POLONIA – ARGENTINA: LA PARTITA A SCACCHI DI SCALONI.

Analisi del match

Si è pronti a tirare le somme del gruppo C dopo il triplice fischio che sancisce la vittoria dell’Argentina sulla Polonia, un esito che va a chiarificare ulteriormente la composizione del tabellone per la fase ad eliminazione diretta di questo Mondiale:
La Seleccion sfiderà sul campo l’Australia, mentre i polacchi saranno impegnati nel match contro la Francia campione in carica.

Senza dubbio, nel primo turno della fase a gironi, il risultato che più di tutti aveva suscitato scalpore era stata la sconfitta dell’Albiceleste contro l’Arabia Saudita per 2-1, macchiata da una serie di errori individuali e collettivi degli argentini che non erano riusciti ad far fronte alla buona organizzazione tattica dei sauditi guidati da Hervé Renard.
La debacle all’esordio mondiale andava a interrompere una fila interminabile di risultati utili consecutivi per l’Argentina (36), che durava dall’anno precedente con annessa vittoria della Copa America.
L’arrivo di Lionel Scaloni nel 2018 sulla panchina della Seleccion sembrava dover essere il più classico dei lavori ad interim, un contratto da portare a termine nel breve periodo, in attesa del vero sostituto nel ruolo che era stato lasciato vacante da Jorge Sampaoli.
Invece il giovane tecnico Scaloni, alla prima esperienza vera in panchina, lasciò positivamente sorpresa la federazione sudamericana, merito di una partenza convincente, arrestata soltanto dalla sconfitta nella semifinale di Copa America del 2019 contro il Brasile, e complice anche un gruppo di calciatori pronti a sostenerlo, dato il buon impatto a livello personale, soprattutto con i senatori dello spogliatoio.
L’uomo più inaspettato fu dunque scelto per soccorrere l’Argentina da un momento di flessione negativa, dove sembravano pesare sempre di più i tanti anni di non vittorie, accompagnati dai consueti rimpianti per occasioni fallite, come la finale mondiale persa nel 2014, accompagnata dalle due successive edizioni della Copa America con medaglia d’argento, entrambe perse ai rigori contro il Cile.
La risposta dell’Albiceleste fu però immediata, a fronte di una squadra che finalmente aveva ritrovato equilibrio e brillantezza nei suoi interpreti.
Spesso infatti le rose che si erano succedute da dopo il Mondiale dell’86, ultimo successo iridato per gli argentini, erano caratterizzate da una presenza proliferante di straordinari calciatori, che però messi a sistema sembravano non offrire i risultati sperati.
In ogni caso, Scaloni seppe ricreare l’ambiente ideale per ricondurre al successo un gruppo che, dato proprio il suo inferiore livello tecnico rispetto a quello offerto dalle selezioni passate, poteva prestarsi meglio al lavoro, alla disciplina e all’unità.
Lo stesso Messi, che non aveva mai nascosto la sua sofferenza per i mancati successi con la propria nazionale, poteva finalmente ergersi a leader dei propri compagni, dai quali ha sempre ricevuto rispetto e devozione, senza patire l’insofferenza di certi elementi, ormai accantonati, che negli anni passati erano sembrati riluttanti nell’offrirsi pienamente a servizio dell’estro del numero 10.
Il successo non è tardato ad arrivare data la sopracitata vittoria continentale del 2021, ottenuta per altro contro gli acerrimi rivali verdeoro proprio nella finale del Maracanã.
Altro biglietto da visita da presentare ai Mondiali in Qatar fu la vittoria nella prima edizione del torneo CONMEBOL-UEFA, merito di un netto 3-0 rifilato all’Italia di Mancini.
Come detto però, l’entusiasmo del tifo argentino era ricrollato dopo un avvio più che deludente ai campionati del mondo.
I fantasmi di una sciagurata eliminazione ai gironi si erano ripresentati per l’Argentina nella gara contro il Messico:
Per un’ora abbondante di gioco il risultato era rimasto inchiodato sullo 0-0, salvo poi sbloccarsi grazie a Messi e ad una giocata delle sue.
Con la ritrovata fiducia, l’Albiceleste ha condotto l’ultima mezz’ora con sicurezza, trovando anche la rete del 2-0 grazie allo splendido tiro a giro di Enzo Fernandez; un risultato che andava comunque a nascondere delle polvere sotto al tappeto, quella di un’Argentina molle ed impaurita.
