equiparato? che ogni giocatore non abbia lo stesso carico di lavoro?

      1. Parto premettendo che non sono un allenatore ma bensì un semplice appassionato della materia, quindi provo a sintetizzare quello che penso che è frutto di letture e osservazioni ma non di una vera esperienza diretta (sbaglierò ma provo a dire la mia).

        Ho utilizzato la parola “rischi” perché mi riferisco a situazioni, distanti dalla norma, ma che purtroppo accadono. In entrambi i casi limite mi riferisco ai settori giovanili.

        – Per quanto riguarda il carico di lavoro mi riferisco in particolare all’esercitazioni situazionali complesse (ovvero a situazioni di 4 vs 4 o superiori) in cui succede di vedere esercitazioni a livello giovanile in cui, per un limite tecnico o fisico, si tenda a mettere in disparte giocatori meno dotati non lasciandoli liberi di esprimersi (in allenamento!) e ci si concentri totalmente sui giocatori validi. IL risultato spesso è che i giocatori meno abili si scoraggino e vi sia un distacco di preparazione.

        – Per quanto riguarda la strategia di gioco (per quanto sia spesso aberrante parlarne a livello giovanile) mi riferisco a situazioni in cui i giovani giocatori non siano sufficientemente formati su principi tattici collettivi(per lo più difensivi) perchè scarsamente preparati in allenamento (purtroppo a volte non c’è sufficiente tempo per fare tutto ciò che un allenatore vorrebbe fare).
        Per carità, lunge da me trarre giudizi su ciò, ben venga che i ragazzi provino e osino in queste categorie ma a volte ho l’impressione che la troppa libertà data in allenamento possa essere limitante.

        Detto ciò ritengo che comunque prepararsi sulle esercitazioni situazionali sia fondamentale, più divertente per il giovane atleta e formativo su molti aspetti…Però attenzione a non esagerare!

        Grazie e buona giornata

        1. ciao Federico, qui c’e’ liberta’ di pensiero, se si va in conflitto e’ sull’oggetto non tra le persone. Come ho detto in risposta ad un altro commento, e’ la sensibilita’ e attenzione dell’allenatore che dovra’ consentire di variare con continuita’ i gruppi promuovendo un clima di collaborazione e non stressare un clima di selezione.
          Ti ho parlato di strategia di gioco ma sono d’accordo con te, o meglio, non penso sia aberrante ma penso invece che debba avere la giusta collocazione all’interno dei principi. Il tempo a disposizione e’ senz’altro un problema, rispetto anche ad altri Paesi.Una delle competenze dell’allenatore deve essere quella di saper stare dentro la complessita’del gioco. Dare liberta’ significa essere pronti a perdere il controllo e nel contempo intervenire provando a capire con lui il perche’ delle scelte del ragazzo o della ragazza ed eventualmente correggere.
          Grazie a te e buon wend.

  3. Anche i lavoro di relazione è fondamentale, il lavoro emotivo,creare situazioni dove a livello emotivo e situazionale , il ragazzo riesca a trovare non solo la soluzione ma anche la tranquillità in se stesso . Spesso alcuni,svolgono esercitazioni senza fine , ma solo perché devono farle . Ma in Gara tutto ciò è correlato alla situazione Emotiva e relazionale che si ha fra compagni di squadra. Anche in una semplice gara U16 di scuola calcio, l’ambiente che li circonda condiziona e non poco il ragazzo,la scelta , basta vederli in faccia. La componente emotiva e relazionale spesso viene trascurata nelle sedute di allenamento.

