Ce l’ha nel dna di andarsene senza salutare. Hakan Calhanoglu se ne va dall’Inter con le modalità che gli sono solite da più di 10 anni: la prima volta fu in Germania.
Si è definito il miglior centrocampista del mondo: passi pure, i giudizi sono soggettivi quando li facciamo per gli altri, figurarsi per sé stessi. Tempo fa in un un dopo-partita del Milan, ero in studio in diretta sul canale tematico rossonero (MilanTv) e stavo dicendo più o meno: “Mi dicono che in allenamento tiri cannonate da lontano, batta punizioni e corner con maestria… Io in partita non ne vedo mai uno”. Si stava mettendo le cuffie Rino Gattuso da San Siro, era l’allenatore dei rossoneri in quel periodo: “Allora vieni un giorno a Milanello, ti faccio vedere”.
Ci andai, in effetti qualcosa vidi, ma Calha in partita continuò rigorosamente ad avere un rendimento altalenante pur con numeri importanti, come nel 2020-21 quando fu eletto dalle statistiche il giocatore europeo che aveva creato più occasioni da gol (98) per la sua squadra, numero che francamente non so commentare, ma bisogna doverosamente prenderne atto.
In quella squadra giocava largo a sinistra: quando sei inchiodato da uno come Suso che occupa una mattonella rettangolare, a destra, di 30 metri per 10, non puoi che avere un alter ego sulla fascia opposta. Solo che nel Milan non c’era e Rino dovette inventarsi il turco. Poi l’estate del 2021. Maldini e Massara gli propongono il raddoppio dello stipendio che – dicono le cronache – da 2.5 milioni annui sarebbe passato a 5 + bonus. Peccato che a quell’offerta il ragazzo non abbia mai nemmeno risposto.
Fu Marotta a chiamare Maldini, un bel giorno, per dirgli che stavano perdendo Eriksen e che pensavano di sostituirlo con il turco rossonero: “Fate pure, se risponde a voi sarebbe già un bel risultato”. Calha andò all’Inter per 5.5 milioni, dicono sempre le cronache, senza salutare nessuno. Come dicevo, è un po’ avvezzo agli addii turbolenti sin da quando passò dall’Amburgo al Bayer Leverkusen, che lo acquistò il 4 luglio 2014 per 14,5 milioni di euro: “La partenza dall’Amburgo è segnata da alcune polemiche: il 18 giugno il calciatore si congeda per malattia con un certificato medico, firmato da uno psicologo, che lo esenta dagli allenamenti per 4 settimane, adducendo come motivazione lo stress causato dalle aggressioni subite dai tifosi, tra cui vandalismi contro la sua auto, e in polemica con Oliver Kreuzer, direttore sportivo del club, che aveva accusato il giocatore di tradimento”.
Nel 2016-2017 colleziona solo 15 presenze in campionato, perché il 2 febbraio 2017 il Tribunale Arbitrale dello Sport lo squalifica per 4 mesi a causa di un pre-contratto firmato nel 2011 con il Trabznospor quando giocava al Karlsruhe e non rispettato. Nel 2021 come detto il turbolento passaggio dal Milan all’Inter, che determina l’avversione non solo dei tifosi nei suoi confronti, che ad ogni derby lo sommergono da bordate di fischi e insulti, ma anche dei compagni che durante la lunga sfilata milanese sul pullman a 2 piani, in occasione della festa scudetto del 2022, gli dedicano cori al curaro incitando contro di lui addirittura la folla che accompagna il corteo.
Adesso tocca all’Inter, che il giocatore starebbe implorando di lasciarlo andare in Turchia al Galatasaray, a prezzo di saldo. Nel dopopartita contro il Fluminense, che i nerazzurri hanno perso 2-0 uscendo dal Mondiale per club, il capitano Lautaro (assecondato dal presidente Marotta) è stato chiaro: “Chi non vuole restare qui, se ne vada perché non ha capito l’importanza di questa maglia”. Immediatamente arriva la replica social della moglie del turco, Simen: “Certe persone sono leali fino a che hanno bisogno di te”.
Poi ci si mette anche Hakan su Instagram: “Rispetto ogni opinione, anche quella di un compagno, anche quella del presidente. Ma il rispetto non può essere a senso unico. L’ho sempre dimostrato, dentro e fuori dal campo. E credo che nel calcio, come nella vita, la vera forza stia proprio nel sapersi rispettare, soprattutto nei momenti più delicati. Non ho mai tradito questa maglia. Non ho mai detto di non essere felice all’Inter. In passato ho ricevuto offerte – anche molto importanti. Ma ho scelto di restare. Perché so cosa rappresenta per me questa maglia. E pensavo che le mie scelte parlassero da sole. Ho avuto l’onore di essere il capitano della mia nazionale. E li ho imparato che il vero leader è quello che resta accanto ai suoi compagni, non quello che cerca un colpevole quando è più facile farlo. Amo questo sport. Amo questo club. E amo questi colori, per cui ogni giorno ho dato tutto. Il futuro? Lo vedremo. Ma la storia ricorderà sempre chi è rimasto in piedi. Non chi ha alzato di più la voce”.
Mi sono attenuto alla cronaca. La lapidazione di Calhanoglu, che si ripete purtroppo per lui ad ogni passaggio da una squadra all’altra, ha toccato toni e modi francamente eccessivi, però lasciare la parola alla moglie oggi per parlare proprio di lealtà, appare un po’ ironico, al limite del grottesco. Vi sono stati moltissimi passaggi dall’Inter al Milan e viceversa, nella storia. Ricordo in particolare quello di Fulvio Collovati dal rossonero al nerazzurro per volontà di Giussy Farina, un ponte non gradito dai tifosi milanisti che lo contestarono per il resto della sua carriera, ma non ricordo reazioni così cruente come quelle avute nei confronti del turco.
Mio padre, che amava proverbi e aforismi, ne avrebbe certamente ricordati due oggi: “Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, e – soprattutto – “Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso”.

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.
Una risposta
“Mi dicono che in allenamento tiri cannonate da lontano, batta punizioni e corner con maestria… Io in partita non ne vedo mai uno”, anch’io non ho mai vista nulla di trascendentale nel Turco di cui recita l’intelligenza Artificiale
“Hakan Çalhanoğlu è noto per la sua abilità nei calci di punizione. In carriera, ha segnato diversi gol su calcio piazzato, sia con il Milan che con l’Inter.” Al Milan solo quattro. Oltre a questo e ai numeri a me non piaceva già al Milan, quando copriva la zona sinistra del campo. La sua cessione non mi sarebbe dispiaciuta se non avesse firmato nelle modalità espresse sopra. Tra i motivi di gioia dello Scudetto del 2022 ci fu quello di averlo tolto proprio ad Hakan.