PROFESSIONALIZZAZIONE DEL FENOMENO SOCIALE CALCIO. LEZIONE 7: LAVORARE PER PRINCIPI – IL BRIGHTON RACCONTATO DA ANDREA MALDERA.

Ho avuto l’opportunità di frequentare presso l’Università Cattolica di Milano alcune lezioni del Corso di “Teoria, tecnica e didattica degli sport individuali e di squadra -CALCIO-” tenuto dal Prof. Antonello Bolis e coordinato da Edgardo Zanoli.

In una serie di articoli proporrò le note raccolte in aula. Sono appunti, come mi piace definire, sparsi.

Ecco quelli relativi alla 7^ lezione svoltasi il 23 NOVEMBRE 2023.

Dopo la consueta sintesi della lezione precedente esposta dalla Prof Elena Vagni e l’introduzione allo “special guest” da parte del Prof Francesco Casolo, Prof Zanoli presenta, a sua volta, Andrea Maldera, il docente della lezione odierna.

Andrea è il vice-allenatore del Brighton Hove&Albion, guidato da Roberto De Zerbi.

Un professionista con una storia di alto livello che ci interessa conoscere considerando la finalità di questo corso: provare a capire che tipo di professionalità i partecipanti possano costruirsi nell’ambito del mondo del calcio.

Ciò che va sottolineato è il fatto che il suo percorso professionale sia un esempio rispetto ad uno degli stereotipi del mondo del calcio, quello per cui non vi sia mai merito, non si dia valore a chi sa fare, a chi conosce. Andrea si è costruito il proprio percorso professionale non attraverso le “solite” raccomandazioni ma studiando, accrescendo le proprie conoscenze, le proprie competenze grazie al continuo desiderio di apprendere, mettendosi continuamente in discussione. Per arrivare a grandi livelli e restarci occorre avere tanti contenuti, tanta competenza: ANCHE NEL CALCIO IL MERITO ESISTE.

Andrea Maldera divide l’incontro in due parti. Nella prima racconta il suo percorso professionale soffermandosi su alcuni temi importanti:

DARSI DA FARE – diplomatosi all’ISEF nel 1992, viveva di sogni, ambizioni e speranze. Non pensava di fare l’allenatore perchè lo riteneva un percorso difficile con troppi ostacoli da superare. Aveva trovato una sua stabilità lavorativa con un impiego in una delle più importanti catene di palestre (boom del wellness), riuscendo comunque a gestire anche l’impegno di allenatore presso la Società dilettantistica Cimiano Calcio di Milano guidando la squadra della categoria “esordienti”, oltre a ritagliarsi dei momenti per svolgere l’attività di personal trainer presso alcuni clienti privati. Un pò quello che che probabilmente molti dei ragazzi cui sta parlando stanno sperimentando. Dal punto di vista economico le soddisfazioni non arrivavano dal calcio ma da tutte le altre attività.

SEGUIRE LA PASSIONE-FARE DELLE SCELTE – il successivo passaggio nell’attività di base del settore giovanile del Milan ancora non gli diede la spinta necessaria a pensare al calcio come attività futura, sebbene il calcio fosse una passione che lo portava a fare “sacrifici”.

Il momento cruciale arriva quando ha l’opportunità di entrare nello staff della Primavera del Milan nel ruolo di assistente tecnico. La richiesta, in termini di tempo, era altissima. La prima stagione riuscì a gestire tutti gli impegni ma in quella successiva si trovò a fare una scelta: proseguire nel lavoro in palestra dove tra l’altro era assunto con un contratto a tempo indeterminato o dedicarsi completamente al calcio, un mondo in cui, specialmente nei settori giovanili, vige la precarietà.

Andrea ha seguito la sua passione per il calcio ed esorta i ragazzi a farlo, consapevole degli aspetti pratici della vita quotidiana che che richiede un riconoscimento sostanziale anche in termini economici.

Quando si è giovani, quando si può ancora scegliere non dobbiamo rinunciare alla nostra passione, perchè ciò che viene fatto con passione, con il fuoco dentro, ci permette di dare sempre qualcosa di più e, nel tempo, questa qualità, molto probabilmente, verrà riconosciuta e apprezzata da chi lavora con te . È chiaro che, come in ogni attività, ci voglia anche una buona dose di fortuna ma quando l’opportunità arriva bisogna saperla cogliere.

