Provo a mettere da parte i sentimenti e ad affidarmi alla freddezza dei numeri che suggeriscono già la grandiosità di Ricardo Izecson dos Santos Leite.
È il nono marcatore della storia rossonera con 104 gol, il 27esimo nella classifica delle presenze all time, terzo marcatore in Champions League del club meneghino, dietro solo a due mostri sacri, Pippo Inzaghi e Andrij Ševčenko, per altro attaccanti. Condividendo la sua stessa età e avendo vissuto con passione la sua parabola ascendente, mi riesce difficile parlare soltanto delle statistiche di questo campione brasiliano dal nome chilometrico e, allora, chiamiamolo come tutti hanno imparato a conoscerlo, con quel nomignolo bisillabo, quasi la lallazione di un infante nelle sue prime sperimentazioni con la parola: Kakà. Effettivamente, il fratello minore Digao (ve lo ricordate? É passato da Milano pure lui) non riusciva a pronunciare “Ricardo” che si trasformava in Cacà.
Il ragazzo cresce in virtù e sapienza, ma è forte anche con il pallone e le voci inducono Leonardo e Braida ad andare in missione in Brasile.
Ha classe, fisico, nonostante avesse rischiato la pelle per un tuffo in piscina ed è intelligente.
Va preso, è da Milan.
Qualcuno dalle parti di Torino glissa sul mancato interesse della Juve, fa dell’ironia su quel nome “pericoloso”, che può creare imbarazzo. Chissà quante volte, invece, il nostro Ricky è stato per la Vecchia Signora d’impaccio con le sue eccellenti prestazioni.
Il signor Moggi si sarà subito ricreduto.
Arriva a Milano da campione del mondo, anche se con la Selecao ha giocato soltanto gli ultimi venti minuti della sfida contro la Costa Rica. All’aeroporto sbarca con gli occhialini e la riga al centro, per alcuni sembra un liceale, per altri, come Gattuso, uno sfigato. Lo stesso Rino lo manderà bonariamente a quel paese per il suo talento.
Lo sfigatello è quello che brilla di più già a partire dalle amichevoli che vedono il Milan un po’ in difficoltà e anemico in fase offensiva. Una Supercoppa persa contro la Juventus in America e una più prestigiosa vinta contro il Porto di Mourinho a Montecarlo fanno da viatico alla stagione di Serie A 2003/2004 che il Milan inizia in posticipo ad Ancona.
Kakà gioca dal primo minuto, nella mattonella di campo che compete al Maestro Rui Costa, e lascia tutti a bocca aperta.
Entra in maniera decisiva nel gol del raddoppio di Sheva: sombrero su Beretta, stop, scatto improvviso e palla smistata sulla fascia a Cafù che mette al centro per Ševčenko che firma il 2 a 0.
Il primo gol non si scorda mai, soprattutto se segnato a quegli altri di Milano.
È la quinta giornata, il Milan è già in vantaggio con un colpo di fortuna di Inzaghi su punizione di Pirlo. Gattuso, quello del vaffa, sul limite dell’area piccola frena di colpo e mette in mezzo col sinistro una palla che ben si confà per la testa di Kakà che realizza il 2 a 0.
Derby senza storia, 3 a 1 per i campioni d’Europa che mettono in chiaro subito le cose nella lotta stracittadina. Kakà segna un gran gol a Bruges in una sfida cruciale del gruppo H di Champions League e indica la via ad Empoli con una staffilata dalla distanza, quasi allo scadere.
Il 6 gennaio 2004 è una data che nella storia del Milan è incisa con caratteri d’oro: Ancelotti inaugura l’Albero di Natale con la coesistenza di Rui Costa e Kakà che mette in scacco la Roma di Capello. I rossoneri sbancano l’Olimpico e pongono una pietra miliare nel cammino verso il diciassettesimo scudetto. Mai antagonisti, tra Ricardo e Manuel si crea un legame profondo:«Da Rui Costa ho imparato molto, e non c’è mai stata rivalità tra noi. Spesso mi dava consigli a fine primo tempo spiegandomi anche come sbarazzarmi dei difensori in marcatura e come cercare gli spazi. C’è stato un vero rapporto tra alunno e professore».
