LA RIFORMA DEL CAMPIONATO PRIMAVERA.

La Lega Nazionale Professionisti Serie A, cui spetta l’organizzazione e la gestione del Campionato Primavera, ha fatto un primo passo cercando di dare un contributo fattivo alla risoluzione del problema che affligge il calcio italiano ormai da diversi anni: carenza di giocatori pronti per giocare nel Campionato di Serie A e, di conseguenza, carenza di possibili giocatori convocabili per la nostra Nazionale.

Oggi, nel Campionato Primavera possono giocare gli U19 (nati dopo il 1 gennaio 2004), 5 giocatori fuori quota U20 (nati dopo il 1 gennaio 2003) di cui uno senza limiti di età ( regola pensata per poter far giocare un giocatore della rosa della 1^ squadra poco impiegato oppure per recuperarlo da un infortunio). Nessun limite alla presenza di giocatori stranieri.

Le modifiche al regolamento prevedono uno sviluppo triennale:

STAGIONE 2023-24

Dalla prossima stagione 2023-’24 si partirà riducendo a 22 il numero di giocatori presenti nella distinta da consegnare al direttore di gara.

Nella distinta dovranno essere presenti almeno 5 giocatori definiti local (giocatore che dal compimento del 12°anno di età sia stato tesserato per almeno due stagioni, anche non consecutive per il Club. Questi giocatori non devono essere necessariamente italiani.

Nella distinta dovranno essere presenti almeno 5 giocatori convocabili in Nazionale.

STAGIONE 2024-25

I calciatori local presenti in distinta dovranno essere almeno 8 e 8 dovranno essere i calciatori convocabili in Nazionale.

Da questa stagione potranno giocare gli U20 senza alcuna limitazione.

STAGIONE 2025-26

I giocatori local presenti in distinta dovranno essere almeno 10 e 10 dovranno essere i calciatori convocabili in Nazionale.

CONSIDERAZIONI

Ora, come sempre, cominciano i dibattiti sulla bontà o meno della riforma.

Ricordo di aver fatto parte della “commissione settori giovanili” che aveva proposto e promosso la riforma riguardante, tra le altre, il format dei campionati introducendo le retrocessioni con lo scopo di aggiungere al percorso formativo dei giovani calciatori la tensione legata all’importanza del conseguimento del risultato avvicinandoli così alla realtà del calcio professionistico adulto.

Fatta la legge trovato l’inganno, potremmo dire.

Cos’è accaduto dopo l’entrata in vigore della riforma?

La necessità di fare punti per evitare la retrocessione nella categoria inferiore ha spinto gli addetti ai lavori, tecnici, e non solo, a proporre un gioco speculativo che si è allontanato sempre più da uno stile di gioco formativo che ponesse cioè i giocatori nelle condizioni di poter dimostrare le loro qualità ma anche i loro limiti.

L’atavica convinzione che, provare ad avere una squadra proattiva anzichè reattiva, coraggiosa e propositiva anzichè attendista e speculativa non paghi, ha continuato ad avere il sopravvento anzi, si è rinforzata nella maggior parte dei competitors.

Forse, sarebbe necessario, sebbene non mi piaccia parlare di piramidi, provare a partire dalle basi anzichè dal vertice per provare a cambiare culturalmente il nostro movimento giovanile. Alla lunga, si potrebbe evitare l’ulteriore innalzamento della fascia d’età del campionato primavera, avvicinandoci ad alcuni campionati esteri in cui è consuetudine vedere giovanissimi già in prima squadra.

La sensazione è che un tecnico di Prima Squadra, al netto di un contesto che non lo aiuti nella scelta coraggiosa, lasciandolo solo, ad assumersi le responsabilità, non faccia giocare i giovani più perchè non ha elementi sufficienti per stabilirne il valore che non per la convinzione che non siano pronti per il palcoscenico della Serie A.