Dopo le due stagioni( con la Primavera il club gli riconosce il valore di una risorsa che poteva essere utile al vertice del settore giovanile del Milan così viene confermato nello staff dal nuovo tecnico dell’allora under 19 rossonera.(2008-09)

Andrea racconta approfondendo l’esperienza da assistente nella Primavera quando, nel 2006, si dilettava a segnare su un foglio gli eventi che accadevano nella partita: tiri fatti, tirisubiti, cross fatti e subiti dalla fascia dx o dalla fascia sx, contrasti vinti e persi e via dicendo, per poi inserirli in un foglio excell. Il foglio arrivò nelle mani del Direttore Sportivo, Ariedo Braida, e successivamente in quelle di Leonardo che, quando venne nominato allenatore della prima squadra (2009), senza averlo mai fatto in precedenza, volle dotarsi di uno staff che fosse in grado di fare un pò di ricerca rispetto alla partita e così lui ed il collega con cui collaborava in Primavera entrarono nello staff. Leonardo per certi aspetti aveva una visione più manageriale che tecnica e quindi voleva delle persone accanto a sè, che non fossero solo degli allenatori “da campo” ma che portassero qualcosa relativo allo studio degli avversari.

Andrea sottolinea la fortuna di aver incontrato persone che hanno creduto in alcuni lavori da lui svolti consapevole che, per altri, tanti siano stati i lavori cestinati dopo aver dedicato tempo, energia, lavoro.

Dopo aver vissuto esperienze con diversi allenatori con la prima squadra del Milan è tornato al settore giovanile. Lì dove tutto era cominciato. Quello che sembrava un salto all’indietro in realtà è stata l’occasione per continuare ad apprendere perchè…non si finisce mai di apprendere. Occorre essere aperti al confronto, discutere, rafforzare le proprie idee con chiarezza ma saper ascoltare permette di cogliere qualche spunto in più che arriva dall’altro. È sbagliato porsi in chiusura. Occorre aggiornarsi, riflettere.

Ora tocca un altro tema: IL CALCIO È SEMPLICE.

È semplice, ma solo per chi lo guarda da spettatore. La semplicità sta nel fatto che abbia poche regole, che piaccia a tutti. Quando ci sono gli Europei o i Mondiali tutti diventano tifosi, non solo, tutti diventano esperti e tutti possono parlare di calcio. Il calcio è facile da capire, del resto, gli eventi che determinano la partita, i goal, quanti sono? 2,3, 4 a partita! L’unica regola che è un po’ difficile da capire è quella del fuorigioco.

Lavorare nel mondo del calcio è molto difficile. Questo non deve spaventare. Dobbiamo saper parlare con l’amico o conoscente che troviamo al bar, perchè la gente va ascoltata, dobbiamo saper entrare nel loro lessico, nel loro contesto. Quando poi si parla di calcio a livello professionale bisogna spogliarsi, mettersi un vestito nuovo perchè il calcio è un sistema complesso.

Andrea fa l’esempio dell’organizzazione difensiva su un calcio d’angolo e lo fa riferendosi al posizionamento dei giocatori nell’area del portiere: In questo caso la complessità sta nella relazione tra i compagni di squadra, tra due compagni, tra più compagni, tra i compagni e il pallone, tra i compagni e gli avversari, ancora, la complessità sta nell’imprevedibilità data dagli agenti atmosferici, pioggia, vento, le condizioni del terreno di gioco, le emozioni trasmesse dal pubblico e via dicendo. Mille eventi, mille correlazioni tra i giocatori, come possiamo pensare che il calcio sia semplice? Il calcio va studiato, in tutte le sue forme, spaccandolo in mille parti ma avendo sempre presente l’insieme. Dobbiamo ascoltare quello che dicono gli allenatori, domandarci perchè un allenatore fa quella cosa. Solo così potremo metterci il vestito del professionista e lo dovremo fare con grande umiltà, con grande apertura e facendoci mille domande.