Kakà va a segno ancora con Reggina, Ancona e Siena, prima di incrociare ancora l’Inter. Stanković e Cristiano Zanetti illudono i nerazzurri che nel secondo tempo hanno un improvviso blackout che i rossoneri sfruttano segnando due gol nel giro di sessanta secondi con Tomasson e con lo stesso Kakà, prima che Seedorf completi la rimonta con una bordata delle sue. Finisce 3 a 2 il derby del 21 febbraio 2004.
Impossibile dimenticare certe date.
Sampdoria, La Coruña a San Siro e Siena sono le altre firme di Smoking Bianco. Memorabili sono le sue sgroppate, quegli scatti da quattrocentista, degni del miglior Michael Johnson, come quella che mette in mostra nella partita del 20 marzo contro il Parma: dopo sessanta metri di accelerazione offre l’assist a Tomasson per il raddoppio.
Il Milan a fine stagione è campione d’Italia e Kakà vince lo Scudetto al primo colpo.
Nella stagione successiva il rendimento cala un po’ rispetto al primo anno. Gli avversari lo conoscono e pare soffrire le marcature, ma è tutto il Milan che è costretto ad una stagione di rincorsa sulla Juventus che alla fine ha la meglio sui rossoneri con il blitz dell’8 maggio 2005 a San Siro, che praticamente decide le sorti del campionato. Tra le reti da ricordare bisogna citare ancora un gol all’Inter nella partita di ritorno, che segna la prima sconfitta in campionato per i cugini. Stagione, quella 2004/2005, che non regala soddisfazioni, che si chiude con il secondo posto in campionato e con la dolorosa sconfitta di Istanbul.
La voglia di rivalsa è forte e dimenticare il Liverpool diventa un imperativo. Contro il Fenerbahce, con il risultato bloccato, il brasiliano, autore già dell’1 a 0, decide di fare tutto da solo, con uno strappo dei suoi, prima di bucare Demirel con un tiro rasoterra. È il prologo della stagione 2005/2006 ampiamente positiva per il brasiliano, che segna nel 3 a 1 casalingo alla Juventus e che a fine stagione realizza 19 gol. In Champions League mette la sua firma nella straordinaria vittoria dei Diavolo sul Bayern Monaco di un Kahn nervoso e stizzito per le quattro palle raccolte dalla rete.
Calciopoli è un fulmine a ciel sereno.
Il Milan è tra le squadre maggiormente coinvolte e inizia la stagione con un meno otto in campionato e con l’obbligo di giocarsi i preliminari di Champions League sul campo ostico della Stella Rossa. Nessun tifoso rossonero probabilmente pensa ai corsi e ricorsi della storia, che la trasferta al Marakana possa suscitare dolci ricordi, anche perché il Milan ha perso il suo punto di riferimento offensivo, Andrij Ševčenko, che ha ceduto alle lusinghe di Roman Abramovič. La doppia vittoria sui serbi rimanda il Milan al sorteggio di Champions League. La squadra fatica in campionato mentre in coppa si qualifica senza grossi problemi per gli ottavi di finale. Nella fase a gironi Kakà realizza quattro gol all’Anderlecht, uno al Constant Vanden Stock con un gran tiro dalla distanza e un’indimenticabile tripletta a San Siro. Il Milan, che in campionato riesce a ottenere un posto per la massima competizione europea della stagione successiva, si concentra sulla Coppa dalle Grandi Orecchie. Ricky è fondamentale nella vittoria sofferta contro il Celtic a San Siro.
Con il Bayern Monaco si tratta di una rivincita.
