Sinossi:
Marco Macina si racconta, mettendosi senza filtri davanti alla propria vita, partendo dal refrain con il quale era stato considerato da tutti i protagonisti dell’ambiente calcistico, tifosi compresi, tra i più forti giovani giocatori di pallone al mondo. Il suo grande talento aveva ammaliato persino Nils Liedholm, uno che sapeva e capiva molto bene di calcio e di giocatori. Un percorso di vita, non una cronaca, iniziata nella Repubblica di San Marino, proseguita con l’avventura a Bologna nel convitto di Casteldebole e terminata nelle file dell’Ancona. Parla delle belle soddisfazioni, delle porte chiuse, della famiglia, degli infortuni, delle critiche, del carattere sopra le righe, degli amici, dei compagni di squadra, alcuni dei quali han voluto essere con lui anche qui, nella sua biografia, portando le loro testimonianze. Marco è stato un ragazzo sammarinese che ha calcato i campi di serie A con Bologna e Milan e quelli internazionali di Coppa Uefa sempre con i rossoneri. Ha avuto una carriera breve, inferiore alle sue possibilità, alle attese, ma lui, puro talento calcistico, ha lasciato un ricordo cristallizzato e degno di un campione del mondo. Prefazione di Franco Colomba. Postfazione di Massimo Bonini.
Recensione:
Era il più forte di tutti edito nel 2023 da Edizioni Minerva è la biografia ufficiale dell’ex calciatore sammarinese Marco Macina, che forse in pochi si ricorderanno ma che è stato uno dei più clamorosi esempi di un calciatore che non è riuscito a mantenere le enormi promesse agli inizi degli anni ’80.
Al di là del titolo roboante scelto dall’editore, questa è la storia sconosciuta ai più di un calciatore che ebbe in “dono” dalla vita il talento calcistico ma che (complice una serie di episodi sfortunati, ma anche e soprattutto per colpa sua) non è riuscito a sfruttarlo a dovere, finendo per essere ricordato a distanza di più di trent’anni, come di un campione incompiuto. Ancora oggi il suo più illustre ex compagno ai tempi del Bologna, Roberto Mancini, dice di lui: “Era il più forte al mondo tra gli under 15, poteva essere Messi, non ho mai più visto uno con il suo talento”. E allora la domanda nasce spontanea: come è stato possibile che un ragazzo dal talento smisurato in un’epoca dove la tecnica ancora faceva la differenza in un calcio meno fisico e muscolare (come quello di oggi), uno come lui non abbia sfondato?
La storia calcistica di Marco Macina ha inizio nel club del suo paese, il Tre Penne, per poi trasferirsi a Bologna alla tenera età di tredici anni (complice anche l’imposizione paterna) carico di grandi speranze e dove veniva già considerato una promessa del calcio italiano, sfoderando grandi prestazioni nelle nazionali giovanili di categoria e conseguendo riconoscimenti personali sul campo.
Ma quando dovette confrontarsi nel calcio vero della Serie A, l’enfant prodige sammarinese non lascerà mai il segno. Debuttò nella massima serie a diciassette anni con la maglia del Bologna per quella che sarebbe dovuto essere l’inizio di una carriera da top player e che invece complice il suo carattere privo di mordente, si perderà presto in categorie minori senza lasciare quasi mai un segno della sua classe.
La grande opportunità a Marco Macina in verità gli venne offerta nel 1985, quando il grande “Barone” Liedholm lo volle in rosa nel suo Milan, che aveva tra le sue fila attaccanti del calibro di Virdis, Hateley e Paolo Rossi. L’allenatore svedese lo lanciò titolare nel corso della stagione sia in campionato che in Coppa Uefa complice anche qualche infortunio dei titolari, ma Macina non riuscì mai a convincere con le sue prestazioni sul campo, sprecando così la sua grande chance nel calcio che conta. In tutta la sua breve carriera metterà insieme solo 13 apparizioni in Serie A tra Bologna e Milan senza mai entrare nel tabellino dei marcatori.
Nelle stagioni successive il suo peregrinare lo porterà a giocare sui campi di serie B e C con le maglie della Reggiana e dell’Ancona, dove complice un grave infortunio al ginocchio, chiuderà in pratica la carriera prematuramente a 24 anni. Due anni dopo tornerà a giocare gare ufficiali con la sua nazionale, il San Marino, per le qualificazioni a Euro ‘92.