  4. Dentro della prospettiva Sistemica, dobbiamo, in allenamento, preparare (sviluppare, migliorare) il coletivo e il giocatore, dentro le dimensioni fisica, técnica, tattica, mentale, emozionale, comportamentale… in modo olistico, tenendo in conto quello che vorremo per le partite, o sia, per il GIOCO. L’allenamento SITUAZIONALE crea la possibilità dei giocatori sperimentare situazioni simili di quelle che troveranno in partita e di conseguenza oltre a migliorare le dimensione dette, si lavorerà sulla percezione dell’ambiente (situazione della palla, del compagno, del avversario) del giocatore e sulle azione che deve prendere (Scelta Decisionale). Quindi, quando pensiamo ai tempi che abbiamo a disposizione, l’ideale è ottimizzarlo e l’allenamento Situazionale sarà efficace.
    Nel allenamento situazionale invece di ripetere azioni per creare automatismo, quello che si ripete è una situazione che sarà simili al gioco, imprevedibile e variabile, che necessita di constante adattamento.
    Nota: Mi piace in particolare il detto su 1×1, penso lo stesso e sempre sono stato criticato per questa opinione. Per me la minore dimensione che possiamo pensare e che avrà tutti gli elementi del gioco sarà il 3×3+1. Nel rondo possiamo lavorare concetti offensivi e difensivi, comportamenti, l’emozionale, técnica (Controllo orientato, passaggio…) e tattica individuale e collettiva.
    *Chiedo scusa dell’italiano arrugginito!

    1. Ciao Diogo, grazie per il tuo contributo.Il tuo italiano e’comprensibile, complimenti! Noi pensiamo che un’unita’ di lavoro 1+1 vs 1 direzionato, possa gia’ determinare delle scelte.

  5. Buongiorno e buon anno Mister Filippo!
    Avrei due domande
    la prima sulla direzionalitá:
    attaccanti contro difensori e portiere che quando l’attaccante conclude l’azione si riparte con altri attaccanti palla al piede…tutto ciò può considerarsi un esercitazione situazionale?

    la seconda:
    faccio fatica a comprendere quando e come può risultare utile “uscire e allontanarsi dal gioco” se tu potessi fare qualche esempio di campo te ne sarei davvero grato.

    cari saluti

    1. Sulla prima : farei ripartire i difensori con un obiettivo che li metta in difficolta’. Persa palla valuterei i loro comportamenti.Ripeto, non c’e’ una cosa giusta e una sbagliata. In altre parole piu’ siamo vicini alla realta’ della partita e quindi del gioco meglio sara’.
      Rispetto alla seconda osservazione : serviva come esempio…siamo abituati, in estrema sintesi, a partire dal semplice per arrivare al complesso, alla complessita’ del gioco. Proviamo a fare il percorso inverso ma solo se veramente necessario. Parto ad esempio da una situazione di parita’ numerica e se riscontro eccessive difficolta’ inserisco un jolly (a rotazione). Semplifico senza eliminare elementi caratterizzanti del gioco. spero di essere stato piu’ chiaro.

  6. Buongiorno Filippo, tutto molto interessante e da condividere assolutamente, mi permetto solamente dire che c’è tanta “teoria”….andiamo in campo…..quale potrebbe essere una seduta di allenamento da “esempio” che tenga conto di tutto quello scritto (90 minuti con gruppo di 15 ragazzi U16 società dilettantistica……), sarebbe, parlo personalmente, un ulteriore aiuto per avere la conferma della strada giusta da seguire. Grazie.

    1. Ciao Sauro, provaci tu! Sono certo che troverai la strada molto presto, provando, sbagliando e riprovando. Sara’ l’allenamento piu’ adatto per i tuoi 15 ragazzi che, immagino, conoscerai molto bene. Se partiamo dal presupposto che l’allenamento non sia lineare decade anche l’idea di partire da esercitazioni analitiche per arrivare progressivamente alla partita finale. Di fatto nella partita c’e’ tutto quello che cerchiamo come ambiente di apprendimento e quindi potresti partire da quella.Immagino avrai due portieri e quindi potrai organizzare (P+6 v P+6) + jolly (ricordati di variare il jolly), il tempo lo valuti tu in base a quanti esercitazioni vuoi fare ma ti capitera’ di dover cambiare prima perche’ la qualita’ scema oppure prolungare perche’ lo stanno facendo bene, con le giuste difficolta’.E poi dividi il gruppo in due e lavori con dei giochi di posizione piuttosto che con dei rondos. Non esiste una seduta di allenamento da esempio. Parti da cio’ che definisci tra virgolette teoria e prova a non allontanarti dal gioco. Buon lavoro Sauro

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