Negli, ormai lontani, anni Novanta, quando le stagioni sportive si rivelavano prive di grosse soddisfazioni, il tifoso, in Primavera, cominciava a consolarsi fantasticando con le voci del Calciomercato. Ogni rumor dei giornalisti equivaleva alla nascita di un piccolo sogno, legato all’arrivo di un campione che avrebbe guidato alla riscossa la propria squadra. Ancora ricordo, con grande simpatia, il mio indifferente atteggiamento, da tifoso rossonero, al risultato di Roma – Milan del 5 maggio 1998. Anchese I giallorossi avevano letteralmente sbranato i diavoletti rossoneri, con un 5 a 0 epocale, io ero già pronto ad esultare per Alen Boksic (mai arrivato), Marco Simone (ritornò poi anni dopo) e Oliver Bierhoff.
Oggi i tempi sono cambiati: l’idea di bilancio, plusvalenze e fatturato hanno portato il tifoso rossonero ad evolversi antropologicamente.
In virtù di questa nuova fase, i primi segni del desiderio di riscossa dei tifosi si percepisce già nella spasmodica attenzione riservata alla scelta del Direttore sportivo, ruolo una volta dai più ignorato. Il DS non segna, non fa assist e ne annullerà mai il Romario di turno, ma nella fantasia del tifoso evoluto può scovare, magari nella Serie A ecuadoregna, chi può fare tutto questo in campo. Per questo motivo il tifoso rossonero aspetta speranzoso la nomina del nuovo DS, dalla sua nomina gli aruspici dei social già potranno fiutare il futuro del nuovo corso rossonero.
Grazie alle anticipazioni della Gazzetta dello Sport del 9 marzo sappiamo che, dopo l’incontro “chiarificatore” tra l’amministratore delegato Giorgio Furlani e il proprietario rossonero Jerry Cardinale, il casting per il DS è ripartito, fermando sul nascere la fumata bianca già pronta per Igli Tare.
I nomi in pole position sono gli arcinoti Fabio Paratici, Igli Tare ai quali si aggiungono due nuove proposte dal mercato europeo: il tedesco Markus Krösche, attualmente all’Eintracht Frankfurt, e Thiago Scuro, dirigente brasiliano del Monaco. Essendo i primi due ampiamente noti ai più, il mio vorace interesse da tifoso mi ha portato ad investigare meglio le due new entry estere indicate dalla Gazzetta.
Markus Krösche nasce a Hannover nel 1980, dopo una carriera da mediano difensivo spesa tra il Werder Bremen Amateur e il Padeborn 07 nella stagione 2014/15 inizia la sua esperienza da allenatore sempre per gli Amateur del Padeborn 07. Tra il 2015 e il 2017 lavora come allenatore in seconda al Bayer Leverkusen, all’epoca guidato dal suo ex compagno Roger Schmidt (oggi al Benfica).
Terminata l’esperienza a Leverkusen nel 2017, Krösche riparte dal Padeborn 07 con l’incarico di Sport-Geschäftsführer(Direttore sportivo), affidando la panchina al giovane Baumgart. Con lui il club consegue una doppia promozione, dalla 3.Liga fino alla Bundesliga, nella stagione 2018/19. Dopo questa autentica impresa il giovane DS riceve la chiamata dall’RB Leipzig, e nella stagione 2019/2020 succedendo al totem Ralf Rangnick. Krösche conferma tutte le scelte del santone di Backnang, a cominciare dal giovane allenatore Julian Nagelsmann, e il club sassone arriva terzo in Bundesliga e, addirittura, alle semifinali di Champions League, venendo eliminato dal PSG.
La programmazione della stagione 2020/21 è la prima che Krösche fa con scelte autonome, che comportano le firma di Justin Kluivert, Sorloth, Henrichs e il giovane Samardzic ai quali si aggiungeranno, in un secondo momento Szoboszlai e Simakan (soffiato proprio al Milan).
Nonostante il conseguimento di risultati soddisfacenti da parte della squadra, nell’aprile del 2021 le strade tra Krösche e il RB Lepzig si separano, e quindi dalla stagione 2021/22 viene assunto dall’Eintracht Frankfurt. La prima mossa da Direttore sportivo per i rossoneri di Germania, è quella di assumere Oliver Glasner come allenatore, già assistente di Schmidt al Padeborn, mentre per rinforzare la squadra, oltre ai ritorni dai prestiti di Paciencia, Ronnow e da Costa, firma Lindstrom per 7 mil dal Broendby, Hauge in prestito dal Milan e Borrè a parametro 0 dal River.
La stagione si concluderà con un settimo posto in Bundesliga e, soprattutto, con la vittoria dell’Europa League ai rigori, nella finale di Siviglia, contro i Glasgow Rangers. Per l’annata 2022/23 Krösche scommette su Randal Kolo Muani, preso a parametro zero dal Nantes, e la squadra, guidata sempre dal tirolese Glasner, si ferma agli Ottavi di Champions e giunge settima nel campionato tedesco.
John Belushi in Animal House disse “quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”, ebbene per un direttore sportivo non c’è nulla di più duro della ricostruzione alla fine di un ciclo vincente, cosa che accadde a Krösche nella stagione 2023/24.
Glasner va a Londra (Crystal Palace) e i due pilastri della squadra vengono ceduti: Kolo Muani per 95 e Lindstrom per 25 milioni. Il dirigente nativo di Hannover decide di puntare sul giovane tecnico Dino Toppmüller (figlio di Klaus, ex allenatore del Bayer Leverkusen vicecampione d’Europa 2002), sulla scommessa Omar Marmoush, svincolatosi dal Wolfsburg, e infine su Skhiri, mediano preso sempre a parametro zero dal Colonia.
