Lo vedi spesso commentare su Prime e pensi che potrebbe ancora giocare, lì in mezzo al campo, e ricoprire diversi ruoli dello scacchiere tattico. D’altronde è sempre stato in forma, anche dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Tante volte nella sua carriera è stato decisivo, e forse lo sarebbe anche oggi.
Clarence Seedorf ha vestito le maglie di Ajax, Sampdoria, Real Madrid, Inter, Milan e Botafogo.
È l’unico calciatore ad aver vinto la Champions League con tre squadre diverse (Ajax 1995; Real Madrid 1998; Milan 2003, 2007).
Soprannominato da Pellegatti Willy Wonka ed Effetto Serra, per molti era Obama, per il presidente Berlusconi Il Professore.
Gli esordi con l’Ajax
A 16 anni, nel 1992, Louis Van Gaal lo fa esordire con l’Ajax in Eredivisie e in Europa contro il Vitoria Guimaraes, nell’inedita posizione di terzino destro. Capace di calciare con entrambi i piedi, a quell’età dimostra di poter giocare in qualsiasi posizione, anche se predilige la parte centrale del campo. Considerato uno degli astri nascenti del calcio olandese, in una famosa intervista dichiara, con una certa innocenza, di non paragonarsi a nessun calciatore ma di focalizzarsi solo su sé stesso. Nelle annate successive viene impiegato con maggiore frequenza e nella stagione 1993/1994 vince il suo primo campionato olandese. Ma è nel 1994/1995 che Seedorf diventa una pedina importante della squadra che domina in Olanda e in Europa. Arriva infatti il suo secondo titolo olandese al termine di una stagione letteralmente dominata dagli uomini di Van Gaal, che restano imbattuti, realizzano 106 reti e ne subiscono 28. In Champions League gli olandesi sono un autentico rullo compressore, vincendo per tre volte contro il Milan, tra cui in finale, ed eliminando il Bayern Monaco di Giovanni Trapattoni in semifinale.
La parentesi blucerchiata
Nella stagione successiva Seedorf prova l’avventura italiana nelle file della Sampdoria di Sven-Goran Eriksson. Con i Blucerchiati gioca 34 partite e segna 4 gol, di cui uno alla Juventus nel blitz sampdoriano del 13 aprile 1996.
A fine stagione arriverà solo l’ottavo posto per la Sampdoria e Seedorf cede alle lusinghe del più grande club di Spagna, il Real Madrid.
I successi con il Real Madrid
Nel 1996 Sanz porta Fabio Capello a Madrid con l’obiettivo di soffiare la Liga al Barcellona che proprio quella stagione si è rafforzato con l’arrivo di Ronaldo Il Fenomeno. Oltre al tecnico italiano, arrivano nella file dei Blancos Šuker, Mijatović e proprio Clarence Seedorf.
L’olandese, appena ventenne, dimostra di avere una grande personalità.
Durante l’intervallo contro l’Espanyol, con il risultato bloccato sullo 0-0, Seedorf si alza e dà la sua opinione sul da farsi per vincere la partita nel secondo tempo. Capello, allora, si toglie la giacca ed esce dallo spogliatoio dicendo: «No no, avete un nuovo allenatore».
Nel primo anno al Real Madrid arriva per Seedorf il titolo spagnolo. Nella stagione successiva il Real ha un scopo dichiarato: tornare dopo trentadue anni sul tetto d’Europa. Non c’è più Fabio Capello sulla panchina madridista, sostituito da Jupp Heynckes. Seedorf gioca undici partite in Champions League e figura titolare nella finale dell’Amsterdam ArenA contro la Juventus, vinta dal Madrid per 1 a 0. Settimo sigillo europeo per i madridisti, secondo per l’olandese che all’età di ventidue anni può già vantare due trionfi nella manifestazione. A fine anno conquista anche la Coppa Intercontinentale a Tokyo contro il Vasco da Gama per 2 a 1.
Gli anni in nerazzurro
A ridosso del Natale del 1999 Seedorf accetta l’offerta dell’Inter che in rosa ha tanti campioni, Ronaldo e Vieri su tutti, ed è guidato in panchina da Marcello Lippi, ma la squadra ha già accumulato un ritardo importante in classifica e si profila l’ennesima stagione deludente. Con l’Inter gioca 64 partite e segna 8 reti, la prima al Perugia alla quindicesima giornata d’andata nel 5 a 0 finale. Segna anche al Milan in Coppa Italia. Con i nerazzurri, tuttavia, arrivano poche soddisfazioni e cocenti delusioni, come quella del 5 maggio 2002. L’ex giocatore dell’Ajax non ha mai accettato la decisione di Cuper di tenerlo fuori per tutta la partita: «Se fossi stato in campo anziché in panchina, forse sarebbe finita diversamente. Quel momento della carriera mi è rimasto ancora in gola».
A fine stagione arrivò la separazione.
Con la maglia dell’Inter va ricordata la straordinaria doppietta contro la Juventus del 9 marzo 2002, squadra a cui continuerà a segnare anche dopo…
Le vittorie in rossonero
Francesco Coco è la pedina di scambio per arrivare a Clarence Seedorf.