Il 2 a 2 di Milano, nel quale Kakà segna su rigore il momentaneo 2-1, sembra far pendere la bilancia della qualificazione verso i tedeschi che all’Allianz Arena però soccombono sotto i colpi di Seedorf e Inzaghi. In semifinale i rossoneri se la devono vedere contro i grandi favoriti del torneo, il Manchester United, che ha maramaldeggiato con la Roma all’Old Trafford, infliggendo ai giallorossi un 7 a 1 da incubo.
All’andata si gioca da loro e la partita entra di diritto nel ciclo cavalleresco della storia del Diavolo rossonero, una battaglia nella quale Kakà diviene Roland, il condottiero al servizio di Carlo Magno Ancelotti, che colpisce gli inglesi per due volte e manda in tilt la difesa Inglese.
Lo United ha la meglio per 3 a 2 con la rete di Rooney (doppietta, a segno anche Cristiano Ronaldo) a pochi minuti dalla fine. Si ha il sentore che a San Siro possa avvenire il miracolo, che il Manchester di Sir Alex Ferguson non sia imbattibile.
Ed è così.
Un Milan asfissiante, perfetto, implacabile regala ai settantamila e più di San Siro una delle più memorabili partite della sua ultracentenaria storia. Kakà apre le danze, Seedorf raddoppia, mentre Gilardino mette il sigillo definitivo sul 3 a 0 agli inglesi. Si va ad Atene e ora corsi e ricorsi storici diventano d’obbligo rispetto al pessimistico inizio di stagione.
Inzaghi segna una doppietta e il Milan si vendica di Istanbul.
Kakà, che gioca una partita normale ma è comunque decisivo con l’assist del 2 a 0 a Super Pippo, è ora nell’Olimpo, tra i calciatori più influenti e forti della storia.
Paolo Maldini, che ha una certa età e sente il peso della Coppa, alza la Settima della storia del Club, la prima per il brasiliano. Sono i migliori anni della nostra vita, amerebbe cantare Carletto, i migliori anni di Kakà, della sua carriera. Segna, è decisivo e pone il suo timbro nelle altre due vittorie rossonere: la Supercoppa Europea contro il Siviglia e il Mondiale per club contro il Boca Juniors. La stagione 2007/2008, al netto delle vittorie, risulta positiva anche se il Milan manca il pass per la Champions League. Un gol all’Inter non manca mai ed è la marcatura della trentatreesima giornata nel 2 a 1 si nerazzurri. È autore anche dell’assist per il vantaggio di Inzaghi. Durante l’annata arrivano pure i massimi riconoscimenti individuali: il Pallone d’oro e il FIFA World Player.
Kakà è ambito dai più grandi club europei e i rumours diventano insistenti nella stagione 2008/2009. Il brasiliano è diventato l’oggetto del desiderio di diversi club potenti, soprattutto del Manchester City. A gennaio Kakà sta firmando per i Citizens ma resta e rassicura il popolo rossonero, a un passo dalla sommossa popolare. A Four-Four-Two Ricardo ha spiegatoi motivi della mancata cessione: «Non mi era chiaro come sarebbe stata formata la squadra e non ero convinto che funzionasse. Avrei dovuto lasciare uno dei club più vincenti in Europa per una squadra che era solo all’inizio del suo progetto, nella quale sarei stato il primo big. Era più sicuro restare al Milan.»(FONTE https://www.google.com/amp/s/sport.sky.it/calcio/2017/10/05/kaka-milan-manchester-city-trasferimento/amp)
La stagione è buona, il Milan finisce terzo, qualificandosi alla Champions League. Kakà sigla 16 reti in 36 partite. Segna a Firenze alla trentottesima giornata, nell’ultima partita di Carlo Ancelotti sulla panchina rossonera e di Paolo Maldini. Qualche settimana più tardi si capisce che la città toscana è stata la sede dell’ultima partita anche per Smoking Bianco che accetta l’offerta del Real Madrid. Ma in Spagna, complici infortuni e dissapori con José Mourinho, non va bene e così diventa inevitabile il suo ritorno al Milan, alla corte di Massimiliano Allegri, nel 2013. Non è più il Milan stellare di una volta e la squadra fatica. Tuttavia, con la rete all’Atalanta, Kakà raggiunge i 100 gol.