L’aver fatto qualcosa, ripete Andrea, l’ha aiutato nel lavoro. Se così non fosse stato gli sarebbe stato utile ugualmente perchè gli aveva dato l’opportunità di pensare in maniera diversa. Quando nel suo percorso si è ritrovato a fare il match analyst, a parlar di dati, era un qualcosa a lui famigliare. È ancora uno spunto per sollecitare i corsisti ad investire tempo, passione, a prendere rischi, a superare difficoltà, perchè a volte basta un niente, un CLIC, e quel CLIC non arriva se non si fa nulla. Sia chiaro, potrebbe non arrivare, o arrivare dopo dieci anni ma sicuramente se si è attivi se ci si dà da fare, è più facile che arrivi.

Crediamo che si possa guardare con fiducia al futuro perchè gli staff tecnici sono sempre più numerosi. Nel calcio occorre avere competenze specifiche ma anche una vastità di conoscenze rispetto alle aree che possono coinvolgere lo staff. L’esempio è quello del match analyst che non si può limitare a curare gli aspetti tecnologici o a tagliare le clip. Deve essere in grado di parlare di calcio con l’allenatore riguardo a una strategia, ai principi di gioco della squadra avversaria, alla definizione di una esercitazione tecnica.

Al Brighton hanno sei ragazzi che fanno parte dell’area della match analisi: alcuni si occupano della squadra avversaria, altri dei portieri, altri ancora dello svolgimento della seduta d’allenamento, tutti coordinati da un loro responsabile, tutti discutono, ognuno rispetto alle proprie competenze e il referente, colui che pone l’obiettivo è Mister De Zerbi.

Non è più possibile pensare di escludere i componenti dalla discussione che porterà alla decisione finale. Al Brighton ci sono sei professionisti italiani portati da De Zerbi, due componenti dello staff tecnico e 3 preparatori atletici, uno specializzato sui lavori di forza e due che lavorano sul campo, ci sono poi una miriade di collaboratori del club che ruotano intorno alla squadra. Sul campo durante l’allenamento si possono vedere anche quindici persone. In Inghilterra c’è molta più apertura rispetto all’integrazione delle professionalità, in Italia un po’ meno anche se quella direzione è stata presa.

Restando alla match analisi, oggi l’utilizzo dei video da parte dei giovani è molto più elevato rispetto a vent’anni fa e di conseguenza per i giovani calciatori la match analisi è diventata un mezzo di apprendimento straordinario. Al Brighton, giocando ogni tre giorni, preparano le partite quasi esclusivamente a video.

Occorre stare al passo, studiare calcio in tutte le sue forme, non farsi fuorviare dalle discussioni popolari sui tecnici, sugli stili di gioco delle squadre, come accennato prima, dobbiamo sempre domandarci il perchè un allenatore faccia così e perchè un altro faccia l’opposto. Poi possiamo condividere una scuola di pensiero o un’altra ma chiediamoci sempre il perchè delle cose. Dobbiamo saper andare in profondità.

Passiamo ora a vedere qualche video del Brighton. La premessa di Andrea è che non sia stato facile arrivare e proporre idee nuove, quelle care a De Zerbi. Era settembre con la Premier League in corso.

Un campionato completamente diverso da quello italiano, ci si allena meno in termini di tempo e il calcio inglese ha una sua tradizione, una sua scuola, un suo pensiero, diverso da quello italiano che è molto più tattico.

Gli italiani sono più creativi, più geniali, lo sono nell’arte, nel cinema, nella moda, anche nello sport e nel calcio. Con la strategia i tecnici italiani sono in grado di studiare qualcosa che faccia vincere le partite, gli allenatori inglesi invece prediligono un calcio fatto di emozioni, intenso, meno controllato, se vogliamo anche più divertente ma non per questo meno interessante di quello italiano dal punto di vista tattico.

De Zerbi è un allenatore che ha una cultura italiana, una cultura del lavoro che significa: Essere attento, meticoloso ma, quando è arrivato al Brighton, il primo dubbio che si è posto era dovuto proprio al poco tempo a disposizione (campionato iniziato e meno ore di allenamento) elementi che avrebbero ostacolato la possibilità di incidere.

