MAX ALLEGRI, IL LEONE INCATENATO

Non proprio evasivo, anzi lucido e schematico, ma certamente un Max Allegri così infarcito di diplomazia non lo ricordavamo da anni. Il secondo debutto ai microfoni del Milan trova il linguacciuto tecnico toscano molto compassato, riflessivo, disteso e sorridente, ma senza picchi, senza fiamme del drago nelle frasi che escono dalla sua bocca.

Tornerà, perché la netta sensazione che ne ho ricavata è di un leone alla catena, voglioso di dire ma impossibilitato a farlo. Giusto, normale che sia così. Persi Rejinders e Theo i rossoneri sono al momento più deboli, per di più reduci da un modesto 8° posto in campionato e una stagione (quasi 2) all’insegna della mediocrità. Modric arriverà ad agosto e Ricci è un ottimo profilo, ma i colpi in canna di Igli Tare sono ancora diversi a partire da Jashari, unico nome sul quale il direttore sportivo si è sbilanciato (“Noi lo vogliamo, lui vuole il Milan, contiamo di averlo, anche se nel frattempo dobbiamo rispettare le priorità del Bruges”). Per nulla invece il tecnico, abbottonatissimo sul mercato per quanto inutilmente incalzato dai giornalisti. La prima grande novità è stata proprio questa: al tavolo con Max c’era Tare e non Ibrahimovic. Allegri ha detto di averlo sentito ma di non averlo ancora incontrato. Il tutto dopo aver ripetuto un paio di volte di aver trovato “una società in cui i ruoli sono chiari e le mansioni definite”. Zlatan assurge una volta per tutte a consulente della proprietà, svestendo in camerino i panni del capo che comanda tutto e tutti. Degli slogan e dei proclami non si è comunque sentita mancanza, nonostante i toni piatti del debutto. 

Dunque per tutte le ragioni esposte, Max ha fissato il primo obiettivo che è quello di “riportare in Champions questo club di levatura mondiale”, salvo poi chiarire che per riconquistare entusiasmo e fiducia dei tifosi “occorrono i risultati”. Anche qui, una doppia, triplice sottolineatura: “Tutti al Milan devono impegnarsi per puntare in alto, per puntare al massimo”. Tutti. “Bisogna dare il massimo senza accontentarsi”. Tutti. Di una certa retorica, comunque, l’ambiente milanista aveva assoluto bisogno e Allegri ha puntato molto sui concetti di blocco unico, un gruppo che deve diventare una squadra, condividere le dinamiche.

Non ha fretta, avendo specificato che conta di avere tutti a disposizione entro il 31 agosto, senza dimenticare la prima scadenza, il 17 agosto a San Siro, per la Coppa Italia contro il Bari. Non ama le statistiche, ma una ce l’ha bene in testa: “Negli ultimi 20 anni solo una squadra ha vinto lo scudetto non avendo la miglior difesa, è stata la Juve di Sarri”.

Sa bene da dove cominciare a lavorare, ma senza schemi preordinati (“4-3-3? Cominciamo a metterne in campo 10…”, poi vedremo dove e come), con una certezza però: un centrocampo a 3, con grande sollievo – immagino – di critici, tifosi e soprattutto Fofana che non sarà più solo con l’architrave sulle spalle.

Qualche sviolinata ai singoli, a partire da Maignan e Leao, rimandate al mittente un paio di battute sul corto muso – e meno male che nessuno ha tirato fuori gli orridi aggettivi “giochista e risultatista”, saluti e via in campo per il primo allenamento.

Mai pensato che Max Allegri sia un difensivista, altrimenti non avrebbe giocato una finale Champions (2017) con Alex Sandro e Dani Alves esterni, Pjanic in mezzo con Khedira dietro a Dybala, Higuain e Mandzukic. Mai pensato che lo fosse Fabio Capello, per dire, che vinse un campionato a suon di 1-0 e record di imbattibilità di Seba Rossi, ma ne vinse anche un altro con Baggio e Savicevic insieme. Contano i risultati e per divertirsi, ai tifosi del Milan, in questo momento non ci sarebbe cosa migliore.  

