IL PENSIERO DI LUIS ENRIQUE.

Di seguito un estratto dell’intervista al CT delle Furie rosse

In questa intervista che dura piu’ di un’ora, Luis Enrique e’ come sempre illuminante.

Provo a tradurre (grazie all’amico Joan Moll) un passaggio per me molto importante. Il CT della Spagna dice : “Credo che il calcio ha perso un po’ la strada, sta andando nella direzione sbagliata. Nei corsi per allenatori la cosa che si dovrebbe insegnare e far capire e’ che il calcio e’ uno spettacolo, che allo stadio ci vanno migliaia di persone e miliardi vedono le partite da casa.E’ come andare andare a teatro a vedere uno spettacolo noioso. La gente se ne va e non torna piu’! Purtroppo nella realta’ si lavora nel bisogno dell’allenatore e le squadre non sono propositive, non si gioca all’attacco, si gioca a difendere e si diventa propositivi quando si sta perdendo. E’ quello che stiamo vedendo al Mondiale in Qatar. Per me il calcio e’ uno spettacolo, c’e’ bisogno di fare divertire la gente e questo e’ anche il modo di arrivare al risultato migliore. La strada, il percorso, il cammino e’ molto piu’ gratificante del risultato per il giocatore, perche’ in questo percorso migliora la sua qualita’.”

12 Responses

  1. Premetto che alleno una squadra di giovanissimi provinciali. Credo però che il problema sia rappresentato dall’ego dell’allenatore. Mi spiego, si imposta la partita, la stagione più per far vedere quanto vali piuttosto di considerare i ragazzi (o il pubblico nel caso specifico). Quando noi allenatori inizieremo a pensare a chi ci circonda piuttosto che a noi stessi, forse, cambieranno le cose.

  2. Condivido… Io da tecnico delle giovanili,, ho sempre sostenuto che giocare bene è più gratificante di vincere.. perché spesso le due situazioni non coincidono… Preferisco giocare bene , fare spettacolo,, dare libertà di fantasie e credere nel pensiero dei giocatori… Allenare le situazioni di gioco per riuscire a costruire le giuste scelte di gioco.. sono le partite giocate bene e spettacolari che rimangono nel cuore ❤️. Fabio Brachelente

  3. Un allenatore molto interessante che sta tendendo a innovare sempre di più nel mondo del calcio, anche attraverso le dirette streaming su internet per entrare sempre più a contatto con i propri tifosi e gli appassionati di calcio.

  4. Ragionamento condivisibile ma, almeno in Italia, non del tutto estendibile.
    Oltre ad esigere allenatori preparati, calciatori aperti all’apprendimento ed interessati ad un’evoluzione personale e collettiva strada facendo, ritengo necessario aprire un dibattito su quanto il pubblico sia pronto a ricevere e comprendere un messaggio del genere.
    Credo che nell’ambito mediatico sia giunta l’ora di “forzare la giocata”, ovvero aprirsi ad un cambiamento verso gli orizzonti delineati da Luisi Enrique anzichè trincerarsi su posizioni retrogade e speculative. L’auspicata metodologia non deve limitarsi ai protagonisti sul campo ma anche a chi si approccia al calcio come spettatore. Anche il gusto calcistico degli appassionati deve essere “formato” con metodo.

    1. Condivido la tua osservazione Alessio, tutte le componenti che sono parte del nostro movimento calcistico, dai cosiddetti addetti ai lavori al pubblico, dovrebbero essere ‘formate’ per aprirsi verso un’idea di calcio propositivo piuttosto che speculativo.Anche la stampa, la televisione, in sostanza chi ‘fa opinione’, dovrebbe sondare nuovi orizzonti per provare a sensibilizzare il pubblico in questa direzione.

  5. Nello sport che “conosco” vince sempre il più bravo, come è giusto che sia. Nel calcio purtroppo(secondo me) o per fortuna (secondo qualcuno) questo a volte non succede. A mio modesto parere chi insegna dovrebbe perseguire la volontà di essere più bravo di chi si trova a fronteggiare e questo presuppone di dominare l’avversario, di imporre il proprio gioco e il proprio ritmo.

  6. Nello sport che “conosco” vince sempre il più bravo, come è giusto che sia. Nel calcio purtroppo(secondo me) o per fortuna (secondo qualcuno) questo a volte non succede. A mio modesto parere chi insegna dovrebbe perseguire la volontà di essere più bravo di chi si trova a fronteggiare e questo presuppone di dominare l’avversario, di imporre il proprio gioco e il proprio ritmo.

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