Tornando alla riforma, sarà solo il tempo a dirci se dovrà considerarsi positiva o meno. Quello che mi sento di dire è che quando si parla di obblighi è difficile trovare un’adesione convinta e consapevole. Avrei preferito come già scritto in questo blog https://www.filippogalli.com/wp-admin/post.php?post=1940&action=edit#:~:text=https%3A//www.filippogalli,una%20nuova%20scheda) una riforma che prevedesse incentivi, sgravi fiscali o altre formule simili ai Club che, di fatto, promuovono le iniziative indicate nella riforma.

Concludo sottolineando la mancanza di un’azione condivisa, concertata, sistemica, da parte della Federazione e di tutte le Leghe, compresa quella dei dilettanti, di fronte ad un tema così trasversale.

In ogni caso…attendiamo gli esiti.

10 risposte

  1. Si, direttore sono pienamente d’accordo con lei che non c’è altro che attendere gli esiti.
    Come scout per anni abbiamo cercato di proporre diamanti grezzi da poter modellare a proprio piacimento, cosi da tirare fuori un prodotto utilizzabile in base alle esigenze della prima squadra, ma anche da poter vendere attraverso il cosiddetto playertrading.
    Purtroppo i mister hanno sempre preferito i player (precoci) pronti all’uso, in modo da non perdere tempo e raggiungere gli obbiettivi di classifica velocemente.
    Restare qualche anno in più nei club U20 o U23 (qui in Germania lo si fa già con U23) permette di valutare in modo quasi definitivo le qualità di crescita del ragazzo quindi la sua collocazione futura.
    Sarà perchè è la mia passione e il mio lavoro, ma io investirei su un gruppo di scout ben addestrato ed esperto perchè l’occhio umano fa ancora la differenza.
    saluti
    Luigi Esposito Scout germany

    1. Ciao Luigi, dedicheremo uno spazio al tema big data per lo scouting e valutazione visiva sul campo.
      A mio avviso il problema, o meglio, uno dei problemi nel percorso di formazione del giovane calciatore sia nella coerenza e continuità di principi che ad oggi non è riscontrabile.In Germania credo sia diverso e perciò le seconde squadre hanno una maggiore funzionalità.
      Grazie per il contributo, a presto e buon lavoro.

    2. Si va al contrario, invece di abbassare l’età la si alza, invece di togliere stress ed incentivare il divertimento, lo si aggiunge. Questo e’ il problema. A 19 anni se non sei pronto per il salto meglio tornare a studiare, se non ti diverti idem. La verità e’ che il campionato primavera e’ ridicolo, ma quale diamanti grezzi. Gli stranieri non dovrebbero proprio essere contemplati, se non nel massimo di 5 per rosa. Bisognerebbe mettere bonus per gol fatti, tipo vinci con 3 gol di scarto prendi 4 punti. Incentivare il gioco propositivo. Ed obbligare le prime squadre a dare minutaggio a qualche ragazzo, come fa José da Setubal

  2. Già il fatto di aver proposto e messo in campo una riforma è qualcosa di propositivo e costruttivo secondo me … la cosa fondamentale (e non scontata) sarà quella di monitorare, segnalare e prontamente correre ai ripari se dovessero adottare la linea che si riassume in “fatta la legge trovato l’inganno”
    Detto questo, in linea generale, io sono del parere di puntare su calciatori italiani se vogliamo salvaguardare l’interesse nazionale

  3. Provare a cambiare, già è sintomo di errori commessi.
    Dal mio modesto parere vedo i Campionati Primavera poco formativi e concentrati solo al risultato.
    La suddivisione in 1/2/3/4 con promozioni e retrocessioni non la vedo una formula che consente ai nostri tecnici di formare, sono logicamente presi da tatticismo e praticità per conseguire promozione o salvezza. Personalmente farei disputare alla squadra Primavera di ogni singolo Club Professionista, il campionato uguale a quello della Prima Squadra.

    Le 20 di A girone unico
    Le 20 di B girone unico
    Le 60 di C suddivise in gironi uguali come le prime squadre.

    Per la calendarizzazione delle partite le lascerei uguale sempre alla Prima Squadra, disputandole o il giorno prima o 4 ore prima, in modo che i ragazzi impiegati possano avere visibilità, soprattutto all’interno della propria società, ove molto spesso DS e Tecnico di Prima Squadra nn conoscono i propri giovani.