Il San Paolo chiama e lui si ricongiunge con il suo primo amore rossonero, prima di finire la sua esperienza calcistica ad Orlando.
Con la nazionale Verdeoro esordisce il 31/01/2002 in Brasile-Bolivia 6-0, mentre la prima rete è del 6/03/2002 contro l’Islanda. Come già detto prima, ha preso parte alla spedizione vincente di Giappone e Corea del 2002.
Ha disputato tre mondiali e ha deciso la partita d’esordio del 2006 contro la Croazia, in Germania.
Con il Milan ha vinto uno Scudetto (2003/2004), una Supercoppa Italiana (2004), due Supercoppe Europee (2003,2007), una Uefa Champions’ League, una Coppa del Mondo FIFA per Club (2007).
Assieme a Gianni Rivera, Ruud Gullit, Marco van Basten, George Weah e Andrij Ševčenko, ha vinto il Pallone d’Oro con la maglia rossonera.

BIO: Vincenzo Pastore
Pugliese di nascita, belgradese d’adozione, mi sento cittadino di un’Europa senza confini e senza trattati.
Ho due grandi passioni: il Milan, da quando ero bambino, e la scrittura, che ho scoperto da pochi anni.
Seguire lo sport in generale mi ha insegnato tante cose e ho sperimentato ciò che Nick Hornby riferisce in Febbre a 90°: ”Ho imparato alcune cose dal calcio. Buona parte delle mie conoscenze dei luoghi in Gran Bretagna e in Europa non deriva dalla scuola, ma dalle partite fuori casa o dalle pagine sportive[…]”
Insegno nella scuola primaria, nel tempo libero leggo e scrivo.
5 risposte
Perfetto ritratto che hai sapientemente dettagliato coi colori pastello tipici di un ragazzo solare ed educato come è il nostro grande Kaka! Ti sei giustamente riservato I veri colori a lui spettanti e per sempre nel commiato del tuo godibilissima articolo, quelli del rosso e del nero mentre solleva il suo Pallone d’oro in buona compagnia degli altri sei da te ricordati (una sola dimenticanza:Papin!)
Chapeau Vincenzo!
Un forte abbraccio!
Massimo 48
Grazie, carissimo Massimo! Kakà è stato un giocatore immenso, uno che si infilava come la lama nel burro , che dava degli scatti da quattrocentista, che sapeva decidere da solo le partite. Alle volte u trasferimenti possono sterzare in negativo una carriera. Non ho scritto Papin perché lui ha vinto il Pallone d’Oro con la maglia del Marsiglia ed è arrivato al Milan due anni dopo.
Grazie per il tuo continuo supporto
Un abbraccio
Vincenzo ❤️🖤
Bravo Vincenzo altra perla della tua galleria dei nostri campioni Kakà è stato un sogno , un giocatore pazzesco peccato durato troppo poco
Grazie Stefano, tu quel gol as Empoli l’hai visto dal vivo… è stato immenso in quelle stagioni in rossonero.
Grazie per il tuo complimento!
Grazie Massimo per la tua lettura costante e per i tuoi gentilissimi complimenti! Kakà è stato un giocatore strepitoso finché è stato a Milano, poi le traiettorie delle carriere dei calciatori svoltano in negativo alle volte all’indomani di un trasferimento. Non ho messo Papin perché il Pallone d’Oro l’aveva vinto con la maglia del Marsiglia, mentre gli erano già con la casacca rossonera.
Un abbraccio ❤️🖤
Vincenzo