Sono gli anni in cui le scelte di mercato sciagurate dell’Inter vanno a favore dei rossoneri (vedi la cessione di Pirlo). Sotto la guida sapiente di Ancelotti l’olandese diventa un tassello imprescindibile della squadra. Il Perugia è sempre un buon motivo per segnare il primo gol ufficiale con la nuova maglia e così alla terza giornata di campionato realizza la prima delle 47 reti con il Diavolo. Va a segno a La Coruña contro il Deportivo nel 4 a 0 con il quale i rossoneri impressionano l’Europa. Importanti anche i suoi assist come quello per Inzaghi nel gol all’Olympiastadion contro il Bayern Monaco. Il suo contributo è fondamentale per il double di coppe della stagione 2002/2003. Con la vittoria della Champions League Seedorf diventa il primo, e per ora unico, calciatore a vincere il trofeo con tre squadre diverse.
Nella stagione successiva il Milan conquista il 17° Scudetto al termine di una cavalcata inarrestabile.
Tre i gol stagionali, pesantissimi.
Con il suo gol il Milan ribalta il derby del 21 febbraio 2004 e la sua doppietta risulta decisiva nella vittoria al Delle Alpi contro la Juventus.
Tante le vittorie in rossonero, ma anche sconfitte atroci, come il 4-0 di La Coruña e l’ancor più drammatico harakiri dell’Ataturk.
Straordinario e sincero il rapporto con Ancelotti, per questo alle volte spigoloso. A qualcuno, infatti, potrebbe venir in mente il famoso battibecco di Livorno del quale riportiamo un passo della Gazzetta dello Sport del 24 settembre 2006: «Trentacinquesimo del secondo tempo, il Milan va a andamento lento, il movimento senza palla latita e il Livorno cresce. Preoccupato, Ancelotti richiama Seedorf, con il quale si era già punzecchiato prima. “Siete troppo lenti”, dice. E l’ olandese, stizzito: “Invece di urlare venite a aiutarci voi che siete in panchina”. La frase si conclude col lancio di una bottiglietta verso l’ allenatore. Nello spogliatoio, l’ allenatore è ancora scocciato: “Sei stato fortunato perché non avevo più cambi, sennò uscivi”.» Si sa, Seedorf non le ha mai mandate a dire, in virtù del suo carattere da leader che lo stesso Ancelotti conosceva e che gli fu utile nella campagna europea del Milan del 2007. La prestazione di Monaco e soprattutto quella in casa col Manchester United, definita da Clarence la partita perfetta, contribuiscono a riportare a Milano la Coppa dalle Grandi Orecchie e a riscattare Istanbul. Nel 2008 arriva Ronaldinho a Milano, ma lui decide di non cedere al brasiliano la maglia numero 10 con questa motivazione: «Quando sono arrivato al Milan dall’Inter, dove avevo il 10, non l’ho fatto perché era sulle spalle di Rui Costa. Poi quando Rui è andato via, allora ho chiesto di poterlo avere, d’altronde il 10 è sempre stato il mio numero preferito. Credo che questo modo di fare possa valere per tutti» (FONTE GAZZETTA DELLO SPORT DEL 14 APRILE 2008). Dinho dovrà accontentarsi della numero 80.
Spesso beccato dal pubblico, ha risolto partite intricate come accade in Milan-Chievo del 14 febbraio 2010, una bordata che vale tre punti d’oro e il meno uno dall’Inter che il venerdì precedente aveva perso malamente a Catania. Nel 2011 conquista, sotto la guida di Allegri, il secondo Scudetto segnando quattro gol. L’ultimo anno in rossonero, il decimo, è quello di un secondo posto in campionato dietro alla Juventus e della vittoria in Supercoppa Italiana contro l’Inter.
Chiude la sua straordinaria carriera al Botafogo, in Brasile.
Con il Milan Clarence ha praticamente vinto tutto: 2 Scudetti (2004,2011), 1 Coppa Italia (2003), 2 Supercoppe Italiane (2004,2011), 2 Champions League (2003,2007), 2 Supercoppe Europee (2003,2007), 1 Mondiale per Club (2007).
È all’ottavo posto nella classifica presenze della società rossonera con 432 gare disputate.
In Nazionale un terzo posto a Francia 98
Con gli Oranje Seedorf ha totalizzato 43 presenze e segnato 13 gol. Ha disputato tre campionati europei ed è arrivato terzo con l’Olanda al Mondiale francese del 1998.

BIO: Vincenzo Pastore
Pugliese di nascita, belgradese d’adozione, mi sento cittadino di un’Europa senza confini e senza trattati.
Ho due grandi passioni: il Milan, da quando ero bambino, e la scrittura, che ho scoperto da pochi anni.
Seguire lo sport in generale mi ha insegnato tante cose e ho sperimentato ciò che Nick Hornby riferisce in Febbre a 90°: ”Ho imparato alcune cose dal calcio. Buona parte delle mie conoscenze dei luoghi in Gran Bretagna e in Europa non deriva dalla scuola, ma dalle partite fuori casa o dalle pagine sportive[…]”
Insegno nella scuola primaria, nel tempo libero leggo e scrivo.
4 risposte
Gran bell’articolo come sempre Vincenzo! Un calciatore come Seedorf dovrebbe sempre essere in campo per dettare, come un veterano direttore d’orchestra, i ritmi giusti per tornare a riconquistare quelle posizioni che spettano per storia,
lignaggio e merito al nostro tribolato Milan!
Buona giornata.
Massimo 48
Grazie, Massimo! E’ stato un grandissimo calciatore, dalla forte personalità e da una classe immensa. Ad averceli oggi giocatori del genere…
Un predestinato.
Clarence che classe infinita tirava certe saette incredibile.Col Fisico che ha potrebbe gioca ancora adesso.Un Grande.