IL SUBBUTEO: QUANDO IL NOSTRO CALCIO ERA A…PUNTA DI DITO

Per tutti noi “ex ragazzi” amanti del Football e nati negli anni ’60 ( “boomers”, cosi chiamati oggi )   gli albori del decennio successivo furono caratterizzati dall’irrompere nel nostro mondo ludico di un gioco del calcio che segno’ indelebilmente la nostra adolescenza, IL SUBBUTEO.

Per far capire bene cosa fu il suo impatto  proverò a raccontarne un po’ di storia, le sue principali regole e la mia esperienza personale.

Tra leggenda e realtà le cronache raccontano che nei primi anni ‘20 i marinai inglesi imbarcati su grandi navi mercantili, durante le lunghe traversate, ingannassero il tempo forgiando nel piombo piccole figure di calciatori che davano vita a leggendarie partite nelle anguste stive; ma fu nel 1947 da un’intuizione di Peter Adolph che possiamo dire ci fu la nascita vera e propria del SUBBUTEO, intuizione….. perchè Adolph non fece altro che sviluppare  il NEWFOOTY gioco del calcio ideato da William Keeling alla fine degli anni ‘20 in cui i giocatori erano figurine laccate inserite nel piombo.

Peter Adolph, al centro con la giacca, a cui viene attribuita la nascita del Subbuteo

Adolph, che era un ornitologo,  brevetto’ il gioco con il nome scientifico di un tipo di Falco chiamato SUBBUTEO, i calciatori erano in plastica laccata con una base semisferica in cui all’interno era posizionata una piccola lastra in piombo che dava loro equilibrio.

Si giocava su un panno verde raffigurante il campo da calcio dal quale differiva solo per una riga orizzontale posta tra la lunetta dell’area di rigore e il centrocampo che delineava la zona nella quale il giocatore, con il famoso ”tocco di dito indice”, trascinava la miniatura verso il piccolo pallone per lo scocco del tiro verso la porta avversaria.

La porta era presidiata dal portiere, manovrato dall’avversario con una piccola asta, di ferro o di plastica, il pallone non poteva essere toccato più di 3 volte dallo stesso giocatore ed in caso di contatto delle miniature si fischiava calcio di punizione o rigore se nel caso avvenisse dentro l’area.

Gli undici componenti della squadra Subbuteo del Dukla Praga

Dopo questo veloce ma doverosa introduzione, per altro straconosciuta a tutti gli esperti, mi piaceva sottolineare quello che la nostra generazione ebbe modo di vivere con l’avvento di questo gioco…..e  che permise di dare sfogo in una maniera nuova alla nostra passione per il calcio.

Ricordo che nel 1973 i miei genitori, sfiniti dalle continue richieste, in occasione del mio decimo compleanno mi regalarono l’ambita scatola del SUBBUTEO. Le versioni del gioco erano più di una (tre se non ricordo male) e variavano per il suo contenuto interno e per il prezzo.

L’autore dell’articolo, Stefano Salerno, mentre, da ragazzo, si dilettava a giocare a Subbuteo

Al loro interno trovavamo due squadre una rossa e una blu,  il panno verde, le porte,  ed a seconda del modello anche altri accessori; ci fu pure un’edizione speciale dedicata alla Coppa del Mondo del ‘74 super completa a due piani…. ma quella era privilegio di pochi.

Vincenzo Torrente e Walter Novellino durante una partita a Subbuteo

La cosa che più ci faceva sognare erano proprio gli accessori che servivano ad impreziosire i nostri match da favola…. sempre rigorosamente confezionati nelle scatole di colore verde.

Oltre alla personalizzazione delle squadre (quasi 200 tra club e nazionali) che erano dipinte ciascuna con i propri colori sociali c’era tutto quello che era a contorno di una partita di calcio reale: terna arbitrale, palloni di vari colori (addirittura quello arancione per la neve) e dimensioni, postazione tv, tabellone punteggio, coppe delle varie competizioni, transenne delimitanti il campo di gioco, numeri adesivi da mettere sulla schiena del giocatore (impresa terribile per le loro dimensioni), fari dell’illuminazione per le partite in notturna , le tribune con gli spettatori per creare un vero e proprio stadio e, per non farsi mancare niente, pure il disco che ricreava l’effetto partita…acquistato immediatamente .

Personalmente quando giocavo optavo per stendere il panno sopra un tappeto, non solo perché lo trovavo più comodo ma, soprattutto, per il fatto che durante le partite la miniatura che scagliava il tiro o il passaggio non volasse fuori dal tavolo procurandosi gravi infortuni (la colla era il  nostro ortopedico), cosa che, se da un lato risulto’ positiva, da un altro, fu talvolta letale perchè il passaggio  “sbadato” di mia sorella  piccolina finiva per frantumarli definitivamente.

Da inguaribile perfezionista quale sono mi dilettavo pure con la personalizzazione fisica degli  ”omini”…… per cui chi nella realtà era biondo, doveva esserlo anche nel gioco. I giocatori inglesi avevano i capelli lunghi perciò cosi’ dovevano essere! Fu cosi’ che ebbi la malsana idea di comprarmi in un negozio di collezionismo pennello e colori. Lascio a voi immaginare i risultati che, inevitabilmente, facevano scattare  le sanzioni dei miei genitori per la tinta sparsa in ogni parte della casa. Sanzioni, ahime’, che diventavano veri e propri DASPO nel caso di brutto voto a scuola (la pena era la confisca del gioco per diversi giorni).

Sono passati oltre 50 anni da quei momenti….le console ed i pc hanno preso il posto di questo meraviglioso gioco in scatola a “PUNTA DI DITO” che ha  accompagnato l’adolescenza di almeno due generazioni, diventando oggi pezzo pregiato per collezionisti. Naturalmente non me ne privero’ mai.

Il SUBBUTEO  e’ custodito religiosamente nel mio armadio con le oltre 20 squadre ed accessori vari acquistati negli anni, ed ogni volta che lo apro e mi soffermo un attimo, non posso che provare una grande emozione mista a tanta nostalgia.  

Sicuramente per i giovani adesso e’ tutto piu reale e curato nei minimi particolari tanto quasi da vedere i calciatori dei giochi delle console materializzarsi nel proprio salotto di casa, quello che pero’ l’elettronica non fara’ mai e’ far volare il sogno di ogni ragazzo oltre l’immaginazione come accaduto a noi.

BIO: Stefano Salerno nato a Livorno classe 1963, vivo a Firenze dal 1997  lavoro nel campo delle Telecomunicazioni, sono milanista dalla nascita appassionato di calcio inglese dai primissimi anni 70  e sostenitore della squadra dei 3 Leoni .   

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