Riducendo all’osso: punta su un tecnico alla prima esperienza da capo allenatore, vende i migliori elementi per 120 milioni complessivi e li sostituisce con due scommesse svincolate. L’esito della stagione è storia nota: l’Eintracht si conferma stabilmente nella parte sinistra della Bundesliga, la scommessa Marmoush, che prima di Francoforte aveva deluso sia al Wolfsburg che al Sankt Pauli (10 reti in 50 gare), è stata ampiamente vinta con i suoi goal (27 in 46 partite) e la sua cessione al Manchester City per 75 milioni.
Quello che capiamo dalla carriera di Krösche è che da un lato ha saputo pescare il miglior talento con budget molto risicati, dall’altro ha sempre avuto fiuto anche per la scelta dell’allenatore congeniale allo sviluppo dei calciatori individuati. Questa abilità di individuare l’allenatore adatto è mancata nella programmazione recente del Milan. Uomini come Baumgart a Padeborn, Glasner e Toppmueller a Francoforte erano giovani tecnici già predisposti al lavoro con i giovani, anche tramite il loro sistema di gioco offensivo, di cui hanno beneficiato Kolo Muani e Marmoush, e ben organizzato, fondamentale per inserire efficacemente profili giovani provenienti da tornei periferici. Per chiudere, semplificando: Kröshke sembra essere un DS bravo nel dare la giusta stoffa al giusto sarto, una massima berlusconiana che più volte è stata dimenticata nella programmazione sportiva a Casa Milan.
Ben più note sono le vicende di Thiago Roberto Scuro, nato in Brasile nel 1981 e dalle chiare origini italiane. L’attuale direttore sportivo dell’AS Monaco, dopo la decennale esperienza nell’Audax de Rio de Janeiro conclusasi nel 2013, entra a lavorare nella divisione brasiliana della Red Bull. Accantonata la fugace esperienza come Direttore tecnico del Cruzeiro nella stagione 2015/2016, la multinazionale austriaca lo richiama per gestire il Red Bull Bragantino e sovraintendere la propria area scouting in Sud America.
La grande chance per Thiago Scuro arriva con la nomina a Direttore sportivo dell’AS Monaco nel giugno 2023 e poi ad amministratore delegato, nell’ottobre dello stesso anno. Nel Principato il brasiliano diventa supervisore delle attività sportive e commerciali del club e risponde direttamente al presidente Dmitri Rybolovlev.
Raccogliere l’eredità di Paul Mitchell, passato al Newcastle, non è impresa semplice, la squadra, tra le altre cose, è reduce da un deludente sesto posto, per questo il manager brasiliano ha da subito lavorato per ringiovanire la rosa. Di conseguenza vengono ceduti i vari Volland, Aguilar e Gelson Martins per far posto a Balogun, Zakaria, Singo e Kehrer, tutti profili sotto i 27 anni. Un mercato importante finanziato quasi tutto da una sola grande cessione: quella di Disasi al Chelsea per 45 milioni.
Alla guida della squadra Scuro chiama Adolf Hutter, tecnico austriaco proveniente dal Borussia Mönchengladbach, ma formatosi proprio nella Red Bull Salisburgo. Il risultato finale vede i monegaschi chiudere al secondo posto e guadagnarsi l’accesso diretto alla Champions, con Hutter abilissimo a lanciare i giovani Akliouche e Ben Seghir.
Nell’estate 2024 l’ex factotum del Bragantino finanzia con le cessioni di Youssuf Fofana, al Milan per 20 milioni dopo un lungo braccio di ferro, e Momo Camara, all’All Sadd per 16,5 milioni, gli arrivi delle giovani promesse Ilenikena, un 2006 strappato a mezza Europa per 18,7 milioni, Brunner e Lamine Camara. Attualmente il club del Principato è al quarto posto in Ligue 1 a 5 punti dal cruciale secondo posto, occupato dall’Olympique Marseille di De Zerbi, con un PSG, saldamente primo, ormai irraggiungibile.
Anche Thiago Scuro quindi, come Markus Krösche, ha avuto una formazione in Red Bull, e come il tedesco applica costantemente le regole base del progetto sportivo della multinazionale di Dietrich Mateschitz: scovare il talento, affidarlo ad un tecnico abile a farlo sviluppare e poi rivenderlo generando grandi plusvalenze. Il tutto senza dimenticare i risultati sportivi, cruciali per continuare la programmazione e per poi poter rivendere al meglio gli elementi di spicco.
Il modus operandi delineato prevede una realtà tecnico – sportiva che è l’esatto opposto dell’attuale Milan, dove a causa dei pessimi risultati sul campo quasi tutti gli elementi di spicco hanno visto un netto deprezzamento del loro valore.
L’interesse del Milan per manager vicini al sistema Red Bull non è affatto casuale, visto che già Ivan Gazidis, nel 2019, aveva provato ad affidare l’area tecnica a Ralf Ragnick, all’epoca Head of global soccer della Red Bull. Sostanzialmente credo che la visione sportiva di Elliot sia, decisamente, più affine al sistema Red Bull che all’idee algoritmiche del Money Ball di Cardinale, anche alla luce degli “insufficienti” risultati conseguiti nelle ultime due stagioni. Concludendo, la scelta del futuro direttore sportivo del Milan ci farà capire anche quale linea, tra quelle di Elliot e RedBird, prenderà il sopravvento e influenzerà decisamente la programmazione sportiva del prossimo futuro rossonero.

BIO: Stefano Terranova, nato a Policoro (Mt) 37 anni, insegnante di Storia e Storia dell’Arte. Seguo il calcio per passione, convinto che dietro un pallone che rotola c’è sempre una storia interessante da raccontare, dietro un gesto tecnico un pò si sprezzatura da ammirare