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

7 risposte

  1. Allegri sinonimo di allegria, il conte Max è tornato con la sua pacatezza e leggerezza nell’analizzare il momento della squadra.
    Sicuramente ad allegri bisogna dare il premio Nobel per la comunicazione e soprattutto non bisogna insegnare nulla a un personaggio che sa stare davanti alle telecamere. Peccato che non si siano toccati due punti fondamentali.
    Il primo riguardante il mercato dove serviva essere più espliciti per galvanizzare una piazza che ancora è delusa e preoccupata di quello che sarà il prossimo futuro
    E l’altro punto sono gli obiettivi che si prefissa il Milan il prossimo anno, ovvero puntare ai posti Champions quando in realtà noi dovevamo esternare la volontà di vincere o di poter ambire a quello scudetto che ci può riconsegnare la seconda stella.
    Spero che le mosse di mercato e il gruppo squadra si formi il prima possibile, in modo da poter lavorare sin da subito con una squadra al completo.
    In questo momento i tasselli mancanti sono troppi e il lavoro di Tare è ancora molto in salita

  2. D’accordo con quanto ha scritto magistralmente Luca! Ho sentito Allegri parlare di un preciso momento dell’anno solare, marzo, quando le ambizioni faranno i conti con il cammino fino ad allora compiuto. Credo che entrare tra i primi quattro sia l’obiettivo primario di quest’anno, il resto, il di più, si vedrà. Il meno non vogliamo nemmeno prendere in considerazione… siamo il Milan e, come ha detto Allegri, l’Europa dovrebbe essere la nostra dimora.

  3. Concordo con il pensiero finale espresso da Vincenzo nel definire l’Europa la naturale dimora del Diavolo come lo è stata per un quarto di secolo ed ora con il ritorno di un Max molto più maturato nell’esperienza e come si evince dalla sua prima conferenza stampa parrebbe anche molto più pacato e lungimirante nella dialettica, si potrebbe pronosticare una partenza tranquilla volta al lavoro e al sacrificio di tutti…e speriamo che il coach livornese questa volta, come 15 anni fa proveniente da Cagliari , replichi in fotocopia quella sua prima ottima annata! Buon lavoro Mister!!

    Massimo Baldoni

  4. Bella lì, Luca. Concordo su tutto. Ho ascoltato Allegri con curiosità. È stato il mio riavvicinamento al nostro Milan, che negli ultimi due anni mi aveva così annoiato con la sua piattezza, irritante e inconcludente (salvo qualche rara eccezione), da farmi smettere di guardare le partite tout court.
    Ora spero che Allegri e Tare (in rigoroso ordine alfabetico) ridiano una fisionomia di livello al gruppo con innesti all’altezza, l’uno, e lavoro per farli diventare squadra, l’altro.
    Sulle dichiarazioni, dopo anni — iniziando dal rovinoso crollo dell’impero berlusconiano, seguito dal Delitto al Ristorante Cinese, l’illusione del 2022 e infine questa insopportabile, nauseabonda noia che manco Moravia e Sartre — ho apprezzato le parole, ma aspetto i fatti. Il campo.
    Lavoro nel settore IT. Quasi tutti i progetti, quando presentati su slide PowerPoint, funzionano a meraviglia. Poi, quando inizia l’implementazione, iniziano i dolori. Speriamo non sia più questo il caso.

      1. Ciao Filippo.

        Grazie per la risposta e per il plauso.
        Tendo a distinguere l’aspetto puramente emozionale da quello professionale, soprattutto quando ballano un bel po’ di quattrini. A questi livelli la professionalità è fondamentale.
        Amo il Milan, e forse proprio per questo temo l’effetto slideware — come noi IT chiamiamo il software raccontato sulle slide e che, ovviamente, non ha mai difetti né magagne.

        Ne approfitto per ringraziarti di quanto hai fatto per la nostra maglia e per questo ottimo spazio.

  5. …del resto anche Nereo Rocco era un catenacciaro…Hamrin, Sormani, Prati e Rivera. Allegri è un allenatore non sprovveduto, ma ciò non toglie che gioca per vincere. Il mio timore e qui lo ribadisco per l’ennesima volta, non sono Tare e Allegri, ma la società. Buona giornata a tutti.

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