    Alla fine dei 3 Campionati Primavera, (quindi abolirei Primavera 4) disputare play off per decretare solo il Campione d’Italia di A/B/C, abolendo le retrocessioni che vanno considerate nel risultato della Prima Squadra.
    Consentire ad un club di C la promozione in Primavera 2 o Primavera 1, considerando la netta differenza dei contributi legati alla Legge Melandri, non ha nessun filo logico, la differenza di budget è di centinaia di migliaia di euro, porta con se disorganizzazione e futilità di un risultato inutile, basta considerare che nell’attuale Primavera 2 ci sono 2 società che con la prima squadra sono retrocesse in D e altre 2 che dovranno salvarsi tramite play out.

    Posso sbagliare, ma ripeto vedrei un campionato più formativo, abolendo promozioni e retrocessioni, tali traguardi lasciamoli ai Calciatori Professionisti, e lasciamo i ragazzi ai loro errori durante il percorso.

    Un grande abbraccio a te Filippo🍀

    1. Ciao Saby, grazie per il tuo intervento.Di fatto la riforma dei campionati Primavera che si è attuata in passato ha portato, come scritto nell’articolo, ad un calcio speculativo, orientato al risultato nel modo sbagliato.La possibilità di sganciare i risultati della Primavera da quelli della Prima Squadra dovrebbe essere sostenuta da contributi adeguati che vengano, attraverso controlli periodici, impiegati nell’implementazione di servizi solo per il Settore Giovanile del Club in questione.
      Ricambio l’abbraccio. Buon lavoro!

  4. Filippo sono totalmente d’accordo con la tua visione del ruolo delle squadre giovanili, nel settore professionistico.

    Non ha senso vincere campionati giovanili e non riuscire ad utilizzare in prima squadra i propri ragazzi. Come, correttamente evidenzi, se si gioca per vincere, utilizzando tattiche inadeguate alla crescita dei ragazzi, ma ottime per non perdere e vincere campionati, ne soffrono da un lato il bilancio economico della società e dall’altro i risultati della prima squadra.

    Certo non dico che bisogna necessariamente perdere, si può anche vincere il campionato giovanile, ma come risultato della crescita dei ragazzi.

    Per quanto riguarda la nazionalità, se si hanno ambizioni europee a livello di club, non mi sta bene la logica di non coinvolgere gli stranieri nelle squadre giovanili. Anche considerando che la logica dello straniero è limitata alla componente extra comunitaria.

    Poi, come mi sono espresso già in altre occasioni, ci deve essere un percorso che porta il ragazzo dai giovanissimi primo anno alla prima squadra. In questo percorso, deve essere prevista la possibilità di coinvolgere nella rosa della prima squadra ance ragazzi di 16 anni, se in possesso degli skill necessari.

    Infine, sono per il multi etnitismo dello sport, ovvero non riesco a capire perchè un ragazzo nato in Italia da genitori stranieri e che vive in Italia e frequenta le scuole italiane, vive da italiano, si sente italiano, non debba essere considerato italiano. Il multietnitismo è già presente in tanti Paesi europei.

    Parlo ovviamente del lato sportivo, non voglio mischiare la politica in un blog sportivo.

  5. Buonasera, tra le varie modifiche sicuramente non sono d’accordo di allargare la categoria agli u20.
    Ritengo, e forse saro’ in contro-tendenza rispetto ai piu’, che in Italia i talenti sono presenti, ma non vengano ‘scovati’ e o cresciuti in maniera opportuna. Per questo forse andrebbero considerate di piu’ figure quali gli osservatori e gli allenatori di settore giovanile. Su queste figure secondo me le societa’ professionistiche in primis dovrebbero investire molto di piu’. Come dico sempre, se per la scelta di osservatori e allenatori non si fa’ riferimento alla meritocrazia, serieta’, professionalita’ preparazione e competenza sara’ poi difficile raggiungere determinati risultati.

    1. Buongiorno Giuliano, sono d’accordo con te sul tema dei talenti. In generale, come già detto più volte, occorre dare maggior dignità lavorativa a chi si occupa di settore giovanile.
      Grazie del commento.

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