La verità sulla carriera di campione incompiuto è da ricercare principalmente nel carattere del personaggio in questione. Nel libro, Macina rimarca spesso il fatto di essersi sentito oggettivamente più forte di tutti i suoi compagni avuti nelle varie squadre, con una convinzione che sconfina nella presunzione. Inoltre cerca in qualche modo di giustificare la sua mancata esplosione nel calcio che conta aggrappandosi a motivazioni quali le closed doors avute a suo dire nei momenti clou della carriera. La mancanza di spirito di sacrificio negli allenamenti, oltre a essere sempre stato totalmente disinteressato alle tattiche e alle imposizioni degli allenatori e quindi restìo ad applicarsi in un contesto di gioco di squadra, sono stati invece i suoi più grandi limiti. Difficile capire altrimenti il motivo per cui quasi tutti gli allenatori avuti in carriera non siano riusciti a tirare fuori il meglio da lui.
È importante chiarire subito che l’opera in questione è stata scritta integralmente dall’esperto giornalista Matteo Sèlleri. Come ben sappiamo nella stragrande maggioranza delle autobiografie, gli sportivi sono soliti usufruire di ghost writer per la stesura del testo, affibbiandosi così interamente la paternità dell’opera. In questo caso giustamente viene riconosciuta la collaborazione del giornalista e scrittore sammarinese che si è prestato a raccogliere e mettere su carta la testimonianza dell’ex calciatore in vari incontri svolti di persona.
Una vera e propria sfida personale per Sèlleri redigere questa biografia anche per via della complessità del personaggio in questione. Incluse nel libro troviamo diverse testimonianze di alcuni suoi ex compagni, dove si evince una stima e un affetto comunque ancora vivi, così come a distanza di tanti anni viene ricordato affettuosamente dai tifosi delle squadre in cui ha militato. La prefazione è firmata dall’ex allenatore (e suo compagno di squadra ai tempi del Bologna) Franco Colomba che, tra le altre cose, sottolinea nei suoi ricordi come Macina fosse stato un calciatore che nella sua carriera perse sul campo ma rimase comunque nel cuore della gente. La postfazione è invece a cura di un altro storico giocatore sammarinese che ha militato nella massima serie: Massimo Bonini. Calciatore umile che nonostante fosse privo della tecnica di Macina, ha avuto grazie alle sue qualità etiche e professionali una carriera di ben altro spessore con la maglia della Juventus.
In definitiva si tratta di una biografia che intrattiene e risulta interessante per via della cronaca degli eventi che il buon Sèlleri ha ricostruito con accurata dovizia di particolari. Nonostante il protagonista non trasmetta particolare empatia per i motivi sopracitati, è alquanto curioso constatare che attorno alla figura di Marco Macina si sia creato nel corso degli anni una sorta di “alone di leggenda”; il suo ricordo è rimasto cristallizzato nella memoria dei tifosi che l’hanno visto giocare: una sorta di pavone del pallone che non voleva farsi ingabbiare.
Biografie autori:
Marco Macina. Nato a Città di San Marino (RSM) nel 1964, primo di due figli, ha iniziato a giocare nel Tre Penne, squadra locale, per poi essere ingaggiato appena tredicenne dal Bologna FC. Compagno di squadra e di stanza di Roberto Mancini, dopo tutta la trafila approda in prima squadra giovanissimo esordendo in serie A contro la Juventus nel 1981. Gioca nel Bologna, Arezzo, Parma, Milan, Reggiana e Ancona oltre ad essere leader nelle nazionali giovanili italiane di categoria del suo tempo. Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta è considerato un giovane calciatore tra i più forti al mondo. Dopo il ritiro dalle competizioni a soli 24 anni, abbandona completamente il mondo del calcio a 26. Appassionato delle classiche di ciclismo, vive insieme a Simona e alla figlia Alessandra. Da anni è dipendente dell’Ufficio del Turismo della Repubblica di San Marino.
Matteo Sèlleri. Nato a Molinella (Bo), cittadino sammarinese, vive nella Repubblica di San Marino. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna dal 1994. Presidente del Comitato Sammarinese Pierre De Coubertin, Presidente USGI-Unione Sammarinese Giornalisti e Fotoreporter, Vice Presidente dell’associazione giornalistica Arga Interregionale di Emilia-Romagna – Marche – Umbria – RSM. È stato membro dell’Autorità Garante per l’Informazione di RSM fino a marzo 2023. Cofondatore di UNI.CO.® Università Contadina di RSM e dell’Associazione culturale Succede solo a Bologna. Ha collaborato principalmente con il Gruppo de “Il Sole 24 ore”, “New Business Media”, “Edagricole”, “L’Informatore Agrario” e ha pubblicato numerosi libri.

BIO: Massimiliano Ruzzante è nato a Milano il 24/05/1976, Scrittore freelance, correttore di bozze, recensore e curatore di saggi e antologie di narrativa fantastica. Grande appassionato di calcio e di sport in generale, tifoso rossonero da quarant’anni, ha da poco pubblicato il suo primo saggio sportivo dedicato alla squadra del cuore intitolato: Milan 1993-94. Sulla vetta dell’Olimpo.