Alcuni allenatori preferiscono lavorare di più sulla testa, sugli aspetti emotivi, relazionali, magari basandosi su un gruppo di giocatori già consolidato, senza impattare più di tanto dal punto di vista tattico. De Zerbi invece oltre a far leva sugli aspetti emotivi è un allenatore molto tattico del quale, dopo tre settimane, riconosci le squadre vedendole giocare. A Brighton ha fatto un passo indietro nella richiesta iniziale. Ha dato valore al lavoro fatto da Potter, il suo predecessore, chiarendo sin da subito che lui non era Potter e che non avrebbe mai fatto quello che aveva fatto Potter perchè non lo sapeva fare. Così ha chiesto ai giocatori di poter avere una possibilità, lui sarebbe andato incontro a loro e a loro avrebbe chiesto di rispettare le sue richieste. Ha chiesto collaborazione alla squadra. All’inizio ci sono state delle difficoltà e alcune sconfitte consecutive poi, anche con un pizzico di fortuna, le cose sono migliorate. Il suo modo di porsi, di stare vicino ai giocatori, di mettere in discussione con loro le proprie idee, nel medio periodo ha avuto un impatto fortissimo, nel lungo periodo ha confermato quanto di buono si era costruito insieme. Era una premessa doverosa perchè il percorso non è stato facile e ciò che si vede adesso non è solo frutto di aspetti tecnico-tattici ma anche di sensibilità, di rispetto verso un Paese con una cultura diversa.

Andrea ora mostra una slide in cui ci sono le fasi di gioco allenate:

-COSTRUZIONE DA RINVIO (DAL FONDO)

-COSTRUZIONE BASSA PALLA LIBERA (IN PROSSIMITÀ DELL’AREA DI RIGORE DOVE SPESSO VIENE IMPIEGATO IL PORTIERE)

-COSTRUZIONE ALTA NELLA METÀ CAMPO AVVERSARIA CHE PUÒ ASSUMERE STRUTTURE DIFFERENTI (2+4) (2+3) (3+2) (3+1)

-FASE DIFENSIVA SQUADRA SCHIERATA

*ULTIMI 20 METRI (LAVORI SULLA FINALIZZAZIONE)

È chiaro che nella partita non si possano suddividere.

Prima di allenare le fasi di gioco devono essere chiari i principi di gioco attraverso i quali un allenatore, una squadra, si affida, per poterli allenare. Ognuno ha i suoi principi. Sono una sorta di linguaggio comune che un allenatore deve riuscire a condividere con la squadra. Sono fondamentali e permettono al giocatore, riconoscendoli, nei momenti di difficoltà all’interno di una partita, che ricordiamo essere un contesto complesso, di risolvere le situazioni di gioco. La codifica è quando si dà alla squadra la soluzione per uscire da una determinata situazione , è semplice ed il percorso di apprendimento è molto più breve: l’allenatore dà la soluzione e dice al giocatore cosa fare. C’è una sequenza di passaggi che viene fatta ripetere in allenamento per più volte. Il giocatore ha il focus solamente su ciò che deve eseguire. Ci sono squadre che sono bravissime in questo, Conte, ad esempio, è un allenatore che lavora molto sulle codifiche, lo sa fare bene, ci crede e ottiene risultati importanti.

Nel calcio di principi, una delle peculiarità è SAPER RICONOSCERE IL COMPAGNO LIBERO (e come arrivarci con “il terzo uomo” o “giocatore ponte”). Questa capacità di riconoscere necessita un percorso di apprendimento più lungo. Dal principio (riconoscere l’uomo libero), nel momento in cui gli avversari ti vengono a marcare uomo su uomo non posso pensare di non giocare ma devo avere pronta una nuova soluzione, RICONOSCERLA. Il PRINCIPIO ti aiuta nei momenti di difficoltà. Quando siamo, in termini di squadra, in un momento di difficoltà De Zerbi torna a rinforzare i PRINCIPI, non a metterli in discussione. Ora mostra i filmati di una costruzione bassa a palla libera e di una costruzione alta.

Un altro PRINCIPIO è L’OCCUPAZIONE DEGLI SPAZI, L’OCCUPAZIONE DEL CAMPO, grazie alla quale riconosco, indicativamente, dove saranno i miei compagni. L’abilità del giocatore sta nello scegliere, nonostante abbia già una soluzione pronta, quella che ritiene la migliore, chiaramente all’interno di una organizzazione.