Non si fermano perciò i ragionamenti del tecnico argentino, il quale dopo due partite sembra non aver ancora chiaro un assetto stabilito, come evidenziato dai 6 cambi di formazione effettuati da una partita all’altra.
L’ultima partita rappresentava dunque un’ultima chance da dentro o fuori, anche per assicurarsi il primo posto nel girone, con la Francia ad attendere chi si sarebbe qualificato per secondo.
Ma la fiducia instillatasi grazie alla prodezza risolutiva di Messi sembra una volta per tutte ricompattare il gruppo delle 36 vittorie di fila, dopo aver temuto il peggio.
La Polonia arriva invece assicurata (o quasi) per il passaggio del turno e non sembra volersi porre d’intralcio.
La nazionale del ct Czesław Michniewicz di fatto per la prima volta da tempo immemore rischiava di ottenere una tanto agognata qualificazione agli ottavi.
Negli ultimo decennio per lo meno, la Polonia si era sempre distinta come la delusione della competizione in questione, nonostante la presenza di illustri interpreti e giocatori militanti ai massimi livelli delle squadre di club europee.
I risultati parlano chiaro:
Ultima qualificazione agli ottavi di un Mondiale ottenuta nel 1986, anno successivo alla medaglia di bronzo vinta nell’82; di lì in poi una sequela di qualificazioni mancate alla fase finale o spedizioni terminate anticipatamente al primo turno, con figure non delle più lusinghiere come gli 0 punti rimediati al Mondiale di Russia 2018. Non sorridono nemmeno i tabelloni dei campionati d’Europa, che evidenziano come risultato massimo nella storia polacca un quarto di finale ad euro 2016.
L’avvicendamento ai Mondiali in Qatar era stato anch’esso turbolento, con l’esperimento di Paulo Sosa che ha faticato a decollare, fallendo la qualificazione diretta nel girone, condannando la Polonia agli spareggi, con il tecnico portoghese sollevato dall’incarico prima della disputa degli stessi.
La dea bendata però, almeno in questo mondiale, è sembrata farsi più clemente con i polacchi, che erano riusciti in un pari 0-0 con il Messico e in una vittoria per 2-0 contro l’Arabia Saudita, in entrambi i casi senza grossi meriti, esprimendo un gioco tutt’altro che all’altezza delle proprie possibilità.
I 4 punti conquistati e una differenza reti favorevole lasciavano aperto uno spiraglio per l’accesso agli ottavi.
Tornando all’Argentina, Scaloni decide di optare nella gara decisiva per un assetto all’apparenza più prudente, schierando una linea di tre centrocampisti alle spalle del terzetto d’attacco con i due rosarini Messi-Di Maria e Julian Alvarez che conquista definitivamente la titolarità.
E le scelte adoperate danno riscontri positivi al tecnico dell’Albiceleste, con un avvio di gara ruggente, agevolato dalle difficoltà di una Polonia remissiva e con la testa all’altro campo, dove nel frattempo si stavano sfidando Messico e Arabia Saudita.
Anche il fato sembra sorridere a Scaloni, quando l’arbitro, dopo aver consultato il VAR, assegna un calcio di rigore all’Argentina per un intervento dubbio di Szczęsny ai danni di Messi, trovatosi insolitamente in condizione di concludere di testa.
Sarà lo stesso portiere polacco a neutralizzare il tiro dal dischetto del numero 10, con una prodezza che riscatta pienamente la decisione ingenerosa dell’arbitro di assegnare il rigore.
Szczęsny colleziona così la seconda parata dagli 11 metri del suo torneo, vera stella della nazionale polacca per rendimento, dato anche un Lewandowski in ombra, poco servito e sopratutto poco aiutato dai compagni, impegnati più che altro a cautelarsi in vista di un risultato troppo pesante.
Messi incassa duramente il colpo, con le statistiche che dal dischetto non sembrano più sorridergli; a denti stretti continuerà per il resto della partita a trovare la via della rete.
Sarà invece nelle ripresa Mac Allister a rompere gli indugi, giocatore scelto da Scaloni come uomo d’ordine e quantità in mezzo al campo, che, pescato in area da Molina a seguito di un movimento a rimorchio ben eseguito, conclude a rete battendo Szczęsny con un tiro rasoterra indirizzato verso il palo lungo.