Zanoli chiede ad Andrea quanto lavorano sull’essere contro intuitivi, cioè quanto insistano a giocare dove gli altri non vogliono che vadano. Sottende quanto sia importante per loro giocare all’interno del campo.

Maldera risponde che il loro pensiero forte è che più riescono a stare dentro al campo meglio è. Forzano spesso “il dentro”, vogliono avere giocatori vicini, gli attaccanti vicini. Quando sei dentro hai più possibilità di giocare, davanti a te hai 180° e lo stesso dietro. Andare fuori, giocare sull’esterno è l’ultima possibilità. Chi difende contro una squadra che sta dentro al campo ha sempre più difficoltà.

Il mantra è : “più chiudono dentro più andiamo a giocargli dentro”. In questo modo De Zerbi rafforza il suo pensiero. Sia chiaro che non però non venga considerato un errore giocare al terzino verso l’esterno del campo. Occorre curare il dettaglio. I giocatori sono continuamente a disposizione del possessore di palla, quando la pressione arriva vicina al possessore si esegue il passaggio, non un attimo prima nè dopo, così come chi deve smarcarsi deve farlo nell’istante giusto (come vedete, il calcio non è così semplice)

BRIGHTON-FULHAM – COSTRUZIONE DAL BASSO

È importante saper cambiare velocità di gioco: ho la palla, aspetto la pressione, provoco l’avversario, senza necessariamente andare verso di lui ma aspettandolo e, (In Inghilterra, soprattutto fuori casa, abbiamo il vantaggio che i tifosi dell’altra squadra spingono i propri giocatori a venirti a pressare), quando arriva la pressione, gioco e aumento la velocità.

Il giocatore che riceve in mezzo al campo ha già fatto la fotografia del futuro, sa già cosa succederà: con un passaggio elude tutte le pressioni.

Andrea mostra diverse clip e sottolinea come oggi il Brighton abbia ottenuto il rispetto dei grandi club. Tutti attendono e provano ad occupare il centro perchè sanno che i Seagulls vogliono andare lì.

Alla domanda di un corsista rispetto a quanto sia stato difficile fare entrare i giocatori nei principi di gioco, Andrea risponde che De Zerbi ha continuamente migliorato il suo metodo e la sua chiarezza lo rende molto credibile. Nelle partite si vede il risultato finale ma ciò che è più importante è il metodo utilizzato per allenare.

Se non hai chiaro ciò che stai offrendo, soprattutto con questa proposta di calcio, non riuscirai mai a realizzarlo.

BIO ANDREA MALDERA :

-Laurato nel ’92 con una tesi dal titolo “PREPARAZIONE ATLETICA, DIFFERENZE TRA SETTORE GIOVANILE DILETTANTISTICO E PROFESSIONISTICO”. Relatore Prof Mario Bonfanti.

-AL SETTORE GIOVANILE DAL 2005 , inizialmente nella pre agonistica poi 3 stagioni in PRIMAVERA, con filippo Galli e alberigo Evani.

-Dal 2009 al 2014 in prima squadra nel ruolo di match Analyst / collaboratore tecnico

-Dal 2016 al 2021 in nazionale UCRAINA con partecipazione alla fase finale dell’EUROPEO 2021

Oggi è vice allenatore del Brighton

Ha conseguito il Patentino UEFA-PRO discutendo la tesi dal titolo:  “PRINCIPI-STRATEGIA E PERCORSO TATTICO.La mia esperienza con la Nazionale Ucraina”

Una risposta

  1. Grazie infinite per aver condiviso questa esperienza con Andrea Maldera e per aver raccontato il suo percorso, da Isef e laureato triennale in scienze motorie mi sono venuti gli occhi lucidi nel leggere le difficoltà economiche, i bivi che bisogna affrontare, la perseveranza e la resilienza da avere insieme a un pizzico di fortuna per raggiungere l’obiettivo, ho avuto gli occhi lucidi perche’ a volte le amarezze e le delusioni hanno temporaneamente la meglio in momenti particolari della vita e fai altre scelte che mai avresti pensato di fare…………grazie infinite signor Galli, stavo anche leggendo (mi mancano 10 pagine) la tesi di laurea a Coverciano di Andrea Maldera quando era match analyst dell’Ucraina di Sheva, complimenti per come cura e implementa il suo blog ricco di spunti e di idee per migliorarsi…….

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