Di lì in poi sarà pura esibizione dell’Albiceleste, che sollevata dalla preoccupazione di un risultato ancora in bilico, può concedersi di giocare sul velluto, senza forzare la giocata.
Il triangolo di centrocampo sembra ben funzionare dove oltre al già citato Mac Allister, trova spazio per esprimere la propria intraprendenza anche Enzo Fernandez, definitivamente promosso al rango di titolare, e De Paul, che non fa mai mancare l’attenzione nel coprire gli spazi.
L’attacco lavora bene supportato dall’eclettismo di Messi, che come da copione si smarca per ricevere palla in tutte le zone del campo, mentre Di Maria e Alvarez lavorano all’unisono scambiandosi reciprocamente la posizione a andando ad attaccare l’area o per riproporre in mezzo o per concludere a rete.
A trovare il 2-0 sarà proprio Alvarez, il quale, ricevuto l’assist di Fernandez e smarcatosi con un doppio controllo sontuoso, scaglia il pallone sotto la traversa con un potente destro a rientrare.
Il giocatore del Manchester City, arrivato in estate dal River Plate, sembra dunque aver conquistato in maniera permanente con la sua prodezza la titolarità al fianco dei due insostituibili rosarini.
I ritmi scendono di quota dopo il secondo gol argentino, con la Polonia che deve solo preoccuparsi della differenza reti, avendo anche a favore il minor numero di ammonizioni rimediate, decisivo in caso di equità negli altri criteri per lo spareggio.
Il Messico di fatto non riuscirà a completare l’impresa di segnare tre gol all’Arabia, e sarà costretto a capitolare nel recupero, merito del gol della bandiera segnato dai sauditi, finendo al terzo posto nel girone, al quale sarebbe stato comunque condannato per via del criterio del fair-play.
Una Polonia che quindi la scampa per un soffio, complice anche un’Argentina non più interessata ad alzare i ritmi della contesa per segnare un eventuale terzo gol.
La nazionale del CT Michniewicz conquista una qualificazione che forse in termini di merito non gli apparteneva del tutto, ma che comunque è pronta a chiedere il conto nel turno successivo con la Francia, contro la quale ai polacchi servirà ben più di un miracolo per poter avere la meglio, sopratutto a fronte delle prestazioni fin qui offerte.
Scaloni invece può sorridere di nuovo dopo il primo posto ottenuto, merito di una squadra che sembra aver metabolizzato le scelte e i cambiamenti fatti in maniera così repentina; un lavoro, il suo, che non conosce tregua nel dover costantemente mantenere saldo il timone della sua nazionale di fronte alle numerose e improvvise burrasche che una competizione come il Mondiale pone dinanzi al percorso di ognuno, soprattutto se quel qualcuno veste di bianco e azzurro….

Una risposta

  1. Se mi permettete la cosa più brutta vedere la Polonia giocare per non prendere cartellini gialli e poter passare per il fair play, mi spiace a questo punto per il Messico che ha messo garra sino al 90’ e oltre.
    A volte il calcio lascia tanto amaro in bocca

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